Forget the fear and feel free at last

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Le dita affusolate percorrevano le cicatrici in mezzo al petto, mostrate dal suo scollo a v, al centro del suo essere, mentre contemporaneamente Elizabeth scacciava il pensiero di quel giorno terribile. Erano passati tre mesi da quando aveva creduto di morire. Dicono che prima di morire, una persona veda tutta la vita passargli davanti agli occhi, ma ciò che aveva continuato a vedere Elizabeth anche dopo aver chiuso le palpebre, era stato il volto di Adam.

Erano stati tre mesi di riabilitazione, di dolori sconcertanti al petto, ma anche tre mesi di Adam. Tre mesi in cui lui si era preso cura di lei come non aveva mai fatto.

La donna guardò il bosco, fuori dalla finestra ovale: casa di Adam era il posto più silenzioso e tranquillo sulla terra. La pace che vi aveva trovato rispecchiava esattamente il buonumore riacquistato di recente. Malcom era stato arrestato il giorno stesso, ora sul suo capo verteva un'accusa di tentato omicidio e il processo si sarebbe tenuto da lì a qualche mese: non lo ammetteva, ma il fatto di doverlo rivedere in un'aula di tribunale le metteva addosso non poca ansia. Tuttavia ora non voleva pensarci, non era il momento.

Scacciò quel pensiero e s'impose di rimanere a crogiolarsi in quell'aura di felicità almeno per quel giorno. Accarezzò le pieghe del vestito lungo i fianchi e guardò il suo riflesso sul vetro in controluce: aveva scelto di proposito un vestito scollato, perché pensava che le proprie cicatrici dovevano essere mostrate. Non se ne vergognava minimamente, anzi, la rendevano una sopravvissuta e lei era grata per questo. Ciò che più di tutto rappresentavano però, era lo straordinario atto di coraggio che Adam aveva compiuto per salvarla. L'uomo che amava, l'unico amore della sua vita, l'unico per cui si sarebbe fatta asportare fisicamente il cuore dal petto.

Ed eccolo lì quell'uomo, mentre percorreva la scala lentamente, scalino dopo scalino, con gli occhi furbi che ammiravano la sua Elizabeth illuminata dalla luce ristoratrice del mattino. Aveva pregato molto in quei mesi, lui, che non aveva mai pregato in vita sua. Quando all'ospedale gli avevano detto che quelle di Elizabeth non erano ferite gravi e che non era in pericolo di vita, era scoppiato a piangere come un bambino nel corridoio, sotto gli occhi dei genitori di lei. Per lui Elizabeth era tutto, perderla non era un'opzione, semplicemente. Nel lasso di tempo che lo aveva portato fino a quel momento, aveva imparato ad amare di nuovo, ad innamorarsi di lei ancora e ancora, in un modo completamente diverso. Se il loro era nato originariamente come un amore infantile quanto tormentato, ora aveva acquistato un senso e una profondità maggiore. Non erano più dei ragazzini, erano un uomo e una donna che non avevano bisogno di parole per comunicare, bastava uno sguardo per capire che nonostante tutti gli anni, il dolore e i fraintendimenti, ora erano lì l'uno per l'altra. Lo sarebbero stati sempre, volenti o nolenti.

"Allora, è pronta la mia futura sposa?" chiese sorridendole, felice come non ricordava di essere mai stato. Elizabeth ora era di fronte a lui, bella come il sole.

"Non dovresti vedere la sposa prima delle nozze" gli appuntò lei sistemandogli la giacca.

"Beh, signorina - cominciò, cingendole la vita con un braccio - lei abita a casa mia, quindi mi viene un pò difficile non ..guardarla. E poi, io e lei siamo quanto più ci possa essere di anticonvenzionale"

"Anticonvenzionali? E perché mai?" chiese lei scherzando, con espressione sorpresa.

"Guardaci... Tu non hai un vestito bianco, io non ne ho uno nero, non sembriamo proprio la classica coppia" le baciò la fronte, mentre continuava ad accarezzarle le spalle scoperte, lasciate nude dai capelli raccolti.

"Menomale.." Aggiunse Elizabeth, tuffandosi sul petto di Adam, l'unico posto sicuro.

Si sentiva pronta a vivere di nuovo, ad imparare tutto un'altra volta ancora. E Adam, beh, Adam era tornato a respirare nello stesso momento in cui aveva di nuovo posato gli occhi su di lei, la sua Elizabeth.

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Forget the fear and feel free at last


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FINE



Note:

Ed eccoci giunti alla fine. Il finale arriva con orgoglio, ma anche con un pò di amarezza. Oramai mi ero abituata a tenere sospeso il file Mislaid, Smarriti.doc sul portatile e ad aprirlo di tanto in tanto per decidermi finalmente a riprendere in mano la storia. Ho iniziato Mislaid nel 2016, con molte immagini e scene in mente, ma avendo chiaro solo parte di quello che sarebbe stato il corpo della storia. Spero di essere riuscita a trasmettere il senso di malinconia a cui puntavo e che tutti questi versi di canzoni non vi abbiano annoiato troppo! 

Grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito, commentato e votato questa storia, alla prossima!

Mislaid - smarritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora