Capitolo 22 - Preludio alla notte dei mostri e degli spiriti (parte prima)

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Una notte fredda d'inverno.
Calma.
Silenzio.
All'improvviso, lo strillo acuto di un cucciolo umano.
"Lasciami! Ti prego, lasciami!"
Un ringhio furioso di animale. Rumore di denti che tagliano la carne.
L'odore di sangue si diffonde.
Un dolore atroce al braccio. Caldo.
Come le lacrime che scendono sulle sue guance.
Come il sangue che scorre fuori dalla ferita.
Come la sensazione di non riuscire a respirare.
Il ragazzo coi capelli color corteccia davanti a lui si copre con della stoffa, e lo guarda con occhi come le nocciole.
Caldo.
Come la sensazione di non riuscire a respirare.
Come il suo corpo che va a fuoco.
Vuole che quel ragazzo gli stia addosso. Vuole provare ancora più caldo. Vuole essere abbracciato. Avvolto. Dominato.
Il ragazzo coi capelli color corteccia e gli occhi nocciola lo scruta.
La bocca semiaperta si chiude. Le labbra si incurvano all'insù.
No.
Non è lui.
I suoi capelli diventano più corti. Più chiari.
Le sue labbra tornano ad essere una riga dritta. Sottile.
Lo guarda negli occhi, e sono dello stesso color del cielo.
Molto aperti.
Come la sua mano, che si sta allungando verso di lui.
Come la sua bocca, che si sta muovendo per parlare.
"Yuu!"

Yuu spalancò gli occhi, e trattenne il fiato.
Per un attimo non riuscì a comprendere nulla. La sua testa pareva vuota.
La prima cosa cui pensò fu che forse nessuno si sarebbe stupito troppo se lui avesse detto qualcosa del genere.
Chi non si sarebbe stupito?
Shiho. Yoichi. Shinoa. Mitsuba.
Mika.
Scattò all'istante al solo pensare il suo nome.
In un movimento che non realizzò subito si ritrovò in ginocchio, sopra l'erba bagnata che percepì sotto le gambe ma non vide.
Mika.
C'era solamente lui, mentre guardava davanti a sé.
C'erano solamente i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri e la sua espressione fredda e distaccata mentre gli parlava sul tetto della scuola.
"Sono un cacciatore, Amane."
Rabbrividì.
Mika.
Mika era un cacciatore.
Mika era un cacciatore di lupi.
Il suo corpo crollò debole, e lui riuscì a reggersi solo usando anche le braccia.
Tremavano.
La sua testa era vuota.
Non riusciva a capire.
Non riusciva a collegare tutto.
Sentiva la testa girare, cercare di afferrare un pensiero e leggerlo bene, non riuscirci.
No, ci riusciva.
Riusciva ad afferrare un pensiero. Uno solo.
Mika era...
Yuu non riusciva a scostare lo sguardo dalla sua immagine.
Mika che lo guardava. Mika che sembrava teso.
Mika che sembrava stare per dire qualcosa perché non aveva più niente da perdere.
"Sono un cacciatore, Amane."
Gli mancava il respiro. Gli occhi pizzicavano. La bocca dello stomaco faceva male da tanto era stretta.
Mika era un cacciatore di lupi.
Yuu sentì qualcosa di caldo scendergli lungo la guancia, e lo vide cadere sull'erba sotto di lui.
Era stato un grandissimo stupido.


Il tonfo secco della porta scorrevole appena spalancata fece saltare tutti sul posto.
Shiho si voltò rapidamente verso l'ingresso, assieme a tutti gli altri presenti nella stanza, una scintilla di speranza che gli balenò nel petto anche se non l'avrebbe mai ammesso a voce alta.
Scintilla di speranza che si spense immediatamente, come se fosse stata brutalmente affogata dalla pioggia che stava cadendo incessante da ormai due giorni, quando vide che sull'uscio c'era solamente un Gekkouin bagnato fradicio.
Si morse il labbro senza farsi vedere da nessuno, mentre lo osservava ansimare pesantemente e accasciarsi contro lo stipite della porta.
«Gekkouin!» esclamò Yoichi, muovendosi subito e accorrendo in suo aiuto. Per quello che poteva: del resto, riuscì solo a sorreggerlo di poco.
Shiho osservò sorpreso il lupo più vecchio con la coda dell'occhio, mentre Yoichi si preoccupava per lui. Non aveva idea che un essere così antico e probabilmente forte potesse sentire così tanto la fatica. Doveva aver cercato in lungo e in largo senza sosta: in effetti, da quando Yuu era scappato non aveva più visto neanche lui, nemmeno per un secondo.
«Posso avere qualcosa da mangiare...?» azzardò Gekkouin mentre, dopo qualche istante, tornava a reggersi più o meno stabilmente in piedi – e dopo aver dato una piccola pacca sulla spalla a Yoichi, entrava in casa ancora bagnato fradicio e si limitava ad appoggiarsi al muro con la mano. «E un cambio di vestiti puliti?» aggiunse. «Casa mia è distante, non sono passato di lì, ma questi mi ostacolano nella ricerca...»
«Sono passata io.» replicò prontamente Mitsuba, alzandosi in piedi dal cuscino su cui era inginocchiata. «Vado a prenderteli.»
«Uh...?» fece lui, mentre la osservava sparire nella camera accanto. «Come hai avuto le chiavi di casa mia...?»
«Gliele ho date io.» rispose Yoichi. «Su consiglio di Shinoa. Ha detto che avremmo potuto trovarci in questa situazione, quindi Mitsuba ha fatto il giro delle nostre case per prenderci dei cambi asciutti, prima di venire qui...»
«Mh, mh. Ha senso.» fece lui, staccandosi anche dal muro. «Siete appena tornati?»
Shiho e Yoichi annuirono mestamente.
Casa Amane, in quei due giorni, era diventata una specie di quartier generale da cui continuavano ad andare e venire persone. Mitsuba era stata incaricata da Shinoa di rimanere lì quando non fosse stata a scuola (era l'unica che ci era andata, in quei giorni) e di avvisare tutti in caso Yuu fosse tornato spontaneamente a casa. Nel mentre, aveva passato il tempo a preparare da mangiare per chi faceva una pausa dalle ricerche, e a stendere asciugamani a terra in modo che i tatami[1] non si bagnassero per via del fatto che tornavano completamente fradici: pioveva da due giorni, e da due giorni stavano cercando Yuu, che pareva sparito nel nulla.
Shinoa aveva provveduto ad avvisare Makoto del fatto; questi aveva detto che sarebbe tornato da Tokyo nel giro di poco (il suo ritorno era previsto per quella sera), e che nel frattempo avrebbe coordinato assieme a Shinoa alcuni membri del suo branco con un olfatto abbastanza fine da riuscire a fiutare Yuu nonostante la pioggia. I designati erano stati lesti a muoversi: per quanto appartenessero a un branco diverso dal loro, tenevano a lui e non avevano perso un secondo a unirsi alle ricerche.
I coniugi Amane avevano insistito per partecipare a loro volta; Shiho dubitava sarebbero stati di qualche utilità, ma nessuno dei due aveva voluto restare con le mani in mano ad aspettare che il figlio tornasse a casa da solo. "Specie non mentre voi ragazzini invece siete fuori a cercarlo", aveva aggiunto il padre di Yuu come a giustificazione della loro decisione e della loro mancanza di tentennamento nel prenderla.
Shiho li aveva ammirati entrambi, mentre li aveva visti partire alla sua ricerca. Qualche altro genitore forse sarebbe stato più confuso e spaesato, terrorizzato all'idea di quello che poteva succedere al figlio; e loro probabilmente lo erano, ma in qualche modo avevano trovato la forza per cercarlo dovunque riuscissero ad arrivare.
Shinoa aveva detto di aver reclutato anche un altro paio di persone, ma non aveva detto loro chi fossero se non definendoli "esperti"; tuttavia, a quanto pareva nemmeno loro erano stati abbastanza esperti da trovarlo.
Dove diavolo si era cacciato? Stavano girando il paese da due giorni ormai, eppure di lui non avevano trovato traccia.
Cercò di mascherare la frustrazione, mentre osservava Gekkouin e Yoichi mangiare degli onigiri[2] e dei dorayaki[3] che Mitsuba aveva fatto, il primo in particolare divorandoli come se non mangiasse da mesi. Doveva aver davvero corso in lungo e in largo senza nessuna sosta, per quei due giorni. Sotto quella pioggia torrenziale. Usando tutto ciò che poteva del suo fiuto e delle sue energie.
Chissà se, se fosse sparito lui al posto di Yuu, sarebbero venuti in così tanti a...
No. Non doveva pensarci di nuovo.
Strinse le labbra in una smorfia contrariata e guardò all'esterno.
La pioggia batteva incessante sul giardino, sulla cancellata, sulle strade. Cancellando ogni stramaledetto odore che potessero usare come pista.
Nemmeno Gekkouin, che aveva il fiuto più acuto di tutti, era stato in grado di trovare qualcosa.
Shiho si morse il labbro, mentre la sua testa lavorava alacremente per cercare una soluzione.
L'avevano cercato per tutto il paese. Per due giorni consecutivi. E il paese non era grande... doveva essere da qualche parte. Era assurdo che in così tanti non lo trovassero.
Così tanti, solo per lui...
Shiho strinse il pugno, cercando di scacciare quei pensieri inopportuni che sembravano volergli riempire la testa distraendolo dal problema principale.
«Cazzo, è davvero la peggiore combinazione possibile...» sentì commentare Gekkouin a bocca sorprendentemente vuota. «Il vostro campione di corsa che perde la testa in un giorno di pioggia... Come diavolo lo troviamo, ora? Anche se l'ho inseguito mentre scappava, mi ha seminato nel giro di pochissimo...»
Era vero: Gekkouin era corso dietro a Yuu appena l'aveva visto perdere il controllo, prima di tutti gli altri. Ma nemmeno le sue gambe da essere sovrannaturale vecchio di due secoli erano state in grado di stare dietro a un atleta delle sue capacità che aveva ceduto il completo controllo al lupo; le abilità fisiche di Yuu erano aumentate esponenzialmente sotto il controllo della sua parte sovrumana, finendo per trasformarlo in un razzo che aveva seminato Gekkouin nel giro di pochissimo.
Al confronto, ciò che aveva fatto alle gare nazionali di atletica era nulla. E sì che lui lo aveva accusato di barare, una volta... Yuu invece, visto come stavano le cose ora, quando correva nelle gare si impegnava talmente tanto nel non barare che forse frenava anche un po' le sue reali capacità.
«Dove possiamo cercarlo, ora?» fece Yoichi con tono preoccupato, riscuotendolo dai suoi pensieri.
«Non lo so...» replicò Gekkouin. «Sono andato fino alle colline, ma non ho trovato traccia di lui... questa maledetta pioggia sta cancellando tutto, mi sono anche trasformato in lupo per cercare meglio ma non ho trovato nulla...»
Shiho sobbalzò e si voltò di scatto, a quelle parole.
«Ti sei cosa
Gekkouin lo scrutò sorpreso, un asciugamano in testa – solo in quel momento Shiho si rese conto che si era cambiato i vestiti e che c'era lì anche Mitsuba. Era rimasto parecchio a riflettere, quindi...?
«Cosa?» domandò lui, apparentemente senza capire.
«Hai detto che ti sei trasformato in lupo?» domandò Shiho, avanzando verso di lui. «Come fai? Non c'è la luna piena.»
Gekkouin lo scrutò per un secondo con fare serio. «...Non... mi sembra il momento di parlarne...»
Shiho digrignò i denti. La risposta gli stava scappando di mano. Di nuovo.
Certo, Yuu era importante... Ma anche quello lo era. E se Gekkouin avesse parlato con Makoto, forse non gli avrebbe più detto nulla...
"Di chi vuoi prenderti cura, tu? Sei solo un ragazzino."
No, no, non era vero.
Tutto quello che stava facendo, lo stava facendo per il branco. Se fosse stato un lupo completo, se avesse avuto la possibilità di avere più olfatto e di essere più forte... sarebbe riuscito a trovare Yuu, sarebbe riuscito a proteggere adeguatamente Yoichi senza che si sentisse inadatto e dovesse correre da Gekkouin. Se fosse stato un buon capo avrebbe saputo dare loro una famiglia sicura.
Ma gli importava davvero di tutto quello?
Shiho strinse i denti.
Gli importava. Gli importava davvero.
Però...
Però...
Voleva anche essere abbastanza forte da essere libero...
«Ehi, teppista intellettuale, non è il momento di pensare a questo genere di cose.» fece Gekkouin, dopo essersi ingozzato con un altro pezzo di onigiri sotto gli occhi degli altri due.
Shiho strinse un pugno. «Magari, se riuscissi a trasformarmi anche io liberamente, riuscirei a trovarlo più facilmente!»
Gekkouin assottigliò gli occhi. «Non ci sto riuscendo io. Come pensi di riuscirci tu?»
Shiho lo fissò, improvvisamente stordito da quanto quell'affermazione l'avesse riportato alla realtà.
«E questo non per sminuire il tuo olfatto, eh.» commentò ancora Gekkouin. «Ma ho giusto qualche anno più di te, so usarlo meglio-»
«So usarlo abbastanza bene anche se sono così da solo due anni, cazzo!» sbottò Shiho, avvicinandosi a lui di mezzo passo e stringendo i pugni. Sapeva che era più giovane. Sapeva che era stupido. Ma non voleva... non poteva essere da meno. «La verità è che né tu, né Narumi avete intenzione di condividere come si fa a diventare un lupo completo perché avete paura che sia più forte di voi!»
Shiho vide gli occhi di Yoichi e Gekkouin sgranarsi a quelle parole – e capì solo in quel momento, mentre quella frase rimbombava nelle orecchie sue e degli altri, l'enormità di quello che aveva detto senza pensare abbastanza.
Era un egoista.
Eppure, teneva a Yuu e Yoichi... erano tutta la sua famiglia. Tutta quella che gli rimaneva.
Eppure... era un egoista.
Sentì Gekkouin ringhiare, e prima ancora che potesse parlare per chiarire quello che pensava sentì la sua presa sul bavero della felpa, e Gekkouin che lo strattonava verso di sé.
«Senti un po', ragazzino.». Shiho sgranò gli occhi ed ebbe un brivido, a vederlo così minaccioso; malgrado l'aspetto umano da teppista non era mai sembrato un tipo che potesse essere pericoloso – invece ora stava ringhiando e aveva un'espressione furiosa, come mai avrebbe immaginato potesse avere. «Né io né Makoto abbiamo una cazzo di paura di un lupacchiotto di soli due anni che ancora deve imparare come stare al mondo. Potrei metterti a posto quando voglio, anche se fossi-»
«Adesso basta!»
Shiho sentì la presa di Gekkouin vacillare, mentre entrambi si voltavano verso Yoichi che aveva appena urlato.
Era lui, il punto debole di entrambi. La loro voce della ragione, quello che riusciva a fermarli quando andavano troppo oltre.
Shiho si morse il labbro, a quella considerazione.
Quindi, anche Gekkouin...
«Non stai pensando a Yuu, di nuovo!» esclamò ancora Yoichi – Shiho sgranò gli occhi, a vedere che stavano iniziando a cadergli lacrime sulle guance mentre alzava (per la prima volta nella sua vita, forse) la voce con fare frustrato. «Non hai pensato a lui quando l'hai portato lì a forza per parlare con Mika! Non hai pensato alle conseguenze che avrebbe potuto avere una qualsiasi dichiarazione di Mika o anche solo vederlo lì con Gekkouin! E anche adesso non stai pensando a lui, ma solo a te stesso e a quello di cui hai bisogno tu! Ma come... come cazzo fai, si può sapere?!»
Shiho non sentì quasi che Gekkouin lo stava riappoggiando a terra. Era troppo concentrato su quello che Yoichi stava dicendo – su quanto fosse non frustrato, ma proprio infuriato con lui.
Aveva ragione. Aveva ragione, poteva sembrare così di primo acchito, ma...
«Yuu è la fuori, chissà dove e chissà in che condizioni!» urlò ancora Yoichi, indicando con rabbia l'esterno mentre continuava a piangere. Shiho non l'aveva mai visto così. In effetti, non l'aveva mai visto piangere per niente, sebbene fosse sicuro che l'avesse fatto tante volte anche mentre abitavano insieme... «Yuu è là fuori perché tu hai deliberatamente e ripetutamente ignorato le mie richieste di chiarire la questione su Mika prima di parlarne direttamente con lui! Tutto quello che è successo l'ha sconvolto al punto che proprio lui ha ceduto il controllo al lupo e non sappiamo nemmeno per quanto! Non abbiamo idea di dove possa essere arrivato correndo così veloce e chissà per quanto tempo! Non abbiamo idea di dove cercarlo e se solo tu mi avessi ascoltato per una sola, cazzo, di volta!»
Shiho strinse un pugno e digrignò i denti. «Che sarebbe successo, scusa?!» cercò di difendersi, anche se, lo sapeva, era colpa sua. Lo sapeva, e voleva davvero rimediare, e voleva davvero trovare Yuu... non riusciva nemmeno a pensare che gli fosse successo qualcosa di male. Era solo là fuori, da qualche parte, ma era al sicuro... doveva esserlo... «Avremmo rimandato qualcosa che magari Mika non gli avrebbe detto! Magari quello stronzo doppiogiochista sarebbe persino arrivato ad ammazzarlo mentre Yuu era convinto che sarebbe stato l'amore della sua vita!»
«Se avesse voluto fare una cosa del genere l'avrebbe già fatta, con tutte le occasioni in cui erano da soli e Mika sapeva che era lupo!» replicò Yoichi. «Davvero non ti rendi conto?! Davvero non ti sei accorto di niente quando Mika gli ha detto-»
«Non mi frega un cazzo di quello che può aver provato!» ribatté Shiho puntando un piede a terra. Perché non riusciva a dire quello cui stava pensando davvero? Perché non riusciva a scusarsi, a dire che gli dispiaceva, che era colpa sua, che avrebbe voluto che tutto quello non fosse successo? Che senso aveva proseguire con quell'argomento di discussione, quando quello che passava nella sua testa era tutt'altro...? «Può essere anche stata l'anima più dispiaciuta del mondo, ma lo ha preso in giro per tutto questo tempo! Gli ha mentito, e per quello che ne sappiamo se non ci fosse stata questa occasione forse nemmeno gliel'avrebbe mai detto, e Yuu avrebbe continuato a starci insieme come uno scemo!»
«Yuu a stare con Mika è sicuramente stato meno scemo di me che sono... "stato" con te!» urlò Yoichi con voce acuta. Shiho si sentì pietrificato sul posto e sgranò gli occhi, stordito.
Per un attimo, perse un battito.
Yoichi... anche Yoichi, ora...
«Pensavo di aver capito un po' come fossi!» urlò ancora Yoichi, in preda alle lacrime e con la gola che iniziava a gracchiare per il troppo sforzo che le stava facendo fare. «Pensavo che fossi più altruista di quello che sembravi! Ti ho sempre difeso con tutti, ho sempre pensato che fossi solo una persona un po' scontrosa ma tutto sommato buona!». Shiho lo vide avanzare verso di lui, e non riuscì nemmeno a indietreggiare nonostante l'atteggiamento furioso e deluso di Yoichi, nonostante tutte quelle accuse. «E invece eccoti qui, a non ascoltare un membro del tuo branco nonostante ti avessi fatto capire che fosse il caso di temporeggiare, a fregartene del fatto che se Yuu è scappato a quel modo è anche responsabilità tua, e a fregartene di lui che ora si trova chissà dove e che per quello che ne sappiamo con tutta quest'acqua può anche essersi fatto qualcosa di grave... e a pensare solamente a te stesso! Perché lo so benissimo, Shiho, che quello» puntò Gekkouin, come a indicare la risposta così vicina all'essere un lupo completo, «è sempre stato il tuo unico desiderio! L'unica cosa che vuoi davvero, il tuo unico obiettivo: te stesso! Non riesci a pensare al tuo branco nemmeno in una situazione come questa!»
Shiho deglutì a vuoto.
Avrebbe voluto rispondergli qualcosa.
Avrebbe dovuto, anche solamente per chiarire.
Avrebbe voluto, anche solo per riscattarsi agli occhi di Yoichi...
Ma era troppo tardi.
Yoichi covava dentro quelle cose da chissà quanto tempo.
Yoichi... anche lui, persino lui, ora...
«Torno a cerc-»
Yoichi fece per uscire di casa, ma si bloccò di scatto e Shiho lo vide spalancare gli occhi.
Non gli importava granché di quello che aveva visto. Non in quel momento.
Ciononostante, seguì il suo sguardo.
Trattenne il fiato, a quello che vide.
Mika era lì, sulla porta di casa Amane. Avvolto in un impermeabile nero, una torcia accesa in mano, un paio di scarponi pesanti e gli occhi stanchi di chi non aveva dormito abbastanza. Anche solo a vederlo, sarebbe stato evidente a chiunque che fosse fradicio fino alle ossa nonostante quanto era coperto.
Aveva sicuramente cercato Yuu senza tregua, se non per andare a recuperare dei vestiti che lo coprissero.
E soprattutto, l'aveva fatto senza coordinarsi con loro.
Shiho assottigliò gli occhi, al realizzare quella che ormai era un'evidenza.
Perché l'aveva fatto?
Era un cacciatore, e quelle erano le condizioni peggiori in cui cacciare.
Eppure...
...O forse erano le condizioni migliori...?
«Mika...?» azzardò Mitsuba dietro di loro, confusa. «Cosa fai qui?»
Aveva un tono spaventato, come se temesse che potesse scattare una rissa da un momento all'altro.
E aveva ragione. Il rischio c'era. E in effetti Shiho avrebbe voluto rompergli le ossa per quello che aveva fatto a tutti loro. Per quello che aveva fatto a Yuu.
Eppure...
Mika scrutò per un attimo prima lei, poi Gekkouin, poi Yoichi e infine lui. Aveva l'espressione seria e assieme stanca di chi non aveva più molto da perdere, e doveva solamente sbrigare una faccenda temporanea prima di tornare a fare qualcosa di molto più importante.
«Sono venuto solo per avvisarvi di una cosa.» fece. Anche la voce era un po' rauca e più debole del solito; sicuramente meno fredda e distaccata. «Domani notte c'è la luna piena.»
Shiho e Yoichi trasalirono. Con la questione di Yuu sparito nel nulla, se n'erano praticamente scordati.
Shiho assottigliò gli occhi. «Beh, se smette di piovere è l'occasione buona per...»
«No. Ero venuto qui proprio per questo.» lo interruppe Mika con tono più deciso. Shiho lo ascoltò, ringhiando lievemente per essere stato contestato, ma lui non sembrò curarsene. «È ovviamente meglio se troviamo Amane prima di domani notte... Ma nel caso non lo troviamo, non uscite trasformati in lupi. È pericoloso.»
Shiho sgranò gli occhi.
Tuttavia, per qualche ragione, nonostante quello che ora sospettava su di lui, non voleva dargliela vinta.
«Sappiamo difenderci.» replicò. «In caso non lo troviamo prima di domani notte, uscire come lupi ci aiuterà molto di più a cercarlo.»
«Non fatelo. È pericoloso.» ribadì lui, di nuovo col suo tono asciutto.
«E perché? Hai portato i tuoi amici a cacciarci, ora?»
Mika strinse visibilmente la torcia elettrica, e per un attimo rimase in silenzio. Lanciò un'occhiata a Yoichi e una a Gekkouin, poi tornò a guardare lui.
«Non sono miei amici.» replicò. «Ma sono altri cacciatori.»
«Quindi anche Yuu è in pericolo-»
«E come fai a sapere che ci sono degli altri tuoi simili qui?»
«Ti basti sapere che lo so.» ribatté Mika, facendosi più serio. «Yuu è nascosto da qualche parte e nessuno di noi riesce a trovarlo, quindi forse non lo troveranno nemmeno loro, ma voi sareste troppo visib-»
«Adesso voglio capire come lo sai, Hyakuya.» lo interruppe Shiho, avvicinandosi a lui e sorpassando Yoichi. «Che hai fatto, hai venduto informazioni su di noi a qualche altro pezzo di merda come te?»
Mika assottigliò ulteriormente gli occhi, e fece mezzo passo indietro.
«Non ho tempo da perdere con queste assurdità.» replicò con freddezza, indietreggiando ancora. «Vi ho avvisato: non uscite. È pericoloso, e voi siete sicuramente più in vista e più in pericolo di Amane.» disse, con il tono di chi voleva chiudere la questione.
Shiho fece per dirgli qualcosa – ma Mika gli lanciò un'ultima occhiata di monito, e scattò prima che potesse proferire ancora parola. Oltrepassò di corsa il cancello di casa Amane, e svanì rapidamente nell'oscurità che stava ormai coprendo quasi tutto.
Shiho fissò il punto in cui era sparito, stordito da tutto quello che stava succedendo.
Era sicuramente colpa di Mika, tutto quello.
Eppure, lui stava cercando Yuu tanto quanto loro. Forse più di loro. Forse non mangiava dal giorno prima.
Tutto solamente per Yuu.
Sicuramente quel cacciatore aveva avuto un addestramento tale per cui riusciva a resistere senza mangiare per più di ventiquattro ore. Del resto bisognava essere forti e determinati, per riuscire a braccare degli esseri sovrannaturali ben più forti di un normale umano. Era sicuramente qualcosa cui era abbastanza abituato; e probabilmente il suo era solo senso di colpa perché aveva finito per tenere un po' a Yuu. Esseri del genere non erano capaci di sviluppare sentimenti propriamente umani.
Eppure, aveva tentato di avvisarli per la notte dopo.
Shiho sbatté le ciglia, mentre osservava distrattamente un punto al di là del cancello.
Aveva pensato... al loro branco.
Aveva pensato a proteggerli.
...O forse a ostacolarli nella ricerca di Yuu.
No, non potevano fidarsi di uno come lui. Era un cacciatore; poteva voler fare qualsiasi cosa con Yuu, non sapevano nemmeno cosa. Magari il suo vero obiettivo non era nemmeno ucciderlo.
Non potevano lasciare che lo trovasse prima lui. E neanche gli altri cacciatori.
Shiho vide Yoichi fare qualche passo verso l'ingresso, e Mitsuba raggiungerlo per dargli un impermeabile.
Non lo guardò nemmeno, mentre varcava la soglia e usciva nell'oscurità a cercare Yuu.
Shiho scrutò il punto in cui lo vide sparire nella notte incombente, ed ebbe un'improvvisa realizzazione.
In quel momento, tutti stavano cercando Yuu. Persone che tenevano a lui. I suoi genitori. I suoi amici. Persino Gekkouin, che lo conosceva da poco. Persino Mika, che avrebbe potuto ucciderlo. Forse persino i cacciatori citati da Mika.
Era abbastanza sicuro che se fosse capitato a lui, non sarebbe venuto nessuno.
Yuu lo sopportava a malapena. Shinoa e Mitsuba lo vedevano solo come qualcuno su cui scherzare ogni tanto. Gekkouin come un rivale. La sua famiglia...
Yoichi.
Yoichi avrebbe potuto venire.
...Fino a qualche ora prima.
Ma ora...
Ora nemmeno Yoichi sarebbe venuto a cercarlo.
Anche Yoichi lo odiava, come tutti gli altri.
Shiho abbassò lo sguardo sugli asciugamani fradici stesi sul tatami, segno di quante persone fossero passate di lì e quante, invece, non sarebbero venute allo stesso modo per lui.
Chiuse lentamente gli occhi, e sospirò.
Andava bene.
Non importava.
Sarebbe andato avanti da solo.
Sarebbe diventato forte, e sarebbe riuscito a vivere da solo. Poteva farcela. Come ce l'aveva fatta Gekkouin.
Ma quello, dopo.
Ora non importava.
Ora, Yuu era ancora il suo Beta.
E lui doveva trovarlo e portarlo al sicuro.
Chiarire che quello che era successo era stato solo per proteggere il branco.
E poi...
Solo poi, avrebbe potuto sparire.



Yuu tirò su col naso, e si rannicchiò ulteriormente su di sé mentre guardava avanti.
Pioveva a dirotto da ormai due giorni interi. L'aveva capito perché riusciva a vedere, attraverso le fronde degli alberi, che le nuvole diventavano ora più chiare, ora più scure. Non riusciva nemmeno a vedere la luna da tanto il cielo era coperto, ma poco importava: sapeva bene quando sarebbe diventato di nuovo lupo.
Aveva pensato di proporre a Mika di passare insieme quella serata, visto che studiarlo sembrava piacergli tanto.
Ebbe un brivido, e si rannicchiò più su sé stesso mentre osservava la pioggia senza vederla davvero.
Era stato talmente stupido che non aveva riconosciuto un cacciatore e aveva messo quasi a rischio il suo branco intero. E forse anche quello di Makoto.
Rabbrividì ancora, e strinse le labbra mentre ripensava all'espressione fredda che Mika aveva avuto quando si erano conosciuti la prima volta.
L'aveva solo usato, sempre.
Avrebbe potuto ucciderlo da un momento all'altro, in qualsiasi istante, mentre lui gli sbavava dietro come uno scemo.
Forse voleva ancora ucciderlo, e stava solo aspettando il momento giusto, anche se per qualche assurda ragione gli aveva confessato chi fosse... Non lo sapeva. Non ci capiva più niente, se non che aveva fatto un'enorme cazzata.
E per questo, non riusciva a sentire addosso il desiderio di tornare a casa.
Sapeva che alcuni lupi del paese lo stavano cercando: li aveva sentiti nel bosco, non molto distanti da lui. E probabilmente era il caso anche di Kimizuki, Yoichi, i suoi genitori, Shinoa, Mitsuba, Makoto... forse anche Gekkouin.
Ma non ce l'aveva fatta, a farsi trovare.
Aveva messo in pericolo tutti, per i suoi stupidi ormoni e la sua stupida cotta.
Aveva rischiato che Mika facesse una strage.
E solo perché voleva scoparselo.
Solo perché gli piaceva esteticamente.
Solo perché...
"Non sai niente di lui."
Kimizuki aveva avuto ragione, quando gliel'aveva detto. Aveva sempre avuto ragione, a metterlo in guardia. Non avrebbe dovuto dubitare del suo sesto senso... anche se non aveva alcuna logica, aveva un suo perché. Erano lupi, l'istinto faceva parte di loro; e Kimizuki aveva l'attitudine da Alpha. Certe cose le capiva meglio di uno stupido come lui, che pensava solo a vivere la propria vita in maniera serena e spensierata.
E per questo aveva messo a rischio tutti, lì.
Strinse le labbra e si abbracciò di più le gambe, tirando ancora su col naso.
Non riusciva a trovare il coraggio di tornare a casa e farsi vedere di nuovo in giro. Perciò, aveva evitato i ragazzi che lo stavano cercando, e si era trovato un riparo dagli sguardi anche casuali e dalla pioggia incessante che cadeva in quei giorni. Trovarlo sarebbe stato, grazie al cielo, difficile: l'acqua stava lentamente ma inesorabilmente cancellando ogni traccia, e avrebbero potuto trovarlo lì solo per un puro caso, ormai.
Certo, nemmeno lui aveva idea di dove si trovasse al momento.
Era andato a casaccio esattamente come tutti gli altri, quando si era rialzato da terra dopo che, probabilmente, era crollato esausto dalla corsa forsennata che aveva fatto fino a quel bosco e si era addormentato sotto la pioggia. Era fradicio, e le uniche cose di cui gli era importato in quel momento erano state trovarsi un riparo e nascondersi da chi lo stava cercando, perché si vergognava troppo di farsi vedere dopo quello che aveva rischiato di combinare. Era certo che a quella maniera avrebbe fatto preoccupare tutti quelli che gli volevano un po' bene, ma non era pronto ad affrontarli.
Si sentiva doppiamente uno schifo: per aver rischiato una strage, e per farli preoccupare e insieme arrabbiare ora, senza che avessero una minima valvola di sfogo legittima per la loro rabbia.
Aveva paura.
Aveva paura delle conseguenze delle proprie azioni.
Aveva paura degli sguardi che gli avrebbero riservato quando l'avrebbero rivisto.
L'avrebbero odiato e considerato uno stupido, lo sapeva.
E a ragion veduta, del resto.
Lo era sempre stato: ingenuo, stupido, che credeva sempre nel buono delle persone.
Solo che quella volta era andato davvero troppo oltre.
L'avrebbero odiato.
E lui non voleva essere odiato.
Non voleva vedere quanto lo odiassero.
...Aveva paura.
Paura dei loro sguardi. Paura di quello che avrebbe potuto succedere.
Essere stupido sarebbe andato anche bene, se avesse rischiato solo lui. Ma lì non aveva ascoltato il suo Alpha, non aveva carpito qualcosa che avrebbe dovuto essere palese, aveva insistito con una persona che non era interessata a lui... e nel farlo aveva messo a rischio tutti.
Avrebbe dovuto lasciar perdere dal principio. Quando aveva visto l'espressione non interessata di Mika nei suoi confronti.
E invece...
Invece era andato avanti fino a fargli scoprire di essere un lupo.
E Mika si era interessato a lui perché...
Yuu sentì un gemito di dolore uscirgli dalle labbra, mentre ripensava a quando si era svegliato a casa sua, dopo la notte passata da lupo. Mentre ripensava al cambiamento che Mika aveva avuto dopo aveva scoperto la sua vera natura.
L'aveva baciato.
Aveva persino accettato di andare a letto con lui, pur di...
Ebbe un brivido di disgusto, e nascose la testa tra le ginocchia.
Non l'aveva ucciso.
Non l'aveva ucciso, però.
Non l'aveva ucciso, ma forse aspettava solamente di scoprire qualcosa in più. Forse aveva intuito che aveva un branco. Forse stava solo aspettando che gli rivelasse chi fossero per ucciderli tutti... e lui l'aveva quasi fatto. Se non fosse stato per Kimizuki l'avrebbe fatto davvero...
Strinse di più le ginocchia, mentre i ricordi andavano avanti senza che lui riuscisse a fermarli. Mentre sentiva lo stomaco stringersi sempre di più, al pari col senso di colpa che quei ricordi facevano lentamente e inesorabilmente crescere.
Mika, alla fine, gli aveva detto chi era davvero. E in quel momento, lui era scappato.
Assieme a lui, su quel tetto, c'erano altri tre lupi.
Che lui aveva abbandonato in balìa di un cacciatore, scappando perché troppo sconvolto che la persona che era convinta di amare... quella che gli aveva scatenato a quella maniera gli ormoni, al punto da farlo diventare più stupido di quanto già non fosse... in realtà fosse qualcuno che voleva ucciderlo.
Aveva abbandonato i suoi compagni per una stupida delusione d'amore.
Certo, Mika era un umano. Un cacciatore, certo, ma un umano. E lì c'erano tre lupi... di cui uno vecchio due secoli.
Non sarebbe riuscito a fare del male a tutti e tre. A nessuno dei tre.
Ebbe un brivido. Sperò sinceramente che non fosse successo nulla di male a nessuno di loro per colpa sua.
No, no. Gekkouin li avrebbe protetti. Tutti e due.
E lui non avrebbe potuto comunque fare niente. Non con il lupo che aveva preso il controllo del suo corpo e lo aveva condotto a scappare a quella maniera.
Yuu singhiozzò, e rabbrividì ancora.
La verità era che era uno stupido, e pure un vigliacco che non riusciva ad affrontare le proprie responsabilità.
Stava facendo preoccupare tutti, arrabbiare tutti, e questo pure dopo averli messi in pericolo solamente per i suoi stupidi ormoni.
Non avrebbe più dovuto farsi vedere da nessuno.
Non si meritava più nessuna delle persone che gli volevano bene, dopo quello che era successo.
Si meritava l'odio di tutti, a quel punto.
Anche se non voleva vedere i loro occhi, lo sapeva. Sapeva che tutti in quel momento lo odiavano, perché non aveva ascoltato nessuno. Sentiva i loro occhi pieni di rabbia e di biasimo che lo cercavano.
Non voleva tornare a casa.
Non voleva vederli... perché lo sapeva.
Strinse di più le gambe, e sentì qualcosa di caldo scivolargli dagli occhi e finire sulle ginocchia mentre lo stomaco gli stringeva tanto da fargli male.
Non importava che avesse freddo, o fame, o gli mancassero i suoi genitori e i suoi amici.
Era troppo stupido, per meritarsi anche uno solo di loro.
Non poteva... e non voleva tornare a casa.


«Non andate.»
Mika strinse le labbra, mentre guardava le versioni lupo di Saotome e Kimizuki.
Stava cercando di convincerli a rimanere a casa di Amane almeno per quella notte di luna piena, in modo da non correre pericoli. Ma i due non sembravano molto inclini ad ascoltarlo e a seguire il suo consiglio.
Saotome sembrava il più tranquillo dei due, e pareva che il suo intento fosse quello di eluderlo cercando di svicolare passando tra le sue gambe, o accanto ad esse, e scappare via di lì per andare a cercare Amane. Non pareva avere nessun atteggiamento aggressivo: appariva, invece, come un lupo timido e timoroso, un po' titubante, come era da umano. Non voleva fargli del male, era evidente; e questo nonostante tutto quello che aveva fatto a Yuu. Sembrava tenere molto all'amico – nonostante a Mika non fosse sfuggito che non si fossero parlati per settimane, dopo quello che era successo mentre erano in vacanza.
Strinse i denti mentre cercava di non pensare al fatto che, in un'altra situazione, forse avrebbe finito per uccidere anche un lupo così; ed evitò di indietreggiare nonostante Kimizuki (lo riconosceva perché era più grande di Saotome, e aveva palesemente un atteggiamento aggressivo e da dominante, come da umano) gli stesse ringhiando contro da almeno cinque minuti, e avesse fatto un passo verso di lui.
Quello sarebbe stato un lupo che avrebbe fatto fuori sicuramente, se se lo fosse trovato davanti.
Deglutì a vuoto mentre sentiva lo stomaco stringersi dolorosamente, e mantenne la posizione; in quel momento non importava il passato, ma solo cercare di salvaguardare quello che si trovava davanti.
Lui poteva aver perso tutto quello che aveva avuto in quel periodo e che non si era nemmeno meritato di avere – ma Amane non poteva perdere la sua famiglia.
Kimizuki gli ringhiò contro, e fece un altro passo in avanti. Mika sentì un brivido lungo la schiena, ma non si mosse.
Sembrava pronto a saltargli addosso da un momento all'altro, ma non poteva farsi spaventare da così poco.
«Non mi sposterò da qui.» lo avvisò cercando di assumere un tono fermo e perentorio. «Non andate. È pericoloso.»
Il fatto che la pioggia fosse diminuita di certo non aiutava a valorizzare la sua richiesta; anzi, era il momento migliore in quelle tre giornate per andare a cercare Amane e sperare di trovarlo col loro fiuto, per quanto le tracce ormai si fossero sicuramente molto affievolite. Ovviamente doveva succedere proprio nella notte di luna piena, che la pioggia si indebolisse, mettendogli così davanti due lupi che non aspettavano altro che poter uscire e andare a cercare il loro compagno.
Quanti ne aveva uccisi, che magari stavano solo proteggendo il loro branco...?
...No. Non poteva pensare a quello ora. Doveva pensare solo al presente.
«Mi occuperò io di Amane.» disse ancora, sperando che capissero il linguaggio umano. Amane sembrava comprenderlo quando era lupo, almeno un pochino... ma non era sicuro che valesse lo stesso anche per gli altri due. Eppure, non sembravano persi come Amane... sembravano avere ben chiaro il loro obiettivo e la loro rabbia nei suoi confronti, quindi forse loro ricordavano tutto? Sia da umani, sia da lupi?
Non era quello il momento di pensarci. Ora doveva solo cercare di fermarli, sperando che capissero le sue intenzioni.
«Non gli farò del male. Ve lo giuro.» disse, senza esitare nemmeno quando Kimizuki ringhiò più forte di prima. «Rimanete qui. È pericoloso. Amane non vorrebbe che voi veniste anche solo feriti da-»
Dovette scostare una gamba all'improvviso, perché Kimizuki si fece in avanti con uno scatto per azzannarlo.
Mika riportò immediatamente il piede fermo nel punto di prima – appena in tempo perché i due non potessero approfittare del suo spostamento per passare.
Iniziava ad avere paura. Quantomeno di Kimizuki.
Ma doveva proteggerli. Per Amane.
Ma come poteva fare, se lo attaccavano così? Non l'avrebbero mai lasciato venire con loro a cercarlo, e non sarebbe mai riuscito a stare loro dietro.
...O forse sì...?
«Lo so che non vi fidate. È comprensibile.» insistette, mentre Kimizuki gli ringhiava addosso più sentitamente di prima. «Ma fatemi venire con voi, se proprio non volete rimanere qui. Potrete tenermi sotto controllo in modo che non faccia nulla ad Amane, e io posso proteggervi, se...»
Saltò indietro, mentre Kimizuki lo attaccava di nuovo – scivolò quasi a terra, mentre il lupo balzava in avanti come per saltargli addosso.
Doveva evitare di mettere mano al coltello.
Anche se era il primo istinto. Anche se ci era abituato da una vita.
Non doveva.
Puntò il piede sullo sterrato davanti ai gradini di casa Amane, e fece forza sui propri riflessi per non prendere il coltellino che teneva nella tasca interna dell'impermeabile.
Ci riuscì. Si limitò solo a pararsi di nuovo davanti a loro, le braccia aperte e le gambe salde sul posto.
«Una protezione in più non farà male.» cercò ancora di convincerli. Non era ancora del tutto sicuro che comprendessero il linguaggio umano e in realtà iniziava a dubitarne viste le loro reazioni, ma non poteva davvero fare altro. «Fatemi venire con vo-»
Saotome abbaiò all'improvviso, bloccando l'ennesimo papabile attacco di Kimizuki e, al contempo, facendo sussultare Mika.
Lo guardarono entrambi. E lo videro indietreggiare con un guaito, in posizione difensiva.
Mika sgranò gli occhi e seguì il suo sguardo, sorpreso che un lupo si comportasse così quando non c'era praticamente rischio effettivo di essere attaccati da qualcosa. Solamente un lupo molto più grande e forte di loro avrebbe potuto minac-
Spalancò gli occhi, quando vide quello che Saotome aveva visto prima di lui e Kimizuki.
Lì, a pochi metri da loro, fuori dal cancellino di casa Amane, c'era un altro lupo.
Ed era enorme.


Casa.
Doveva trovare quell'abitazione umana in cui si era risvegliato la prima volta.
Doveva cercarla, e tornarci.
Non sapeva perché. Doveva solamente farlo. Voleva solamente farlo.
Fiutò l'aria cercando una traccia. Tante gocce di pioggia gli caddero sul naso.
Nessun odore riconoscibile. Solo quello del bosco pieno di pioggia. Erba bagnata. Alberi umidi. Aria acquosa.
Sangue.
Un altro lupo.
Il suo corpo rabbrividì, e lui indietreggiò di qualche passo. Esitò, e si chiese se dovesse andare verso quell'odore. Forse un altro lupo era in pericolo. Forse era stato ferito.
Veniva verso di lui.
Fiutò l'aria. Non era distante.
Non era stato ferito.
Quello non era un buon odore.
Non era solo sangue.
Indietreggiò e osservò la foresta. La nebbia copriva un po' la visuale. La pioggia camuffava le sagome.
Ma quel lupo l'avrebbe trovato comunque.
Rimase fermo. Attento a ogni rumore.
Solo le foglie crepitavano lievi: era la pioggia. Non sentiva le zampe dell'altro lupo.
L'odore di sangue si faceva sempre più intenso. Riusciva a sentirlo sempre più forte.
Indietreggiò ancora e si acquattò.
Doveva scattare.
La sagoma di un lupo apparve in mezzo alla nebbia.
Era circondata da un odore di sangue forte. Più forte dell'odore della pioggia.
Riuscì a vederlo.
Camminava piano, senza far rumore sulle foglie. La pioggia gli rimbalzava addosso. Aveva in bocca un lungo pezzo di stoffa, e mosse la testa per gettarlo a terra appena lo vide distintamente.
Il suo pelo era dello stesso colore della luna. I suoi occhi del colore del sangue.
Era bellissimo.
E ne aveva paura.
Conosceva il suo odore.
Non sapeva dove l'aveva sentito. Ma lo conosceva.
Il lupo bianco si fermò poco distante da lui.
Sollevò il muso, e ululò.
Lui si rannicchiò di più a terra e si sentì guaire. Le orecchie gli fecero male per via di quell'ululato. Era forte. Intenso. Sarebbe arrivato ovunque.
Poi, all'improvviso, il lupo bianco smise.
Abbassò la testa. Lo guardò ancora.
Scattò in avanti.
Lui riuscì a schivarlo poco prima che gli saltasse addosso... ma non del tutto. Una sua zampata lo prese alla spalla e lo mandò contro il tronco di un albero.
Guaì. Faceva male.
Saltò di lato mentre il lupo bianco tentava di atterrarlo di nuovo. Ringhiò, e indietreggiò. Il lupo bianco lo guardava dall'alto.
Sorrideva.
Con uno scatto, gli fu addosso ancora. Non riuscì a indietreggiare. Il lupo bianco lo colpì con una zampata, e lui finì contro un albero con la spalla e la coscia.
Rotolò di lato, e si rimise in piedi.
Lo stava attaccando. Non voleva ucciderlo.
Stava giocando.
Ringhiò e indietreggiò di nuovo.
Doveva andare via di lì.
Fece ancora un passo indietro.
Pestò un rametto.
Il lupo bianco saltò.
Gli fu addosso e lo atterrò prendendolo a un fianco. Gli fu sopra, e tentò subito di morderlo al collo.
Lui si dimenò. Ruotò su sé stesso e cercò di attaccarlo con le zampe davanti.
Lo graffiò sul muso.
Il lupo bianco non indietreggiò e non si spostò.
Sorrideva ancora.
Ringhiò più forte. Gli portò una zampa al collo e lo bloccò.
Lo azzannò per il collo e si spostò da sopra di lui, sollevandolo. Lo sbatté contro un altro albero con molta forza.
Lui crollò a terra. Faceva male dappertutto.
Doveva tornare a casa.
Si rialzò e abbaiò.
Il lupo bianco lo guardò per poco.
Lo attaccò ancora.
Lo azzannò al collo. Ringhiò, e lo sollevò.
Lo fece sbattere contro l'albero. Ancora. Ancora.
Faceva male.
Voleva tornare a casa...
Farsi abbracciare dalla mamma e dal papà.
Trovare i suoi amici lupi. La ragazza coi capelli color grano, e quella coi capelli color violetta. E anche il lupo che somigliava tanto alle castagne. E il ragazzo con gli occhi color cielo.
Guaì, quando il lupo bianco lo lasciò cadere a terra.
Voleva tornare a casa...
Il lupo bianco ululò ancora.
Guaì ancora. Quel rumore faceva male.
Poi, quando ebbe finito, l'altro lupo andò a riprendere il pezzo di stoffa che aveva avuto in bocca quando era arrivato. Se lo mise addosso, coprendosi tutto il pelo.
Lui batté gli occhi.
L'attimo dopo, vide un uomo coperto da quel lungo pezzo di stoffa.
Aveva i capelli del colore della luna.
E gli occhi color del sangue.
Come l'odore attorno a lui.
Guaì. Non poteva muoversi. Faceva tutto troppo male.
Gli faceva paura. Quell'uomo gli faceva paura.
L'uomo si abbassò davanti a lui. Con una mano che puzzava di sangue, gli prese il muso.
Gli dava fastidio. Ma l'uomo era forte. Non poteva fare nulla.
Aveva paura. Voleva tornare a casa ed essere abbracciato. Quell'uomo gli faceva paura. Tanta.
«Bene, bene, bene.» lo sentì dire. Aveva una voce dolce e insieme cattiva. «Il piccolo Mikaela si è scelto un partito molto interessante~»
Ricordò subito il ragazzo dagli occhi color cielo.
Guaì, e mosse il muso per farsi lasciare. L'uomo strinse la presa con la mano, e posò un dito dell'altra mano sul suo naso.
«Sei durato molto di più di quanto pensassi, ragazzino.» disse ancora. Il suo odore era disgustoso. «E spero per il mio caro Mikaela che questo valga anche per altri campi, oltre a quello della lotta contro qualcuno di più forte~». Gli accarezzò ancora il tartufo. Lui cercò di spostare il muso, ma riuscì solo ad arricciarlo. «Oh, lo senti davvero, eh? L'hai sentito da diversi metri di distanza...» disse. «Hai un olfatto così sviluppato... devi aver per forza capito che tipetto è Mikaela, mh?»
Guaì ancora. L'uomo gli lasciò andare il muso, e si sollevò in piedi. Lui inspirò di nuovo aria pulita: l'odore di sangue ora era meno forte.
«E ciononostante, ci sei rimasto insieme.» disse ancora l'uomo. «Hai capito che voleva ucciderti. L'hai fiutato. Eppure ci sei rimasto insieme come un bravo cagnolone fedele.»
I suoi occhi iniziavano a chiudersi. Faceva tutto troppo male.
Risentì la lama fredda di un coltello sul collo, mentre chiudeva gli occhi.
Il ragazzo con gli occhi color cielo non voleva fargli davvero del male.
Aveva solo paura.
Lui voleva farlo felice. Fargli passare la paura.
Riaprì gli occhi. Si sentiva debole. Vide l'uomo spalancare le braccia.
«I casi sono due, quindi~» lo sentì dire ancora.
Lui capiva quello che stava dicendo. Ma non se lo sarebbe ricordato. Non ci avrebbe fatto nulla, con le sue parole. Le capiva e basta. E anche se gli faceva paura e non voleva ascoltarle, non poteva spostarsi, ora.
Lo ascoltò mentre parlava ancora.
L'uomo gli puntò un dito contro. «O sei terribilmente e stupidamente innamorato tu...». Poi, mosse il dito verso un punto nel bosco. «...o Mikaela non è così crudele come dovrebbe essere.»
Chiuse ancora gli occhi. Stavolta non riuscì a riaprirli.
Aveva paura.
Ma l'uomo coi capelli color della luna non voleva ucciderlo.
Avrebbe potuto farlo, se avesse voluto. Ma non l'avrebbe fatto. Lui sarebbe sopravvissuto.
Sperò di rivedere il ragazzo con gli occhi color del cielo presto. E anche tutti gli altri.
Ma ora doveva dormire...
«Meraviglioso.» sentì dire ancora l'uomo.
Chiuse gli occhi, e lasciò che rimanessero chiusi.


[1] Tatami: tradizionale pavimentazione giapponese, composta da pannelli di legno e paglia intrecciata e pressata.
[2] Onigiri: polpette di riso bollito, tenute insieme da alga nori. Possono essere semplici o ripieni di pesce, formaggio o marmellata di fagioli azuki.
[3] Dorayaki: dolce giapponese formato da due pancake, ripieno di anko (salsa dolce fatta con i fagioli azuki).

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