Capitolo 6 - L'affascinante lupo protagonista di uno yaoi

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Mikaela Hyakuya aveva deciso che si sarebbe vendicato di tutti i lupi mannari possibili quando aveva dieci anni.

Da bambino, Mikaela viveva con i genitori. Erano una famiglia semplice ma felice, da quel poco che riusciva ancora a ricordare di loro: sua madre era una donna forte e decisa, suo padre era più dolce ma sapeva avere polso con lui quando necessario.

In generale ricordava di aver passato un'infanzia serena, con due genitori piuttosto giovani, che di quando in quando si spostavano per via del lavoro di suo padre: durante e subito dopo gli studi universitari aveva vinto qualche prestigioso premio, che gli aveva permesso di portare avanti la sua professione di ricercatore.

Quelle ricerche li avevano portati, un anno prima di quella notte, proprio in Siberia. Mikaela ricordava quanto avesse fatto fatica, inizialmente, ad adattarsi al clima rigido del posto, e quanto pian piano ci si fosse abituato. Passava molto tempo in casa con la madre, ad aiutarla a occuparsi della loro piccola baita. Non aveva amici, ma in quel momento sapeva che sarebbe stato difficile farsene, in una zona così sperduta del mondo; aspettava quindi che il padre finisse le ricerche, con pazienza, e intanto studiava sui libri che sua madre e suo padre provvedevano a fargli avere perché avesse un'istruzione. Non si lamentava mai troppo dello studio, anzi, in parte gli piaceva: era un buon modo per passare il tempo.

Ed era esattamente mentre sua madre stava cucinando la cena, lui stava studiando e suo padre era fuori a terminare una ricerca, che quella notte li aveva colti.

Era una bellissima notte di luna piena di febbraio che lui ricordava ancora: l'aria rarefatta della Siberia in inverno rendeva la luce del loro satellite naturale ancora più intensa ed ammaliante – e quella stessa luna era stata fautrice e silenziosa spettatrice del massacro che aveva cambiato per sempre la sua vita.

Era successo tutto all'improvviso.

Una creatura simile a un lupo, ma molto più grossa, aveva sfondato la fragile porta di legno della loro baita e aveva fatto irruzione. Il suo ringhio basso e persistente era quello di una bestia feroce che aveva bisogno di mangiare; il suo sguardo era quello feroce e spietato di un animale che non avrebbe avuto pietà pur di mettere un pezzo di carne sotto i denti affilatissimi.

Mikaela era stato il primo a vederlo, e per un istante non era riuscito a muoversi dal terrore.

Era stata sua madre a pararsi in mezzo a lui e al lupo, con un coltello da cucina in mano; gli aveva urlato di scappare via mentre lo teneva impegnato.

In quel momento, Mikaela aveva capito che non avrebbe mai più visto sua madre.

Aveva iniziato a correre nella direzione opposta a quella da cui il lupo era arrivato. I suoni che si stava lasciando indietro lo avrebbero accompagnato ovattati ma permanenti per tutta la sua vita, e avrebbero albergato nei suoi incubi per anni: sua madre che urlava, il rumore dei denti del lupo che affondavano nella sua carne, il tonfo di un corpo contro il mobile; e poi il ringhio sommesso, il suono delle ossa che si rompevano, gli strilli acuti lanciati dalla donna.

Poi, il silenzio.

Era uscito dalla porta sul retro e ciò che aveva trovato, una volta allontanatosi dalla casa, era solamente silenzio.

Aveva avuto freddo: la neve cadeva lenta su un terreno già coperto da uno spesso strato. Quella distesa bianchissima era illuminata da una bellissima, fredda e colpevole luna piena.

Mikaela aveva corso verso il bosco, poco distante di lì. Aveva sperato di seminare il lupo, di salvarsi almeno lui, ma nel mentre aveva ripensato al fatto che probabilmente non avrebbe mai più visto sua madre.

Le lacrime, per quanto calde, si erano semi-cristallizzate sul suo viso appena avevano iniziato a scendere, per via del vento freddo che gli schiaffeggiava la faccia. Aveva corso più che poteva, fino a nascondersi dietro un albero.

Il Paese dei LupiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora