"Ho dovuto scoprirlo da quell'arpia di tua madre cosa stava succedendo"
"Ma di che diavolo parli?"
Lui si avvicinò a lei lasciando cadere sul pavimento ciò che aveva in mano, e le prese un braccio: ora poteva guardarla negli occhi. Lei vedeva la rabbia arroventare i suoi, color nocciola, e quelle venature verdi che le erano sempre piaciute tanto ora erano iniettate di un veleno più amaro del veleno stesso.
Sentiva nella pancia quel dolore e quell'ansia che solo chi è innamorato riesce a sentire, così chiara, struggente: la paura di perderlo.
"Avete fatto tutto alle mie spalle, ma soprattutto lo hai fatto tu. Questa è l'unica cosa che conta ora per me"
"Vuoi spiegarmi cosa ti ha detto mia madre?"
"So tutto... Di te e John" sbottò.
Continuarono a guardarsi ma in lei si era come creato un muro; una doccia fredda l'aveva riscossa. Rimase in silenzio, e nulla fu come prima.
"Bene. Era questo ciò che mi serviva"
Il suo silenzio era per lui più di una parola tagliente; con quel silenzio aveva ammesso tutto.
"Mi hai tenuto nascosto ogni cosa... Da quanto va avanti? Dimmelo, almeno questo me lo devi"
"Tra me e John non c'è e non ci potrà mai essere niente. Si è fatto avanti e mia madre lo ha appoggiato, contro la mia volontà. Lo sai che non ti ha..."
"Accettato? Mi sembra un po' riduttivo. Cazzo tu sapevi tutto, tutto. Io non ti credo" gli occhi di lui erano lontani. Era come se i due non parlassero più la stessa lingua.
"Ma devi credermi, hanno combinato loro ogni cosa. Non volevo che facessi una pazzia, per questo non te l'ho detto"
"Gran bella cazzata, già, ma dovrai inventartene una migliore"
"Non è una cazzata" strinse i pugni, scandendo a denti stretti ogni parola.
"Tutto lo è, tutto quello che c'è stato. Sono talmente importante per te che non sei riuscita neanche a dirmi la verità. Mi hai mentito, lo hai fatto ogni giorno e chissà per quanto. Non sei poi tanto diversa da tua madre"
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime e la vista le si offuscò.
Lui aveva ripreso a fare il borsone che teneva aperto sul letto.
"Dove stai andando?"
"Non credo ti riguardi. Hai già chi mi rimpiazzerà. Ma probabilmente lo ha già fatto da un po', vero?" disse con tono amareggiato fissando la lampada sul comodino, dandole le spalle. Lei si stringeva le braccia, ma non sapeva da dove venisse fuori tutto quel freddo.
"Stai dicendo solo una marea di sciocchezze, non sai minimamente quello che dici"
Lui continuò a piegare i vestiti furiosamente e disordinatamente, non pensando davvero a cosa stesse facendo.
Gli prese la mano, ma lui la ricacciò indietro. In quel momento non avrebbe potuto sopportare il suo tocco, non voleva ascoltarla, sentire la propria pelle contro quella di lei. Il suo profumo era già abbastanza, troppo e non poteva evitare di inalarlo.
"Devi andartene"
"Dove stai andando?"
"Non sono affari tuoi"
"Dove cazzo stai andando?"
In un attimo la afferrò dagli avambracci e si ritrovarono contro il muro, i volti così vicini da sfiorarsi.
Lacrime e ciglia.
"Ho detto che non sono affari tuoi. Ora per favore tornatene a casa"
La lasciò e lei immediatamente prese a massaggiarsi i lembi di pelle.
Era furiosa, si sentiva colpevole, ma profondamente indignata. Fece per avvicinarsi alla porta ma poi tornò sui suoi passi. Riguardò il suo borsone.
"Parlavamo di come ce ne saremmo andati da questo posto insieme, e ora guardati. Guardaci"
"Le cose cambiano"
"È tutto qui quello che hai da dire? Una squallida frase riusata anche sai sassi?"
"Cazzo, non so se ti è chiaro, ma nel momento in cui ho capito davvero come sei fatta, tutto intorno a me si è annullato. Tutte le tue parole sono diventate sabbia, un mucchio di cose senza alcun valore, e tutto questo è colpa tua. Forse era destino. Forse avrei dovuto ascoltare tuo padre e fare le valige molto tempo fa quando mi disse che non avrei mai potuto avere una come te. E la cosa umiliante è che fin ora ho sempre pensato di avergli dimostrato il contrario, ma in un attimo le sue parole si sono trasformate in realtà. Quindi si, è tutto qui quello che ho da dire, perché non c'è più nulla da dire. Ti lascerò alla tua vita perfetta, così diventerai quella di un tempo e non avrai 'distrazioni'; ti sposerai con quell'idiota a misura dei tuoi genitori e la tua vita sarà felice. Era questo quello che tutti volevano ed è questo ciò che avrete."
Tremava.
La sua voce era decisa ma dentro sapeva che appena lei sarebbe uscita da quella camera, le sue gambe avrebbero ceduto.
"Dirti che io non lo voglio, non cambierà nulla vero?"
Non parlò, ma lei capì il suo assenso ed annuii tra le lacrime.
"Bene, quindi è qui che finisce tutto" costatò atona.
"Sì. Tornerai alla tua vita, a com'era prima che io la sconvolgessi. Sono stato una pausa e spero piacevole. Da domani sarà tutto più facile, credimi. E mi dimenticherai"
'No, non lo farò' disse a se stessa.
"Ora vai" sentenziò. Stava quasi per crollare, stringeva i pugni e la t-shirt che aveva nella mano destra si stropicciò ulteriormente.
"Vattene!" urlò alla parete dinanzi a sé e sentì i movimenti di lei e il suo singhiozzare.
"Ti amo" sentì quel bisbiglio involontariamente, ma non avrebbe mai voluto udirlo. Avvertì le sue labbra schiudersi e ansimare disperatamente. Poi dei passi, sempre più veloci, una corsa che si faceva sempre più lontana e ovattata.
Quando ci fu solo silenzio intorno a lui, allora le rispose, con tutta la sua anima.
"..Ti amo anch'io" sospirò. La t-shirt sempre più compressa stretta nella morsa della sua mano.
La ragazza tornò a fargli visita in piena notte: corse a perdifiato dalla sua villetta a schiera fino alla casa nel bosco. Ma quando arrivò alla finestra della stessa camera dove poche ore prima avevano litigato, non trovò nessuno ad aprirle. La luce era spenta, la stanza era tristemente vuota e sottosopra, dai cassetti aperti sporgevano le magliette del suo ragazzo, quelle stesse magliette a cui si era dolcemente stretta durante i pomeriggi assolati passati nel bosco, a contemplare il cielo e il volto di Adam, ma soltanto di nascosto mentre dormiva e non poteva vederla.
Inspirò profondamente e l'aria che accolse in corpo le fece male, la trafisse senza pietà e il nodo alla gola si sciolse per un secondo prima di scendere nello stomaco e farsi dieci volte più grande e doloroso.
Adam se n'era andato.
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Mislaid - smarriti
RomansaSe dieci anni prima le avessero detto che a trent'anni si sarebbe ritrovata sola, infelice e al buio nel suo appartamento di venerdì sera, Elizabeth non ci avrebbe mai creduto. Già, perché prima non aveva nessun dubbio riguardo a chi le avrebbe tenu...