I'll blow back in your mouth and you can blow back too

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Elizabeth era ferma davanti al banco frigo ormai da cinque minuti buoni, cercando ancora di scegliere il gusto del suo caffè freddo. La nota catena americana aveva messo in commercio delle bottigliette di vetro di vari gusti e lei era perennemente indecisa tra il caffè macchiato e quello con infusione al caramello. Stranamente le piaceva di più quello del supermercato rispetto a quello della caffetteria o ancora meglio di casa sua, perché adorava il modo in cui era zuccherato. Non riusciva proprio ad indovinare la dose giusta di zucchero per raggiungere il suo risultato ideale, quindi risparmiava tempo e soldi andandoselo a comprare direttamente al supermercato.

Aveva pensato tutta la notte all'incontro del giorno precedente e non aveva chiuso occhio, perciò quella mattina era stato il caffè freddo imbottigliato l'unico motivo per cui si era alzata trascinandosi al nuovo immenso market che avevano aperto, così con la scusa avrebbe dato anche un'occhiata.

Aveva aggiunto qualcosa da mangiare visto che ora che si appoggiava momentaneamente da suo fratello si sentiva un po' come un peso, ma forse era solo una sua impressione.

Il soffitto del soggiorno di Harry non era per niente attraente, pensava. Inoltre la linea d'intonaco era leggermente inclinata, ma fin ora nessuno l'aveva notata perché nessuno era rimasto a fissarla tanto a lungo sdraiato sul divano.

Rivedere Adam era stato come morire e perdersi per qualche secondo nel limbo delle anime che escono dai corpi e poi venire rianimati forzatamente, ritornando al mondo. Quando si era avvicinato la sua le era parsa una voce familiare, ma a causa della durezza del timbro non l'aveva riconosciuta del tutto. C'era una parte, o meglio gran parte del suo cervello che forse si era rifiutato di credere che poteva essere davvero lui.

Si ricordò che era stato un pò sbrigativo quando lei gli aveva chiesto cosa ci facesse in città; lei era stata molto più precisa e dettagliata, e a quel punto forse si rese conto di aver detto troppo. Il ragazzo - e adesso l'uomo - che era sempre stato una presenza fissa seppur invisibile per tutti questi anni, ora era ritornato dal suo passato, come se anche lui fosse stato rianimato e catapultato di nuovo nel mondo. Come nei film, dal nulla, senza spiegazioni o avvertimenti, il personaggio fulcro della sua intera esistenza era tornato nella sua vita. Si diede della stupida innumerevoli volte, più o meno tutte quelle in cui aveva ripensato al loro incontro e alle sue reazioni. Lui era cambiato molto: si era lasciato crescere la barba, dando l'impressione d'essere un po' incolta e conoscendolo forse era proprio così che voleva che sembrasse; come aveva notato poco prima, le sue braccia e il suo torace si erano ingrossati, più robusti sotto le sue spalle larghe. Il suo viso sembrava avere qualche cicatrice in più rispetto all'ultima volta che l'aveva visto. Adam era una delle persone più gentili e cordiali che avesse mai conosciuto, e nonostante la sua gentilezza fosse direttamente proporzionale al suo essere introverso, toccando i tasti sbagliati era sufficiente un solo attimo perché la sua bontà si tramutasse in ira. In altre parole, se provocato non rimaneva certo con le mani in mano. Peggio poi, era se qualcuno infastidiva lei. Non era mai stato un tipo violento, ma aveva protetto Elizabeth sempre e comunque.

Suo padre, da eccentrico stronzo che era, non le aveva detto niente riguardo al fatto che era tornato chissà da quanto tempo. Una piccola e flebile vocina interiore le disse che forse sapendolo lì avrebbe fatto le valigie molto prima. Ma non voleva illudersi, nemmeno un pò. Non ne aveva più il tempo. L'ultima volta che era successo era stato per una buona causa, ma anche se ora aveva smesso di credere alle fate, restava convinta del fatto che quello che avevano condiviso in quei teneri anni era stata la cosa più importante, struggente, emozionante e profonda della sua vita sino ad allora. Forse gli ormoni adolescenziali ne amplificavano il ricordo miticizzandone le sensazioni, o forse no. Forse era stato davvero il più bel periodo della sua vita.

Una parte di lei lo avrebbe rivoluto indietro, ma chi non l'avrebbe desiderato?

Elizabeth si era trasferita appena il liceo terminò, non aspettò neanche che l'estate finisse; non tollerava più di rimanere in quel posto. Dal momento in cui il suo ragazzo se n'era andato, era rimasta sola. E quella solitudine era molto più pesante e aggressiva delle parole di suo padre che la tormentava con le richieste più assurde.

Mislaid - smarritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora