Nel medesimo istante in cui Elizabeth mise piede in casa venne prontamente investita dalle lamentele di Grace che le aprì la porta:
"Dico, sei impazzita? Hai mandato qui tutta quella robaccia senza neanche avvertirmi?"
"Buongiorno anche a te, mamma. Sì, ho una terribile emicrania da stamattina, ma sto bene e tu?" Rispose ignorando totalmente la domanda che le era stata posta e il fastidio provocatole dall'epiteto non troppo carino rivolto ai suoi libri.
"Buongiorno, buongiorno, ma ora vuoi rispondermi?"
"Mamma, sono abbastanza sicura di averti informata del trasloco imminente, e tu eri d'accordo"
"Sì, solo che non mi aspettavo di dover tenere in cantina un'intera biblioteca!" Si lamentò la donna.
"Cos.. hai portato giù in cantina i miei libri?!" s'indignò con preoccupazione Elizabeth.
"A dirla tutta sono stati quelli del trasloco, e in ogni caso in garage non c'era abbastanza spazio"
"Non se ne parla, la cantina è troppo umida, porterò gli scatoloni in camera mia" s'impunto la donna.
Grace borbottò qualcosa tra i denti tornando ad occuparsi delle faccende di casa.
"Christopher, è arrivata nostra figlia" urlò a suo marito passando per il salone.
Elizabeth varcò finalmente la soglia chiudendosi la porta alle spalle e percorse il corridoio. Le sembrava tutto uguale, ma in realtà una volta visto il salone si accorse del cambio di arredo che aveva apportato sua madre dall'ultima volta che era stata lì. Le tende erano state totalmente stravolte, ora somigliavano più a quelle della signora Meyer, della casa accanto; pensò che questa probabilmente l'aveva vista parcheggiare nel vialetto e ora stava già telefonando a tutti per informali che la figlia di Grace e Christopher era tornata. La posizione dei divani era stata leggermente cambiata, per adattarsi al nuovo televisore enorme che avevano comprato da poco, televisore che sarebbe stato vilmente impiegato per guardare le partite di football, cosa che suo padre, sdraiato sulla sua storica poltrona, era intento a fare proprio in quel momento.
"Elizabeth! - Esclamò quando la vide entrare in salotto. Si slanciò in un abbraccio paterno per poi tornare con l'orecchio teso verso la partita - Mi sei mancata bambina mia. Hai fatto buon viaggio?"
"Ciao papà, sì, ho trovato solo un pò di traffico appena prima di uscire da Atlanta, ma per il resto tutto liscio come l'olio"
"Beh, certo. Non sarai neanche troppo stanca, solo solo tre ore"
"Sì, ma ho un gran mal di testa lo stesso" si lamentò lei.
"Sono contento di averti finalmente qui" disse Christopher sorridendo. Era genuinamente felice che sua figlia fosse tornata.
"Già, anche la mamma, sprizza felicità da tutti i pori" disse riferendosi a qualche minuto prima.
"Sai com'è fatta tua madre Elizabeth, ma non sai che ultimamente la sua mania per il pulito è sensibilmente peggiorata... - disse sghignazzando - quell'arsenale che è stato recapitato l'altro giorno l'ha mandata fuori di testa. Sono stato io a trattenerla dal chiamarti, lei aveva già alzato il telefono per dirtene quattro"
"Ah, quindi ora ha sbollito la rabbia? Non immagino com'era l'altro giorno"
"Cerca di non farla impazzire troppo, ok?" Disse in tono scherzoso.
"Non è mia intenzione, te lo giuro - 'più o meno' - e poi domani mi metto subito alla ricerca di un appartamento"
"Tesoro, puoi fermarti quanto vuoi. Per me è già bellissimo averti di nuovo qui" disse e l'abbracciò di nuovo.
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Mislaid - smarriti
Roman d'amourSe dieci anni prima le avessero detto che a trent'anni si sarebbe ritrovata sola, infelice e al buio nel suo appartamento di venerdì sera, Elizabeth non ci avrebbe mai creduto. Già, perché prima non aveva nessun dubbio riguardo a chi le avrebbe tenu...