Capitolo 27 - La seconda possibilità che la famiglia è in grado di dare

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Guren Ichinose aveva passato più o meno due terzi della sua vita a contatto con i lupi.
Aveva iniziato a quattordici anni, quando assieme a Mahiru era scappato dagli Hiragi ed era passato sotto l'ala più o meno protettiva di Ferid. Aveva avuto a che fare coi lupi che aveva cacciato, dopo; e poi, con Mahiru stessa.
Infine, mentre cercava Mahiru e cacciava lupi, aveva trovato Shinoa. E da quel momento, la sua vita si era inevitabilmente e indissolubilmente intersecata a quella di qualche lupo: Makoto Narumi e suo padre, quelli che ancora aveva cacciato, Ferid e Crowley, Mahiru, Shinoa. E quelli che poi aveva salvato da dei cacciatori che li avrebbero altrimenti uccisi senza rendersi conto che non erano un pericolo, e volevano solamente vivere tranquilli a contatto con gli esseri umani cui volevano bene.
Ne aveva viste tante. Contando anche gli umani normali che aveva conosciuto, ne aveva viste davvero parecchie.
Ma quel moccioso che Shinoa continuava a definire il proprio "fratellino" da quando aveva scoperto le sue origini era del tutto particolare.
«Su, su... Va tutto bene, puoi smettere di piangere ora...»
Accanto a sé, udì la voce di Shinya che pareva imbarazzataproprio lui – mentre cercava di tranquillizzare il ragazzino battendogli fraternamente una mano sulla spalla.
Lo scrutò gettandogli un'occhiata di traverso, giusto per controllare la situazione.
Stava ancora piangendo. Non aveva smesso da quando erano usciti da quella cascina dispersa nel nulla.

L'urlo del ragazzino l'aveva riscosso dallo stato di semi-torpore in cui era caduto quando aveva lasciato parte della propria mente al Namanari, in modo da muoversi più rapidamente. Era ancora sé stesso, ma non del tutto: non era stato da solo, quando si era gettato a prendere la pistola che Crowley gli aveva lanciato e l'aveva puntata contro Ferid.
Ma in quel momento, mentre si voltava, aveva percepito il Namanari svanire dalla sua mente. Almeno per quella volta.
Shinya era stato più veloce di lui, tuttavia. Era scivolato agilmente tra le zucche e tra di loro, e si era avvicinato a Yuuichiro e al corpo inerte di Mikaela.
«Aspetta. Solo un secondo, fammi controllare.» aveva detto, quando Yuuichiro era sembrato timoroso di quello che avrebbero potuto fare a Mikaela. Il modo di fare di Shinya doveva averlo tranquillizzato abbastanza, però, perché l'aveva lasciato fare dopo un solo secondo di esitazione: Shinya era stato così in grado di controllare il battito cardiaco di Mikaela e il suo respiro, e valutare sommariamente le sue condizioni.
«È tutto okay. È vivo.»
Il suo responso finale aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a Guren... e sembrava aver fatto aprire i rubinetti agli occhi di Yuuichiro, che era scoppiato a piangere come una fontana.

Non aveva smesso da allora.
Guren si ritrovava così incastrato in una situazione che decisamente non aveva immaginato quando era andato in quella casa: Mikaela svenuto sulla schiena, saldamente legato a lui in modo da muoverlo il meno possibile durante il percorso del ritorno e non aggravare le sue condizioni ed eventuali fratture; Yuuichiro che, dopo quell'intervento eroico che aveva fatto buttando a terra con chissà quale forza Crowley, piangeva a dirotto; e Shinya che non sapeva più cosa dire.
Non sapeva quale delle tre cose fosse la più grave, in effetti.
Sospirò, mentre considerava che la cosa più grave era che, probabilmente, erano usciti vivi da quella situazione solo perché Ferid li aveva lasciati andare. E se avesse voluto davvero ucciderli, non avrebbe avuto troppi problemi in nessun caso: del resto, erano solo tre cacciatori e un lupo.
Ma probabilmente il vero obiettivo di Ferid era mettere alla prova Mikaela.
Non era la prima volta che faceva qualcosa del genere...
Scosse lievemente la testa, e concentrò di nuovo la propria attenzione su Yuuichiro, che si stava asciugando le lacrime.
Aveva passato qualche brutta giornata: il livido che aveva ancora in viso lo dimostrava. Gli poteva concedere un po' di pietà, in fin dei conti.
«Probabilmente c'era da aspettarselo.» considerò, mentre voltava la testa a vedere l'alba che stava sorgendo in lontananza; era ancora una lucina fioca all'orizzonte, ma generava già un'atmosfera molto più illuminata di quella spettrale con cui erano arrivati lì a recuperare il ragazzo. «Mikaela ha passato tre giorni interi a cercarti senza fare pause, da quello che sappiamo. Non deve aver mangiato granché, le ha prese da Crowley, e ha avuto giusto un giorno e mezzo di tregua... e sono sicuro non si sia nutrito, riposato o ripreso a sufficienza nemmeno lì. E poi le ha prese ancora da Crowley. Doveva aver finito le energie.»
Lo sentì tirare su col naso in silenzio, davanti a quelle considerazioni.
Per qualche passo, rimasero senza dire una parola.
«...Aspetta... Le ha prese da Crowley due volte?» fece poi lui, confuso.
Guren esitò. In effetti, aveva notato che Mika aveva evitato di dire esplicitamente cos'era successo... forse per evitare che Yuuichiro si sentisse in colpa, o anche semplicemente desse di matto.
«Guren, sei sempre il solito chiacchierone~» ironizzò Shinya con un sospiro. «E ora che gli diciamo?»
«Glielo stai chiedendo mentre sono presente-» commentò Yuuichiro.
«Uhm... una versione edulcorata della realtà?» rispose Guren.
«E tu gli stai rispondendo come se non vi sentissi-» esclamò ancora il ragazzo.
«Oh, okay! Allora... Crowley ha dato un paio di sberle a Mika per farlo ripigliare e fargli rivedere le proprie priorità?»
«Non sei credibile!» esclamò Yuuichiro all'edulcorazione che Shinya preparò in meno di un secondo.
«Perché no?»
«C'ero solamente io in quella casa mezza distrutta, o l'abbiamo visto tutti e tre cosa ha fatto a Mika?!» esclamò lui. «Come puoi pensare che creda che-»
«Mikaela era andato a casa tua.» fece Guren, troncando la sua protesta e attirando in un momento la sua attenzione. «Voleva fermare i tuoi compagni dal venire a cercarti perché pensava che Ferid e Crowley li avrebbero attaccati. Solo che Crowley, in forma di lupo, li ha raggiunti e ha preso Mika con sé. Il resto del tuo branco quindi li ha seguiti e ha ingaggiato un combattimento con Crowley...». Si voltò a guardarlo con un sospiro. «L'Omega alla fine era parecchio malconcio. Il tuo Alpha aveva solo qualche ferita non troppo seria perché l'Omega l'aveva protetto dagli attacchi di Crowley. Mikaela, che era finito in mezzo al combattimento, è stato sbalzato in aria un paio di volte da lui... e Gekkouin si è visto rompere una spalla sotto il dolce peso di quella bestia.» concluse, tornando a guardare avanti. «Nel complesso, quello che sta peggio ora è proprio Mikaela. Gli altri sembrano essersi un po' ripres-»
«Yuu, dove stai andando? Casa tua non è di là!»
Guren si voltò di scatto, per vedersi Shinya che stava trattenendo Yuuichiro per il cappuccio della felpa, e lui che scalpitava per tornare indietro sulla strada che stavano percorrendo.
«Ho bisogno di picchiare quei due!» lo sentì esclamare. «Prima sono riuscito a buttare giù Crowley, no?! Posso riuscire a picchiarli!»
«No che non puoi!» lo rimproverarono all'unisono Shinya e Guren.
Probabilmente il ragazzo fu colto alla sprovvista dalla loro sincronia, perché si bloccò all'istante. Lanciando un'occhiata a Shinya prima che Yuuichiro si voltasse, vide che sospirava di sollievo: non doveva essere semplice trattenere un lupo quando era così agitato. Era chiaro perché Mika non avesse detto nulla prima.
«Non posso...?» domandò lui. «Ma prima...»
«Prima è successa una cosa particolare che non saresti in grado di ripetere ora.» Guren troncò all'istante le sue aspettative di vendetta. «Lascia perdere quei due. Non sei in grado di affrontarli, e Mikaela non vorrebbe che tu ti mettessi a rischio.»
Yuuichiro si soffermò per un momento a guardare Mikaela, che giaceva ancora sulla sua schiena privo di sensi. Guren lo vide fare una smorfia contrita, ma annuire e voltarsi.
«Però... cos'è successo prima?» domandò quando ripresero a camminare. «E voi chi siete...? E sembra che abbiate familiarità con Mika... vi conoscete? Che ci fate qui...? E...»
«Guren, sto cercando di schivare una valanga di domande prima di essere travolto, aiutami~» fece Shinya.
«Sono un po' impegnato, in questo momento, rispondigli tu.»
«Prima dell'alba è tuo figlio~[1]»
«Non è mai stato mio figlio-»
Shinya sospirò e scosse la testa. «Quanta poca conoscenza della cultura generale~» commentò con tono quasi affranto. «E Shinoa sarebbe in completo disaccordo su questa cosa~»
«Tu e Shinoa pensate talmente tante cose strane che non mi pongo più il problema, ormai.» ribatté Guren.
«Eppure vedere una scena a la "Io sono tuo padre, Yuuichiro"[2] sarebbe stato estremamente in tema.» considerò Shinya, usando un tono teatralmente e comicamente grave per la citazione che persino Guren colse.
«Ma seguendo la citazione di prima non dovrebbe essere la madre, lui?»
Shinya e Guren si voltarono a guardare il ragazzino, che aveva un'espressione accigliata in viso e stava seguendo il ragionamento molto più di quanto lui stesso lo seguisse.
«Oh! Oooooh!» esclamò Shinya. Lanciandogli un'occhiata, Guren vide la sua espressione entusiasta in viso. «Oh! Hai ragione, è vero! Guren, sei sua madre in realtà.»
«Non sono il genitore di nessuno!» ribatté Guren. «A parte Shinoa.»
«Sei sicuro di non essere anche suo padre? Perché mi sembra di parlare con una Shinoa al maschile...» obiettò Yuuichiro.
Guren si voltò per un secondo a guardare il ragazzo, provando un moto di solidarietà per quello che in tutto quel tempo aveva dovuto sopportare da sua figlia.
«Non abbiamo decisamente legami di sangue, al massimo potrebbe essere il mio d- AHI!»
Guren gli mollò un calcio deciso allo stinco, troncando sul nascere una battuta che, l'aveva intuito dai "legami di sangue", Shinya avrebbe fatto perché ormai lo conosceva troppo bene, e stare con Shinoa l'aveva rovinato.
«Che fai?! Non è mica un ver- Ahi!» Shinya dovette massaggiarsi il polpaccio dove Guren l'aveva colpito di nuovo, troncando sul nascere altre battute. «Ehi! Potevo trattenermi sul fare queste battute con Mika, ma che bisogno c'è con- Okay okay okay ho capito, sto zitto, non lo faccio più!» si censurò da solo, quando Guren fece per tirargli di nuovo un calcio.
«...Mi sembra decisamente di parlare con Shinoa.» considerò Yuuichiro dietro di loro. «E sembri davvero il suo-»
«Shinoa è mia figlia!» lo interruppe Guren a voce più alta. Yuuichiro si zittì, grazie al cielo, e Guren cercò di riportare la conversazione su dei binari che meno invadessero la vita coniugale sua e di Shinya. Perché il problema non era essere il daddy di Shinya o qualunque suo altro diavolo di kink; quello nemmeno gli dispiaceva troppo. Il problema era solo renderlo pubblico.
«L'ho avuta con Mahiru, il lupo che ti ha morso e trasformato.» continuò quando sentì che lui stava in silenzio ad ascoltare. «Per una serie di motivi ci eravamo ritrovati a vivere insieme io, lei e Ferid nella stessa casa. Ferid ci ha allenato a diventare cacciatori per qualche anno... ma poi è successo qualcosa che gli ha fatto pensare che far trasformare Mahiru in un lupo da Crowley potesse essere una buona idea.» spiegò. «Io e Mahiru abbiamo avuto Shinoa dopo che lei era stata morsa, quindi Shinoa è a tutti gli effetti un mezzo lupo.»
Guren lasciò cadere per un attimo il silenzio su quell'argomento; aveva intuito che nessuno, a parte Mitsuba, Makoto e Gekkouin, sapesse che Shinoa era un mezzo lupo: era stato evidente dalle reazioni dei genitori di Yuuichiro e dell'Alpha del piccolo branco di cui sua figlia faceva parte.
E infatti, sentì un "eh...?" stravolto dietro di sé, qualche istante dopo.
«Shi... Shinoa è un mezzo lupo?» esclamò. «Che significa?! Non mi ha mai detto nulla!»
«Non lo dice spesso. Non chiedermi perché.» replicò Guren, avendo tuttavia un po' di pietà di lui; già si era sentito tradito da Mikaela, sentirsi tradito anche da un membro del branco doveva essere abbastanza traumatico. «Forse perché nessuno crederebbe che abbia davvero venticinque anni nonostante ne dimostri a malapena quindici...»
«Shinoa ha venticinque anni?!» esclamò Yuuichiro dietro di lui. «Aspetta, quindi tu quanti ne hai?!»
Shinya ridacchiò. «Fanno sempre la stessa domanda, Guren. Sembrate troppo giovani~» fece. «Ne ha quarantadue.»
«Cos- Non sembri avere più di trent'anni! Come diavolo è possibile?!» esclamò Yuuichiro. «Sei un lupo anche tu?! E tu? Se lui è il tuo daddy, tu quanti anni avresti?!»
Maledizione, alla fine l'aveva detto comunque.
Shinya scoppiò a ridere, sicuramente per la spontaneità con cui Yuuichiro aveva reagito.
«Ventisei. Ne ha ventisei, anche se sembra un moccioso.» replicò Guren per lui.
«Confronto a te è un moccioso!» esclamò Yuuichiro. Guren sbuffò, colpito e affondato dal fatto che, in effetti, Shinya era davvero molto più giovane di lui. «Perché sembrate così giovani?! Siete dei lupi anche voi? Dei lupi cacciatori anche voi, come quei due?»
Guren si voltò a guardarlo con una rapida occhiata. Nonostante la palese sorpresa nella sua voce, era chiara la nota di ansia e agitazione che pervadeva quelle domande.
Aveva ancora paura di loro. Come biasimarlo.
«No.» replicò, mentre Shinya smetteva di ridere. «Nessuno di noi due è un lupo. Solamente Shinoa lo è, e sembra molto più piccola di quello che è per quel motivo.» spiegò. «Io e lui siamo qualcosa di un po' diverso. Siamo stati posseduti da degli spiriti, e questo ha rallentato il nostro invecchiamento.»
Yuuichiro sgranò gli occhi, sorpreso. «Posseduti...?» fece. «Ah...! È per quello che ti ho visto fare quella cosa con gli occhi? A un certo punto brillavano... e Crowley e Ferid e voi due vi siete messi a parlare di qualcosa che non ho capito...»
«Ooooh, l'hai notato nonostante la poca luce e il fatto che gli occhi di Guren siano così scuri? Che vista~» commentò Shinya. «Namanari.» sillabò bene. «Siamo dei Namanari. E in certe condizioni siamo in grado di cedere parte del controllo agli spiriti che ci hanno posseduto e diventare più forti, qualcosa di un po' paragonabile a voi lupi... anche se non siamo così forti. Ma come conseguenza ci brillano gli occhi, neanche avessimo visto l'amore della nostra vita come effettivamente è successo a te~»
«Che-» fece Yuuichiro, con tono per niente imbarazzato e solo sconvolto. «Che stai dicendo?»
«Hai avuto la sensazione di non essere più solo tu, a un certo punto, no? Quando hai spinto Crowley a terra.» fece Shinya. Guren sbirciò la reazione del ragazzo, per vederlo pensarci un attimo su e poi annuire. «È quello che succede quando noi cediamo il controllo in parte ai Namanari. Ti brillavano gli occhi, e vista la somiglianza di origini tra noi e i lupi è ragionevole pensare che tu abbia ceduto il controllo al lupo, anche se solo in parte. Motivo per il quale sei riuscito ad atterrare Crowley: il tuo corpo ha acquisito parte della forza del lupo ed è stato in grado di buttarlo giù. E tanto perché sia chiaro, probabilmente saresti stato in grado di resistergli per un po' se ti avesse attaccato, ma non di fargli del male.»
Yuuichiro rimase in silenzio per un attimo. «Quindi mi avete fermato per quello...» commentò. «Ma... perché ne sono stato in grado? Mi hanno sempre detto che io e il lupo non ci influenziamo granché, succede molto meno che con gli altri lupi... e infatti non ricordo mai cosa succede quando mi trasformo nelle notti di luna piena...»
Guren lanciò un'occhiata a Shinya, e lo vide sospirare e sorridere mentre ricambiava il suo sguardo.
«Chi lo sa~» commentò. «Dev'esserci stato qualche fattore scatenante che accomuna te e il lupo~ Non ho idea di cosa ti passasse per la testa in quel momento, essere un Namanari non mi rende mica capace di leggere nel pensiero~»
Guren sorrise lievemente a quella nonchalance di Shinya. Entrambi sapevano perfettamente cosa fosse successo: non erano riusciti a intervenire adeguatamente perché Ferid puntava una pistola contro di loro e almeno nel loro caso era serio nel volerli colpire se fossero intervenuti, e loro non potevano permettersi di essere feriti se avessero dovuto salvare i ragazzi da una situazione critica; ma Shinya era stato il primo a notare, e Guren subito dopo di lui, che gli occhi di Yuuichiro avessero iniziato a brillare mentre stava guardando Mikaela. In realtà, non aveva distolto lo sguardo da lui per parecchio tempo da quando aveva iniziato a combattere contro Crowley; quindi era palese chi fosse il trigger per la trasformazione di Yuuichiro. In effetti, Shinoa stessa gli aveva detto che il suo lupo sembrava molto affezionato a Mikaela, nonostante avesse un olfatto molto sviluppato che molto probabilmente gli faceva sentire l'odore di cacciatore che il ragazzo aveva addosso.
Ma dirglielo in quel momento l'avrebbe solamente sconvolto di più. Era scappato perché era deluso da Mikaela; era stato malmenato e rapito da Ferid e Crowley, e si era visto Mikaela massacrato davanti agli occhi. Era intervenuto e aveva rischiato di morire con una pallottola nel cranio, per quanto ne sapeva; e aveva scoperto che il suo branco era stato malmenato da Crowley pochi giorni prima mentre cercava lui.
Era sufficiente. Non serviva esplicitargli troppo che Mikaela era l'unica ragione per cui si era messo in pericolo: l'avrebbe capito da solo, col tempo.
«Shinoa...» azzardò lui, rompendo il silenzio che si era creato. «Shinoa... e Makoto... hanno fatto in modo di far entrare Mika in paese e di farci conoscere...?»
Guren sospirò e rifletté per un lungo momento su cosa dire, mentre guardava l'alba sorgere lentamente, e illuminare con colori rosati e dorati i campi desolati e silenziosi che si trovavano attorno a loro.
«È stato un po' per colpa nostra.» rispose Shinya. Guren gli lanciò un'occhiata, ma lo lasciò parlare: aveva imparato abbastanza rapidamente col tempo che era lui quello che, nella loro coppia, spiegava meglio i concetti. «Sai, io e Guren siamo cacciatori. Ma solo di lupi che non sono in grado di tornare indietro.» spiegò. «Si tratta di quei lupi che quando si trasformano perdono la testa... e si mettono a mordere persone senza controllo. Nel migliore dei casi, le trasformano in lupi e basta. Nel peggiore dei casi... non fanno una bella fine.». Sentì, per un momento, il silenzio di tomba che calò tra di loro, prima che Shinya riprendesse a parlare. «Io e lui cerchiamo le zone in cui i lupi sono più concentrati e le teniamo sotto controllo... o lavoriamo su segnalazione di lupi impazziti che attaccano gli umani. E Mikaela ha sempre fatto la stessa cosa.» aggiunse, indicando il ragazzo che stava ancora sulle sue spalle. «Il nome di Mikaela è abbastanza noto in quest'area del mondo, nell'ambiente dei cacciatori di lupi. Un po' come lo sono quelli di Ferid e Crowley... sono pochi a sapere che in realtà sono dei lupi anche loro.» aggiunse. «È successo che qualche tempo fa ci è capitato di avere una segnalazione da parte di un branco di lupi al confine tra la Cina e la Russia.» spiegò ancora. «Ci dicevano che volevano protezione, perché la caccia di Mikaela stava diventando progressivamente più... come dire, "a previsione". Studiava i soggetti che potessero essere lupi, e siccome probabilmente ha sempre incontrato lupi pericolosi sulla sua strada – una cosa inevitabile, quando fai questo lavoro... i lupi tranquilli tendono a nascondersi in mezzo agli esseri umani o in posti sicuri, con la luna piena – insomma, li uccideva poco dopo averli visti trasformarsi, se verificava che potessero essere pericolosi. Il fatto che avesse preso di mira quel branco di lupi tranquilli, però, ci ha fatto pensare che stesse andando oltre
«È una cosa che tende a succedere, ai cacciatori.» si intromise Guren. «Parti con l'obiettivo di fare qualcosa di buono. Ma a furia di incontrare lupi pericolosi sulla tua strada, pensi che tutti siano così. E cerchi di eliminarli prima che possano fare dei danni alle persone che non c'entrano nulla. A Mikaela stava succedendo la stessa cosa.»
«Esatto, esatto. Ma da quello che sappiamo non ha mai ucciso lupi innocenti!» aggiunse Shinya. «Ma il suo comportamento e quella segnalazione ci preoccupavano, perciò ne abbiamo parlato con Shinoa... che ha ideato questo piano per farvi conoscere.»
Sentì chiaramente Yuuichiro sobbalzare. Guren si fermò sul sentiero, e Shinya e il ragazzo fecero lo stesso.
«È stata lei, quindi...?» lo sentì domandare. «Lei e Makoto...?»
«Beh, è stata lei, più che altro.» fece Shinya. «Voleva fare in modo di far ricredere Mika su quello che stava facendo... e ha pensato che tu potessi essere il candidato ideale per questa cosa.»
«Perché io...?» domandò Yuuichiro. «Ho... ho rischiato di morire per...»
«Ma no, ma no! Non ti avrebbero mai fatto uccidere da Mika!» esclamò Shinya.
«Uh...? Ma... Sono rimasto da solo con lui per un sacco di volte...»
«Non sei mai rimasto da solo con lui. Per parecchio tempo.» replicò Shinya. «Parlarne con Makoto è servito proprio a quello: a reclutare alcuni membri del suo branco che sapessero, tenessero la bocca chiusa e ti stessero dietro anche quando eri umano, in modo da controllare che andasse tutto bene e intervenire se fosse successo qualcosa.»
«Makoto quindi era d'accordo...?» fece il ragazzo. «I... problemi nel suo branco erano per questo...?»
«Probabilmente ce ne sono stati; non tutti potevano essere d'accordo con una strategia del genere.» considerò Guren.
«Ma... sono spariti due lupi.» disse ancora Yuuichiro, con tono più confuso. «Quindi Mika non...?»
«Mikaela non ha ucciso nessuno.» spiegò Guren. «Altrimenti gli sarebbero saltati addosso in massa. Mikaela non ha ucciso nessuno, perché l'unico su cui si è concentrato sei stato tu.»
Yuuichiro sgranò gli occhi. «Quindi... quel quaderno...» azzardò. Guren intuì che stesse parlando della lista di falsi sospetti che Shinoa aveva creato per ingannare Mika, attirarlo lì dentro e farlo agire secondo il suo piano – ma non fece in tempo a rispondere, che Yuuichiro parlò di nuovo. «Ma perché io? Perché non qualcun altro? Perché non qualcuno del branco di Makoto, o chi altro...?!»
«Proprio perché tu non sei particolarmente collegato al lupo.» spiegò Guren.
«Uh...?»
«Prova a pensarci: se Mikaela avesse seguito qualcun altro come ha seguito te, quel lupo l'avrebbe percepito. Se l'avesse attaccato mentre era trasformato in lupo, quel lupo lo avrebbe attaccato e Mikaela avrebbe solamente confermato le proprie teorie sui lupi aggressivi.» fece Guren. «Ma tu... per quanto tu abbia un ottimo olfatto anche da umano, non ce l'hai abbastanza sviluppato da percepire Mikaela che ti pedina nei dintorni, perché i tuoi sensi da lupo non sono così marcati. E alla stessa maniera, se Mikaela ti avesse attaccato... no, in realtà questa parte non l'ho capita davvero.» concluse, cercando aiuto da Shinya.
«È un po' strano, ma è come se il lupo avesse i ricordi di quando è umano, sebbene non riesca a identificarli: Shinoa ha detto che, la notte in cui Mika ha scoperto che eri un lupo, era come se tu lo riconoscessi... solo che volevi giocare con lui. Non attaccarlo.»
Vide Yuuichiro sgranare gli occhi, e arrossire lievemente. «Giocare...?»
«Così ha detto Shinoa. Ah, sì, a proposito: era sul tetto della vostra scuola, quando è successo.» spiegò. «Nelle notti di luna piena si occupavano lei, Mitsuba e qualche altro lupo abbastanza forte, della tua protezione.»
«Shinoa...? E Mitsuba...?» domandò lui. «Mitsuba è...?»
«È una normalissima umana.» replicò Guren. «Ma ha... una specie di relazione con Shinoa, a quanto pare.»
«L'aveva accompagnata, quella sera.» proseguì Shinya. «Entrambe hanno visto che tu hai riconosciuto Mika e hai tentato di giocare con lui. Sembravi contento di vederlo... nonostante Mika sembrasse un po' minaccioso, dato che aveva un coltello in mano ed era pronto ad attaccarti...»
«Aveva un coltello in mano, allora voleva veramente ammazzarmi-» protestò Yuuichiro.
«Sì, ma non è successo! Si è fermato appena ha capito che eri innocuo.» disse Shinya con un sorriso. «La tua parte da lupo deve averlo riconosciuto come qualcuno cui volevi bene. E siccome, da quello che ci dice Shinoa, quando sei nella tua forma da lupo in realtà sembri più un grosso cagnolone affettuoso, Mika non ha potuto resistert-»
«Mikaela non ti ha attaccato.» gli parlò sopra Guren. «In caso l'avesse fatto, Shinoa era pronta ad attaccare per evitare che ti facessi del male. Ma con qualcun altro non sarebbe successo: probabilmente non si sarebbe affezionato così presto a Mikaela, e probabilmente nessun altro lupo cerca di sopprimere a questa maniera i propri istinti primari di difesa... arrivando a fidarsi di qualcuno cui vuole bene nel modo in cui ci sei arrivato tu.» considerò. Yuuichiro storse le labbra, confuso, e abbassò lo sguardo con fare pensieroso. «Shinoa e Makoto dovevano sapere di questo tuo lato, per questo hanno concordato che scegliere te per questa storia fosse una buona soluzione. E Makoto ha accettato solo perché, da quello che ci hanno detto, tu sei un lupo importante per tutti, che sia il tuo branco o quello di qualcun altro, in questo paese. Chiunque avrebbe accettato di proteggerti.»
Yuuichiro sollevò lo sguardo, sorpreso e, in un certo senso, forse anche commosso.
«Sei uno di quelli che si dice "popolari", eh, Yuu?» fece Shinya, ridacchiando. «Avere così tante persone che ti proteggerebbero a occhi chiusi~»
«Non... mi fa piacere.»
Guren gli rivolse un'occhiata, e vide Shinya fare lo stesso.
«Non mi fa piacere.» ribadì lui. «Sapere che... sono state messe in pericolo così tante persone cui voglio bene... Ah! E Yoichi, Kimizuki e Gekkouin?» aggiunse all'improvviso, guardando loro due con fare preoccupato. «Che è successo?»
«Stanno bene. Non ti devi preoccupare.» replicò Shinya con un'espressione conciliante. «Yoichi era quello ridotto peggio, ma Makoto si è preso cura di lui. Sta meglio, ora, anche se ci vorrà qualche altro giorno perché si riprenda per bene.»
Guren lo vide sospirare di sollievo. «Kimizuki e Gekkouin, invece...?»
«Kimizuki è l'Alpha, no?» domandò Guren per conferma. Vide il ragazzo annuire, e scrollò le spalle sistemandosi meglio Mikaela sulla schiena. «Sta bene. Ha avuto solo qualche graffio. Gekkouin invece si è rotto una spalla, ci vorrà un po' perché si riprenda.»
«Ferite così importanti inferte da un lupo ci mettono un po' a guarire anche se sei un Inugami, eh~» commentò Shinya, riprendendo a camminare. Guren lo seguì, facendo spallucce.
«Uh...? Inugami?» domandò Yuuichiro mentre li seguiva. «Gekkouin è un Inugami?!»
Shinya gli rivolse un'occhiata; poi scoppiò a ridere, divertito.
«Certo che ti hanno tenuto ben bene all'oscuro di tutto, eh, Yuu?»
«Non mi fa piacere!»
«No, no, certo. Ora ti spiego anche questo...»
Guren sospirò, mentre li ascoltava parlare. Quello Yuuichiro era decisamente un tipo strano: reagiva in maniera così energica alle notizie che stava accumulando nonostante fossero non proprio piacevoli, e nonostante fosse stato malamente pestato da un Inugami come Ferid. Aveva un'energia fuori dal comune, era capace di un affetto smisurato e di una stupidità relativa che alle volte poteva essere necessaria.
Scrutò per un secondo Shinya, e sorrise lievemente mentre stringeva le gambe del ragazzo che portava sulla schiena.
Capiva perché uno come Yuuichiro fosse stato in grado di cambiare così tanto uno come Mikaela.
Shinoa e Shinya erano stati in grado di fare lo stesso con lui.




Gekkouin aveva voluto essere a tutti i costi il primo a visitare Yoichi una volta che si era rimesso.
Narumi era rimasto a controllare che lui stesse bene per tutto quel tempo, nella stanza di Yuuichiro, lasciandola solamente poche volte quando era stato necessario. Aveva precluso l'accesso a chiunque non fosse sé stesso: avendo trovato Yoichi angosciato quando si era svegliato per la prima volta, e avendogli spiegato quello che era successo, aveva preferito non creargli ulteriore agitazione e facilitare così la sua ripresa.
Che effettivamente non sarebbe stata del tutto fuori luogo, visto quello che era successo la sera prima.
Hyakuya era sparito di colpo. L'avevano cercato in lungo e in largo, ma non l'avevano trovato da nessuna parte: pareva essere scomparso nel nulla senza dare nessuna indicazione del suo volersene andare, e per giunta dopo che avevano elaborato un piano per salvare Yuu in cui lui era coinvolto.
Per qualche momento, Shiho aveva anche pensato che se la fosse data a gambe pur di non affrontare quelle bestie dei suoi maestri; ma poi aveva dovuto ricredersi, quando aveva scoperto che anche i due bizzarri componenti della famiglia di Shinoa (erano entrambi suoi padri? Uno era il padre e l'altro era il fratellastro? Non l'aveva capito.) erano scomparsi senza dare nessun preavviso.
Avevano tuttavia avuto la decenza di avvisare Shinoa che erano partiti assieme a Hyakuya per recuperare Yuu senza il loro aiuto, vanificando quindi quasi una giornata usata per preparare quel piano di salvataggio, e lasciandoli lì nella più esasperante attesa di sapere cosa ne fosse di loro. Il tono del messaggio era stato tale che nemmeno Gekkouin si era azzardato a mettere piede fuori dalla casa per cercarli col proprio olfatto, nonostante avesse poi passato buona parte della nottata a brontolare per la rabbia di non poter vendicare Yoichi.
L'unica cosa positiva in tutta quella snervante attesa era stata, per l'appunto, proprio Yoichi: Narumi aveva detto loro che era ancora un po' malconcio, ma in grado di ricevere una visita alla volta. Perciò, complice il messaggio che Shinoa aveva ricevuto da quello che pareva suo fratello maggiore, in cui diceva che erano tutti vivi e stavano riportando Yuu a casa, avevano avuto tutti occasione di rilassarsi abbastanza mentre attendevano il loro ritorno, e Gekkouin aveva deciso di precipitarsi a parlare con Yoichi.
Shiho sospirò, mentre sentiva solo vagamente le loro voci al piano di sopra.
Da quando era diventato lupo, un paio dei suoi sensi avevano subìto dei mutamenti in meglio. La miopia era calata, ed era stato in grado di comprare degli occhiali che correggessero di meno la sua vista già un paio di anni prima; quando li toglieva, ora, riusciva a vedere abbastanza nitidamente fino a una certa distanza.
Cercò di respingere il ricordo della prima volta in cui si era reso conto di quello, ovvero la prima volta in cui lui e Yoichi erano andati a letto insieme e si era accorto di riuscire a vederlo benissimo anche senza occhiali – provò invece a concentrarsi meglio su ciò che stavano dicendo giusto sopra la sua testa – ma nulla: Yoichi sapeva benissimo che il secondo senso che si era molto sviluppato dopo la sua trasformazione era l'udito, anche più della vista; ed evidentemente si stava comportando di conseguenza, parlando a bassa voce e incitando anche Gekkouin a tenere un tono infinitamente più basso di quello che di solito aveva.
Batté il dito medio della mano sull'avambraccio opposto mentre teneva le braccia incrociate, e si accorse che stava picchiettando col piede a terra in maniera nervosa. Storse le labbra per il proprio poco autocontrollo, ma concluse che non poteva farci nulla: era molto più nervoso di quanto volesse essere.
Certo, il fatto che Gekkouin fosse di sopra a parlare con Yoichi di qualcosa che non sentiva non aiutava per nulla, ma straordinariamente in quel momento quello era il male minore.
In quella giornata e mezzo di attesa e pianificazione, aveva avuto modo di dover far fronte, volente o nolente, a tutto quello che era successo al suo branco. Yuu rapito e finito chissà dove, e lui che non era riuscito a trovarlo né a impedire che scappasse; Yoichi quasi massacrato da quel Crowley pur di difenderlo. E lui che, invece, era quasi illeso.
Si strinse l'avambraccio e trattenne per l'ennesima volta un sospiro stizzito che stava per uscirgli dalla bocca.
Lui era l'Alpha.
Eppure non aveva fatto altro che creare problemi: aveva forzato la confessione di Hyakuya su Yuu e l'aveva agitato al punto da farlo scappare così; non era riuscito a trovarlo; aveva messo in difficoltà Yoichi, da sempre; e non lo aveva difeso, anzi, si era fatto difendere dal suo Omega in una lotta del genere.
Essere un lupo non serviva a niente, se poi faceva quel genere di stupidaggini.
Essere un Alpha non serviva a nulla, se poi si faceva proteggere da chi avrebbe dovuto proteggere lui.
"Non sei in grado di proteggere nessuno, tu."
Era vero. Suo padre aveva sempre avuto ragione.
E Yoichi e Yuu avevano rischiato di morire perché lui... aveva a tutti i costi voluto comandare quando non era adatto.
Si morse il labbro e trattenne quantomeno le lacrime: non poteva permettersi di cedere pure a quelle.
Trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi, cercando di isolarsi dal resto della casa che era in trepidante attesa di Yuu.
Non aveva intenzione di rimanere lì ancora per molto, in realtà: in quei due giorni aveva concluso che la cosa migliore da fare fosse recuperare Yuu sano e salvo, scusarsi con Yoichi per quello che aveva fatto prima che lui lo lasciasse, per quello che aveva fatto a Yuu, e per quello che non aveva fatto contro Crowley; e poi, dopo essersi assicurato che stesse bene, lasciare tutti.
Probabilmente avrebbe fatto in modo di chiedere un po' di soldi a suo padre e si sarebbe trasferito in un'altra scuola, in un altro paese. Non riusciva nemmeno a guardare sua sorella e i suoi nonni... e suo padre avrebbe immediatamente intuito che c'entrasse qualcosa di sovrannaturale e pericoloso, e avrebbe cercato di allontanarlo dalla famiglia per proteggere chi era un umano.
Sospirò. Era giusto, del resto. Doveva proteggere la sua famiglia.
Non riusciva davvero a biasimare troppo suo padre: avevano due visioni di quella storia molto diverse, semplicemente. Suo padre era evidentemente soddisfatto di quello che era e di quello che aveva costruito nella sua vita, e non aveva mai sentito le mille possibilità che potevano derivare dall'essere un lupo.
Per contro, lui aveva visto solo quelle: qualità superiori alle normali abilità umane, una vista migliorata, sensi migliori, maggiore forza fisica, una vita eterna in cui avrebbe potuto sperimentare migliaia di cose e magari, un giorno, trovare una strada che lo soddisfacesse abbastanza. E poi, la possibilità di essere abbastanza forte da proteggere qualcuno.
Ma aveva fallito.
Suo padre non aveva torto a volerlo allontanare.
«Ehi, teppista intellettuale!»
Shiho sobbalzò, e si voltò di scatto verso le scale riconoscendo la persona che lo stava chiamando – un po' per via della voce, un po' per via dell'appellativo. Gekkouin si stava sporgendo dalla parte superiore della rampa di scale, guardando dritto verso di lui.
«Yoichi vuole parlarti.»
Shiho lo fissò, improvvisamente stralunato. Yoichi che voleva parlare con lui? Avrebbe avuto tutti i diritti di non volerlo più nemmeno vedere, dopo quello che aveva combinato e che gli era successo. Perché voleva parlargli?
Più che lo stomaco rilassato per il sollievo di sapere che Yoichi voleva almeno parlargli, in realtà sentì le viscere stringersi e contrarsi come nei suoi momenti di nervosismo e ansia. Anche più di quanto fosse fino a poco prima.
Gli avrebbe palesato la sua rabbia, ancora più di quanto aveva fatto qualche giorno prima.
E aveva tutte le ragioni per farlo.
Ma sapere da lui... di averlo deluso ancora di più di quanto già non fosse...
Lo sapeva. Lo sapeva, ma...
...Sentirlo dire dalla sua bocca, per qualche ragione, suonava terrificante.
Si morse il labbro, e avanzò malgrado il suo stomaco fosse talmente stretto da fargli venire la nausea.
Era un Alpha. Si era autodichiarato tale, e almeno in quello si sarebbe comportato come tale. E si sarebbe preso le proprie responsabilità anche davanti ai membri del suo branco.
Salì le scale, e mentre lo faceva vide Gekkouin voltarsi ancora verso la stanza di Yuu, solo per un attimo, e rivolgere un sorriso a Yoichi. Poi scese al pian terreno, lasciandoli soli.
Shiho si sorprese ad esitare mentre faceva per entrare nella camera, nascondendosi in parte dietro il muro del corridoio. Non sapeva cosa aspettarsi. E per quanto fosse deciso ad affrontarlo, il suo corpo non sembrava altrettanto volenteroso di farlo.
Ma alla fine, si forzò e scivolò di lato, portandosi sull'uscio.
Yoichi era lì, seduto sul letto di Yuu. La schiena appoggiata a dei cuscini posizionati contro la testiera, e il corpo riparato da una coperta pesante dall'addome in giù. Il letto era completamente pulito e non c'era traccia di sangue, segno che Narumi doveva aver provveduto, assieme a qualcun altro, ad occuparsi delle lenzuola e delle coperte che dovevano essersi sporcate la prima notte in cui l'avevano messo lì.
Stazionò per qualche momento con gli occhi sulle sue gambe, sul suo addome e su quei piccoli insignificanti dettagli, chiedendosi se le ferite che aveva riportato ci fossero ancora o si fossero già completamente rimarginate; poi portò lo sguardo al suo viso.
Strinse le labbra, quando lo vide. Yoichi aveva un segno visibile nell'incavo tra il collo e la spalla: a giudicare dall'ampiezza e dalla forma, doveva essere il residuo di un morso di Crowley. Si era già formata la crosta e quella ferita aveva l'aspetto di qualcosa che si sarebbe cicatrizzato presto – ma vedere il residuo di una ferita del genere sul suo corpo gli fece ulteriormente aumentare il senso di nausea che già stava provando.
Aveva anche un graffio, sopra la fronte. Era più lieve e piccolo, e si stava già cicatrizzando, ma c'era.
E a vedere i suoi occhi, che lo stavano osservando attenti e un po' stanchi, Shiho non riuscì a impedirsi di provare un'accozzaglia di sentimenti confusi e forse incompleti tutti assieme.
Voleva chiedergli scusa. Voleva avere lui quelle ferite al posto suo. Voleva dirgli che gli era grato. Voleva che si sentisse meno stanco. Voleva chiedergli come stava. Voleva spiegarsi per tutto quello che aveva fatto. Voleva cercare di difendersi. Voleva solamente essere accusato, ed essere capace di rimanere in silenzio. Voleva scappare di lì per non dover affrontare tutto quello...
Non aveva idea di dove cominciare.
Dopo un attimo che gli sembrò passare troppo velocemente e insieme non terminare mai, Yoichi distolse lo sguardo dal suo e scrutò un punto davanti a sé. Alzò una mano ad indicarlo, e Shiho lo seguì con gli occhi.
«Gekkouin si è seduto lì, prima...»
Shiho sobbalzò, e per un attimo non riuscì a sentire altro se non la voce di Yoichi che gli ripassava più e più volte nel cervello come un mantra rilassante. Erano passati solo pochi giorni dall'ultima volta che si erano parlati, ma la sua voce un po' titubante e un po' dolce, nonostante tutto, gli era terribilmente mancata.
E in quel momento, era un toccasana: non era l'unico a essere in imbarazzo, si capiva.
Come sempre, Yoichi lo fece sentire un po' meno solo.
Non fece in tempo a scacciare quel pensiero del tutto egoista dalla testa, che Yoichi si voltò verso di lui.
«Se... vuoi sederti, puoi metterti lì... credo...»
Shiho strinse i denti, a guardarlo. Era Yoichi, la parte debole. Era lui, quello ferito e che aveva bisogno di conforto e attenzioni. Non poteva permettersi di fare il ragazzino da proteggere, ora.
Annuì, ed entrò nella stanza sentendo lo stomaco chiudersi di nuovo e fargli male. Lo ignorò: non era il momento di badarci, e non era il momento di essere nervosi. Doveva fare quello per cui era lì, e l'avrebbe fatto.
Chiuse quindi la porta dietro di sé, e andò a sedersi davanti a Yoichi, sulla sedia che doveva essere stata sotto la scrivania di Yuu. Per un attimo lui lo guardò, un po' in imbarazzo, in silenzio.
Yoichi ne aveva diritto. Lui doveva muoversi, invece.
«Come ti senti?» gli domandò quindi.
Yoichi lo scrutò per un attimo, e azzardò un piccolo sorriso titubante.
«Sto bene.» rispose. «Narumi e Gekkouin mi hanno spiegato un po' di cose su queste ferite... Mi hanno detto che essendo state fatte da un altro lupo ci metteranno un po' a guarire... come se fossero state fatte da un umano a un altro umano. Più o meno... guariscono comunque più velocemente, in effetti, e ormai sono solo le croste a tirare un po' e a infastidirmi... Ma passerà.»
Shiho annuì, e per un attimo si soffermò a contemplare la ferita sul collo di Yoichi. Lui dovette notarlo, perché seguì il suo sguardo e se la sfiorò con le dita.
«Tranquillo.» gli disse con un mezzo sorriso. «Anche questa tira e basta. Si sistemerà presto.»
Tranquillo. Come poteva starci? E come faceva lui a esserlo così?
Lo era, poi?
«Non riesco a essere molto tranquillo.» replicò Shiho in tutta onestà. Doveva lasciare il suo branco: tanto valeva essere sincero una volta per tutte, invece di tenersi tutti le insicurezze dentro. Non aveva poi portato a grandi risultati, farlo. «Quelle ci sono... ti sono state fatte perché non sono stato capace di proteggerti.»
Lo vide spalancare gli occhi, e per conto proprio abbassò lo sguardo perché non riusciva a sostenere il suo. Era consapevole che avrebbe dovuto, almeno per rispetto a lui; ma il suo corpo sembrava pensarla troppo diversamente.
«Scusa.» aggiunse. Solo dicendo quella piccola parola, sentì un lieve rilassamento all'addome che gli fece prendere fiato e il coraggio di dire tutto il resto. «Non sono stato capace di proteggerti da Crowley. Anzi, sei stato tu a proteggere me... nonostante tutto quello che avevo fatto.»
Yoichi rimase in silenzio: Shiho sentì il suo sguardo addosso e attese una qualche risposta, che però non arrivò.
Strinse la stoffa dei pantaloni e decise di proseguire. Tanto valeva buttare tutto fuori, una volta per tutte.
«Avrei dovuto difenderti di più. Almeno provarci. Non lasciare che ti riducesse così.» disse ancora. «Anche se... non sono abbastanza forte. E lo so, non sono in grado di difendere nessuno, in realtà, ma... avrei almeno voluto provarci di più di quello che ho fatto. Avrei voluto... essere un po' più forte e cercare di muovermi...»
Ancora, Yoichi non interruppe quello che stava dicendo. Rimaneva in silenzio, e lo fissava anche se Shiho non aveva la forza nemmeno per guardarlo. Di nuovo, non era abbastanza forte.
Si strinse nelle spalle e si morse il labbro, decidendo di proseguire.
«Pensare che... quello che ci eravamo detti qualche giorno fa... fosse l'ultima cosa che ci eravamo detti... Pensare che l'ultima cosa che ti avevo dimostrato era che... non mi fidavo di te e che volevo solamente diventare un lupo completo...». Esitò un istante, stringendo le labbra l'una contro l'altra. «Io... Io non ho fatto altro che sperare, in quel momento... che non fosse l'ultima cosa che tu avessi visto di me... e che non fossero... le ultime cose che ci eravamo detti, prima che...»
Non riuscì a completare la frase. Si morse il labbro, e si strinse ulteriormente nelle spalle.
Esporre quei timori con Yoichi era liberatorio. E insieme, doloroso e terrificante.
Yoichi non rispose per l'ennesima volta, però. Rimase ancora in silenzio, amplificando a dismisura quella sensazione di terrore e inadeguatezza che Shiho stava provando nei suoi confronti. Rendendo insopportabile il timore che stava provando in attesa della sua risposta.
Alla fine, quando si rese conto che non sentiva più i suoi occhi addosso, si decise ad alzare lo sguardo verso di lui.
Provò immediatamente una stretta allo stomaco.
Yoichi stava piangendo. Silenziosamente, senza fare un singhiozzo e senza tirare sul col naso. Stava tenendo la testa bassa, la bocca chiusa per trattenere i rumori, e con le maniche del pigiama si strofinava gli occhi per asciugarli, senza riuscirci in maniera definitiva.
Era così, che Yoichi piangeva sempre?
Era così, che forse aveva pianto sul divano di casa sua? Così silenziosamente, per non farsi sentire e non dargli fastidio?
Shiho percepì chiaramente un tremito lungo il braccio, e provò la chiara sensazione di volersi allungare verso di lui.
Doveva? Aveva senso? Forse non avrebbe dovuto? Forse era inopportuno...?
Lo fece. Si allungò verso di lui, e gli strinse una gamba.
Lo vide sobbalzare e guardarlo, gli occhi ancora rossi e gonfi per il pianto. Da quanto stava piangendo, senza che lui se ne accorgesse perché era troppo concentrato a dire le sue cose? Concentrato, ancora una volta, su sé stesso, come sempre?
Vide il labbro inferiore di Yoichi tremare mentre lui pareva trattenere a fatica le lacrime.
E poi, lo vide scoppiare in singhiozzi e cercare ancora di usare le maniche per pulirsi il viso.
«Mi dispiace... mi dispiace di averti detto quelle cose, l'altra sera... scusa...» disse tra le lacrime con tono mortificato. Shiho sobbalzò, e lo scrutò sorpreso. «Non... non le pensavo... Cioè, un po'... ma non così tanto... ero... spaventato da quello che stava succedendo... da quello che avrebbe potuto succedere a Yuu... e ho... esagerato... scusa...»
Shiho lo scrutò. «No... non devi scusarti, ho... cioè, non erano quelle le intenzioni, ma ho fatto sembrare che lo fossero, lo so... in quella situazione...»
«Lo so...!» esclamò Yoichi con voce roca, nascondendosi dietro le maniche e sfregando più vigorosamente sugli occhi. «Lo... lo so bene che in realtà... volevi diventare un lupo completo per essere più forte e proteggerci... Non avrei dovuto dire quelle cose, me ne sono reso conto mentre cercavo Yuu da solo... Ma dopo tutto quello che era successo, non sapevo come parlartene... Ed ero... così arrabbiato con me stesso...»
Shiho strinse le labbra e lo scrutò per qualche momento. Vederlo piangere gli faceva male.
Si alzò in piedi, e gli si accovacciò accanto sul pavimento, più vicino a lui. Gli accarezzò una coscia, cercando di tranquillizzarlo un po' con quel contatto fisico.
Si sentiva un po' meglio anche lui, a vedere che si lasciava toccare ancora.
«Non hai motivo di essere arrabbiato con te stesso, Yoichi.» gli rispose, pur sentendo un nodo al petto. «Quello che è successo... è colpa mia.». Lo vide voltarsi lievemente verso di lui, attento, pur continuando a piangere. «Avrei dovuto ascoltarti, e non lasciare che Yuu scoprisse quelle cose su Hyakuya in quel modo... Avrei dovuto fidarmi di te.»
«So perché l'hai fatto, volevi solo...»
«Non è quello il modo.» lo interruppe Shiho. E, per quanto fosse stato convinto che quell'ammissione di colpa gli sarebbe costata un sacco a livello emotivo, scoprì di sentirsi solamente un po' meglio rispetto a prima. Aveva anche lui dei limiti, in fondo. «Ho... ho sbagliato. Avrei dovuto ascoltarti e lasciarti fare. Invece ho messo a rischio tutti.» concluse.
«Volevi... evitare che mi succedesse qualcosa...»
«Sì... sì, è vero.» ammise Shiho con un tono rapido. «Ma c'erano altri modi. Avrei potuto fermarti ed evitare che andassi da solo, e trovare una scusa per Yuu. Avrei potuto evitare di fargli prendere quel colpo. Per colpa mia... ha rischiato lui, e tu ti sei sentito... così, per tutto questo tempo...»
Yoichi rimase in silenzio a guardarlo, sorpreso. Ma tolse le mani dagli occhi, e Shiho poté vederlo di nuovo indifeso e fragile come sempre.
Eppure, era stato lui a rischiare la vita per difenderlo.
Eppure, era la prima volta che lo vedeva piangere.
«Sapevo come ti sentivi.» confessò dopo qualche momento. «L'avevo intuito... che ti sentivi in debito con me. Non avrei mai voluto fartici sentire, ma... non ci sono riuscito. Come... non sono riuscito a trattenermi dal saltarti addosso... anche quando non eravamo in calore.» ammise, abbassando lo sguardo e stringendosi per un attimo il labbro tra i denti. «Avrei voluto. Avrei dovuto. Non volevo farti sentire peggio di quanto stessi... ma non ne sono stato capace. Speravo... di farti stare meglio. Come mi pareva... fossi stato quando... l'abbiamo fatto la prima volta.». Si schiarì la voce, un po' in imbarazzo dal non saper bene come esprimere quel concetto, in fin dei conti. Cos'era stato per Yoichi? E cosa per lui? Ancora non gli era del tutto chiaro. Era... semplicemente stato. Si era sentito bene. Ed era convinto che anche Yoichi si fosse sentito bene, quella volta. «E quando mi sono reso conto che stavi peggio... e che nonostante questo cercavi di venire a letto con me... non sapevo cosa fare. Volevo dirti di no, e speravo di farti stare meglio... "almeno questa volta", mi dicevo... E tutte le volte che mi rendevo conto che non era così, mi davo del deficiente e mi giuravo che...»
«Ma non era così!» esclamò Yoichi con voce rauca, spingendolo a sollevare lo sguardo. Shiho lo fissò, stordito. «Non era... Stavo un pochino meglio! Perché pensavi di no?»
Shiho sbatté le palpebre, stordito. «Perché... sembravi sempre triste...»
Vide il labbro di Yoichi tremare come se fosse in procinto di piangere di nuovo. Ma non pianse.
«Mi... mi dispiace...» mormorò lui con voce debole, distogliendo lo sguardo. «Io...». Lo vide mordersi il labbro, e nascondersi ancora gli occhi dietro le maniche. «Io... ero innamorato di te...» disse a bassa voce. Shiho sobbalzò, e sentì un colpo al cuore; lo sapeva, ma sentirglielo dire a quel modo, con quella voce debole, era doloroso e assieme sconcertante. E assieme, vederlo piangere così fu come sentire una coltellata allo stomaco. «Mi dispiace... mi dispiace aver cercato di... farti piacere in quel modo... facendoti sentire così...»
Shiho si alzò di scatto in piedi – in realtà senza nemmeno processare del tutto quello che Yoichi gli aveva detto; in quel momento non importava. Non tanto quanto cercare di spiegarsi. Lasciarlo spiegarsi. E cercare di farlo stare meglio di quanto lo avesse fatto stare in tutto quel tempo.
Ma esitò. Yoichi avrebbe voluto? O si sarebbe sentito solo peggio, a un contatto così stretto?
«...Posso abbracciarti?» gli domandò quasi d'istinto, a bassa voce.
Per un momento Yoichi sobbalzò e smise di piangere, sollevando gli occhi verso di lui.
Gli tremò il labbro come se fosse in procinto di piangere di nuovo, quando dopo qualche secondo annuì. Shiho sospirò, e si abbassò verso di lui per abbracciarlo alle spalle, usando tutta la delicatezza di cui era capace.
Yoichi tremava. Era caldo, come se avesse qualche linea di febbre, e sussultava mentre singhiozzava. Era magro, più di tutte le altre volte che lo aveva stretto, tanto da sembrare fragile e indifeso. Profumava di pulito – non solo per i vestiti che aveva addosso, ma perché era il suo odore caratteristico. E Shiho l'aveva sempre trovato piacevole da sentire.
Gli era mancato. E ne era consapevole fin da quando Yoichi era scappato durante il Tanabata... ma non si era mai coscientemente reso conto che gli mancasse così tanto.
Avrebbe voluto stringerlo per un'intera giornata. O anche di più.
...Proteggerlo, magari...
No, aveva deciso che se ne sarebbe andato.
...Però...
Sentire Yoichi scoppiare a piangere di nuovo interruppe quel treno di pensieri che stava pericolosamente deragliando verso la possibilità di rimanere lì. Shiho si scostò da lui e lo guardò, dispiaciuto che stesse così.
«Pensavo sempre che...» continuò Yoichi, tentando di asciugarsi gli occhi pur continuando a piangere. «Aaaaah... questo è un pigiama di Yuu e lo sto sporcando tutto...»
Shiho lo scrutò per un momento. «Non ti preoccupare. Glielo faremo riavere perfettamente pulito.»
Yoichi fece una piccola smorfia dispiaciuta mentre lo guardava, e annuì debolmente. «Pensavo... sempre che tu ti meritassi qualcuno migliore di me... anche solo come inquilino.» commentò, piangendo più silenziosamente e trattenendo i singhiozzi. Shiho si sentì le viscere contorcersi, ma rimase in silenzio e lo lasciò proseguire. «Sei... sempre così deciso e bravo in quello che fai... che uno come me, che non sa fare nulla... che non ti era di alcun aiuto in casa, era solo un peso economico e... in generale...»
«Ma non è vero, Yoichi, che stai dicendo?» replicò Shiho sorpreso. «Non ho mai pensato che lo fossi...»
«Ma io mi ci sentivo!» esclamò Yoichi alzando lo sguardo nel suo. Shiho sobbalzò e si zittì, anche se avrebbe voluto dire altro. «Facevi... tutto tu, e io... mi sentivo inadatto a fare qualsiasi cosa... Venire... a letto con te era l'unica cosa che mi faceva sentire... di poter fare qualcosa per te...»
Shiho deglutì a vuoto, sentendo un bruciore allo stomaco. «Non avresti dovuto farlo per ripagarmi...»
«Era quello il problema!» esclamò ancora Yoichi. «Io... pensavo di volerlo fare per ripagarti, ma in realtà... mi faceva sentire bene... Almeno in quel momento! Poi... poi mi svegliavo, e mi rendevo conto che invece di essere grato del fatto che mi stessi ospitando e di accontentarmi di quello che mi facevi avere senza... senza pretendere granché in cambio... io... era come se volessi di più. Sempre di più, e... Mi sentivo un ingrato... Non era giusto, e io... Capisci quello che voglio dire?»
Shiho annuì debolmente. «Ti sentivi un egoista perché volevi fare una cosa per dovere e invece finivi per farla perché ti piaceva?»
Yoichi annuì piano, abbassando lo sguardo. Shiho strinse piano una mano in un pugno, tremando lievemente, e si scostò dall'abbracciarlo per guardarlo più direttamente in viso.
«Perché hai una così bassa opinione di te da pensare che l'unica cosa che potessi fare fosse... venire a letto con me, Yoichi?» fece. «Praticamente era come se ti stessi prostituendo! Non ho mai voluto questo! Perché hai pensato che potesse andarti bene?!»
Yoichi chiuse gli occhi, e strinse le labbra. «Mi sembrava l'unica cosa che fossi in grado di fare...» mormorò. «Mi dis-»
«Non devi dispiacerti per me!» esclamò Shiho. Lo vide sobbalzare e stringersi nelle spalle, ancora più fragile di prima; ma strinse i denti e proseguì. Tanto valeva dire tutto. «Pensi di non sapere fare nulla? Se io almeno un po' ho pensato di poter fare qualcosa come Alpha è perché ho incontrato te!»
Lo vide sollevare gli occhi sgranati e osservarlo con espressione esterrefatta.
Considerando tutto quello che pensava di sé, era plausibile non si aspettasse una confessione del genere.
«Tu...?» azzardò.
Shiho strinse di più il pugno e proseguì, con tono più tranquillo – anche se sentiva, in quel frangente, un imbarazzo enorme montargli dentro e fargli sentire le orecchie bollenti. «Mi chiedevo in continuazione perché tu volessi stare con me.» disse. «Avevo capito che avevi una cotta per me. Si capiva. Ma continuavo a chiedermi perché... Non capivo cosa ci trovassi in me. Anche se mi faceva piacere, ovvio.» continuò. «Non sono di certo... il migliore degli Alpha. Lo so che Yuu sarebbe stato molto meglio di me, e caratterialmente Gekkouin è meno...» sospirò, e decise di ammetterlo. «...meno rompicoglioni di me.» concluse. Sentì Yoichi che stava per dire qualcosa, ma proseguì troncando sul nascere la sua obiezione. «Lo so che è così. Inutile negarlo. Eppure, tu continuavi a voler stare con me e a non vedere loro due come Alpha... E per quante domande mi facessi, questo mi faceva sentire bene. E forte. ...Forse anche troppo... Tanto da pensare che sarebbe andato bene proteggere Yuu a tutti i costi, anche finendo per colpirlo così tanto come con Hyakuya... E invece, alla fine, non sono stato in grado di proteggere né te né lui. Ho finito solo per combinare casini... solo perché mi sono sentito un po' bene grazie a te.»
Shiho strinse il pugno, lo sguardo ormai basso che scrutava il pavimento. Si morse il labbro, mentre sentiva allo stomaco una sensazione di costrizione delle viscere tale che gli veniva da vomitare.
Alla fine, non era capace di proteggere nessuno.
E pensava sempre e solamente a sé stesso.
«Non è l'unica cosa che sai fare, comunque.» proseguì, alzando gli occhi verso di lui. Vide che stava piangendo ancora, ma silenziosamente, come se neanche se ne accorgesse davvero. «Hai un carattere gentile. E sei sensibile. Ti sai prendere cura degli altri... sei bravo in quello, Yoichi. Davvero bravo. E nel frattempo, ti impegni al massimo in quello che fai.». Sorrise lievemente a vedere il suo sguardo confuso, e si sentì un po' malinconico al pensiero che non avrebbe più avuto occasione di vederlo. «Ho visto i tuoi disegni per il festival scolastico.»
Lo vide arrossire. «Q-Quelli non...»
«Sono belli.» fece Shiho, sorridendo al vederlo abbassare gli occhi. Gli sarebbe mancato. «Ma puoi fare di meglio.»
«N-No, non è vero...»
«Sì, invece.» replicò Shiho. Era il caso di dargli una botta di autostima, almeno ora che se ne stava andando. «Sei in grado di migliorarti, Yoichi. E sei in grado di volerlo.» disse. «...E non serve che te lo dica io.»
Lo vide sollevare gli occhi, un po' sorpreso da quell'ultima considerazione nel mezzo dell'imbarazzo che evidentemente stava provando. Probabilmente aveva notato qualcosa di strano nel suo tono, o nella sua faccia. «Che vuoi dire...?»
Shiho, davanti a quello sguardo, esitò di nuovo.
Non voleva andarsene davvero.
Ma non voleva nemmeno stare lì.
Non così.
Esitò. Era il momento migliore per parlare a Yoichi della sua decisione... ma in quel momento, non voleva parlargliene.
Forse era meglio andarsene senza far sapere nulla a nessuno?
Forse era meglio... lasciare una lettera di spiegazioni, come aveva fatto Yoichi?
A lui aveva fatto male quel gesto, ma forse per Yoichi era la soluzione migliore. Forse aveva solo fatto quello che lo avrebbe fatto stare meno male se le parti fossero state invertite... pensava talmente tanto agli altri che forse inconsciamente aveva fatto qualcosa che lo avrebbe fatto stare, almeno secondo lui, meno peggio che parlare.
Forse era meglio così...?
«Nulla.» decise di dire, distogliendo gli occhi da lui; non riusciva a mentirgli guardandolo in faccia, ma sperò che passasse solo per il suo essere burbero, di nuovo. «O meglio, che dovresti avere un po' più fiducia in te stesso.»
Yoichi lo scrutò per un momento: Shiho si sentì i suoi occhi addosso, e si chiese se per caso avesse capito che qualcosa non andava. Forse per via del fatto che non lo stava guardando, forse per il tono... Yoichi forse sarebbe stato capace di capire che qualcosa non stava andando bene.
Doveva evitare di farlo preoccupare.
Lo sentì sorridere con un piccolo sbuffo, e si voltò a guardarlo sorpreso. Si stava asciugando gli occhi, lo sguardo basso e le labbra lievemente incurvate in un sorriso dolce come i suoi soliti.
Era sempre così gentile.
«Dovrei dirti la stessa cosa...» lo sentì commentare quando ebbe gli occhi asciutti. Guardandolo, Shiho non poté evitarsi di notare che non stava sollevando gli occhi. «Non hai... combinato solo casini. Se io e Yuu siamo stati in grado di sentirci bene nel branco è perché c'eri tu.»
Shiho sentì il proprio cuore accelerare di colpo fino a rimbombargli nelle orecchie, e lo scrutò sorpreso.
«Ma... Yuu non mi sopporta.» obiettò quasi subito. «E tu... te ne sei andato, alla fine.». Lo vide sobbalzare e stringere piano la coperta su cui stava passando il palmo della mano. «Senza contare che non sono stato in grado di proteggervi...»
«Quel lupo era troppo forte, Shiho!» esclamò Yoichi, alzando lo sguardo verso di lui. Shiho sussultò, e lo scrutò per un lungo momento. «E in natura di solito sono gli altri lupi del branco che proteggono l'Alpha! Non ha senso che ti preoccupi per quello!». Shiho lo vide abbassare gli occhi e stringersi nelle spalle. «E mi dispiace... che tu non possa diventare un lupo completo...»
«Che stai dicendo-» sbottò lui. «Non ha importanza!»
«Certo che ce l'ha!» esclamò Yoichi. «So quanto per te sia importante diventare un lupo completo, e il sapere che per farlo dovresti uccidere me...!»
«Chiariamo una cosa, Yoichi.» lo interruppe Shiho, stringendo un pugno. «Se per diventare un lupo completo io devo uccidere te o chiunque altro, allora io non voglio diventarlo! Tu sei più importante, okay?!» esclamò. «E già che ci siamo, io non voglio che siate voi due a proteggermi! Specie se vi metto a rischio io! Non siamo... solo dei lupi, quindi possiamo fare anche qualcosa di diverso da quello che succede in natura!»
Yoichi boccheggiò per un momento a quelle parole, e rimase a fissarlo stordito. E per conto proprio, Shiho sentì una tensione allo stomaco tale che decise di buttare fuori anche quello che forse non avrebbe dovuto.
«Io non sono riuscito a farlo.» disse. «Non sono un buon Alpha. Volevo esserlo perché... volevo essere importante. Volevo essere forte e che qualcuno riconoscesse la mia forza. Ma non è stato così. Vi ho creato solamente dei problemi. Yuu non mi sopporta, è così... e tu ti sei sentito in colpa, te ne sei andato, ti sei arrabbiato con me, e poi... Da quant'è che ti portavi dentro quelle cose, Yoichi? Quello che mi hai detto prima che arrivasse Hyakuya!»
«Ho esagerato, te l'ho detto!» esclamò Yoichi con veemenza. «Ero preoccupato anche per Yuu, quello che ho detto non era quello che pensavo davvero!»
«Però pensavi abbastanza che volessi diventare un lupo completo anche a costo di ucciderti?!»
«Non ho mai pensato questo!» esclamò Yoichi. «Non avevo idea che servisse quello per fartici diventare! Me l'ha detto Gekkouin prima, non lo sapevo! E non trovo sia nulla di male, lo so che ti senti meglio da lupo, l'hai detto mille volte!» aggiunse. «Mi dispiace solo che... tu non lo possa diventare perché tieni a me... Ma un po' mi fa anche piacere...»
Shiho lo scrutò sorpreso, mentre lo vedeva arrossire e abbassare ancora la testa sulla coperta.
«Lo vedi? Sono un egoista, in fondo.» fece ancora Yoichi, interrompendo quel piccolo momento di silenzio. «Vengo a letto con te ma alla fine mi piace... Mi dispiace che tu non possa diventare un lupo completo ma alla fine mi piace perché vuol dire che tieni a me...». Lo vide stringere con più forza la coperta. «Non sono così bravo a prendermi cura degli altri come dici tu...»
«Certo che lo sei.» ribatté Shiho. «Prenderti cura di te non è mica un delitto.»
«Ma non sono così altruista come dici...»
«Chissenefrega, Yoichi?» obiettò ancora lui. Lo vide sobbalzare e alzare lo sguardo. «Lo sei abbastanza da tenere a chi ti vuole bene. Lo sei stato abbastanza da farmi pensare che potevo essere qualcosa in più.». Shiho sospirò, e abbassò gli occhi sulle sue coperte. «Ma non è stato così. Non ho fatto quello che avrei voluto. E a questo punto, è meglio che levi le tende e me ne vada da qualche altra parte, in modo da non creare più problemi a nessuno.»
Non voleva andarsene.
Ma doveva. Era la cosa migliore.
Anche se avrebbe significato essere solo. Anche se avrebbe significato non vederli più.
«Cosa? No, Shiho, perché?!» esclamò Yoichi, con talmente tanta preoccupazione in voce che Shiho alzò lo sguardo verso di lui stordito. Lo vide preoccupato mentre tentava di allungarsi sulle coperte del letto e andargli incontro, senza riuscirci nemmeno molto, ma comunque in ansia. «Non voglio che te ne vai! E sono sicuro che nemmeno Yuu lo vuole!»
Shiho strinse i denti. «È la cosa migliore. Potrei creare altri problemi.»
«Anche io, e anche Yuu!» esclamò Yoichi. «Hai fatto quelle cose perché ti preoccupavi per noi, e sono sicuro che anche Yuu lo capirà se glielo spieghi! Magari sarà arrabbiato per un po', ma lo capirà!»
«È rimasto sconvolto per quello che ho fatto!» esclamò Shiho. «Al punto che...!»
«Non è stata colpa tua!»
«Sì che lo è stata! L'hai detto anche tu!»
«Ero arrabbiato, ma non pensavo che tutta la responsabilità fosse tua! Non l'ho mai pensato!» ribatté Yoichi. «Hai sbagliato e ho sbagliato anche io a non cercare di convincerti! Ha sbagliato lui a non ascoltarti quando l'avevi messo in guardia! Sbagliamo tutti, nessuno è perfetto, ma non per questo... non per questo vogliamo che tu te ne vada!»
«Ma se ti ho fatto stare così male-»
«Mi hai fatto anche stare bene!» sbottò Yoichi. Shiho sobbalzò, vedendo ancora i suoi occhi diventare lucidi, come se fosse ancora sul punto di mettersi a piangere. «È... È tutto un casino, e penso che dovrò lavorarci su, ma... ma se va bene essere un po' egoisti, Shiho... se per te va davvero bene che sia un po' egoista... allora voglio che tu rimanga qui con noi. Che rimedi a quello che hai fatto di sbagliato... ti spieghi con Yuu e diventi un capo migliore... So che lo puoi fare. Come tu... pensi che io abbia la forza per fare quello che voglio e che dovrei credere di più in me stesso... anche io penso lo stesso di te.». Shiho lo fissò, stordito, mentre lui abbassava gli occhi e ricominciava a piangere. «Per favore... rimani qui. Almeno provaci...! Non voglio perdere un'altra volta la mia famiglia...!»
Shiho si sentì sussultare sul posto – e in quel momento Yoichi, pur piangendo copiosamente, in qualche modo riuscì ad afferrargli la mano e a stringerla nella sua.
Lo tenne tremando, come se non avesse forze ma al contempo non volesse lasciarlo andare; tanto che, dopo qualche momento, Shiho strinse la mano sulla sua e la avvolse tra le proprie dita.
Yoichi lo considerava la sua famiglia. O almeno, parte di essa.
E in quanto tale... non voleva che se ne andasse.
Shiho si morse il labbro, mentre sentiva gli occhi che gli pizzicavano.
Nemmeno lui voleva. Nemmeno lui voleva andarsene.
Gli sarebbero mancati. Gli sarebbe mancata la famiglia che l'aveva scelto, e che gli voleva bene. E cui lui voleva bene.
Gli sarebbe mancato Yuu. Gli sarebbero mancate Shinoa e Mitsuba. Gli sarebbe mancato soprattutto Yoichi.
Forse era la cosa migliore, o forse era la cosa più facile...
Ma non voleva andarsene. Non sapeva nemmeno dove sarebbe andato, da solo. Che fine avrebbe fatto. Che fine avrebbero fatto loro... e non voleva non avere la possibilità di scoprire cos'avrebbero fatto loro.
Voleva rimanere lì... Rimediare a tutto quello che aveva fatto. Stare assieme a loro.
Erano l'unica famiglia che aveva. E l'unica che voleva avere.
Gli strinse di più la mano, e si rese conto che un paio di lacrime gli stavano già scendendo dagli occhi. Ma non importava: da Yoichi poteva farsi vedere così.
Si chinò in ginocchio accanto al letto, mentre Yoichi lo scrutava in effetti esterrefatto da quello che stava vedendo. Shiho sospirò e appoggiò le loro mani sulla coperta del letto, e guardò il motivo scozzese dell'oggetto per qualche momento.
«Perché io?» domandò. «Perché... vi va così bene che io sia l'Alpha, e di fare parte del mio branco? Makoto sarebbe mille volte meglio di me, e avreste più compagni...»
Yoichi lo scrutò per un secondo; sulla propria testa Shiho riuscì quasi a percepire la sua sorpresa, per quella domanda.
«Perché sei più gentile di quanto pensi, Shiho.» rispose poi con tono dolce. «E ci fai stare bene.»
Shiho sorrise lievemente, e nel mentre sentì gli occhi esplodergli in mille lacrime mentre continuava a tenere lo sguardo basso. Si coprì la bocca con il dorso di una mano e pianse in silenzio per la commozione, e per lasciare andare un po' l'agitazione accumulata in quei giorni.
Yoichi, nel mentre, gli accarezzò gentilmente l'interno della mano e la parte del dorso cui riusciva ad arrivare con le dita.
«Va bene anche se non stiamo insieme.» lo sentì dire a bassa voce. «Voglio solo... che tu ti dia un'altra possibilità, Shiho.»
Shiho sorrise lievemente in mezzo alle lacrime. «Parli come se non fossi un ragazzo, alle volte...»
Sentì Yoichi sorridere a propria volta. «Anche tu...»
Shiho sorrise, e annuì. «È vero...» considerò. Gli strinse di più la mano, per sentirlo più vicino a sé.
Non voleva perderlo. Non voleva mai più rischiare di perderlo.
Chiuse gli occhi mentre, ancora piangendo, assaporava il dolce calore emanato dalla pelle di Yoichi, e il suo profumo di pulito.
«Va bene.» concluse con un sospiro. «Va bene... Mi darò un'altra possibilità. Dattela anche tu, però.»
Yoichi gli strinse la mano di rimando. Rimase per un attimo in silenzio, come se pensasse a cosa dire.
«Va bene.» disse solo alla fine, a bassa voce. «Diamocela tutti e due.»
Shiho annuì. E in quel momento, fu del tutto consapevole di essere grato al mondo intero per avergli fatto incontrare Yoichi e il resto della sua famiglia.




Era l'alba inoltrata, quando Guren, Shinya e Yuuichiro riuscirono a vedere la loro destinazione.
Il loro arrivo fu accolto da Shinoa che, appiccicata al cancello della villetta degli Amane, si mise ad agitare la mano in segno di saluto appena li vide svoltare l'angolo. Di fianco a lei, Mitsuba corse in casa non appena li vide, per avvisare gli altri.
Guren sentì un lieve movimento sopra le proprie spalle, su cui ancora stava portando Mikaela. E concluse che, considerando l'orda di persone che avrebbero accolto Yuuichiro non appena fosse arrivato a casa e al contempo non avrebbero visto di buon occhio la sua presenza lì, fosse il caso di intraprendere due strade diverse.
«Shinya.» richiamò il compagno, che stava camminando tra lui e il ragazzo. «Io porto Mikaela a casa sua. Di' a Makoto che ha bisogno di un controllo.»
Shinya non fece nemmeno in tempo a rispondergli, che Yuu emise un'esclamazione sorpresa.
«A casa?» domandò, sporgendosi verso di lui e ignorando del tutto Shinoa che lo salutava. «Non è meglio lasciarlo a casa mia finché non si riprende?»
Guren percepì Shinya accanto a lui voltarsi sorpreso verso il moccioso, e sospirò.
«A parte che credo che nel tuo letto ci sia ancora Yoichi...» rispose, lanciandogli un'occhiata. «Credo che alcuni, tipo i tuoi genitori, o il tuo branco, non vedrebbero di buon occhio la presenza di Mikaela a casa tua.»
Lo vide esitare, colto apparentemente alla sprovvista.
«Senza contare che non è proprio nelle condizioni di non essere sbranato, al momento.» aggiunse Shinya per enfatizzare il concetto.
«Non lascerei mai che qualcuno lo sbrani!» esclamò Yuuichiro.
«No, certo che no. In ogni caso, penso che l'idea di Guren di portare a casa Mika sia meglio: eviterebbe tensioni e disagi, sai.» considerò Shinya, scrollando le spalle. «Anche a lui, quando si sveglierà.»
Con quella frase, Shinya soppresse ogni possibile rimostranza da parte del ragazzo, che boccheggiò solo per un istante prima di chiudere la bocca e lanciare una lunga occhiata a Mikaela.
Pareva un po' dispiaciuto. Come se si aspettasse qualcosa di diverso. Come se volesse parlare con lui, o anche solo vederlo svegliarsi. Come se fosse confuso da quella prospettiva di non poterlo ospitare a casa propria.
Come se fosse arrabbiato con lui, ma alla fine non così tanto e, invece, avesse più che altro sentimenti contrastanti nei suoi riguardi.
Non riuscì a esprimere nessuna di quelle sensazioni, però. Una voce acuta lo fece sobbalzare.
«Yuuichiro!»
Yuuichiro voltò la testa di scatto, e Guren fece altrettanto; appena in tempo per vedere un tornado dai capelli neri quasi travolgere Shinya e buttarsi addosso al ragazzo. Seguita a ruota da quello che i suoi occhi riuscirono a identificare come un uomo che si gettò addosso agli altri due.
«Yuuichiro!» esclamò ancora quella che Guren non faticò a riconoscere come la signora Amane. Sorrise e si scostò lievemente, lasciando che i genitori del ragazzo si godessero il momento di aver ritrovato il figlio praticamente sano e salvo, e potessero abbracciarlo e baciarlo quanto volessero.
Anche lui avrebbe fatto lo stesso, se Shinoa si fosse trovata in quella situazione. Forse l'avrebbe pure stritolata.
Non aveva in effetti mai pensato alla possibilità che Shinoa sparisse o venisse rapita a quella maniera, rischiando di correre dei seri pericoli. Un po' perché la loro vita era sempre stata costellata di pericoli in un modo o nell'altro, un po' perché Shinoa non era Yuuichiro: se qualcuno l'avesse rapita, sarebbe stato probabilmente perché lei lo voleva per qualche ragione. A meno che non si trattasse di Ferid: in quel caso sarebbe stato uno scontro di intenti che probabilmente Ferid avrebbe vinto solo perché era più vecchio.
No, non gli era mai capitato di pensare che Shinoa potesse essere rapita o sparire a quella maniera.
Ma gli era capitato di trovarsi nella stessa situazione, più di vent'anni prima. A guardare una scena simile, da una posizione ben peggiore.
Strinse le labbra, mentre di nuovo percorreva quella stanza buia in quella casa distrutta e disabitata, e trovava una bambina piccolissima a terra da sola. Mentre rivedeva di nuovo, davanti a sé, l'espressione furiosa e assieme disperata di Mahiru mentre cercava di aggredirlo.
L'aveva fatto per il bene di Shinoa. Solo per quello.
Eppure... Mahiru si era vista di colpo la propria bambina portata via. L'aveva lasciata in quella casa, e quando era tornata non l'aveva più vista. Non aveva saputo dove fosse, per mesi.
Lui l'aveva fatto per il bene di Shinoa, ma...
La stretta allo stomaco che stava provando si allentò appena sentì la mano di Shinya che si appoggiava gentilmente sul suo avambraccio. Sobbalzò, e voltò lo sguardo verso di lui – ma non fece in tempo a incontrare i suoi occhi, che quelli di Shinoa si posero nel suo campo visivo e lo fecero fermare.
Li stava osservando attenta. Forse anche un pochino preoccupata, dato che i suoi occhi erano fissi su Mikaela.
«Cos'è successo?» domandò.
Guren storse le labbra in una lieve smorfia, e sospirò. «A conti fatti, sembra che avessi ragione.» disse. «Il vero obiettivo di Ferid era lui.»
Shinoa strinse le labbra e sbirciò di più il ragazzo sulle sue spalle. «Ma conciarlo così...?»
«Era anche il suo compleanno, tanto per rendere il tutto più divertente.» aggiunse Shinya con tono amaro.
Guren sollevò lo sguardo a osservare la famiglia di Yuuichiro che si stringeva attorno a lui, felice per il suo ritorno: ai suoi genitori si erano aggiunti il suo Alpha, Makoto, Gekkouin, il suo cane, Mitsuba. L'unico che non ce l'aveva fatta, forse perché era ancora troppo debole, era il ragazzino Omega che era stato malamente pestato da Crowley.
Nessuno pareva curarsi troppo del fatto che Mikaela fosse, invece, privo di sensi sulle sue spalle. Forse per la rabbia che nutrivano per lui, forse perché pensavano si meritasse di stare così; forse perché, semplicemente, il ragazzino non era uno dei buoni per loro. Tutt'altro, era praticamente uno dei cattivi; e in quanto tale, era solo e non si meritava che qualcuno si preoccupasse troppo per lui, dopo quello che aveva fatto.
Si chiese, inevitabilmente, da quale parte della linea stessero invece lui, Shinoa e Shinya, che parevano gli unici che si fossero un po' preoccupati del suo stato di salute.
Ma probabilmente, era solo una zona grigia in cui loro non erano né i buoni, né i cattivi. Shinoa aveva ordito tutta quella trama: l'aveva fatto a fin di bene, ma aveva comunque tradito un suo amico. Shinya, tra loro tre, era quello più vicino alla parte dei buoni: non aveva fatto nulla di così grave come avevano fatto loro due. Anzi, Guren l'aveva sempre visto come la parte migliore di sé, fin dal primo momento in cui si erano conosciuti – sin da quando aveva capito che, se Shinoa era stata la sua ragione di vita per vent'anni, Shinya era stato quello che l'aveva spinto a non cedere all'oscurità più completa di sé stesso e, anzi, a cercare di essere costantemente una persona migliore di quello che era.
Shinya era la sua luce. Tanto quanto Yuuichiro era la luce di tutte quelle persone.
Mikaela, al contrario, stava nella zona d'ombra in cui lui era stato per tanto tempo. Se fosse stato sveglio in quel momento, probabilmente avrebbe pensato la stessa cosa che aveva pensato lui a proprio tempo: l'attenzione di una sola persona era già tanto... troppo, rispetto a quello che meritava.
Sospirò, e lanciò un'occhiata a Shinya. «Porto Mikaela a casa sua. Ci pensi tu, ad avvisare Mak-»
Si bloccò all'istante, quando sentì il braccio del ragazzo stringerlo al petto, nonostante fino a poco prima penzolasse inerte. Si voltò lievemente verso la spalla su cui era appoggiata la sua testa, giusto per sentirlo mormorare una breve frase con un tono di voce bassissimo.
«Un attimo... solo...»
Guren rimase fermo, e aspettò. Non seppe nemmeno cosa, ma attese che Mikaela facesse quello che doveva fare.
Lo intuì, però. Il respiro del ragazzo era debole e rantolante, come se stesse soffrendo senza darlo troppo a vedere. E la testa si era mossa lievemente, per voltarsi in direzione del nugolo di persone che circondavano Yuuichiro.
Guren scrutò nella stessa direzione, e con la coda dell'occhio captò Shinya e Shinoa fare lo stesso senza dire una parola. Mikaela stesso rimase in silenzio, forse a guardare le persone che circondavano quel ragazzo, forse a contemplare quella realtà così diversa da quella che sarebbe spettata a lui.
Quella realtà in cui solamente due occhi verdi si voltarono a guardarlo.
Guren trattenne per un momento il fiato, e comprese immediatamente che Mikaela non stesse guardando niente di quello che aveva pensato potesse guardare in quel momento.
Era la stessa cosa che gli era successa e gli succedeva ancora con Shinya.
Mikaela non aveva occhi per chi circondava Yuuichiro. Stava guardando solamente lui.
E Yuuichiro stava facendo altrettanto. Dopo aver guardato tutti gli altri per un momento, si stava prendendo un attimo più lungo per osservare Mikaela negli occhi.
Guren vide la confusione, nella sua espressione. La preoccupazione, e insieme un po' di timore. Come se non potesse non pensare a ciò che Mikaela era ed era stato, e al contempo non volesse perderlo di vista.
E poi, pian piano, lo vide sgranare gli occhi in preda a qualcosa che troppo velocemente passò dalla sorpresa a qualcosa di simile alla disperazione. Proprio mentre gli altri, attorno a lui, si fermavano e si voltavano nella direzione in cui lui stava guardando con tanta insistenza. Proprio mentre Mikaela voltava la testa di nuovo, e gli parlava all'orecchio dicendogli un flebile "andiamo". Proprio mentre Guren sentiva la punta fredda del suo naso contro il collo.
Vide Yuuichiro esitare. Allungare una mano a metà nell'aria, e aprire la bocca. Come se volesse parlare e fermarli e, assieme, non volesse farlo. O non potesse.
Vide i suoi occhi verdi cercare i suoi, come se chiamassero aiuto. Come se cercassero qualcuno che gli dicesse cosa fare, qualcuno di più grande, qualcuno che capiva la situazione e riusciva ad agire più lucidamente di lui, in preda alla confusione e allo sconforto.
Quello non era un lupo pericoloso e aggressivo.
Yuuichiro Amane era solamente un cucciolo, in gran parte umano e con un pizzico di lupo dentro di sé, smarrito in quel gran caos che erano i suoi sentimenti in quel momento.
E lui ci era passato. Ci era passato tante volte.
Guren sospirò, e cercò per un momento le parole giuste da dire per fargli capire che poteva fare qualcosa. Non necessariamente in quel momento.
Non fu difficile. Scivolò con gli occhi fino a Makoto, che li stava guardando preoccupato.
«Appena hai finito, Mikaela ha bisogno di qualche cura. È piuttosto malmesso; non credo riuscirà a muoversi decentemente per qualche giorno.»
Sentì il braccio di Mikaela che, da inerte qual era stato fino a quel momento, rabbrividiva lievemente contro il suo petto. Vide, dall'altra parte, gli occhi di Yuuichiro sgranarsi, in preda a qualcosa cui Guren dette facilmente il nome di speranza.
Sorrise lievemente, e sospirò. Aveva avuto anche lui bisogno di qualcuno che gli desse una seconda possibilità quando non se l'era data lui, perché non aveva nemmeno avuto il coraggio di chiederla a sé stesso.
C'era da sperare che quei due ora la usassero adeguatamente.
«Va bene. Vengo subito, do solo un'ultima controllata a Yoichi.» replicò Makoto con fare diplomatico. Era ovvio: non poteva certo abbandonare lì tutti di punto in bianco e venire a controllare Mikaela. Era verosimile che tutti fossero in dubbio riguardo a lui, e probabilmente i signori Amane volevano che prima il ragazzo controllasse il figlio.
Forse. O forse no, dipendeva da quanto ce l'avessero con lui per il casino in cui aveva coinvolto Yuuichiro.
«Lo porto a casa sua.» fece, lanciando un'ultima occhiata a tutti e poi voltandosi verso Shinya.
«Ce la fai a portarlo?» gli chiese lui, come Guren aveva supposto che avrebbe fatto. «Hai bisogno di una mano? Sei sicuro di voler andare solo tu?»
Guren per conto proprio sorrise, e scosse la testa. Shinya lo conosceva anche troppo bene, ormai.
«Rimani qui.» rispose. «Ci sarà bisogno di qualcuno che spieghi cosa sia successo, a parte Yuuichiro. Ci troviamo a casa appena sono sicuro che lui stia abbastanza bene. Tranquillo, non crollo per strada.» gli assicurò, facendo un cenno con la testa verso Mikaela.
Shinya esitò solo per un momento, mentre lo guardava ancora negli occhi; poi sorrise lievemente a propria volta e annuì. Gli batté lievemente la mano sull'avambraccio e poi si scostò da lui assieme a Shinoa, che li stava guardando in una maniera preoccupata che Guren le aveva visto poche volte in viso.
Lanciò un'ultima occhiata a loro due, e riservò un ultimo sguardo a Yuuichiro. Lo vide preoccupato e insieme abbastanza tranquillo; forse perché sapeva che Mikaela era in mani sicure, o forse perché ora aveva un'altra possibilità.
Poi, si voltò e prese in silenzio la strada che portava verso l'abitazione di Mikaela. Shinoa gli aveva spiegato dov'era: non avrebbe avuto difficoltà a trovarla.
Nessuno tentò di fermarli. Nessuno corse loro dietro, e nessuno disse nulla.
Era comprensibile. Lo sapeva: in quel momento erano in un misto di rabbia e imbarazzo. Quello che era tornato messo peggio da quel salvataggio era stato proprio quello che aveva tentato di uccidere la persona cui volevano così bene. Ma messi davanti alla possibilità che morisse sul serio, nessuno di loro aveva davvero sperato che succedesse; al contempo, però, erano ancora troppo furiosi con lui per quello che era successo a Yuuichiro, perché riuscissero anche a preoccuparsi per lui con l'affetto di una famiglia.
Era normale. Lo sapeva, che probabilmente sarebbe andata così.
...Eppure, tutto quello lo faceva incazzare lo stesso.
Quello che aveva sulla schiena era un ragazzino che per anni aveva probabilmente subìto maltrattamenti e abusi psicologici da parte di quello psicopatico di Ferid. Era solo un moccioso che, quando si era reso conto di quello che aveva fatto – quando tutte le certezze della sua vita gli erano crollate davanti come un castello di carte – non aveva trovato altra soluzione se non quella di salvare il salvabile anche a costo della propria, di vita.
Glielo aveva visto negli occhi, quando Crowley l'aveva pestato a quella maniera: gli bastava che Yuuichiro tornasse a casa vivo. Della sua vita non gli importava più nulla: non aveva una direzione, non sapeva dove andare e cosa farne.
Si era sempre comportato nella maniera che riteneva più giusta, quella che pensava essere giusta viste le proprie esperienze personali. E da quello che sapeva Guren era anche stato attento a non esagerare, almeno fino a un certo punto: si era controllato, aveva ragionato e aveva cercato di fare del proprio meglio, quando qualcun altro nella sua situazione forse avrebbe fatto molto di peggio.
Quello che lui aveva visto era stato un ragazzino solo, che nonostante gli esempi avuti stava facendo del proprio meglio per essere una persona più integerrima possibile.
Ma l'aveva visto solo lui. Solamente lui aveva idea di quella solitudine in cui Mikaela doveva essere stato, e solamente lui poteva avere un'idea, peraltro limitata, di quello che doveva aver passato con Ferid e Crowley.
Nessun altro l'aveva.
Ma possibile... possibile che vedessero sempre e solo quello?
Possibile che vedessero tutti solamente quella parte? Possibile che nessuno avesse visto, almeno in quel momento, un ragazzino ferito e privo di sensi che aveva bisogno di una casa in cui riprendersi? Possibile che nessuno a parte Yuuichiro, lì in mezzo, si fosse mosso solamente in virtù di quello? Possibile che fossero rimasti tutti solo fermi a guardare, solo per la rabbia e il timore che provavano nei suoi confronti?
Era solo lui il cattivo?
Erano solo loro, i cattivi?
«In realtà...»
Guren sobbalzò di colpo – la voce di Mikaela lo riportò improvvisamente alla realtà, e gli fece prendere di nuovo coscienza del perché Shinya avesse cercato di insistere un po' per venire con lui e fargli compagnia.
Shinya lo conosceva bene. Sapeva cosa provava.
Sapeva che si sarebbe arrabbiato.
E dopo quella battaglia contro Crowley e Ferid, il suo spirito era ancora vacillante: in quello stato, sarebbe stato più facile che il Namanari prendesse il controllo del suo corpo – e chissà cosa sarebbe potuto succedere, allora.
Ringraziò mentalmente un paio di divinità shintoiste di cui ancora ricordava l'esistenza per aver evitato che quello accadesse tramite la voce di Mikaela, e sospirò prima di tornare a prestare attenzione alla voce del ragazzo.
«Cosa?» domandò, per dimostrargli che gli stava dando ascolto.
Mikaela respirò ancora a fatica per un momento, come per prendere fiato per parlare. «Tendo... a riprendermi... più in fretta del... normale...» disse ancora con voce flebile.
Guren aggrottò le sopracciglia. «L'effetto degli allenamenti di Crowley e Ferid?»
Lo sentì stringersi lievemente nelle spalle, per quello che la posizione e le forze gli permettevano. «Forse...» biascicò.
Guren sospirò. In fin dei conti, era plausibile; e Crowley stesso aveva assicurato loro, poco prima che se ne andassero, di non averlo colpito in punti vitali. Non aveva mai avuto davvero intenzione di ucciderlo, anche se era sembrato terribilmente serio nel volerlo fare. Quindi sì, forse gli aveva incrinato un paio di costole, forse l'aveva picchiato più forte del solito, ma nulla che mettesse davvero in pericolo la sua vita.
«Da quello che ho visto in quella casa, però,» considerò dopo qualche secondo di silenzio, «credo che tu abbia bisogno di prenderti una pausa da tutto e riconsiderare un po' di cose.»
Mikaela rimase in silenzio per qualche momento. «Non c'è... molto da pensare...» mormorò contro il suo collo.
«Ne sei sicuro?» replicò Guren. «Perché mi sembra che tu abbia mandato a puttane il nostro piano e, pur di evitare che chiunque di noi si facesse qualcosa, eri disposto a morire solamente tu. Eri davvero disposto a morire. Dimmi se ho visto male, sono disposto a ricredermi.»
Lo sentì sussultare sulle sue spalle, ma solo lievemente; era come se la cosa non lo toccasse più di tanto.
«Se fosse... stato necessario... sì.» disse lui debolmente, ma con tono definitivo.
Guren rimase zitto per qualche momento.
Avrebbe voluto dirgli che non aveva praticamente reagito a Crowley che lo pestava.
Avrebbe voluto dirgli che quel suo buttarsi a capofitto in quella situazione equivaleva a un suicidio.
Avrebbe voluto dirgli che anche solo cercare Yuuichiro in quelle condizioni metereologiche, senza mangiare e riposare adeguatamente, era un mettersi a rischio non davvero necessario, e che non avrebbe giovato a nessuno in quella situazione.
Ma sospirò, e non disse nulla di tutto quello che stava pensando. In quel momento, quello che aveva sulle spalle era un ragazzino ferito e fragile, fisicamente e mentalmente; rimproverarlo su quello che era stato non avrebbe giovato a nessuno, specialmente non a lui.
«Ma non è successo.» disse piano. «Quindi dovrai trovare qualcosa per cui valga la pena non morire
Lo sentì rabbrividire solamente per un secondo, quasi stancamente. Il silenzio in cui Mikaela rimase per qualche minuto fu rotto solamente dai suoi stivali che premevano pesantemente sull'asfalto delle strade, a quell'ora del mattino totalmente vuote.
«Come faccio...?» lo sentì mormorare mentre stava svoltando un angolo. «Non mi sembra... ci sia nulla...»
Guren ponderò per un momento la risposta da dargli. Poi sospirò, e rilassò le spalle.
Ci era passato anche lui. E anche lui aveva avuto un aiuto... quindi ora era il caso di far girare il karma e darlo al ragazzino.
«Prenditi un po' di tempo. Non solo quello che ti serve per riprenderti fisicamente.» gli disse.
Fece una piccola pausa, per scegliere accuratamente le parole giuste. E sorrise, mentre pensava allo sguardo sollevato di Yuuichiro, che si era illuminato di una luce diversa non appena aveva pensato di avere la possibilità di fare qualcosa in più.
«Prenditi il tempo necessario...» mormorò alla fine; sperò che Mikaela fosse ancora sveglio e lo stesse ascoltando, «...a darti un'altra possibilità.»
Il ragazzo non rispose, e Guren non fu in grado di capire se si fosse addormentato o fosse ancora cosciente.
Ma mentre lo portava a casa, sperò con tutto sé stesso che riuscisse a mettere in pratica quel consiglio.

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