Shiho tamburellò con le dita sul banco, mentre aspettava l'inizio delle lezioni.
Si sentiva stanco, ed era uno dei tanti giorni in cui avrebbe sinceramente preferito stare a casa invece che lì a scuola: gli girava la testa, era di cattivo umore, ogni rumore un po' troppo forte rischiava di irritarlo, ed era assolutamente convinto di essere troppo in disordine rispetto al solito – la qual cosa lo faceva alterare in maniera non del tutto irrilevante, dato che gli piaceva essere a posto e ben curato quando era a scuola.
Ma poteva farci poco: erano settimane che continuava a svegliarsi la notte, che faceva sogni poco tranquilli di cui non ricordava nulla al risveglio, e che si svegliava poco riposato e sempre più stanco man mano che passavano i giorni.
Era successo tutto da quando erano tornati da quella stupida vacanza organizzata da Shinoa: dopo quella notte, Yoichi aveva preso a rivolgergli pochissimo la parola – giusto per lo stretto indispensabile, a volte nemmeno per quello – e aveva iniziato a dormire sul divano, come aveva fatto nelle prime settimane che aveva passato a casa sua quando era arrivato da una strada. Shiho era sicuro che Yoichi fosse comunque comodo a dormire lì, dato che l'aveva fatto in posti ben peggiori e molto meno al sicuro; ma per qualche ragione ogni volta che si svegliava pensava che sarebbe stato meglio che tutto quello che era successo non fosse mai successo, e che Yoichi rimanesse a dormire accanto a lui, senza necessariamente fare sesso.
Spesso, in quello stato di stordimento che interrompeva un sogno prima che ne iniziasse un altro, Shiho si sorprendeva a pensare che, se Yoichi avesse voluto piangere, sul divano avrebbe potuto farlo senza farsi vedere da lui. Che se si fosse costantemente svegliato in preda ai brutti sogni, Shiho non avrebbe potuto vederlo. Che se avesse avuto bisogno di un qualsiasi aiuto per qualsiasi cosa, non gliel'avrebbe fatto sapere.
Lo stava allontanando, e lui non riusciva a fare nulla.
Era frustrante: Yoichi parlava pochissimo, e Shiho avrebbe voluto affrontare il discorso di quella sera con calma in modo da chiarirsi e fargli capire che avrebbe potuto rimanere lì nonostante i sentimenti che provava per lui, che avrebbe potuto contare su di lui anche se non sarebbero stati insieme, che rimanevano comunque una famiglia e che avrebbero potuto risolvere quella questione parlandone per quello che riuscivano; ma non ne era stato capace, perché Yoichi non lo guardava praticamente mai in faccia e lui non era mai riuscito a trovare un momento giusto per parlargli di quella questione apertamente.
Così, erano andati avanti; Yoichi si era fatto sempre più scostante e laconico, Shiho sempre più irritato e stanco, al punto che avevano raggiunto una specie di equilibrio in cui in qualche maniera riuscivano a parlarsi solo per lo stretto indispensabile, spesso con frasi brevissime e concise all'osso, e a considerarla quasi una cosa normale... o quantomeno a farla sembrare tale.
Era estremamente frustrante, e non aveva idea di come uscirne.
Aveva anche pensato di chiedere consiglio a Yuuichiro, dato che forse Yoichi con lui si sarebbe confidato; ma aveva desistito quando Amane aveva annusato la situazione a casa loro e aveva invitato Yoichi a casa propria per qualche giorno, senza che quest'ultimo parlasse minimamente di ciò che gli passava per la testa nemmeno a lui. Yuuichiro non era riuscito a cavare un ragno dal buco nemmeno tentando continuamente di chiedergli cosa non andasse di preciso, e neanche i suoi genitori avevano avuto risultati migliori.
L'unica soluzione rimanente era chiedere a Shinoa, ma non sapeva bene cosa avrebbe potuto aspettarsi da lei.
Certo, avrebbe anche potuto affrontare la situazione di petto; ma aveva la fortissima sensazione che se l'avesse fatto di nuovo Yoichi si sarebbe definitivamente spezzato e sarebbe scappato da casa sua fino a non farsi più trovare.
Non riusciva a pensarlo in pericolo.
Specialmente non voleva che ci finisse a causa sua.
La cosa migliore probabilmente era cercare di risolvere il tutto per vie traverse.
E anche se chiedere aiuto a Shinoa era qualcosa che avrebbe voluto evitare, lo avrebbe fatto: voleva che tutti i membri del suo branco fossero tranquilli e sereni, che sentissero di poter stare in una famiglia vera e propria senza essere fuori posto.
Quello valeva più di tutto il resto.
C'era sicuramente anche il fattore di non volersi sentire responsabile della sofferenza di qualcuno, specie se quello era Yoichi che, nonostante tutto il contorno, era un membro importante della sua famiglia e cui era molto affezionato – per quanto forse lo dimostrasse male, a detta di Yuuichiro.
Ma quello era, appunto, un fattore secondario. Il principale era di non far sentire a disagio nessuno. Erano un branco piccolo, ma proprio per quello voleva che fossero capaci di funzionare.
Sospirò molto lievemente e senza farsi sentire, mentre si alzava in piedi per il saluto mattutino al professore responsabile della classe[1]. Avrebbe dovuto pensare attentamente a cosa chiedere a Shinoa, in modo da carpire informazioni. C'era da dire che in quello era sicuramente bravissima, e Yoichi nella grotta al mare pareva fidarsi di lei... quindi forse sarebbe riuscita nell'intento.
Ascoltò distrattamente il professore annunciare che da quel giorno avrebbero avuto un nuovo compagno di classe, e altrettanto superficialmente passò lo sguardo sul ragazzo alto e muscoloso al suo fianco, che pareva stare lievemente stretto nella divisa scolastica – probabilmente aveva preso una taglia giusta per mettere in mostra i muscoli ma non troppo. E a giudicare dai capelli tinti di un rosso fiammante e dagli orecchini che portava appesi un po' su tutto il padiglione auricolare, senza apparentemente farsi mancare nemmeno un tatuaggio quasi del tutto nascosto sotto la manica sinistra della camicia estiva, pareva un aspirante teppista bello e buono.
Sospirò impercettibilmente mentre lo scrutava senza dargli troppa attenzione e si concentrò a riflettere su come affrontare la questione Yoichi con Shinoa, mentre lui si presentava in maniera stranamente affabile alla classe e dava la parvenza di un tipo simpatico e alla mano nonostante l'aspetto poco raccomandabile.
La sua considerazione si fece lievemente più viva quando vide una mano svettare nell'aria alla fine della presentazione.
«Scusa... Non hai detto come ti chiami.»
Shiho ridacchiò sotto i baffi a quella mancanza, e sentì un piccolo brusio divertito anche dai suoi compagni di classe; allora non era minaccioso, voleva solamente sembrarlo. In realtà probabilmente era piuttosto scemo.
«Ah, già, giusto!» esclamò lui ridacchiando divertito e, sembrava, per nulla toccato dalle risatine di scherno che doveva sicuramente aver sentito provenire dai banchi. «Scusate, mi sono fatto prendere la mano dal resto...!» aggiunse, e si voltò verso la lavagna per prendere il gesso e scrivere gli ideogrammi del proprio nome.
Shiho sbatté le palpebre, mentre guardava i primi caratteri venire tratteggiati sulla superficie nera. Gli sembrava di averli già visti, ma non ricordava esattamente dove.
«Il mio nome...» disse il ragazzo, dando un colpetto secco col gesso accanto alla scritta una volta che ebbe finito, e voltandosi con un sorriso soddisfatto verso la classe. «...è Gekkouin Saotome. Piacere di conoscervi.»
Shiho sbarrò gli occhi e si irrigidì sul posto, mentre gli occhi scurissimi del ragazzo scorrevano sulla classe e non si soffermavano su nessuno in particolare.
Udì indistintamente il professore invitare quel tizio a sedersi a uno dei posti in fondo alla classe, poco più in là di lui. Lo seguì con lo sguardo mentre lui si avviava tutto baldanzoso e soddisfatto al proprio banco, e appoggiava la cartella a terra per poi sedersi e guardarsi ancora per un attimo intorno.
Lo vide intercettare il suo sguardo, e soffermarsi su di lui per qualche istante che fu sufficiente a Shiho per scrutarlo attentamente.
Saotome.
Quel tizio aveva lo stesso cognome di Yoichi.
Yoichi non veniva da lì... e il suo cognome non era di quella zona.
Quella non era una coincidenza.
Chi diavolo era quello?
Cosa aveva a che fare con Yoichi?
E perché era proprio nella sua classe?
Vide Gekkouin sollevare una mano e salutarlo con fare amichevole, sorridendo affabile.
Quel tipo non aveva nemmeno idea di chi fosse lui per Yoichi.
Shiho trasalì lievemente mentre pensava a quel concetto, e scrutò per qualche istante gli occhi scuri di quel tipo.
Non somigliavano a quelli di Yoichi.
Nulla di quel tipo somigliava a qualcosa di Yoichi.
Eppure, aveva il suo stesso cognome.
Shiho lo osservò ancora mentre lui si voltava verso la lavagna, e ripensò a Yoichi e a tutto il tempo passato a vivere assieme.
Aveva sempre pensato di conoscerlo abbastanza. Non troppo, ma quel tanto che era sufficiente a sapere il suo passato, in modo da capire quello che lui era nel presente. Yoichi per conto proprio era sempre stato molto schivo su quegli argomenti, ma qualcosa gli aveva detto. Shiho pensava che gli avesse detto molto, in realtà.
Fissò ancora Gekkouin per un istante, poi voltò stizzito la testa verso il banco.
Forse non era quello che pensava di essere, per Yoichi.
«Yoooooichiiii!»
Yuu sobbalzò sorpreso e si voltò verso l'ingresso della classe, incuriosito da quell'urlo.
Non fece in tempo a vedere nulla, che un lampo rosso gli saettò davanti.
Quando era finito nel mondo di qualche manga sui ninja...?
Si girò verso Yoichi, andando a cercare con lo sguardo la persona che era sparita dalla porta nella sua direzione.
Davanti a sé trovò Kimizuki, ma con i capelli di un colore più intenso, una statura maggiore, una massa più ampia di muscoli, una divisa che gli calzava alla perfezione, un tatuaggio sulla spalla e niente occhiali, e che per di più stava abbracciando affettuosamente Yoichi come Kimizuki non avrebbe mai fatto in pubblico e specialmente davanti a lui.
Strabuzzò gli occhi, sempre più confuso dalla propria mente. Possibile che avere una possibilità con Mika gli facesse vedere tutto molto più... non poteva dire rosa, perché Kimizuki aveva i capelli rosa, quindi possibile che gli facesse vedere tutto più rosso del necessario?
Yoichi si voltò verso il ragazzo, apparentemente spaesato quanto lui. Sembrava un pochino a disagio, e forse avrebbe potuto fargli pensare a un atto di bullismo nei suoi confronti da parte di un perfetto sconosciuto che osava pure mettersi contro Kimizuki che, tutti lo sapevano, proteggeva Yoichi dai teppisti dato che sembrava un teppista a propria volta, ma quel tipo era così affettuoso che anche se fosse stato un teppista non sembrava voler fare del male a Yoichi.
Se si escludeva l'essere incriminato per eccesso di tenerezza, ovviamente.
Yuu sollevò gli occhi al soffitto, a quell'ennesima considerazione della propria testa.
Doveva smetterla di leggere così tanti manga shojo.[2]
«G-Gekkouin...?!» rantolò Yoichi con voce sorpresa – ma fu il tono più squillante che Yuu avesse sentito negli ultimi tempi. Persino la sua espressione, per un lungo momento, fu sorpresa e timida, viva.
Yuu non aveva idea di chi fosse quel tipo, ma lo ringraziò mentalmente per aver fatto tornare un po' di vita nel ragazzo.
«Proprio io, cucciolotto!»
Certo, gli era grato, ma cosa cavolo stava succedendo ora.
Yuu sbatté le ciglia e alternò confuso lo sguardo tra Yoichi, che pareva imbarazzatissimo e altrettanto disorientato, al fantomatico Gekkouin, che continuava ad abbracciarlo stretto alle spalle e a dondolare contento a destra e a sinistra trascinando con sé Yoichi (e anche lui) in un principio di mal di mare.
Esaminò per un istante la situazione cui stava assistendo: un teppista che sembrava la versione decisa e decisamente più Alpha di Kimizuki stava abbracciando Yoichi, stava dondolando con un'espressione sinceramente felice, e lo stava chiamando "cucciolotto".
Yuu provò a pensare a chi potesse essere quel tipo per l'amico, ma nella sua testa si prospettarono solo possibilità alquanto insensate per qualsiasi persona normale, tipo che fosse una specie di gigolò molto affezionato a lui, o un teppista suo protettore (ma più affettuoso di Kimizuki), o che fosse uno di quei personaggi omosessuali che parevano molto mascolini e virili ma che in realtà si rivelavano essere degli uke molto teneri e affettuosi che amavano i peluche giganti.
Forse quell'ultimo pezzo di descrizione rimandava un po' a lui stesso – ma non era importante ora.
Il punto era che in quel caso Yoichi sarebbe stato la parte attiva. E immaginare Yoichi parte attiva con quel tipo era... quantomeno strano.
Nella sua mente per un attimo comparve la faccia di Shinoa che commentava quanto tutta quella situazione e tutti quei suoi pensieri potessero costruire la trama di una storia estremamente singolare e interessante – talmente tanto che Yuu ne fu spaventato.
Doveva decisamente smettere di leggere i manga shojo. E anche quelli yaoi.
«Aaaaah, mi era mancato il tuo odore!» L'esclamazione di Gekkouin interruppe il filo dei suoi pensieri, e Yuu lo vide affondare con entusiasmo il naso contro il collo di Yoichi e inspirare sonoramente.
Qualunque fosse il rapporto tra quei due – e ormai i dubbi erano sempre meno – Kimizuki non ne sarebbe stato felice.
«Gekkouin, non farlo in mezzo ad altri!» lo rimproverò Yoichi, imbarazzato.
Yuu sgranò gli occhi sempre più sorpreso, sentendo l'amico pronunciare quelle parole: nonostante il palpabile imbarazzo, aveva avuto una decisione che non aveva mai mostrato con nessuno di loro.
Chi diavolo era quello?!
«Per favore.» lo sentì aggiungere più timidamente, tornando lo Yoichi gentile che conosceva.
Gekkouin sollevò il viso e lo guardò negli occhi, i nasi a pochissima distanza.
Per un attimo Yuu temette che Yoichi, in un momento di disagio particolarmente intenso, fosse scappato dalla casa condivisa con Kimizuki e avesse incontrato questo tipo molto appiccicoso eppure molto affettuoso, che sembrava essergli particolarmente affezionato e nel cui affetto Yoichi si era rifugiato per colmare la mancanza data da Kimizuki – in maniera del tutto encomiabile, c'era da dirlo: malgrado l'aspetto da teppista, quel Gekkouin pareva tenere a lui ed essere sinceramente dolce.
Quindi, per un momento, a vederli così vicino e immaginando tutti i retroscena di quel rapporto, temette che si mettessero a limonare davanti a lui, facendolo diventare una sorta di voyeur tipo Shinoa o di terzo incomodo che reggeva la candela – entrambe le possibilità lo intimorivano, ma in particolare la prima.
Subito dopo tuttavia, per qualche ragione, fu anche certo che non lo avrebbero fatto. Lo sguardo curioso e attento con cui Gekkouin stava scrutando Yoichi non aveva nulla di intrinsecamente sessuale; e quello timido ma vivo con cui Yoichi lo stava fissando gli fece intuire che non avesse nessuna intenzione nei suoi confronti che superasse il platonico.
Certo, la frase "non farlo in mezzo ad altri" suonava estremamente ambigua, ma non si poteva avere tutto dalla vita.
«Oh, uffa~» si lamentò lo sconosciuto. «Da piccolo ti piaceva!»
Yuu sussultò e sgranò gli occhi, passando lo sguardo da quel "Gekkouin" a Yoichi, sconcertato. Da piccolo...?
Yoichi dovette intercettare la sua occhiata giusto un po' confusa, perché arrossì molto vistosamente e alzò le mani, agitato.
«Aaaaah, Yuu, non fraintendere!» esclamò. «Non... non è niente di fraintendibile, anche se in effetti quello...» si rivolse a Gekkouin, sempre più in imbarazzo, «...quello che stai dicendo è fraintendibilissimo, Gekkouin! E anche quello che stai facendo!»
«Eeeeh? Ti sto solo abbracciando!» obiettò l'interpellato.
«Siamo due maschi-»
«E quindi?» replicò lui, sollevandosi comunque un po' dalle sue spalle. Era decisamente più alto di Yoichi, forse anche un po' più alto di Kimizuki. «Non posso abbracciare il mio fratellino?»
Yuu sobbalzò, ancora più stupefatto di prima. Yoichi aveva un fratello maggiore.
Non ne aveva idea: la notizia lo colse alla sprovvista. Per un momento, si ricordò di quanto Yoichi fosse stato chiuso con loro e quanto poco avesse detto di sé a chiunque non fosse Kimizuki; e più ci pensava, più quella cosa lo rendeva un po' triste, specie per il fatto che Yoichi sembrava non aver più un grande rapporto di fiducia con Kimizuki e, dato che non parlava di sé con nessuno di loro, era solo. Era una cosa che apparentemente aveva voluto lui e da cui pareva non volersi assolutamente districare, ma Yuu aveva il forte sospetto che non andasse bene nemmeno così e che Yoichi non volesse stare solo, ma non riuscisse nemmeno ad avvicinarsi agli altri. Il motivo non gli era del tutto chiaro – ma gli era chiaro che doveva indagare in qualche modo, perché non sapendolo non avrebbe potuto fare nulla per lui.
Forse era per quello che, per attimo, aveva percepito della gelosia nei confronti di quel nuovo arrivato: si era avvicinato a Yoichi con una naturalezza e una semplicità disarmanti, molto più di quanto Yoichi avesse permesso di fare loro – o di quanto loro si fossero permessi di fare con Yoichi; e forse era proprio questo il segreto di quel Gekkouin.
O forse era il fatto che era suo fratello, e probabilmente Yoichi si sentiva molto a suo agio con lui per un legame che aveva radici ben più lontane di quelle accumulate in due anni con tutti loro.
La cosa lo faceva ingelosire comunque un po', perché Yoichi era sempre stato timido e non si era mai alzato a dire la propria riguardo a sé stesso con nessuno di loro; al massimo lo aveva fatto per difendere Shiho. In quel frangente, invece, Yoichi non aveva avuto remore a rimproverare Gekkouin – era una cosa che non avrebbe mai fatto con nessun altro.
Certo, forse era un po' masochista volersi far rimproverare da un amico... Ma era anche vero che Yoichi, per quanto in imbarazzo, sembrava decisamente a suo agio con suo fratello.
Yuu storse le labbra in una smorfia un po' dispiaciuta giusto per un attimo, ma concluse rapidamente che più che essere geloso di Gekkouin, avrebbe voluto essere come un fratello per Yoichi, e si sarebbe quindi impegnato in quel senso.
Né Gekkouin, né Yoichi ne avevano colpa. Tenere loro il muso non aveva senso.
«Lo so che non te ne ho mai parlato, ma...» azzardò Yoichi timidamente al suo indirizzo, di nuovo con un'espressione dispiaciuta ma comunque di nuovo viva dopo settimane. La sola presenza di Gekkouin doveva fargli bene: forse era quello di cui aveva bisogno in quel momento.
«Eh? Non hai mai parlato di me al tuo amico?» esclamò Gekkouin.
«N-Non ne ho mai avuto l'occasione... e poi non pensavo ti avrei rivisto così presto...»
Gekkouin si espresse in un ghigno divertito, e si staccò definitivamente da lui. «Comprensibile.» commentò senza la minima traccia di rancore. «Ma ho pensato che era il caso di vedere come te la cavavi, e di tornare a scuola e finire gli studi. E poi siamo allo stesso anno: potremo aiutarci con le materie, potrai aiutarmi con le materie!»
Yoichi sgranò gli occhi, apparentemente sorpreso dal fatto che Gekkouin fosse così entusiasta; pareva orgoglioso di suo fratello minore, e a Yuu scappò un sorriso intenerito.
Pareva un teppista, il che avrebbe spiegato perché si era allontanato dalla scuola; ma pareva anche una persona piuttosto affabile. Forse aveva preso semplicemente una brutta strada per un periodo e Yoichi l'aveva spinto a tornare sui propri passi.
Sbatté le ciglia, quando vide Gekkouin allungare una mano verso di lui con fare socievole e un sorriso soddisfatto.
E fu in quel momento, che ebbe occasione di scrutarlo meglio e di valutarlo in maniera più obiettiva, visto che non pensava più che stesse bullando Yoichi o che potesse dargli problemi – o anche, visto che ora non urlava il nome del suo amico e non gli saettava davanti in perfetto stile ninja.
Ora lo vedeva benissimo, e in effetti lui e Yoichi si somigliavano pochissimo.
Mentre Yoichi era tenero e adorabile, Gekkouin era gnocco: aveva l'atteggiamento di una persona sicura di sé, che sapeva di avere delle potenzialità perlomeno dal punto di vista estetico-prestante-probabilmente-anche-sessuale e si comportava di conseguenza. La stretta di mano che gli diede era ferma e decisa; il sorriso era di una persona forte su cui si poteva fare affidamento. Ed esteticamente era decisamente... appetibile.
Certo, era tutta una cosa assolutamente, categoricamente e inderogabilmente obiettiva.
Yuu deglutì a vuoto mentre scioglievano l'intreccio delle mani e lo guardava negli occhi; era perdutamente innamorato di Mikaela, quello era poco ma sicuro, perciò perché per un momento si era sentito attratto da quel tipo? Probabilmente era per via del suo carisma. Probabilmente era perché se non ci fosse stato Mika un pensiero ce l'avrebbe fatto. Ma aveva Mika.
«Gekkouin Saotome.» disse Gekkouin, fermando il treno dei suoi pensieri che rischiava di deragliare pericolosamente. Era attratto solo da Mika e voleva solo Mika. Ma non poteva negare che lui fosse gnocco, così come la sua voce. «E tu sei...?»
«Ah...! Yuuichiro Amane!» si presentò al volo, quasi in automatico. «Sono... un amico di Yoichi...»
Si voltò verso di lui, per un attimo colto dal dubbio di non essere ritenuto un suo amico – ma lo vide assumere un'espressione sorpresa e imbarazzata solamente per un attimo, e poi sorridere timidamente come a volerlo ringraziare.
«Se è un tuo amico, è anche un mio amico, Yoichi.» fece Gekkouin.
Yoichi ridacchiò. «Yuu è un po' amico di tutti, quindi gli farà piacere avere un amico in più.» commentò.
Yuu sbatté le palpebre, sorpreso. Ebbe per un momento la sensazione che qualcosa non andasse in quella frase, ma non capiva cosa...
«Aman- oh.»
Yuu si voltò di scatto verso la porta, stavolta molto più rapidamente di prima – ma non ce n'era bisogno: Mika rimase lì sull'uscio a scrutarli, visibilmente sorpreso dalla nuova presenza che vedeva assieme a loro.
Brillava come sempre.
Yuu provò per un attimo un moto di sollievo a vedere che i propri sentimenti per Mika erano ancora immutati e che continuava a vederlo come l'essere umano più bello (ed eccitante) che avesse mai avuto l'occasione di incontrare. Certo, Gekkouin aveva del fascino e un aspetto piacevole, era innegabile; ma Mika era letteralmente perfetto.
L'esaltazione scemò per un momento quando si accorse che i suoi occhi azzurri non stavano guardando lui – li seguì, sorpreso e curioso insieme.
Gekkouin.
Yuu sbatté le ciglia, mentre scrutava il nuovo arrivato.
Tornò immediatamente a voltarsi verso Mika, confuso.
Mikaela stava guardando Gekkouin.
Nel momento immediatamente successivo al suo voltarsi Mika dovette cogliere il suo movimento, perché spostò lo sguardo dal fratello di Yoichi a lui – ma Yuu lo scrutò per un secondo, confuso e spaesato da quella scoperta.
Non doveva ingelosirsi subito.
Probabilmente Mika era stato catturato per un attimo dal nuovo tipo che era assieme a loro.
Era affascinante e curioso a primo impatto. Pareva un teppista, e forse insieme a loro e soprattutto accanto a Yoichi pareva strano. Aveva senso.
«Oooh, ma allora era vero!»
Come l'attenzione di Mika era ricaduta su di lui dopo che si era mosso, così la sua attenzione si spostò da Mika alla ragazza che si era infilata tra lo stipite della porta e le sue braccia che, Yuu ci fece caso solo in quel momento, sorreggevano dei libri. Non troppi, e non sembravano minimamente pesanti – ma Yuu si dette comunque dell'idiota per non essersene accorto prima e per essere andato a pensare che Mika desse attenzioni a Gekkouin. Se già iniziava a essere geloso ora, non sarebbe andata bene.
Shinoa scivolò in classe e si diresse saltellando verso Gekkouin mentre lui faceva la strada a ritroso e si accostava a Mika, concludendo che probabilmente fosse venuto da lui per chiedergli una mano con quei pochi fascicoli. Non era assolutamente da lui, e verosimilmente c'era un altro motivo, e soprattutto lui era un assoluto idiota.
«Tutto okay?» gli domandò imbarazzato, mentre gli prendeva i libretti di mano e li appoggiava su un banco lì accanto.
Mika osservò sorpreso il suo gesto, poi annuì e tornò a scrutare Gekkouin. «Quello...»
Yuu fece per rispondere, ma Shinoa alzò la voce talmente tanto che parlò anche per lui.
«Eh~ Non avevo idea che Yoichi avesse un fratello!» esclamò mentre stringeva la mano a Gekkouin. «Io sono Shinoa Hiragi, ed è decisamente un piacere conoscerti!»
«Gekkouin.» replicò lui con un ghigno divertito. «Yoichi, non immaginavo avessi un'amica così carina~»
«Appena conosciuti e già flirtano, guarda un po'...»
Yuu e Mika si voltarono di scatto verso il braccio di Mika, dietro al quale scorsero una Mitsuba che, come sempre, aveva il cellulare in mano.
Ma stavolta sembrava intenta a fotografare, più che a chattare.
Il suo telefono emise il tipico suono di una foto scattata mentre lei lo puntava su Shinoa e Gekkouin, e pochi istanti dopo lei lo abbassò per controllare la propria opera.
Poi, rialzò lo sguardo verso la sua ragazza e il nuovo arrivato.
«Beh, non posso dare loro torto. Sono gnocchi tutti e due.» decretò con espressione quasi impassibile, mentre riponeva il cellulare nella tasca della gonna.
«Mitsu~» la richiamò Shinoa, voltandosi verso la porta e agitando una mano. Mitsuba si avviò verso di loro senza dire un'altra parola e si presentò a propria volta al fratello di Yoichi, con un'espressione molto meno entusiasta, almeno apparentemente, rispetto a quella di Shinoa – certo, la frase che aveva pronunciato poco prima lasciava adito a parecchi dubbi. Ma Yuu concluse rapidamente che Mitsuba trovasse la propria ragazza bella e Gekkouin affascinante, un po' com'era successo a lui, con la differenza che non stava propriamente con Mika – ma quella era un'altra storia.
«Yoichi ha un fratello...?» domandò Mika, distogliendolo dai propri pensieri.
Anche la sua voce era bella. «Sì.» replicò Yuu. «Non ce ne ha mai parlato non so bene per quale motivo, ma sì. A quanto pare. Dev'essere arrivato oggi, perché la prima cosa che ha fatto è stata gettarsi su Yoichi e abbracciarlo davanti a me... immagino che se ci fosse stato prima l'avrebbe fatto prima.» commentò.
«Probabilmente...» considerò Mika, poi spostò lo sguardo da lui al nuovo arrivato. «Non gli somiglia per niente.»
«Pare che sia stato lontano dalla scuola per qualche anno, quindi probabilmente non gli somiglia per nulla nemmeno in...»
Yuu interruppe la frase mentre il suo sguardo scorreva lungo la classe e, nello specifico, sulle persone che vi erano rimaste.
Erano principalmente ragazze; e tutte stavano guardando Gekkouin e bisbigliando tra loro a piccoli gruppetti. Persino i due ragazzi che erano rimasti lì dentro stavano borbottando qualcosa l'uno all'altro e nel frattempo erano intenti a guardare il ragazzo con la coda dell'occhio.
"Sono gnocchi tutti e due."
Mitsuba aveva detto che Shinoa non era lesbica ma bisessuale, quindi un'attrazione da parte di Shinoa verso Gekkouin ci poteva anche essere (e Yuu stentava un po' a capire come Mitsuba non fosse gelosa di lei almeno un minimo ma, invece, la supportasse; ma era chiaro che le dinamiche della loro relazione erano particolari e non comprensibili a tutti), ma persino Mitsuba che, invece, almeno a quanto ne sapeva Yuu, era una lesbica fatta e finita, apprezzava quantomeno esteticamente Gekkouin e riconosceva che fosse un bel vedere. Yuu avrebbe scommesso che come lei, anche gli altri ragazzi della classe commentassero il fascino di quel tipo che non si era mai visto prima... o il fatto che avesse abbracciato un altro ragazzo dal nulla; era un oggetto di conversazione ugualmente valido.
In ogni caso, si sentiva sollevato a non essere stato l'unico a trovarlo così e a essere stato per un momento, solo per un momento, catturato da lui.
«...E quello è il presidente del consiglio studentesco, Mikaela Hyakuya!» sentì Shinoa esclamare, come a concludere un qualche discorso.
«Davvero? Wow... Non pensavo di conoscerlo così presto!» commentò Gekkouin, per poi avvicinarsi a loro e tendere una mano verso Mika, che la strinse con l'espressione di chi rispondeva in maniera automatica a un gesto. «E cosa ci fa il presidente del... Ehi, ma tu non sei nella mia stessa classe?»
Yuu e Mika sussultarono in contemporanea, e in un altro momento la cosa avrebbe fatto pensare a Yuu che iniziavano pure ad avere reazioni simili – non che in quel momento il pensiero non gli passò per la testa, ma svanì appena si voltarono.
Kimizuki era dietro di loro, le mani in tasca e un'espressione sorpresa che incrociò quella curiosa di Gekkouin.
Yuu deglutì a vuoto, mentre per un attimo la sua testa andò nella confusione più totale.
Yoichi aveva parlato di Gekkouin a Kimizuki o l'aveva tenuto nascosto anche a lui? Aveva intuito che fosse suo fratello, dato che aveva detto che erano nella stessa classe e sicuramente aveva sentito il suo cognome? E se l'aveva intuito, perché era lì? Per chiedere a Yoichi spiegazioni? Per fare scenate di gelosia di un fratello?
In realtà, non appena si calmò abbastanza da riuscire a studiarlo, si rese conto che Kimizuki non sembrava avere alcun atteggiamento bellicoso, ma solamente sorpreso – e solo per un attimo, perché appena realizzò chi aveva davanti ritornò serio e scontroso.
«Saotome... giusto?» domandò con tono freddo.
«Oh, ti sei ricordato subito del mio nome!» esclamò lui con un'espressione soddisfatta – Yuu sbirciò Kimizuki, e vide che il suo sguardo si assottigliava a ogni parola o espressione in più di chi aveva davanti. Era assolutamente evidente che Gekkouin non sapesse nemmeno chi si trovasse di fronte e quale significato avesse per...
Yuu si voltò verso Yoichi, chiedendosi all'improvviso come potesse reagire a tutta la scena in cui si era involontariamente trovato in mezzo: lo vide in effetti con lo sguardo basso, ma non abbastanza da non riuscire a scorgere un'espressione di terrore e panico sul suo viso, tale che il suo corpo tremava visibilmente.
Non aveva detto nulla di Gekkouin nemmeno a Kimizuki, probabilmente, ma lui l'avrebbe presa molto peggio di tutti loro.
«Credo invece di non ricordare il tuo nome.» considerò Gekkouin, riportando l'attenzione di Yuu su di lui – ma nel frattempo, la sua testa lavorava su come far uscire almeno Yoichi da quella situazione altamente scomoda, e probabilmente lavorava troppo velocemente perché non riusciva a trovare una benché minima soluzione che fosse una.
«Non ha importanza.» replicò Kimizuki, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa. «Mi fate-»
«Certo che ha importanza!» esclamò Gekkouin. «Siamo in classe insieme, non dovremmo quantomeno sapere come ci chiamiamo?»
Yuu trattenne il fiato, a vedere che Kimizuki stava assottigliando sempre di più gli occhi con fare contrariato. Gekkouin stava tirando la corda e sembrava non rendersene nemmeno conto, e quello era un problema bello grosso.
«No, non necessariamente.» replicò Shiho, tentando (era palese) di mantenere un tono più calmo possibile.
«Oh, eddài, che ti cos-»
«Kimizuki.» ribatté Shiho con tono secco, avvicinandosi di ancora mezzo passo. «Ora, mi fate en-»
«Gekkouin!»
Yuu sobbalzò a sentire la voce di Yoichi – confusa, esasperata e tremolante. Voltandosi verso di lui, notò che si stava avvicinando a loro, sebbene in un modo visibilmente impacciato e col viso rossissimo. Pareva spaventato e imbarazzato al tempo stesso, ma soprattutto smarrito. Era comunque meglio che vederlo vuoto come prima, ma Yuu non sapeva fino a che punto potesse essere un bene quello che stava succedendo.
«Yoichi...?» azzardò Gekkouin, stupito.
«Sei appena arrivato, no?» fece lui prendendolo per un braccio – la qual cosa, Yuu ne era assolutamente sicuro, avrebbe solo fatto incazzare ancora di più Kimizuki. Era abbastanza fiducioso che non fosse quello l'obiettivo di Yoichi, ma il risultato sarebbe stato inevitabilmente quello... «Ti... ti porto a fare un giro della scuola! Vieni.»
Yuu si scostò automaticamente, e Mika con lui dalla parte opposta, in modo da far passare un perplesso Gekkouin e uno Yoichi che tenne lo sguardo basso e le mani strette all'altezza del gomito destro del fratello, e che non degnò di un'occhiata Kimizuki.
Sicuramente non per cattiveria, ma per disagio e imbarazzo.
Mentre passavano e Gekkouin li salutava con la mano e il suo fare amichevole, Yuu alzò una mano per rispondere al suo saluto e intanto adocchiò il suo Alpha.
Kimizuki seguiva con lo sguardo Yoichi, e non gli staccò gli occhi di dosso nemmeno quando si vide davanti Gekkouin; aprì la bocca, come per volergli dire qualcosa – poi la richiuse e solo in quel momento il suo sguardo si spostò sul fratello maggiore, che ormai gli dava la schiena.
Era come se volesse parlare ma non riuscisse a capire cosa dire.
Yuu sgranò gli occhi mentre abbassava la mano e lo vedeva distogliere lo sguardo dalla coppia di fratelli, con un'espressione stizzita e irritata, ma anche scocciata e, Yuu voleva crederlo, abbattuta.
Spostò lo sguardo da lui a Yoichi e Gekkouin, e una sola domanda gli venne in testa, al realizzare che Yoichi aveva nascosto tante cose a tutti loro, compresa la persona di cui pareva innamorato.
"Perché?".
Yoichi si rendeva conto di aver fatto un enorme torto a tutti quelli che chiamava "amici".
Aveva nascosto loro tante, troppe cose – tante da far pensare che non meritassero la sua fiducia.
Il che era imperdonabile.
Ad esempio, non aveva mai parlato esplicitamente dell'essere stato a vivere su una strada, e l'unico che lo sapeva per forza di cose era Shiho; con tutti gli altri non ne aveva mai fatto menzione, forse perché lo dava per scontato, forse perché (più probabilmente) si vergognava di quello che gli era successo e della maniera in cui era arrivato lì, in quell'angolo sotto il ponte in cui Shiho lo aveva trovato.
Non aveva mai pensato che volessero saperlo, in realtà; pensava fosse un'informazione superflua che nessuno di loro avrebbe voluto sapere, perché poi si sarebbero forse trovati persino a disagio. Si era reso conto che in realtà avrebbe dovuto dirlo solamente quando era tornato all'albergo, dopo essere scappato da Shiho ed essersi rifugiato di nuovo in un angolo di foresta, lontano da tutti e al riparo dai pericoli.
E da sé stesso, soprattutto.
Quando era scappato i suoi sensi da lupo avevano prevalso su quelli umani, al punto che nel momento in cui era rinsavito un po' si era scoperto perso e non aveva idea di dove si fosse cacciato; sapeva, tuttavia, cosa fosse successo, perché non era la prima volta.
Malgrado avesse riguadagnato coscienza umana, i sensi da lupo erano rimasti più attivi del solito. Ed era stato proprio per via di quei sensi che era riuscito a trovare la strada di casa: aveva sentito Shiho discutere con Yuu da una distanza decisamente superiore rispetto a quella percepibile dall'udito umano, e aveva seguito quelle parole anche se avrebbe voluto solamente scappare di nuovo.
La ragione per cui era tornato era stata semplicemente una: non voleva farli preoccupare.
Non si riteneva degno della loro preoccupazione. Non faceva altro che creare problemi, e avrebbe fatto molto prima a sparire dalla faccia della Terra o quantomeno da quel Paese... solo che li avrebbe fatti stare in pena, perché sapeva che gli volevano bene.
Come sapeva di non meritarsi tutto quell'affetto.
Era decisamente troppo, e lui non aveva la benché minima cosa da offrire in cambio; ma forse, aveva concluso, sarebbe stato meglio rimanere con loro che andarsene e non avere idea di come avrebbero potuto reagire.
Shiho, in particolare, si sarebbe preoccupato e sentito terribilmente in colpa.
Yoichi si era dovuto fermare per un lungo momento, quando lo aveva sentito parlare di lui a Yuu, mentre discutevano.
Si era sentito uno stupido.
Aveva egoisticamente pensato di essere profondamente innamorato di lui, e che per questo lo trovasse bello e lo ammirasse così tanto; che gli andasse bene fare sesso con lui perché rendeva Shiho felice ed era una cosa che gli piaceva fare.
Ma era tutta una stupida illusione creata dal suo cervello.
E Shiho lo aveva capito fin dall'inizio: si era comportato così non perché fosse davvero scorbutico o cattivo, ma perché non voleva approfittare di lui. Aveva voluto mettere in chiaro che tra loro c'era solamente sesso e non aveva voluto nient'altro perché gli sarebbe sembrato di approfittare di una sua condizione di debolezza estrema.
Shiho... lo aveva guardato e capito molto più di qualsiasi altra persona, e gli voleva più bene di quanto Yoichi pensasse e, di conseguenza, di quanto Yoichi meritasse.
Aveva dovuto trattenere le lacrime e forzarsi a compiere quei passi, dopo aver sentito tutte quelle parole piene di affetto che Shiho aveva detto su di lui; gli si era stretto il cuore a rendersi conto che l'aveva ingannato e che tutto ciò che aveva provato, aveva tanto pensato di provare, e di cui era convinto, in realtà fosse solamente una produzione del suo cervello che lo aveva portato a creare così tanti problemi a Shiho. Tutte le volte che lui aveva capito che Yoichi non voleva fare sesso e si era fermato... tutte le volte che Shiho ribadiva che non stavano insieme e che tra di loro non c'erano sentimenti di quel genere...
Shiho l'aveva fatto per tutti e due. Per non sentirsi in colpa, e per non fargli del male.
E lui, invece...
«Cucciolotto?»
Yoichi sgranò gli occhi e si riscosse da quei pensieri, voltandosi immediatamente verso la propria destra.
Gekkouin era lì in piedi accanto a lui, le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo che lo scrutava attento.
«Hai fame? Sono cinque minuti buoni che siamo fermi in caffetteria e tu te ne stai in silenzio.»
Yoichi arrossì lievemente e si guardò intorno, smarrito.
In effetti erano nella caffetteria della scuola, ed erano in pausa pranzo; avrebbe avuto senso che prendessero qualcosa da mangiare, e peraltro era affamato.
Shiho gli aveva preparato anche quel giorno il pranzo, e lui l'aveva preso per non sprecarlo anche se sentiva in colpa per tutta quella gentilezza... ma nella foga del momento l'aveva lasciato in classe.
Fece una smorfia affranta, e considerò che l'unica cosa che poteva fare era mangiarlo quella sera al posto o assieme alla cena. E digiunare a pranzo, dato che non aveva soldi per comprarsi nulla e si era permesso di dimenticarsi una cosa simile.
Gli brontolò lo stomaco, ma lo ignorò per quanto fosse rumoroso.
Accanto a lui, Gekkouin ridacchiò.
«Facciamo una bella cosa.» disse, avvicinandosi al banco del bar e scrutando i panini. «Io ti offro il pranzo per commemorare l'esserci ritrovati. E tu mi porti sul tetto della scuola a mangiare.»
«Eh...?» fece Yoichi, seguendolo. «N-No, non ce n'è bisogno... Non ho così tanta fame...»
«Oh, sì che ne hai, fratellino.». Gekkouin si voltò e gli rivolse un'occhiata complice, con un sorriso divertito che Yoichi conosceva fin troppo bene. «Avanti, non fare complimenti. Scegli quello che vuoi, te lo pago io.»
Yoichi adocchiò i panini per un solo istante – ma bastò a fargli sentire la saliva in bocca per l'acquolina, e distolse quindi immediatamente gli occhi. «Non ho nulla con cui ripagarti...»
«Eh?» fece Gekkouin. «Ripagarmi?»
Yoichi sbatté le palpebre, e abbassò lo sguardo con fare imbarazzato e timido.
Era vero: Gekkouin non gli aveva mai fatto mancare nulla di nulla, e non aveva mai chiesto nulla indietro.
Fare un ragionamento del genere con lui era assurdo visto tutto quello che aveva fatto per lui... ma Yoichi sapeva che non tutti erano come Gekkouin.
O come Shiho.
Trattenne le lacrime che minacciarono di uscire, e non gli rispose.
Gli faceva male la pancia, sentiva lo stomaco stretto, e per quanto avesse fame non era sicuro che sarebbe riuscito a mangiare...
«Un panino con salame, insalata e patate, per favore... quello lì, quello più grande.» lo sentì dire. Indistintamente, sentì la ragazza al banco rispondergli con gentilezza. «E io preferisco il pesce... Uno di quelli col salmone.»
Yoichi sollevò gli occhi verso di lui, sorpreso e commosso. Gekkouin non si era fatto problemi per via delle sue parole né per la sua mancata risposta che, in effetti, denotava un'educazione alquanto discutibile e una mancanza di gentilezza evidente, e gli aveva ordinato comunque un panino per farlo mangiare... Come sempre, si occupava di lui.
«Grazie, dolcezza. Ecco i soldi.» fece Gekkouin, appoggiando i contanti sul banco e facendo arrossire la barista, che si affrettò a dargli il resto prima, e i panini appena furono abbastanza caldi. Gekkouin li prese tra le mani e Yoichi lo vide fare l'occhiolino alla ragazza. «Credo che tornerò qui spesso. Buona giornata~»
Senza aspettare una risposta, diede uno dei panini a Yoichi e addentò il proprio con uno sguardo soddisfatto.
«Mangia prima che si raffreddi, Yoichi.» disse, contento. «Andiamo?»
Yoichi scrutò per un momento Gekkouin negli occhi, e poi sospirò e abbassò lo sguardo sul cibo.
«D'accordo...» acconsentì, e si voltò per fargli strada.
Non era la prima volta che Gekkouin provvedeva al suo nutrimento; in realtà, l'aveva fatto spesso, tanto che probabilmente la vedeva come un'abitudine e non si faceva nemmeno più troppi problemi.
Una delle verità che non aveva mai raccontato a quelli che aveva chiamato per un paio d'anni "amici" era che aveva passato diversi anni lontano dalla propria famiglia, dopo essere stato trasformato in lupo: era ancora un bambino, quando era stato raccolto per la prima volta in mezzo al nulla – non una strada sotto un ponte, quella volta, ma un campo desolato in periferia di una cittadina.
La persona che l'aveva raccolto aveva gli occhi rossi, uno strano tatuaggio su una spalla sinistra muscolosa come il resto del corpo, i capelli rossi scompigliati e disordinati e i vestiti lisi, stinti e rovinati dalla troppa usura.
A prima vista, e da quello che gli avevano detto i suoi genitori, sembrava uno yakuza: ne aveva tutto l'aspetto e il tatuaggio non aiutava a pensarla diversamente.[3] Ma Yoichi aveva fame e non aveva un posto in cui stare, e quel ragazzo emanava uno strano odore che non aveva riconosciuto subito ma lo faceva sembrare familiare; perciò, dopo qualche tentennamento, l'aveva seguito.
Come lo aveva seguito qualche settimana prima, in mezzo a quelle montagne.
Gekkouin si era preso amabilmente cura di lui tradendo tutte le apparenze: non era uno yakuza e non lo era mai stato, non era una persona pericolosa né minimamente violenta per quanto, se fosse stato necessario, avrebbe saputo vincere in una rissa. Il tatuaggio che aveva sulla spalla era un simbolo della sua famiglia che tutti si facevano ad una certa età; e poco importava che potessero essere emarginati dalle persone comuni, perché la famiglia di Gekkouin era composta da lupi solitari che vivevano ai margini della società, mantenendo il più possibile il loro ancestrale contatto con la natura e non immischiandosi troppo negli affari degli umani.
Ed era così che Yoichi aveva vissuto per svariati anni assieme a Gekkouin: spostandosi di periferia in periferia, di bosco in bosco, di montagna in montagna. Riparandosi in qualche casa abbandonata, o da qualche amico di Gekkouin (rigorosamente lupo come loro: Gekkouin non conosceva praticamente umani), o alle volte all'addiaccio in qualche grotta in mezzo alle foreste e alle montagne. Yoichi era stato per tantissimo tempo lontano dalla società comune, facendovi solamente qualche timido ingresso ogni tanto accompagnato dalla persona che più di tutti si era preso cura di lui quando tutti gli altri lo avevano abbandonato o cacciato; con lui aveva imparato a pescare, a scegliere le piante giuste da mangiare e a distinguerle da quelle velenose o pericolose, a costruire un riparo, a cucirsi i vestiti, ad accendere un fuoco e in generale ad adattarsi alla vita da eremita. Aveva, tuttavia, sempre avuto bisogno della compagnia di Gekkouin: non era bravo quanto lui a cacciare né a combattere, era giusto un po' bravino nella pesca, e l'unica cosa che gli riusciva abbastanza bene era avere a che fare con le piante, riconoscerle e distinguerle. Era dipendente da Gekkouin, e per quanto lui non gli avesse mai fatto pesare quella dipendenza notava che Gekkouin aveva cambiato atteggiamento dopo che lo aveva conosciuto: andava più spesso in città, faceva qualche lavoretto nei periodi o zone in cui era particolarmente difficile trovare del cibo per loro, comprava dei vestiti nuovi per tutti e due ogni tanto, aveva più a che fare con la gente comune – lui stesso gliel'aveva confermato.
Inoltre sapeva che Gekkouin era uno spirito libero: si era preso cura di lui per tanto tempo, lo aveva accolto da bambino e lo aveva cresciuto, ma prima di lui era sempre stato solo; aveva sempre avuto la sua vita indipendente e probabilmente avrebbe voluto proseguirla senza di lui.
Perciò, complice la nostalgia che aveva iniziato a sentire nei confronti di ciò che era prima di essere morso, Yoichi aveva deciso di rientrare nella società umana e provare a mischiarsi con essa.
Gekkouin inizialmente non aveva capito: non si trovava bene? Non si sentiva libero? Gli mancava qualcosa? Quando Yoichi gli aveva esposto le proprie motivazioni, tuttavia, aveva cercato di convincerlo a rimanere lì con lui, perché stare assieme non era un problema per Gekkouin.
Ma lo era per Yoichi.
Yoichi aveva fatto una cosa che non faceva spesso: aveva insistito per il bene di qualcun altro. Aveva fatto appello a talmente tanta testardaggine che nemmeno sapeva di possedere che Gekkouin l'aveva lasciato andare, alla fine... ma solo dopo averlo aiutato per altro tempo a recuperare il più possibile dei programmi scolastici (aveva chiesto in prestito dei libri a degli altri amici lupi che, invece, le scuole dell'obbligo le avevano fatte; e si era meravigliato di quante cose apparentemente inutili eppure affascinanti gli umani studiassero e pensassero), avergli trovato un lavoretto e un piccolo monolocale in cui stare, e avergli fatto un ultimo regalo comprandogli la divisa scolastica e i libri.
Yoichi ricordava ancora l'espressione fiera che Gekkouin gli aveva mostrato quando si erano separati: Gekkouin era felice per lui e per il fatto che avesse deciso cosa volesse fare. Sembrava davvero così.
Si erano separati quasi un anno e mezzo prima. Yoichi era convinto che non si sarebbero mai più rivisti.
E mentre era lontano da Gekkouin, la sua vita aveva iniziato ad andare a catafascio un momento dopo l'altro.
Erano bastate poche ore, perché a Yoichi salisse il panico al contatto che era obbligato ad avere con l'umanità durante i turni in caffetteria: non era più abituato, e si era scoperto estremamente più fragile e sensibile al giudizio umano di quanto pensasse.
Il panico si era trasformato in performance lavorative pessime; le performance lavorative pessime e il panico avevano sfociato in assenze sul posto di lavoro – e dopo un episodio in cui Yoichi aveva fatto cadere metà vassoio addosso a un cliente, dopo aver già fatto rischiare ripetutamente la faccia al locale, era tutto finito nel licenziamento.
Yoichi si era ritrovato senza uno stipendio, senza uno straccio di posto in cui cercare lavoro, senza la possibilità di apparire pulito e ordinato in pubblico come avrebbe voluto, e quasi anche senza cibo; aveva iniziato il liceo da un solo mese, e conosciuto Yuu da sole due settimane, quando Yoichi si era ritrovato in mezzo a una strada (aveva mentito al proprietario dell'appartamento, che si era comunque preoccupato per lui: aveva addotto di avere amici da cui potesse stare, e che avrebbe cercato una casa nuova appena avesse trovato un lavoretto. Ma in realtà, semplicemente non voleva pesare su di lui).
Era stato in strada per tre giorni, assente da scuola per due, affamato per quasi una settimana.
E poi era arrivato Shiho.
Era stato un puro e semplice caso: Shiho aveva deciso proprio quel giorno di provare a fare la spesa in un nuovo supermercato diverso da quello solito, e stava tornando a casa con una borsa bella piena. Yoichi aveva riconosciuto quei capelli di un colore così strano: in una giornata così plumbea e piovosa spiccavano anche di più che tra i corridoi della scuola. Si era quindi nascosto – ma il suo stomaco aveva fatto un rumore tale, e lui doveva puzzare talmente tanto, che Shiho l'aveva individuato e gli aveva detto di farsi vedere da dietro lo scatolone che Yoichi usava come letto e che aveva adoperato come muro protettivo dal suo sguardo.
Yoichi sbirciò la schiena di Gekkouin, che davanti a lui stava finendo di gustarsi il panino che aveva comprato e, nel frattempo, stava aprendo la porta per il tetto; si chiese quale sarebbe stata la reazione al sapere che aveva rischiato di distruggere, o aveva completamente distrutto, tutto ciò che Gekkouin aveva costruito per lui con fatica e impegno.
Si strinse nelle spalle, e dette un'occhiata al proprio panino quasi intatto.
Forse lo sapeva già.
Ma se lo sapeva già, non sembrava minimamente arrabbiato con lui: tutt'altro, sembrava contento di essere lì e di stare in sua compagnia, come se fossero davvero fratelli.
Così com'era sembrato contento e fraterno al vederlo in montagna, quando era venuto a recuperarlo...
Yoichi aggrottò le sopracciglia, mentre ripensava a quel momento.
"I tuoi amici ti stanno cercando."
Sbatté le ciglia, mentre varcava la soglia del tetto e addentava il panino. Qualcosa in quella frase non andava...
Sgranò gli occhi, e sollevò lo sguardo verso di lui praticamente di scatto.
Gekkouin se ne accorse, perché si voltò subito verso di lui con un'espressione rilassata.
«Mh...? Tutto okay?»
Yoichi aprì la bocca per parlare – ma subito gli venne in mente che qualcuno potesse sentirli, e si guardò intorno freneticamente alla ricerca di visi o odori familiari e non. Sembrava che non ci fosse nessuno, tuttavia: l'unico odore vicino che sentiva era proprio quello di Gekkouin – almeno in quei momenti, l'essere un lupo tornava utile.
Certo, era proprio per colpa del suo essere lupo che era finito lì, ma quello al momento non importava.
«Cosa...» azzardò, la voce più roca di quanto volesse. Se la schiarì per un secondo, e poi riprese. «Cosa ci fai, qui, Gekkouin?»
Gekkouin inarcò un sopracciglio e sorrise divertito. «Come "cosa faccio qui"? Sono venuto a vedere come stai e a passare un po' di tempo a scuola con te, no?»
Yoichi lo fissò mentre lui prendeva posto seduto sul muretto giusto prima della rete, che circondava tutto il tetto per impedire alla gente di cadere o buttarsi di sotto. Lo osservò finire di gustarsi il suo panino, la schiena appoggiata alla rete e un'espressione soddisfatta in viso – prima di tornare a guardare lui, e assumerne una un po' sardonica, un po' sinceramente incuriosita. «Non ti siedi?»
Yoichi storse lievemente le labbra per un momento – poi chiuse la porta del tetto e si accomodò accanto a lui, come lui a gambe incrociate.
Addentò per un momento il panino e masticò con calma; accanto a sé percepì Gekkouin appoggiare un gomito al ginocchio e sorreggersi il viso con la mano, mentre lo osservava.
Fu solo dopo qualche lungo istante di silenzio, che Yoichi parlò di nuovo.
«L'altra volta, quando mi hai trovato nella foresta e mi hai portato fuori...» fece, a voce bassa nonostante non ce ne fosse bisogno. «...come facevi a sapere che ero lì?»
Gekkouin ridacchiò. «Passavo in quella zona.» replicò. «C'è gente della mia famiglia lì; ero casualmente venuto a fare visita quando ho sentito il tuo odore e ti ho cercato. Lo sai che ho un olfatto finissimo.»
Yoichi storse lievemente le labbra, e strinse il panino tra le mani.
«Hai anche una vista talmente fine da vedere che i miei amici mi stavano cercando a diversi chilometri di distanza?»
Gekkouin rimase per qualche istante senza dire nulla – poi scoppiò a ridere, sinceramente divertito a quanto pareva.
Yoichi lo scrutò confuso, senza osare addentare il panino; ma l'unica cosa che Gekkouin fece mentre continuava a ridere fu allungare una mano e scompigliargli molto fraternamente i capelli.
«Non ti sfugge niente, eh, cucciolotto?» esclamò con entusiasmo, continuando a ridacchiare.
Yoichi sbatté le ciglia sorpreso e lo fissò attento: Gekkouin sembrava trovare quella situazione estremamente divertente, ma per parte propria mentre ricollegava i pezzi la trovava sempre più imbarazzante ogni secondo che passava.
Gekkouin probabilmente l'aveva seguito; ma da quando, e per quanto? Aveva visto la sua trasformazione e il lupo che prevaleva in lui, e gli era stato dietro finché non si era calmato? E soprattutto, aveva visto tutto quello che era successo tra lui e Shiho?
Non riusciva a identificare un momento chiaro in cui Gekkouin avrebbe potuto iniziare a seguirlo. Si era convinto di averlo trovato in quel bosco sulle montagne perché, quando aveva lasciato che il lupo prevaricasse la sua coscienza umana, probabilmente si era lasciato guidare dall'olfatto e aveva trovato qualcuno di familiare tra quelle montagne; non aveva considerato che potesse essere tutto il contrario, fino a quel momento.
«Q-Quindi...» azzardò, «...cosa... quanto sei stato lì?»
Gekkouin sorrise con fare affabile ed entusiasta, per niente in imbarazzo e per niente furbo come avrebbe potuto essere (Yoichi lo sapeva bene) in altri momenti. Smise di mettergli in disordine i capelli e riportò il gomito sul ginocchio, di fronte all'altro.
«Abbastanza da vedere cosa sia successo tra te e il ragazzo che sembra un teppista intellettuale.» replicò.
Yoichi arrossì e abbassò lo sguardo, concentrandolo sul panino che aveva a malapena addentato.
«T... Tutto...?» domandò a voce bassa.
«Da quando siete usciti dall'albergo~»
Yoichi sobbalzò e avvampò vistosamente. Nella testa cercò di ricollegare tutti gli eventi che erano accaduti da quando erano usciti dall'albergo quella sera: il suo stare in silenzio fianco a fianco con Shiho, il cercare Yuu e Mika che erano spariti in mezzo alla folla, il perdere di vista anche Shinoa e Mitsuba, e poi ancora il camminare fianco a fianco con Shiho fino a quel punto sperduto nel paese in cui avevano discusso; tutto era una memoria piuttosto indistinta e dai contorni offuscati, perché in quei momenti la sua testa era stata più concentrata su altro: su Shiho accanto a lui, su supposizioni sui suoi pensieri, sul fatto che probabilmente fosse arrabbiato per la sera precedente, sul fatto che avrebbe solamente voluto esaudire la sua richiesta e soddisfarlo...
Era stato uno stupido invece, e non aveva fatto altro che ferirlo.
A quel pensiero lasciò cadere le spalle e rilassò l'espressione in una che sentiva molto meno viva di quanto non fosse stata per più o meno venti minuti fino a quel momento. Scrutò il panino, e improvvisamente non lo trovò più così invitante e appetitoso come pochi momenti prima; i suoi occhi cercarono un punto che potesse comunicargli la stessa energia e gustosità che aveva percepito fino a un attimo prima, ma non lo trovarono.
Riusciva solamente a pensare a Shiho, e a quanto l'avesse ferito, e a quanto Shiho l'avesse voluto proteggere da sé stesso senza che lui se ne rendesse mai conto.
«Yoichi...?» lo richiamò Gekkouin – sentì la sua voce distante, per un momento, troppo concentrato ad analizzare i comportamenti di Shiho e il modo in cui facevano sesso sotto tutta un'altra ottica, fin troppo diversa da quella che aveva avuto fino a qualche tempo prima. Quanto poco si era impegnato a capirlo? E diceva pure di essere innamorato di lui... Che stupido.
«Hai... visto tutto, quindi.» mormorò a voce bassa, senza guardarlo. «Tutto quello che è successo quella sera... tutto quello che ci siamo detti...»
Gekkouin rimase in silenzio giusto per un paio di secondi, mentre probabilmente ponderava come rispondere.
«Sì, ho visto tutto.» disse alla fine, con molta semplicità.
Aveva un che in comune con Yuu, in effetti.
Yoichi storse le labbra e distolse lo sguardo, concentrandolo su un punto distante dal ginocchio di Gekkouin, che il suo campo visivo riusciva a intravedere. «Quindi...?»
«Quindi cosa?» domandò Gekkouin.
«Quindi...» azzardò Yoichi, stringendosi nelle spalle e affondando un po' i polpastrelli nel panino. «...pensi anche tu che sia uno stupido ingrato? Pensi che sia uno che si fa un sacco di fantasie? Pensi anche tu che io... io...»
Contro la propria volontà, sentì un singhiozzo salirgli lungo la gola e uscire, interrompendo la frase.
Una frase che comunque non avrebbe completato, perché non aveva aggettivi per definirsi.
Ingrato. Idiota. Visionario. Inutile. Pesante. Noioso. Privo di ogni obiettivo. Morboso. Malato. Folle. Psicolabile...
Una mano sulla sua testa bloccò, per un attimo, quella serie di attributi con cui Yoichi si stava definendo e che non riusciva a smettere di dirsi. Guardò al proprio fianco – accanto a lui, Gekkouin lo stava accarezzando di nuovo tra i capelli, ma in maniera meno giocosa di prima e molto più affettuosa.
Sentì una lacrima scivolare giù dall'occhio sinistro che pizzicava anche troppo, e un singhiozzo risalirgli di nuovo la gola.
«Che... che stai facendo...?» mormorò, la voce troppo acuta e rotta da un altro singulto.
«Ti coccolo un po', che domande.» replicò Gekkouin. «Non lo facevo sempre, quando eri piccolo?»
Yoichi fece una smorfia dispiaciuta, e abbassò la testa mentre la chinava in un segno affermativo.
Era vero. Gekkouin lo coccolava spesso. La sera, soprattutto, quando Gekkouin lo abbracciava stretto contro di sé, Yoichi si era spesso sentito non solo. Si era sentito al riparo con una persona forte, e protetto.
Gli abbracci di Shiho erano simili, eppure diversi. Più rari, eppure più intensi.
Yoichi percepì una stretta allo stomaco, a ripensare alle poche volte in cui era successo; si strinse ulteriormente nelle spalle, e per un attimo provò solamente il desiderio di venire abbracciato e scaldato un po' da qualcuno per compensare quella mancanza che probabilmente non avrebbe mai più colmato.
Gekkouin dovette capirlo, perché lo strinse quasi subito a sé tirandolo per la testa contro la propria spalla.
E Yoichi, per un momento, percepì di nuovo quell'odore di foresta e muschio che tanto era caratteristico di Gekkouin, e che tanto gli riportava alla mente la propria infanzia e prima adolescenza.
Odore della sua prima famiglia.
Le lacrime presero a scivolare lungo le sue guance e a finire dal suo mento al suo collo, bagnandolo e inumidendo anche la divisa di Gekkouin. Eppure, nonostante non sembrassero accennare a finire, Gekkouin non lo lasciò andare: lo accarezzò sulla testa come faceva sempre da bambino, e passò la mano in movimenti circolari sulla sua schiena nel tentativo di calmarlo.
Gekkouin era stato la sua prima, vera casa; era stato il suo primo, vero e forse unico amico.
«Su, su.» lo incoraggiò dolcemente, battendo piano una mano sulla sua schiena. «Io non penso niente di tutto quello che hai detto. E non dovresti pensarlo nemmeno tu.»
Yoichi sentì una stretta allo stomaco e una in gola, che gli fece trattenere il fiato per un attimo e stringere i denti.
«Come... come faccio...?!» esclamò con voce rauca. «Io... hai visto cosa ho fatto...!»
«A grandi linee.» replicò lui. «E ho capito in parte cosa è successo tra te e quel tipo, ma... credo che debba spiegarmelo anche tu.»
Yoichi esitò, tentennò per un attimo persino nel piangere. Ma concluse rapidamente che quella fosse la maniera migliore di affrontare la situazione: Gekkouin non aveva nulla a che fare con tutti loro, quindi avrebbe ascoltato senza giudicarlo come avrebbe potuto fare un altro membro del branco. Certo, non significava che non l'avrebbe giudicato affatto.
Tuttavia, dopo un attimo di tentennamento Yoichi si scostò dalla sua spalla e si asciugò gli occhi e la faccia con la manica della divisa, e decise di parlare comunque.
«È iniziato tutto quando ci siamo separati...» spiegò debolmente, scrutando ancora il panino. Sentiva, accanto a sé, Gekkouin che lo ascoltava attento, un po' chinato in avanti per sentirlo meglio. «Per... una serie di motivi sono rimasto senza il lavoro che mi avevi procurato, e subito dopo senza casa... e avevo appena iniziato la scuola.» biascicò, senza perdersi in troppe spiegazioni in merito: ciò che importava era il risultato, e lui aveva perso ciò che Gekkouin aveva fatto tanta fatica a procurargli. Già quello lo rendeva imperdonabile. «Quindi... mi sono ritrovato in mezzo a una strada...»
«Eh?!» esclamò Gekkouin, sconvolto. «Ti hanno lasciato in mezzo alla strada?!»
Yoichi sussultò e si voltò verso di lui, sorpreso da quella reazione. Di tutto quello che era successo, lui andava a guardare proprio quello...? Nonostante lo avesse deluso e avesse buttato via tutto ciò che lui aveva costruito per renderlo felice?
Lo scrutò per un momento, mentre lui voltava lo sguardo lontano da lui e borbottava a denti stretti "aspetta solo che li becchi, quei fetenti..." – probabilmente per non farsi sentire troppo da lui, perché Gekkouin sapeva che Yoichi non avrebbe fatto del male a nessuno e non avrebbe voluto che fosse fatto male a nessuno per causa propria.
Ma comunque, Gekkouin era preoccupato per lui.
Non sembrava arrabbiato.
Yoichi lo scrutò ancora per qualche istante, commosso e confuso insieme.
E incredulo.
Sicuramente Gekkouin avrebbe realizzato nel giro di poco cosa aveva fatto.
Forse era meglio proseguire con la storia per fargli capire che genere di persona era...
«Gekkouin...» lo richiamò timidamente, stringendo un po' il panino che ormai era sicuramente diventato freddo. L'altro si voltò verso di lui, improvvisamente di nuovo attento. «Non... non mi hanno lasciato in mezzo a una strada. Non ho potuto pagare l'affitto... e siccome non mi piaceva stare lì senza pagare e non sarei riuscito a trovare un altro lavoro... ho preferito mentire e dire che avevo un altro alloggio...» disse, lo sguardo basso. Non riusciva a guardarlo in viso. «Non... non è colpa loro...»
Gekkouin rimase in silenzio per un lungo momento, durante il quale Yoichi strinse il pane e ponderò se mangiare un po' o no; sentiva lo stomaco chiuso e il solo pensiero gli faceva venire la nausea, ma era anche vero che comportarsi a quel modo significava che era un viziato (e in effetti lo era) ingrato di ciò che Gekkouin gli aveva offerto (e in effetti lo era) e che non aveva ancora imparato quanto fosse importante il cibo nonostante non l'avesse avuto facilmente per anni (e in effetti lo era).
Strinse i denti, e si infilò il panino in bocca cominciando a morderlo e strappandone pezzi, masticandolo talmente velocemente e deglutendo bocconi talmente grossi che quasi non riusciva a sentirne il gusto. Ma almeno il suo stomaco si sarebbe riempito e non avrebbe avuto fame dopo.
«Ehi...! Ehi, Yoichi, fermo, così ti ingozzi!» esclamò Gekkouin, appoggiandogli una mano sulla spalla e stringendogliela un po'. Yoichi rallentò – solo in quel momento si rese conto che aveva la bocca piena e che avrebbe dovuto masticare meglio per mandare giù tutto quello che aveva morso.
Gli costò un po' di fatica e per un attimo l'esofago gli fece male; ma inghiottì tutto, pian piano, dopo essersi fermato.
«Ma che cavolo... ma che ti salta in testa di fare?» lo rimproverò Gekkouin.
Yoichi si strinse nelle spalle. Aveva ragione a rimproverarlo.
«Così rischi di soffocarti col cibo, cucciolotto.» lo redarguì – affettuosamente: Yoichi lo capì solo per via di quel termine che aveva usato. «Non è certo la morte migliore di cui morire, ti pare?»
Yoichi storse le labbra, ma morse di nuovo la metà del panino che era rimasta da mangiare senza rispondere.
«In ogni caso...» proseguì Gekkouin dopo qualche istante, catturando la sua attenzione e spingendolo a voltare lo sguardo verso di lui. «Avevo pagato alcuni mesi per la tua permanenza lì. Non avrebbero dovuto mandarti via neanche con delle scuse...»
Yoichi ci mise un secondo a realizzare quel concetto – poi quasi gli cadde il panino di mano, e deglutì forse troppo in fretta il boccone seppur piccolo che aveva in bocca.
«Co... cosa...?!» esclamò, tossicchiando. «Tu... tu...?!»
«Certo che sì, le persone che danno casa in affitto spesso richiedono un pagamento anticipato dei primi mesi. Credo di aver pagato quattro, cinque mesi, giusto per stare sicuri... Quindi non avrebbero dovuto lasciarti andare via, per nessuna ragione! Li avevo pagati apposta, ma guarda te questi...!»
Yoichi spalancò gli occhi, sorpreso.
"Stai tranquillo... riusciamo a cavarcela anche se tu non paghi per qualche mese. Prenditi il tuo tempo e trovati un altro lavoro in cui tu riesca bene..."
In effetti, la padrona di casa gli aveva detto qualcosa di simile. Magari quelle che ricordava non erano le esatte parole, ma...
«Credo... credo che ci abbiano provato, in realtà...» biascicò, abbassando lo sguardo in preda all'imbarazzo e al panico.
«Uh? Davvero? Beh, non dovevano solamente provarci...»
«S-Sì, ma... sono stato io che ho insistito...» commentò Yoichi, rabbrividendo. «Pensavo... pensavo stessero cercando di farmi un favore... e non volevo che ci rimettessero a causa mia quando... quando qualcun altro avrebbe potuto pagarli e io no...» mormorò. «Co-Così...»
Gekkouin rimase in silenzio per qualche istante.
Poi, sospirò.
L'aveva deluso, Yoichi ne era certo.
«Non avrei dovuto nascondertelo.» considerò – Yoichi sobbalzò e alzò gli occhi verso di lui, vedendolo mentre si grattava la nuca con espressione di disappunto – verso sé stesso? «Ma so che sei fatto così, che non ti piace sentirti in debito e che sei un tipo responsabile... Pensavo che se te l'avessi detto non avresti accettato, anche se era a cosa fatta. Certo, avrebbero potuto dirtelo, ma se hai detto che avevi un altro posto dove andare si saranno sentiti tranquilli a farti uscire di lì... Tuttavia avrebbero dovuto contattarmi, così mi sarei ripreso i miei soldi! O spiegarti la situazione e darli a te! Lascia solo che becchi quei due...!»
Yoichi sbatté le palpebre davanti all'ennesimo atteggiamento un po' aggressivo e un po' comprensivo di quello che era il suo tutore e che era stato una specie di fratello maggiore per lui.
Sospirò lievemente, e chiuse gli occhi.
«Hai un cellulare, Gekkouin...?» gli domandò.
«Eh? Certo che ce l'ho!»
«Da quanto?»
«Più o meno due mesi!»
«Allora non potevano contattarti...» considerò Yoichi.
Gekkouin rimase per qualche momento in silenzio, completamente sconcertato dalla faccenda.
Yoichi sospirò, e addentò ancora il panino giusto per non sprecarlo. Avrebbe voluto sentirvi più sapore; avrebbe voluto che la sua bocca e le sue papille gustative lo considerassero prezioso come la sua testa lo considerava tale dal punto di vista razionale, ma non ci riusciva.
Ma anche mangiarlo e basta sarebbe andato bene. Sarebbe parso che non aveva intenzione di sprecarlo; che era grato di quello che gli era stato regalato.
Quella era la cosa più importante. Che Gekkouin sapesse di essere apprezzato nei suoi gesti gentili.
«Avrebbero comunque potuto spiegare la cosa a te...» tentò di obiettare ancora Gekkouin.
Sempre così gentile, a cercare di difenderlo da tutto e da tutti.
«Probabilmente pensavano che mi avessi spiegato la situazione e non volevano intromettersi troppo nella mia decisione... ci hanno provato, fidati.» commentò Yoichi stancamente. Era stato un idiota. Un vero idiota che non sapeva vivere a contatto con le persone e mai ci sarebbe riuscito, senza un supporto. «E per i soldi... probabilmente non potevano ridarmeli per... qualche contratto, non lo so... Mi avevi parlato di un contratto di affitto, no...?»
«Oh, giusto. La caparra...»
Yoichi annuì debolmente, e sbocconcellò ancora il panino.
Gekkouin, accanto a lui, sospirò nuovamente.
«D'accordo, visto che la cosa è andata così è bene che tu lo sappia, a questo punto.» commentò. Yoichi spostò ancora lo sguardo verso di lui, perplesso, e lo ascoltò senza dire una parola. «Sono stato io a farti venire in quel paese per le vacanze.» confessò. Yoichi sgranò gli occhi, stupefatto. «Shinoa probabilmente non vorrebbe che te lo dicessi, ma poi ti sentiresti in debito con lei e con Mitsuba, quindi tanto vale che ti senta in debito con me: puoi ripagarmi più facilmente, ora che sono qui.» continuò. Spostò lo sguardo al cielo e scrollò le spalle. «Volevo sapere come stavi: sono sempre in viaggio, e le informazioni che Shinoa mi dava quando gliele chiedevo erano frammentarie, ma non abbastanza da non farmi preoccupare. Sapevo che non lavoravi più e che vivevi a casa di un certo tizio che era anche il tuo capobranco, anche se non sapevo certi dettagli... Shinoa si sarà guardata dal rivelarmeli.» considerò, stringendosi un pochino nelle spalle. «In ogni caso volevo che ti prendessi una vacanza, e ho colto l'opportunità al volo quando Shinoa mi ha parlato del fatto che avrebbe voluto passare qualche giorno tutti assieme al mare. Quindi, ho deciso di pagare il viaggio e l'albergo per te e per il tuo amico.»
Yoichi deglutì a vuoto, sconcertato. A Shiho non sarebbe piaciuto saperlo.
«Tu... hai pagato per noi?»
«Sì, ma Shinoa e un pochino anche Mitsuba hanno insistito perché non venisse fuori nulla e, anzi, sembrasse che avesse pagato Mitsuba.» commentò Gekkouin, incrociando le braccia. «Pensavo volessero prendersi il merito, ma Shinoa mi ha spiegato che il tuo amico non avrebbe preso bene l'essere in debito con qualcuno che non conosceva, e che forse tu ti saresti sentito troppo in colpa nei miei confronti perché dopo tanto tempo che non ci vedevamo io ti pagavo una vacanza...»
«Aspetta, aspetta un secondo... quanto conosci bene Shinoa?» fece Yoichi.
Gekkouin ridacchiò, e si voltò di nuovo verso di lui. «Mediamente bene.» replicò. «Magari non sembra, ma nel nostro ambiente è una tipa parecchio tosta.»
«Il vostro... ambiente...?»
«Beh, nostro.» spiegò Gekkouin, puntando prima lui e poi sé stesso. «È una che di lupi sa un sacco di cose... e che mantiene i contatti con parecchi di loro, a quanto pare giusto perché le piace ficcanasare negli affari altrui e vedere come vanno le cose. Generalmente tende ad aiutare chi è in difficoltà, ma senza dare troppo nell'occhio... Molti la vedono come una specie di mafiosa buona. Ed è tramite lei che ci sono contatti tra diversi clan di lupi.»
Yoichi sbatté le ciglia, e abbassò lo sguardo.
Non aveva idea che Shinoa fosse quel tipo di persona.
«Ma vuole che rimanga un segreto, perciò acqua in bocca, okay?» lo avvisò Gekkouin. Yoichi tornò a guardarlo e annuì prontamente. «In ogni caso sa parecchie cose di te. Un po' meno di me, ma... ha studiato parecchio te e il tuo amico con gli occhi verdi, quello che prima mi stava mangiando con gli occhi, almeno credo...»
«Eh?!» Yoichi arrossì, imbarazzato per Yuu da quella considerazione. «M-Ma no, è assurdo! Yuu è innamorato perso di Mika! Non fa altro che pensare a lui e parlare di lui da quando l'ha conosciuto!»
Gekkouin ridacchiò. «Embé? Non può essere interessato anche a qualcun altro solo esteticamente o fisicamente?» fece; sembrava divertito. «Del resto... Mika, hai detto? Quello coi capelli biondi, il presidente del consiglio studentesco? Mi pareva che anche lui fosse particolarmente interessato a me...»
Yoichi avvampò ulteriormente. «Sei il solito vanitoso, Gekkouin...!» commentò. «A Mika piace Yuu, stanno insieme e non mi sembra il tipo che si interesserebbe così facilmente a qualcun altro!»
Magari però Yuu sì, un po'. Del resto, gli era capitato con talmente tante persone...
Una mano sulla testa gli scompigliò ancora i capelli, mentre Gekkouin accanto a lui ridacchiava.
«Hai un'idea così pura dell'amore, cucciolotto~» commentò divertito.
Yoichi sussultò a quelle parole, e si irrigidì di colpo.
Amore...
Gli venne immediatamente in testa il viso di Shiho. La discussione che aveva fatto con lui e che aveva rovinato tutto... quello che gli aveva sentito dire quando era tornato all'albergo.
Lasciò cadere stancamente le spalle, e mangiò svogliatamente l'ultimo boccone di panino.
«No...» mormorò dopo aver finito di masticare e aver inghiottito. «Non credo...»
Gekkouin rimase zitto per un momento per l'ennesima volta.
«Sai, non avevo intenzione di pedinarti così tanto mentre eri in vacanza.» fece, togliendo la mano dalla sua testa. «Ma Shinoa mi ha avvisato che c'era qualcosa che non andava, e mi ha suggerito di starti dietro per quella sera. Credo che vi abbia anche lasciati soli apposta.» commentò.
Yoichi si strinse nelle spalle, al costatare quanto Shinoa fosse stata preoccupata per lui: doveva aver notato anche fin troppo quanto ci fosse che non andava la sera prima, e doveva aver agito di conseguenza. Quindi, il fatto che l'avesse fatto seguire da Gekkouin significava che aveva previsto una reazione simile... forse l'avevano prevista lei e Gekkouin insieme.
Pareva davvero una persona poco affidabile agli occhi di chi teneva a lui, quindi...
«Yoichi...» lo richiamò Gekkouin. «Ho... capito a grandi linee cosa sia successo, ma...»
Yoichi si strinse nelle spalle. «Non voglio raccontarti i dettagli.» replicò subito.
«Beh, certo che non voglio i dettagli se non me li vuoi raccontare-» ribatté lui. «Ma tra te e quel tipo che rapporto c'era?»
Yoichi non aveva più nulla da stringere tra le mani; perciò prese a torturarsi le dita le une sulle altre, teso.
«Eravamo...» cercò il termine più adatto a definire la loro relazione: una relazione fatta di sesso, di lui che non capiva quanto Shiho si preoccupasse per lui e forse tenesse pure a lui, di quanto non considerasse importanti le attenzioni e le premure che Shiho aveva nei suoi confronti, di lui che non si rendeva conto di quanto l'avesse ferito così tante volte... «...scopamici.» esalò debolmente alla fine, sentendo una stretta dolorosa alla bocca dello stomaco.
Forse sarebbe stato meglio non essere nemmeno quello.
«Non mi sembri il tipo che sarebbe lo scopamico di qualcuno...» commentò rapidamente Gekkouin, confuso.
«Beh, con... Kimizuki era così.» spiegò, facendosi forza per non far trapelare troppa confidenza nei suoi confronti. Non che ce ne fosse troppo bisogno, dato che Gekkouin li aveva sentiti litigare... «Io... stupidamente pensavo che ci fosse dell'altro, ma è solo perché sono debole e ho bisogno di fare affidamento su qualcuno. Per quello... pensavo che quello che provavo per lui fosse quantomeno innamoramento... avrei voluto farlo felice, e non mi rendevo conto che invece tutte le volte che... che facevamo sesso era perché... perché io insistevo, perché era come se volessi pagare un debito che lui non aveva mai preteso da me... Mi... mi ha accolto in casa sua senza chiedermi niente in cambio, si è occupato di me e si è preoccupato che stessi bene, mi ha sempre fatto trovare un pasto caldo in tavola e un letto in cui riposare quando ero stanco, mi ha aiutato col materiale scolastico e mi ha comprato qualche vestito perché almeno potessi cambiare un po'... Non sapevo come ripagarlo, perciò quando siamo finiti in calore tutti e due e ci siamo praticamente saltati addosso senza quasi pensare, e quando mi sono accorto che a lui piaceva così tanto... ho pensato che...»
Yoichi si bloccò, sentendo la gola secca e la voce rauca per via delle lacrime che stavano già iniziando a scendergli un'altra volta dagli occhi.
«...Che potessi quantomeno farlo felice così. Ma certo.» completò Gekkouin per lui, con calma. «...Ma comunque, se aveva il sospetto che tu potessi essere cotto di lui e non voleva che tu lo fossi per quelle ragioni, avrebbe potuto-»
Lo stridulo rumore della campanella di fine intervallo risuonò per i corridoi ed arrivò fino a loro, spingendoli a sollevare gli occhi verso la porta.
Per un secondo rimasero in silenzio a fissarla; Gekkouin, comunque, lo ruppe abbastanza rapidamente.
«Dicevo, avrebbe potuto evitare di farlo con te se aveva anche solo il sospetto che da parte tua ci fosse qualcosa di più!»
«G-Gekkouin...» lo richiamò Yoichi, imbarazzato, facendo per alzarsi. «Dovremmo tornare in aula ora...»
Gekkouin lo osservò per un istante – lo trattenne quando Yoichi azzardò a tornare in piedi.
«Dove vuoi andare, conciato così?» domandò.
«Eh?»
L'espressione di Gekkouin si fece più seria, mentre lo guardava. «Stai piangendo, Yoichi.»
Yoichi sussultò – distolse lo sguardo dal suo, e si affrettò ad asciugarsi il viso con la manica della camicia, a metà tra l'imbarazzo e il disagio più completo che rischiava di sfociare in un momento di panico.
«È... È il tuo primo giorno di scuola, dovremmo andare...!» cercò di schermirsi, mentre le lacrime continuavano a scendere – stupide lacrime.
«Non andiamo da nessuna parte mentre tu stai così!»
Yoichi si strinse nelle spalle, e lo guardò preoccupato. «Non puoi mancare alle lezioni già al tuo primo giorno di scuola!»
Gekkouin lo osservò per un momento; poi ridacchiò, e scrollò le spalle.
«Va tutto bene~» fece, indicandosi. «Guardami. Sembro un teppista o uno yakuza, no? Credi che dovrei sembrare una persona integerrima che non perde una lezione a scuola?»
«Credo che se vuoi riuscire a scuola dovresti quantomeno provare a sembrarlo-»
Gekkouin inarcò un sopracciglio. «Non sono mica qui per la scuola.» replicò con espressione sincera e innocente. «Sono qui per te, cucciolotto.»
Yoichi spalancò gli occhi – si sentì improvvisamente investito da un moto d'affetto e d'imbarazzo verso quelle parole.
«Inoltre...» Gekkouin si mise le mani nelle tasche dei pantaloni, con un sorrisetto divertito. «Se tornassi in classe ora farei un interrogatorio di quinto grado al teppista intellettuale. E il tuo amico, Yuu, penserebbe che ti ho fatto piangere io, si preoccuperebbe per te e vorrebbe vendicarsi di me.» considerò. La cosa, in realtà, pareva divertirlo, ma sembrava anche che lui tentasse di non darlo troppo a vedere. «Non ho intenzione di farti andare sulla cattiva strada, anzi: sono sicuro che sei sempre stato bravissimo fino ad oggi, perché ci tenevi tanto ad andare a scuola e integrarti nel mondo umano.» proseguì. «Ma sembra che tu non stia così bene... e per un giorno non darai una cattiva impressione se mentiremo e diremo che sei tornato a casa dopo esserti sentito poco bene ed essere andato in infermeria.»
«Non... non sono andato in infermeria, però...» obiettò Yoichi.
Gekkouin estrasse il cellulare e digitò qualcosa sopra di esso. «Di questo non ti devi preoccupare. Ci andremo quando avremo finito di parlare.» replicò tranquillamente, facendogli cenno con una mano di sedersi di nuovo accanto a lui e intanto digitando rapidamente qualcosa sul suo smartphone con una sola mano. Per aver iniziato ad usare il cellulare da così poco, era già parecchio pratico nell'usarlo. «Mi limiterò ad avvertire Shinoa. Farà lei il resto.» commentò.
Yoichi rilassò le spalle, e scrutò per un momento la porta del tetto. In effetti, avrebbe voluto fare una cosa del genere da tanto tempo... ma si era sempre forzato a tornare in classe e compiere il suo dovere per non deludere nessuno.
Si voltò verso Gekkouin, e storse lievemente le labbra in una smorfia sollevata.
Almeno non stava deludendo lui.
[1] Alzarsi in piedi per il saluto mattutino al professore responsabile della classe: nelle scuole giapponesi, all'inizio delle lezioni, ci si alza e si saluta il professore che entra in classe con un inchino. Ogni classe ha un responsabile nel corpo docenti, che si occupa, tra le altre cose, di comunicare agli studenti se ci sono dei nuovi arrivati.
[2] Manga shojo: manga per ragazze (shojo), le cui storie generalmente vertono su tematiche come amore e vita scolastica.
[3] I tatuaggi e i capelli tinti: in Giappone normalmente non ci si fa tatuaggi, a meno che non si appartenga alla yakuza (la mafia giapponese). Nelle scuole i ragazzi che si tingono i capelli di colori vistosi (come Shiho e Gekkouin) vengono visti come teppisti o ribelli. Tra tatuaggi e capelli tinti, quindi, Gekkouin dovrebbe dare l'impressione di una persona abbastanza pericolosa...
L'angolino di madychan
Allora.
Sono di nuovo viva - non è vero, lo sono sempre stata, ma ultimamente lo sono stata di più. Ed è grazie al supporto di chi mi circonda.
Perciò, grazie mille. <3
Detto ciò, avrei dovuto scrivere questo capitolo più o meno in questo periodo... dell'anno scorso, ma non tutto va come programmato e ci si deve adattare oh. XD Ma ho comunque continuato anche se a rilento e ora ho un po' di capitoli nuovi da farvi leggere, perciò yeeeeeeeeeh!
Anche se sono impantanata da una settimana sul 24, ma sono successe cose. Molte. Troppe.
E poi c'è anche il Natale di mezzo ovviamente.
E l'evento del giochino cui gioco tutti i giorni.
E il lavoro.
Ma soprattutto i regali.
Anche se li ho QUASI finiti, quindi spero di riuscire a procedere con questo progetto più speditamente dall'anno nuovo!
...Ah, giusto, devo anche farmi la lista dei buoni propositi... ovvero di quali storie mi propongo di scrivere l'anno prossimo.
E sì, la WoffWoff sarà tra queste. Volevo finire questa macroparte quest'anno ma non ci sono riuscita, MA ho fatto del mio meglio e sono soddisfatta di tutto quello che ho combinato, non mi posso lamentare. :3
Spero lo siate anche voi. E se ne avete la possibilità spero che vi godiate le vacanze di Natale!
Tuttavia, non vi faccio ancora gli auguri di Natale e Buon Anno perché ho intenzione di tornare con un capitolo.
Regalino di Natale. <3
Spoiler (?): sarà quel genere di capitolo che noi fyccinare (esiste ancora questo termine...?) siamo in grado di leggere in mezzo ai parenti urlando internamente ma con la più piena plain face esternamente.
...O almeno lo spero. Dalla regia mi dicevano che era quel genere di capitolo ed era venuto bene.
MA COMUNQUE ditemi come vi è parso Gekkouin, come vi è parsa questa gente, come vi sono parsi tutti e ditemi come vi va! Recensite, recensite che sono curiosa di sapere cosa vi piaccia di ciò che scrivo e perché la leggiate! Le recensioni lunghe vanno bene, le recensioni corte vanno bene, va tutto bene ma sono curiosa, colmate questa mia curiosità pls-
Detto ciò, ci vediamo a Natale. XD Intanto buoni... uhm, panettoni e pandori e fine della scuola nel frattempo...?
Alla prossima :3
mady
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Il Paese dei Lupi
FanfictionYuuichiro Amane è un comunissimo ragazzo liceale che vive in un normale paesino, con una famiglia tranquilla e amici e conoscenti che gli vogliono bene. La sua vita passa liscia come l'olio, costellata dei normali avvenimenti che possono coinvolgere...