Same but different

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Adam quella mattina si sentiva più stanco del solito: era un periodo piuttosto pieno perché tanta gente aveva bisogno di mano d'opera dopo che la tempesta dei giorni passati aveva spazzato via alcuni capanni degli attrezzi. Lo avevano chiamato in tanti e organizzandosi in due squadre erano quasi riusciti a soddisfare tutte le richieste ricevute. Meglio per gli affari, pensava, ma peggio per lui.

Erano giorni ormai che lavorava fino a tardi e quella mattina aveva deciso di prendersi mezza giornata per staccare il cervello, ma soprattutto il corpo, che di lì a poco avrebbe protestato. Aveva quindi sistemato lo stretto necessario al negozio e poi aveva deciso di starsene un po' per i fatti suoi, da solo, com'era suo solito fare. Non aveva neanche minimamente pensato di chiamare Kim e i ragazzi per pranzare con loro, si disse che aveva bisogno di staccare anche dalla confusione che spesso i bambini inevitabilmente generavano.

Sarebbe andato nel piccolo bosco dietro il grande supermarket che avevano installato da un giorno all'altro come se fosse stato un bancomat, e ci sarebbe restato fino al pomeriggio. Prima però, decise di passare al Gina's, una caffetteria a buon mercato e ancora in stile anni '50 dove avrebbe pranzato con il suo piatto preferito, bacon e uova.

Quando entrò nella caffetteria notò una certa affluenza e guardando l'orologio centrale con quel bel faccione di Elvis stampato sopra, si rese conto che erano le dodici, e che probabilmente quella folla era normale all'ora di punta, lasso di tempo in cui lui non capitava mai da quelle parti per via del lavoro.

" Ce l'hai un posto per me, Gina? "

L'anziana donna ancora arzilla, con le labbra dipinte di un rosso fuoco, gli sorrise, come una nonna sorride al proprio nipotino mentre gli porge una caramella sul palmo della mano.

" Ma certo tesoro, il giorno in cui qui non ci sarà posto per te, probabilmente non ci sarò nemmeno io, quindi puoi stare tranquillo ancora per una ventina d'anni o giù di lì "

Adam le sorrise, sentendosi davvero il benvenuto e le fece un cenno con la mano. Stava per dirigersi verso il suo solito posto quando Gina da dietro il bancone lo chiamò a sé dicendogli:

" Però non credo che oggi tu voglia sederti da solo in quel tavolo - fece un sorriso malizioso e poi un cenno verso il corridoio a destra, opposto al suo - Al secondo tavolo c'è un posto libero " disse indicandolo.

Lì per lì lui non capì e confuso riprovò a sedersi.

" Allora non mi hai capita? Infondo c'è un altro posto " calcò il tono della voce sottolineando le ultime parole, finché lui non le diede retta dirigendosi dove l'anziana proprietaria gli aveva caldamente intimato d'andare.

Vide che al tavolo c'erano sedute una donna e una bambina: le due erano di spalle, entrambe con capelli folti e scuri che arrivavano alla schiena.

Imbarazzato come non mai ma ancor peggio seccato da quella situazione, iniziò a schiarirsi la voce per poi gentilmente chiedere se il posto fosse libero. Quando finalmente fu davanti al tavolo, la voce gli si mozzò in gola.

Nel momento in cui la donna alzò lo sguardo per capire cosa volesse quell'estraneo, i loro occhi s'incrociarono.

" E-Elizabeth? "

" Adam?.. " le ci volle qualche secondo per realizzare cosa stesse accadendo.

" Io sono Susie - s'intromise la bambina sentendosi tagliata fuori da quelle presentazioni e spezzando seppur per poco quell'atmosfera strana e assolutamente elettrica.

" Che cosa.. Tu... Gina mi ha detto che questo era l'unico tavolo libero quindi.. "

" Oh - disse ridestandosi come da una visione - sì, certo accomodati, noi ne occupiamo solo metà "

Mislaid - smarritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora