Ad Andrea,
Senza cui questa storia nemmeno esisterebbe.
Grazie di tutto, sempre e comunque.
Ti voglio bene.Mika non sapeva bene come fosse finito sdraiato sul divano di casa propria.
Era abbastanza sicuro che, riesaminando accuratamente la questione, avrebbe colto perfettamente la sequenza di eventi che lo aveva portato dall’usare un piccolo plico di documenti come pretesto per andare alla classe di Yuu a chiedergli un aiuto e, nel mentre, proporgli di venire a casa propria quel pomeriggio, al trovarsi sotto di lui sul divano un po’ scomodo del proprio appartamento.
Ma in realtà non voleva riesaminare accuratamente la questione: gli bastava trovarsi lì, un po’ schiacciato tra il divano e il corpo di Yuu, la bocca aperta e la lingua intrecciata alla sua.
Era piacevole.
Mika mugolò soddisfatto nel bacio, mentre ricambiava debolmente quello più entusiasta di Yuu, e azzardò a stringere un po’ le mani sulla camicia della sua divisa estiva.
Avevano fatto qualche passo avanti, da quando si erano baciati sulla spiaggia: era bastato poco perché Yuu iniziasse a cercare di usare la lingua oltre che le labbra, e ancora meno perché Mika si abbandonasse a quel suo fare e ne traesse anche una sensazione molto piacevole; così come erano piacevoli i baci più intimi che Yuu gli lasciava ogni tanto sul collo, velocemente, come se non fosse sicuro se fosse il caso di farlo o meno e, semplicemente, provasse perché non riusciva a trattenersi.
Era tenero.
Mika non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse prendendo in quel periodo, in realtà: continuava a pensare quanto Yuu fosse adorabile ogni volta che lo vedeva, e aveva da poco iniziato a pensarlo anche quando non lo vedeva – tipo quella mattina. In realtà era più una sensazione che provava al vederlo, che un vero e proprio pensiero: non riusciva a non trovarlo carino, tenero e amabile ogni volta che lo guardava, e ogni tanto quella sensazione piacevole gli mancava al punto che andava a cercarlo.
Non gli era mai successa una cosa del genere; e sicuramente non pensava che gli sarebbe successo con un lupo – ma del resto, Yuu era particolare in tutto e per tutto, a partire dal modo in cui era lupo, e finendo col suo carattere, i suoi modi di fare e il suo aspetto fisico.
Mika tenne le labbra socchiuse, mentre lo sentiva scostarsi dalla sua bocca e sollevarsi un po’ sui gomiti, in modo da non pesargli troppo addosso. Aprì in parte gli occhi in modo da guardarlo – si ritrovò con i suoi occhi verdi un po’ persi e puntati addosso, e sentì un battito mancargli.
Aveva il fiato un po’ corto, lo sguardo un po’ perso su di lui ed era caldo.
Mika provò per un momento la stessa sensazione che l’aveva spinto ad allungarsi verso di lui e baciarlo quella sera di poche settimane prima, sulla spiaggia.
E in effetti, voleva ancora…
«Mika…»
Mika sobbalzò – si rese conto solo in quel momento di essersi effettivamente avvicinato di nuovo a lui, senza riuscire a resistere.
Era tutto così strano, non aveva idea di cosa gli stesse succedendo.
Era piacevole, in generale; ma lo confondeva, e ciò lo rendeva… parzialmente spiacevole.
Affondò la nuca nel cuscino e storse le labbra in una smorfia contrariata verso sé stesso, mentre guardava Yuu che, ora, aveva un’espressione un po’ dubbiosa e confusa.
Lui però da quello che sapeva aveva sperimentato quel genere di sensazioni diverse volte. No?
«Sì, Amane? Cosa c’è?» gli chiese – istintivamente, mosse lievemente la mano sulla sua schiena. Non aveva idea se fosse qualcosa di adatto o piacevole per lui, perciò la fermò subito e si limitò a guardarlo.
Yuu esitò per un momento: sembrò curarsi in particolar modo di non guardarlo negli occhi, come se stesse riflettendo su qualcosa e per farlo avesse la necessità di non guardarlo, altrimenti si sarebbe distratto – Mika un po’ lo capiva.
«Uhm… potrei rovinare un po’ l’atmosfera, in effetti…» azzardò Yuu, strofinandosi con un dito la punta del naso. Mika aveva notato che lo faceva spesso, quando era nervoso o in dubbio. «Ma… ho una domanda che vorrei farti, e… credo di dovertela fare, altrimenti non mi esce dalla testa…»
Mika sbatté le ciglia e lo guardò attento. «Dimmi.»
Yuu pareva in imbarazzo e a disagio, tanto che si strofinava ripetutamente il naso, a tratti rapidi. Esitò ancora per qualche momento, poi scosse la testa come a togliersi il dubbio, ma non lo guardò.
«Ho… notato che stavi guardando Gekkouin, oggi…» azzardò, con voce talmente debole che se fosse stata di un’ottava più bassa Mika non avrebbe capito nulla di quello che aveva detto. Nondimeno, drizzò le orecchie e spalancò gli occhi, colto alla sprovvista per quell’osservazione, e ascoltò Yuu proseguire. «Ecco… era solo semplice interesse perché è nuovo, o…?»
Mika lo osservò spaesato, confuso da quella considerazione – e confuso dall’immagine del profilo dei muscoli ben visibile da sotto la divisa di Gekkouin cui, forse, aveva effettivamente concesso uno sguardo particolarmente attento per qualche secondo.
Ma non lo aveva fatto apposta.
Era indubbiamente appariscente: era impossibile non notare la sua presenza in una stanza, un po’ come succedeva con Ferid. Nel bene o nel male, si notava… e poi sì, si era involontariamente soffermato sui suoi muscoli.
Distolse lo sguardo da Yuu, e mentalmente cercò di cancellare dalla propria testa il numero di volte eccessivamente alto per una persona comune (che lui non era, ma si sentiva comunque molto strano per certe cose) in cui si era soffermato, più o meno come era successo con Gekkouin, a sbirciare i muscoli di Crowley – e Crowley non aiutava di certo, dato che spesso si faceva vedere quasi del tutto nudo da lui.
Certo, era assurdo che lui fosse interessato a quella maniera a quegli stessi muscoli con cui il loro proprietario non aveva esitato a malmenarlo ogniqualvolta non fosse all’altezza degli allenamenti, o ad addestrarlo duramente e senza la minima pietà… e probabilmente era uno dei motivi per cui uno come lui non avrebbe dovuto stare con una persona normale e comune come Yuu…
«Mika…?» lo richiamò Yuu, riscuotendolo da quei pensieri e in particolare da Crowley, e in effetti in quel momento non era il caso di pensare a lui.
Mika tornò a guardarlo in viso, pur stringendosi nelle spalle mentre si voltava; quel suo essere così strano, se lo avesse fatto uscire, avrebbe portato Yuu a pensare male di lui e a volerlo piantare subito.
E forse non sarebbe stata una cosa così malvagia, dopotutto.
«Mika…» lo richiamò Yuu, un’espressione decisamente confusa in viso che gli faceva aggrottare le sopracciglia. «Hai… guardato Gekkouin per qualche motivo particolare…?»
Forse a Yuu non avrebbe fatto piacere, ma forse era la cosa migliore da fare…
«Beh…» Mika deglutì ed esitò per un momento, senza guardarlo negli occhi. Non era sicuro di farcela, ma… «Beh… non… non è male…»
Sentì chiaramente, anche se non emise alcun rumore, Yuu che tratteneva il fiato per un eterno momento e lo scrutava in viso, probabilmente sconcertato da quella considerazione.
Non azzardò a guardarlo, a disagio per l’affermazione che aveva appena fatto. Non era nemmeno sicuro di come Yuu avrebbe reagito, ma probabilmente male; e forse era la cosa migliore, forse era un buon modo per distaccarsi da lui ed evitare di metterlo un po’ in pericolo come la sua stupida testa gli stava concedendo anche fin troppo di fare ultimamente; forse avrebbe dovuto semplicemente lasciare che si offendesse e volesse rompere con lui e lasciarlo stare, e magari partire per un altro…
«Cosa?!» esclamò Yuu – lo sentì molto più vicino all’orecchio di quanto si fosse aspettato, e sobbalzò sorpreso tornando a guardarlo in viso per forza di cose. Yuu pareva agitato, ma serissimo e attento. «Cosa non è male di lui?!»
Mika sbatté le palpebre, confuso. «Co… come…?»
Non era la reazione che si era aspettato, decisamente. Yuu sembrava… voler capire?
«Cosa non è male di lui, perché tu arrivi a guardarlo come l’hai guardato oggi?!» esclamò ancora Yuu, con tono deciso e avvicinandosi un po’ al suo viso col proprio. «Il tatuaggio? Il fatto che è appariscente? I capelli tinti? I muscoli?». Mika esitò impercettibilmente, tendendosi giusto per un momento mentre lui proseguiva. «Il fatto che è molto socievole e… Oh.»
Mika si irrigidì ulteriormente sotto di lui, guardandolo negli occhi e premendo le labbra l’una contro l’altra.
Improvvisamente, quello che aveva fatto non gli sembrava più così giusto.
«…I… I muscoli?!» esclamò Yuu dopo qualche momento, con tono estremamente sorpreso. «M-Mika, sono… sono i suoi muscoli, che ti hanno fatto guardare Gekkouin così?!»
Mika cercò invano di affossarsi ulteriormente nel cuscino, mentre Yuu si avvicinava al suo viso ancora di più per studiare la sua reazione, apparentemente incredulo.
Boccheggiò; non trovò le parole giuste da dire per qualche attimo, e si chiese se avesse senso continuare con quella farsa e far valere i muscoli di Gekkouin più di tutto Yuu, o se invece fosse il caso di ritrattare e fargli capire che non era proprio così, che non gli interessavano così tanto i muscoli di Gekkouin o qualsiasi sua parte, perché Yuu oltre che sconcertato sembrava anche starci un po’ male, e la cosa non gli piaceva.
«Ecco… a dire la verità…» azzardò. Quel suo essere carente di parole decise era un punto a suo sfavore, in tutta quella storia: se avesse voluto essere freddo con Yuu avrebbe dovuto suonare più convinto… Cosa diavolo stava facendo? «A dire la verità, io…»
«Sì…?!»
Mika si strinse nelle spalle e lo guardò, incerto su quale fosse la direzione giusta da prendere.
«A dire la verità…» tentò di nuovo di dire, ma senza riuscire a completare la frase.
Yuu lo fissò per qualche momento, probabilmente aspettando una risposta completa; ma quando vide che non arrivava, si sollevò un po’ da lui fino a mettersi in ginocchio sopra i suoi fianchi, e si osservò per qualche momento le braccia e il petto.
Mika aggrottò un sopracciglio, confuso – ma Yuu chiarì subito dopo i suoi dubbi in merito a quel gesto.
«Non credo di essere in grado di avere dei muscoli così, Mika!» esclamò. Mika sobbalzò e lo fissò negli occhi, esterrefatto che il suo commento fosse quello. «Cioè, posso provarci…» continuò freneticamente lui, guardandosi ancora attentamente braccia e petto, «…allenandomi magari ci riesco, ma la mia specialità è la corsa, non ho sviluppato questo genere di muscoli e non sono il mio ramo di specializzazione, non so cosa riuscirò a fare ma posso provar-»
«Amane, aspetta.» lo interruppe Mika, appoggiandogli una mano sul petto. La tolse subito, ma riuscì a carpire la consistenza di parte dei suoi muscoli toracici, che non era di certo indifferente. Esitò per un momento mentre realizzava quel concetto, ma riuscì a proseguire. «Il tuo problema… è la quantità di muscoli che hai?»
«Beh, sì! Certo!» esclamò lui con veemenza. «Se ti sei soffermato a guardare Gekkouin a quella maniera è perché ti piacciono i suoi muscoli, no?! E ti farebbe piacere probabilmente che anche io avessi qualcosa in più…! Non sono sicuro di riuscirci, ma posso provarci, Mika!»
Mika lo fissò negli occhi, sbalordito come probabilmente mai era stato in vita propria.
Non era decisamente la reazione che aveva pronosticato.
«Non… non è un problema, in realtà…» biascicò, confuso.
«Certo che lo è! Ti piacciono, no?!»
«Sì, ma non…»
«Posso provarci!»
«Amane-»
«Sul serio, posso… posso provare ad allenarmi in qualche altra disciplina, o fare più flessioni, o qualche addominale, e…»
«I tuoi muscoli vanno più che bene!»
Yuu ammutolì dopo quell’affermazione – e rimbombò talmente tanto in quelle quattro mura un po’ strette, che Mika quasi si riascoltò dire quella frase.
Lo fissò negli occhi, confuso.
Yuu lo stava facendo decisamente uscire di testa. Che gli saltava in mente di dire, ora? Da quando reagiva così istintivamente e senza pensare? No, in realtà aveva pensato abbastanza, e quello era il risultato…
«M-Ma Mika, hai detto che…»
«Sì, è vero, Gekkouin ha un bel fisico.» replicò Mika, cercando di contenere i toni per apparire più deciso e convinto di quello che stava dicendo. Doveva rimediare a quella stupidaggine che aveva fatto. «Ma non è che tu abbia pochi muscoli. E hai un bel fisico anche tu. E non solo quello.»
Yuu spalancò gli occhi, sbalordito a quella considerazione. Fu il suo turno di boccheggiare per qualche istante, probabilmente stordito per via delle affermazioni di Mika; lo scrutò negli occhi, attento e un po’ frastornato, e pian piano un po’ più rosso in viso di quando si era staccato.
«Stai…» Yuu deglutì a vuoto, e lo fissò prima di parlare ancora. «Stai dicendo… che ti piaccio?»
Mika esitò – distolse gli occhi dai suoi, e sentì le orecchie scaldarsi un pochino.
«Non sarei qui a fare questo genere di cose con te, altrimenti.» replicò. «Per contro, Gekkouin non mi ha fatto pensare di volerle fare con lui, se questa è la tua preoccupazione.»
Non poteva dire proprio lo stesso di Crowley, ma probabilmente era il caso di omettere quella parte estremamente strana di sé a Yuu per un periodo più o meno equivalente all’eternità.
«Mika…!» esclamò Yuu, sempre più sorpreso, ma con una vena entusiasta nel tono. «Quindi… stai dicendo che vado bene anche così…?!»
Mika si strinse nelle spalle. «Ovvio.»
Un attimo dopo, si sentì la mole di Yuu addosso. Spalancò gli occhi e si voltò a guardarlo; Yuu aveva la testa nascosta contro il suo collo, ma poteva chiaramente sentirlo sorridere con le labbra appoggiate alla sua pelle.
Per qualche ragione, il saperlo sorridente gli fece rilassare i muscoli dell’addome.
Lo vide sollevarsi quasi di scatto dalla sua spalla, e sorreggersi sui gomiti mentre lo fissava per un attimo negli occhi.
«Mika… posso baciarti?» domandò, con voce dolce ma con una chiara nota di entusiasmo.
Mika lo scrutò negli occhi ed esitò solo un momento, mentre perdeva la cognizione del tempo e dello spazio a guardare la sua espressione felice ed entusiasta come sempre.
Era carino.
«Sì… certo.» replicò a bassa voce.
Il modo in cui Yuu lo baciò dopo quell’assenso fu simile a quello interrotto poco prima, e diverso allo stesso tempo.
O forse non era Yuu: forse era lui.
Mika accolse il suo bacio contento che si fosse rilassato; a differenza di quando avevano iniziato quello di prima che, gradualmente, li aveva portati dalla cucina di casa sua al divano, stavolta era come se ci fosse qualcosa in più che il semplice contatto piacevole tra le loro labbra. Era come se fosse ancora più tranquillo di prima… no, come se fosse contento per Yuu.
Il che era probabilmente la ragione per cui rispose al suo bacio in maniera meno placida e tranquilla di prima: era come se la sua testa stesse muovendo istintivamente il suo corpo per renderlo più contento di quanto già non fosse… e in effetti se lo meritava.
Perciò, mosse la lingua contro la sua meno passivamente, tentando di accarezzarla con la propria in maniera più decisa; percepì chiaramente un’esitazione da parte di Yuu alla prima volta che lo fece – ma prima che potesse farsi troppe domande, lui ricambiò il favore, e Mika ripeté il proprio, e Yuu anche – finendo in una spirale in cui continuavano a cercarsi le lingue e toccarsele avidamente, e Yuu ogni tanto gli succhiava anche le labbra già che c’era, e mugolava lievemente mentre muoveva la lingua contro la sua, e a lui girava sempre di più la testa e doveva aggrapparsi alla sua camicia perché si sentiva un po’ perso in quelle sensazioni fin troppo intense che stava provando…
Ebbe un brivido forte che partì dall’inguine e scivolò lungo la schiena fino al cervello, quando sentì il bacino di Yuu premuto contro il proprio. Fu quasi certo di aver emesso un qualche verso strano mentre Yuu continuava a baciarlo a quella maniera – ma in quel momento era concentrato sulla sensazione, e sul fatto che iniziasse a sentire caldo, e sul fatto di voler ripetere quel movimento, e sulle proprie dita che si stringevano alla camicia di Yuu…
«Mika…» la voce di Yuu, mentre si scostava dalla sua bocca giusto per un momento concedendo del fiato a entrambi, era più bassa e roca del solito – e Mika si ritrovò per un attimo stordito da quella diversità di tono così marcata rispetto alla sua voce solita, tanto che esitò per un momento quando Yuu ricominciò a baciarlo.
Non era decisamente spiacevole nonostante quel cambio, questo era lo strano.
Nondimeno, dopo qualche momento in cui ancora si baciarono alla stessa maniera di poco prima, e Mika riuscì ad abituarsi, riuscì anche a pensare un po’ di nuovo a quello che stava succedendo, e ad avere più coscienza di sé stesso.
Stava baciando Yuu. A quella maniera. E quel movimento di bacino, quel calore…
Yuu era eccitato.
No, in realtà, a giudicare da quanto i suoi pantaloni tiravano a livello dell’inguine, lo erano entrambi.
Non era una cosa nuova, per Mika: si era ritrovato in quelle condizioni diverse volte da quando aveva iniziato la pubertà. Certo, magari non con la stessa frequenza dei ragazzi comuni, di sicuro non per le stesse ragioni e nelle stesse condizioni, di certo non in condizioni anche solo lontanamente simili a quelle in cui si stava ritrovando ora; le altre volte era stata una reazione fisiologica di un corpo che aveva bisogno di sfogarsi ed era stato quasi fastidioso – stavolta era stordente, e piacevole.
Sapeva che quel genere di cose succedeva alle persone comuni non solo come reazione fisiologica, ma spesso, e più normalmente, per mera attrazione sessuale verso la persona con cui si stava; e aveva intuito fin dal principio che Yuu avrebbe avuto facilmente quelle reazioni in sua compagnia una volta che avessero “approfondito” a quella maniera il loro rapporto.
Perciò, si era informato.
Dal momento che si era preso una pausa dalla caccia ai lupi e aveva ceduto ripetutamente alla voglia di baciare Yuu che ogni tanto lo prendeva, aveva deciso di fare delle ricerche in merito ai rapporti sessuali tra maschi su Internet.
Ancora rabbrividiva a certe cose che aveva letto.
Ma aveva deciso di andare sulle nozioni più basiche: perciò aveva fatto tesoro di quelle pagine che spiegavano i rapporti sessuali tra due maschi in maniera piuttosto schematica e basilare, illustrando le basi delle cose da fare (e da non fare), il modo in cui potevano essere svolte certe cose; e aveva letto attentamente le domande delle persone, informandosi tra le altre cose anche sulle malattie sessualmente trasmissibili e capendo che certe cose erano soggettive e certe altre meno.
Sperò sinceramente che quelle conoscenze bastassero per soddisfare Yuu almeno un pochino.
Anche perché, visto che l’aveva fatto sentire poco apprezzato per via di Gekkouin, ora forse era il caso di fare ammenda.
Lo sentì scostarsi dalle sue labbra per un momento più lungo di quelli di prima in cui avevano semplicemente preso fiato, e socchiuse gli occhi, ritrovandoselo con gli occhi semiaperti a guardarlo.
«Mika…? Qualcosa non va…?»
Mika sussultò lievemente, e lo guardò perplesso.
«Eh? No, perché?»
Lo vide sgranare gli occhi, e poi arrossire un po’ – più di quanto già non fosse, dato che era rosso e gli mancava un po’ il fiato.
«No… sembrava… sembravi… concentrato su altro, ora…» biascicò.
Mika sbatté le ciglia e lo osservò attento. Non ci voleva molto a capire che Yuu si sentisse ancora in competizione coi muscoli di Gekkouin, per quanto fosse sembrato lusingato dai suoi complimenti…
Era il caso di rimediare.
Spostò la testa in modo da guardare meglio la posizione in cui si trovavano e valutare come fosse meglio muoversi.
«Amane, puoi sollevare un po’ i fianchi?» fece alla fine dopo un rapido esame.
Lo sentì sobbalzare.
«Ah, sì, sì, scusa!» esclamò, sollevandosi subito come lui aveva chiesto. Mika infilò subito le mani tra i loro corpi, e cercò un po’ con lo sguardo e un po’ a tentoni la cintura dei suoi pantaloni mentre Yuu continuava a parlare. «Pesavo, vero? Scusa, non ci avevo pensato troppo… Che-che stai facendo-»
Dopo qualche tastamento sul suo addome, Mika riuscì a trovare la sua cintura e prese ad armeggiare con la fibbia per slacciarla. Non poté fare a meno di notare che su un’altra persona era più complicato – specie se questa lo ostacolava bloccandogli le mani con una delle proprie, cosa che in effetti Yuu fece.
Mika sollevò lo sguardo verso di lui, confuso.
«Mika…». Yuu era paonazzo in viso, e lo stava fissando con occhi sgranati dalla sorpresa – ed era panico, quello che intravedeva nelle sue pupille? Era abbastanza sicuro di non averlo mai visto così in imbarazzo, nemmeno la prima volta che si erano incontrati…
«Amane, che ti prend-»
«Che… che stai facendo, si può sapere?» esalò Yuu, con un tono decisamente più acuto di prima e, se Mika lo conosceva abbastanza, probabilmente anche più acuto di quanto lui avrebbe voluto, perché arrossì ancora di più dopo aver parlato.
Forse era una di quelle cose soggettive e lui aveva sbagliato tutto da principio.
Fece per ritrarre le mani, ma erano ancora incastrate sotto quella di Yuu.
«Non… non va bene?» domandò tornando a guardarlo negli occhi. Lo vide sgranare i propri, e si irrigidì ulteriormente. «Scusa, io pensavo che avrebbe potuto-»
«No! Certo che va bene!» esclamò Yuu, interrompendolo con la sua voce di nuovo troppo acuta. Lo vide chiudere gli occhi e tossicchiare, e poi parlare di nuovo con voce imbarazzata e il fiato corto, ma più simile alla sua solita. «Cioè… va bene, ecco. Ma… non se non vuoi! Ma in effetti lo stavi facendo senza che te l’avessi chiesto… P-Però ecco, fallo per me- cioè, non farlo per me, fallo solo se lo vuoi tu! C-Cioè… …Aaaaaah, sto facendo casino…!»
Mika sbatté le palpebre, un po’ confuso dal suo atteggiamento ma non troppo.
Lo stava facendo per lui. Quindi non andava bene?
«Non… non va bene se lo faccio per te?» domandò, perplesso. Non riusciva a capire il perché fare qualcosa all’altro per l’altra persona non andasse bene, in effetti. Per una volta che aveva pensato meno a sé stesso, forse aveva sbagliato? Forse non era così tagliato per essere una persona normale, in fin dei conti…
«No…! Cioè… sì! Ma no!» esclamò Yuu, confondendolo ancora di più. Sembrava confuso anche lui, in effetti. «Cioè… se… se vuoi farlo per me… ecco… credo… che possa andare… ma non sentirti obbligato, okay?! Cioè… non che pensi che tu non voglia farlo… insomma, non lo so, credevo non l’avessi mai fatto e…»
«Infatti è così.» precisò Mika, approfittando di un suo momento di pausa dal suo sproloquio per chiarire almeno quello. Forse non avrebbe dovuto, in effetti, perché Yuu arrossì ulteriormente.
«A-Allora a maggior ragione!» esclamò Yuu, portando la testa un po’ più vicina alla sua per l’enfasi che ci mise. Mika spalancò gli occhi e lo fissò, ancora più perplesso. «Non… non sentirti obbligato, solo perché sono… insomma, quello! Insomma, è la prima volta che lo fai, non serve che tu lo faccia per me…!»
«Se non lo faccio per te per chi lo dovrei fare?» fece Mika. «Lo sto facendo a te, in fin dei conti.»
«L-Lo so!» esclamò Yuu. «Ma… Ecco…! Non… non voglio che lo fai solo per me! Insomma, voglio che ti vada di farlo, ecco! Non… non sentirti obbligato, non fare qualcosa che non ti va!»
Mika lo osservò per qualche istante, e rifletté brevemente sulle sue parole.
Voleva fare ammenda per farlo stare meglio. In effetti, quando prima era scoppiato d’entusiasmo, aveva sentito una sensazione piacevole all’addome… qualcosa che non era sicuro di aver mai sentito.
E poi, non l’aveva mai fatto. Non poteva sapere se gli andasse o no, senza averlo mai fatto.
Magari… dato che era lui…
«Amane, non l’ho mai fatto.» ribadì, annuendo. «Quindi non so se può andarmi o meno. Ma non mi sento obbligato.»
«D-Davvero?» domandò lui, allentando un po’ la presa. Mika ne approfittò istintivamente per far sgusciare le mani dalle sue dita e liberarle, e lo vide esitare e guardare prima verso i loro bacini, poi di nuovo lui in viso. «L-Lascia almeno che te lo faccia anche io!» aggiunse.
Mika lo scrutò per un momento, sorpreso.
Ci aveva pensato.
Ci aveva pensato, però…
In quel momento, rivedeva sempre…
Scosse la testa, e allontanò quei pensieri prima che potessero attecchire.
«Non serve.» replicò. Non era del tutto vero: era eccitato anche lui. Ma non era sicuro di sentirsela. «Lascia che faccia solo…»
Esitò, quando vide l’espressione un po’ abbattuta di Yuu. Certo, era solamente una piccola scintilla nei suoi occhi, un piccolo neo nella sua espressione entusiasta che nemmeno si notava troppo; ma Mika riusciva a vederlo, e si chiese perché ci fosse prima di andare avanti. Yuu avrebbe dovuto essere contento di quello che voleva fare, no? E non avrebbe avuto motivi per farlo anche a lui, no? Non doveva mica rimediare a nulla che aveva fatto…
Eppure era un po’ abbattuto.
Lo scrutò per un momento: quando gli aveva chiesto se poteva farlo anche lui aveva avuto un’espressione contenta ed entusiasta. Non sembrava voler rimediare a qualcosa: sembrava solamente voler fare qualcosa che gli andava parecchio. Che forse aspettava di fare da tempo. Che forse si era immaginato ogni tanto, come l’aveva immaginato lui.
Non aveva idea che si potesse volere così tanto fare qualcosa del genere a una persona.
Esitò di nuovo, e rifletté per qualche secondo sulla cosa. Forse…
«Possiamo pensarci dopo che ho… fatto io?»
Yuu si fece più attento e si sollevò lievemente per guardarlo.
«S-Sì! D’accordo, certo, ci… ci pensiamo dopo…!»
Sembrava un pochino più entusiasta.
Mika sentì una sensazione di sollievo all’addome tale che fu quasi sicuro che le sue labbra si fossero lievemente curvate in un sorriso. Vide Yuu arrossire lievemente, e distolse lo sguardo dal suo per concentrarsi sullo slacciargli la cintura e, nel contempo, su qualsiasi altro punto che non fossero i suoi occhi: si sarebbe distratto, altrimenti, e avrebbe rischiato di fare danni.
Gli occhi andarono a fissarsi sul suo collo; nello specifico su un piccolo neo che intravedeva appena sotto la mascella, e gli sembrava un posto sicuro abbastanza distante dal viso di Amane. Tastò con le mani la cintura e fece scivolare le dita ad aprire la fibbia, poi a sfilare l’estremità; non aveva la benché minima idea di come fare nello specifico quello che stava facendo, ma sperava sinceramente che a Yuu non dispiacesse e che ne sarebbe stato contento.
Sapeva solamente che, una volta fatto quello, avrebbe dovuto aprirgli i pantaloni… e abbassarglieli un po’… assieme ai boxer neri che portava subito sotto.
Sentì le mani scosse da un tremito, quando sbirciò sotto il petto di Yuu e vide la sua erezione già molto palese e visibile.
Era strano.
Non aveva mai contemplato l’idea di fare qualcosa del genere a nessuno, né di vedere i genitali di qualcun altro; non aveva mai avuto nessun genere di fantasie quando si masturbava (che pure, leggendo su internet, aveva notato fossero la cosa più normale da pensare, quando ci si dedicava a quel genere di cose) e di conseguenza non aveva mai avuto modo di far viaggiare la propria mente nei dettagli di come avrebbe potuto essere quello di qualcun altro: conosceva praticamente solo il proprio.
E quello…
«Mika…» Yuu lo distolse dal ricordare di nuovo quei momenti di certo non troppo piacevoli. Mika sussultò e sollevò lo sguardo verso di lui – trattenne per un attimo il fiato, a vederlo rossissimo in faccia e un po’ tremante dappertutto.
«Amane…?» esalò, confuso dalla propria stessa reazione.
«Hai… detto che è la prima volta, no…?» fece Yuu a voce bassa. «Sul serio, se non ti va…»
Mika tentennò solo un momento. «No. Non è quello.» replicò, tornando a guardarlo più in basso e sfuggendo il suo sguardo; si stava confondendo di nuovo e troppo, stava perdendo di vista il proprio obiettivo di farsi perdonare, lo sentiva. «È solo che non…» esitò: se avesse detto che non aveva mai pensato a quel genere di cose sarebbe sembrato alquanto strano, e forse Amane avrebbe potuto iniziare a dubitare di lui sommando tutti gli elementi. «…Non immaginavo che potesse essere così.» concluse. Era sicuramente una frase più ambigua.
«Così…?» domandò Yuu, perplesso.
Dannazione. «Sì… così…» azzardò Mika, cercando l’aggettivo adatto.
Lo sentì ridacchiare lievemente, e d’istinto tornò a guardarlo in viso.
Aveva un’espressione tenera, in faccia. E intenerita.
Era bello.
E tenero.
E maledettamente adorabile.
«È… successo anche a me, la prima volta…» commentò Yuu, stringendosi nelle spalle con un’espressione che aveva del comprensivo. «È strano, quando vedi per la prima volta quelli di qualcun altro… vero?»
Mika boccheggiò per un momento, sorpreso. Quindi non era così strano.
«Un po’.» rispose, tornando a guardare la sua erezione.
Lo sentì chiaramente sorridere anche senza vederlo. «E quindi se non ti va lo capisco, Mika…»
Mika esitò solamente per un attimo con le mani, e si morse lievemente il labbro inferiore.
Non era da lui esitare così tanto. Cosa gli stava prendendo?
…In realtà, era ovvio.
Voleva che a lui piacesse.
«No, Amane.» rispose, tornando a guardarlo in viso più deciso di prima. Lo confondeva ancora, ma poco importava. «Mi va. Se sei tu, mi va di provare.»
Lo vide chiaramente trattenere il fiato per un secondo, lo sguardo confuso e assai sorpreso, la bocca semiaperta per lo stupore.
Prima che potesse dire o fare qualcos’altro, però, Mika se lo sentì di nuovo addosso contro il collo – e sentì le proprie mani andare a toccargli involontariamente l’erezione per via di quel movimento con cui lui si avvicinò. E le sue labbra sul collo subito dopo – non fece nemmeno in tempo a irrigidirsi per l’avere il suo membro tra le mani, che i suoi baci (ripetuti, non fugaci come le altre volte) gli fecero arrivare alla testa una sensazione di piacere e rilassamento, come se per un attimo tutte le sensazioni oltre a quella arrivassero ovattate.
«Mh…» si sentì mugolare, mentre cercava di non chiudere gli occhi – ma li sentiva un po’ più pesanti, le palpebre che tendevano ad avvicinarsi per gustarsi meglio quel gesto, o almeno questo era quello che gli faceva arrivare il suo cervello come sensazione. «Amane… così non…»
Yuu lo baciò di nuovo, poggiando le labbra sulla pelle del suo collo, proprio sotto l’orecchio. «Devi aspettartelo, Mika…» replicò a bassa voce, facendogli salire un brivido lungo la schiena. «Se mi dici così… mi viene voglia di fare almeno questo…»
Mika sentì il petto tremare mentre lui continuava, e socchiuse le labbra mentre chiudeva gli occhi.
Fu in quel momento – mentre si godeva quei gesti che percepiva chiaramente dolci e affettuosi – che sentì la sua erezione umida e calda sulle dita, e si ricordò cosa doveva fare. Più o meno. Ma in un angolo di memoria c’era.
Doveva toccarlo.
Mentre si lasciava andare a un mugolio, fece scivolare le dita ad accarezzargli l’erezione.
Sentì Yuu rabbrividire immediatamente, e soffocare un mugolio contro il suo collo, mentre continuava a baciarlo. «Mika…»
Mika gli lanciò un’occhiata, poi provò a circondargli l’asta con le dita: era umida, calda e pulsava lievemente, e solo quel gesto portò Yuu a mugolare di nuovo e a rifugiarsi meglio contro la sua spalla.
Probabilmente gli piaceva. Se non gli fosse piaciuto l’avrebbe detto… no?
Passò il palmo della mano sulla sua asta, scendendo lentamente fino alla base; la circondò, e risalì piano fino ad accarezzare la punta; era un po’ ruvido e non del tutto scorrevole, e sperò di non avergli fatto male o di non aver stretto troppo. In teoria non doveva essere così diverso da quando lo faceva su di sé, ma non aveva idea di quanto ci fosse di simile…
Yuu, nel frattempo, aveva smesso di baciarlo e si era semplicemente accoccolato contro il suo collo per mugolare e respirare pesantemente; Mika sentiva il suo petto contro il proprio che prendeva fiato, la sua gola che articolava piccoli versi di piacere che era sicuro di non avergli mai sentito. Era strano. E per qualche ragione che non capiva, non era assolutamente spiacevole.
In realtà, l’idea di sentirgli emettere quei suoni gli piaceva.
Quindi, complice il fatto che Yuu non stesse esprimendo nessuna rimostranza a quello che stava facendo, decise di proseguire. Mosse ancora la mano come aveva fatto prima un paio di volte; notò che Yuu rabbrividiva di più quando gli toccava la punta, perciò optò per accarezzargli più intensamente e ripetutamente quella, passando il pollice sul glande e il resto delle dita sulla parte arrotondata e decisamente più scivolosa del resto.
«Mika…» esalò Yuu con un brivido, tremando e forse facendo anche un po’ fatica a reggersi sui gomiti. Mika esitò solamente per un attimo, chiedendosi se per caso gli stesse facendo male, ma si fermò dal chiederglielo quando lo sentì mugolare di nuovo e percepì le sue labbra baciarlo ancora sul collo, ben più brevemente di prima. «Mika…»
Probabilmente gli piaceva.
Mika si sentì attraversato da un moto di qualcosa – orgoglio, probabilmente, per aver capito cosa gli piacesse e star facendo bene; ma non era solo quello. Era come se fosse felice del fatto che gli stesse piacendo… non ne era sicuro.
Lo accarezzò ancora sulla punta, piano, passando un dito sul glande e il pollice su una parte che si incurvava lievemente verso il basso – Mika intuì che fosse l’uretra, e subito dopo ebbe la dimostrazione chiara che quel punto piacesse particolarmente a Yuu o comunque lo stimolasse più di altri, perché lo sentì gemere.
«Oh, sì… Mika…» lo sentì mugolare, pericolosamente vicino al suo orecchio.
Mika sentì proprio quell’orecchio diventare bollente, subito seguito dall’altro, e voltò lo sguardo distante dalla sua testa per proseguire a toccarlo senza rischiare di farsi vedere imbarazzato. Non che ci fosse troppo pericolo: Yuu sembrava più preso di quanto avesse mai immaginato, perché mugolava e ansimava contro il suo collo e al suo continuo toccare aveva anche preso a muoversi delicatamente contro la sua mano, a piccoli tratti, come a voler stare dietro al suo movimento perché gli piaceva particolarmente – quella situazione causò solamente più confusione nella testa di Mika: aveva la voce di Yuu nell’orecchio, il suo petto contro il proprio che strusciava piano e di cui riusciva a percepire chiaramente i muscoli decisamente definiti nonostante la sua specialità fossero le gambe, i suoi capelli che gli solleticavano il collo, le sue braccia che tremavano e la sua erezione in una mano, e tutto quello stava mandando ripetute scariche alla testa tali che non voleva smettere di fare quello che stava facendo, se l’effetto era quello – tali che sentiva i pantaloni sempre più stretti e il corpo sempre più caldo e non era nemmeno una sensazione spiacevole, nonostante facesse caldo già fuori.
Gli piaceva.
Yuuichiro Amane… probabilmente gli piaceva.
Chiuse gli occhi a quella realizzazione, e sentì le viscere contrarsi mentre continuava a toccarlo ma, nel frattempo, sentiva la propria bocca schiudersi istintivamente per respirare meglio; si sentiva il respiro affannato, non sapeva se per il fatto che Amane gli stesse sopra o che altro – di sicuro il suo corpo e la sua testa in quel momento non volevano che si staccasse.
«Mika…» mugolò Yuu, con un tono parecchio preso che Mika non gli aveva mai sentito. «Mika-ah… aspetta…»
Mika sussultò, e di colpo tutto quello che stava provando e facendo si ruppe come una bolla di sapone.
Spalancò gli occhi e fermò immediatamente la mano, senza toccarlo ulteriormente.
La cosa dovette scombussolare lo stesso Yuu, perché si sollevò di colpo da lui e lo guardò con un’espressione palesemente confusa.
Mika ricambiò con una faccia che doveva essere molto simile: non stava capendo, e per di più nonostante la rottura improvvisa era come se il suo corpo desiderasse di essere ancora pressato contro il divano da quello di Yuu.
«Cosa…? Cosa c’è, Mika?» domandò Yuu, perplesso.
Mika aggrottò le sopracciglia. «Mi hai detto tu di fermarmi…»
Yuu sembrò realizzare in un attimo, perché arrossì di colpo e tentennò, in palese imbarazzo.
«Ah, no…! Cioè, sì, in effetti ti ho detto di aspettare, già, certo…» fece con tono confusionale. «Io… volevo solo… insomma… ecco… stavo per… …e insomma, non volevo sporcare…»
«Sporcare…?». Mika trasalì, e realizzò solo in quel momento le implicazioni di quello che Yuu stava dicendo. «Ah. Era per quello…»
«S-Sì, esatto!» esclamò Yuu. «Non avrai pensato che… che non mi stesse piacendo, vero?»
Mika si strinse nelle spalle. «In realtà mi sono fermato per quello…»
Lo vide sgranare gli occhi, e poi abbassare la testa con fare abbattuto e con un sospiro. «Mi dispiace…!» esclamò. «Tutt’altro, cioè, non immaginavo potesse essere così piacevole, e non so quanto sia passato ma… insomma, mi piaceva parecchio, ma mi sono concentrato a starmene calmo e ad avere un po’ di testa perché non volevo che diventasse qualcosa di spiacevole per te…»
«Per me…?»
«Magari macchiandoti qualcosa, Mika!» esclamò Yuu. «Queste cose poi sono difficili da lavare via, e non voglio darti disturbo, hai già una marea di cose da fare e…!». Lo vide tentennare, e poi stringere le labbra e distogliere lo sguardo. «V-Vado a prendere dei fazzoletti…»
Mika sgranò gli occhi, mentre lo guardava sollevarsi di più da lui.
In un attimo, rivide quella scena che aveva visto da uno spiraglio di porta non chiusa a dovere (volontariamente, o involontariamente?) che continuava a presentarsi nella sua testa fin da quando aveva iniziato a pensare che una cosa del genere con Amane fosse possibile.
Crowley addossato contro il muro di legno di una baita nel mezzo delle montagne, e Ferid che gli stava addosso, come se lo stesse trattenendo contro quella parete senza nemmeno usare troppa forza.
Ferid che, senza nemmeno trattenerlo con le mani da un certo punto in avanti, muoveva le dita ad aprirgli i pantaloni.
Ferid che si scostava dalla sua bocca e lo guardava con un’espressione divertita e sadica in viso e gli diceva qualcosa sicuramente molto mellifluo e infame, mentre gli tirava fuori il membro che, da quello che Mika era riuscito a vedere, era già mezzo duro.
Ferid che iniziava a masturbarlo senza che Crowley volesse – o potesse – contrastarlo, per quanto la sua espressione non fosse delle più felici.
…E poi…
…E poi, Yuu.
Yuu che arrossiva; Yuu che mentre lui lo toccava si abbassava a baciarlo sul collo perché era troppo preso; Yuu che tremava un pochino; Yuu che esprimeva la propria voglia che andasse avanti; Yuu che si preoccupava per lui dall’inizio alla fine e non se la godeva del tutto, forse…
Yuu che… ogni volta che si avvicinava per baciarlo esitava un attimo, chissà se perché non credeva ancora che tutto quello che stava facendo con lui stesse succedendo davvero, o se perché voleva essere sicuro di dargli del tempo per dirgli “no” se avesse voluto – probabilmente entrambe le cose…
«Amane, aspetta.»
Si sollevò un po’ sui cuscini del divano, in modo da guardarlo meglio in faccia mentre lui si stava mettendo a sedere. Yuu sollevò immediatamente gli occhi e lo guardò attento, evidentemente sorpreso da quella sua replica.
«Non c’è un altro modo?» domandò ancora Mika, senza dargli nemmeno il tempo di rispondere. «Senza… sporcare, e senza che tu te ne debba andare?»
Yuu sbatté le ciglia, apparentemente sconcertato da quella domanda e altrettanto confuso dal cercare una risposta adeguata.
Ma era evidente che non la stesse trovando, perché sembrò concentrarsi per un lungo momento a pensare a come si potesse fare senza allontanarsi, e non disse nulla – e considerando quante esperienze aveva avuto, era strano che non sapesse rispondere velocemente a una domanda del genere.
Mika storse lievemente le labbra, e attese giusto per qualche secondo che lui trovasse qualche soluzione.
Poi, dopo aver controllato mentalmente il posto in cui erano, e aver considerato che il copridivano, le loro divise e tutto ciò che li circondava era facilmente lavabile, decise di prendere nuovamente parola.
«Non ha importanza, se non hai un modo.» concluse, sedendosi meglio e muovendosi sul divano per avvicinarsi un po’ a lui. «Non serve che vai a prendere dei fazzoletti. Al massimo darò una pulita io quando avremo finito.»
Mika vide il viso di Yuu diventare ogni secondo più rosso, a quelle parole. E poi, quando si fece molto arrossato, lo vide boccheggiare per un secondo come se fosse un pesce, e non riuscire a spiccicare parola.
Lo osservò per un lungo momento – e proprio quando la sua testa si perse un po’ e in un angolo ricominciò ad affiorare la solita domanda che lo tormentava, ovvero “che diavolo stava facendo di tutta quella situazione?”, Amane riuscì a ritrovare abbastanza fiato da dire una sola frase, a bassa voce e con tono imbarazzato.
«C-Credo che… i fazzoletti ci serviranno comunque…»
Mika esitò. Forse, semplicemente, Yuu non voleva finire quella cosa in quella maniera?
Però aveva detto che gli stava piacendo.
Però continuava a insistere per andarsene.
Forse era colpa sua.
«Amane…» azzardò, cercando quantomeno di capire – poi esitò ancora, e si chiese se fosse il caso di insistere. Non gli sarebbe dispiaciuto farlo felice a quella maniera, ma se quella maniera non lo faceva felice…
«No… niente.» concluse, alzandosi dal divano con uno scatto.
Si rese conto in quel momento di quanto non fosse stata una buona idea: la testa iniziò a girargli non appena mise piede a terra, e i pantaloni che stringevano resero la sua posizione ancora più sgradevole e scomoda.
Ma si morse il labbro, e dopo un secondo di tentennamento che sperò Yuu non avesse notato, perché altrimenti si sarebbe sentito in colpa, si diresse il più speditamente possibile alla cucina poco più in là.
Fazzoletti. Fazzoletti, fazzoletti, fazzoletti.
Cercò giusto per qualche momento un pacchetto intero, e intanto ripensò a quell’interruzione improvvisa di… quello che stavano facendo.
Gli sembrava che gli stesse piacendo. No, gli stava piacendo, l’aveva quasi incitato ad andare avanti e il suo tono sembrava coinvolto. Ma allora perché insistere sui fazzoletti? Forse davvero non gli voleva venire addosso e non voleva sporcare, ma se lui diceva che andava bene, perché insistere comunque?
…No, la verità era… che diavolo stava facendo, con Amane?
Si era riproposto ripetutamente di non lasciarsi andare anche a quel piccolo desiderio di contatto che sentiva con lui, e invece ecco cosa faceva. Lo baciava a sorpresa sulla spiaggia. Si faceva baciare. Si faceva toccare e lo toccava a propria volta.
Tremò lievemente, mentre teneva in mano il pacchetto che aveva trovato.
Era piacevole, su quello non c’era dubbio.
Ma non voleva usarlo.
Non voleva usarlo per riempire un vuoto. Non voleva usarlo per sopperire la sua mancanza di contatto fisico con le persone. Non voleva usarlo per stare solo un po’ bene, per capire un po’ di più, e poi…
…e poi lasciarlo, e ferirlo, e…
«Mika? Stai bene?»
Sobbalzò, colto di soprassalto e improvvisamente distolto da quei pensieri per via della sua voce. Si voltò verso il salotto, dove intravide Yuu sporgersi un po’ in avanti sul divano per sbirciare se andasse tutto bene. Sembrava un po’ preoccupato… e ancora rosso in viso.
Deglutì lievemente. Era bello.
«Sì… Sto bene, non ti preoccupare.» disse, stringendo il pacchetto di fazzoletti tra le dita e avviandosi verso di lui.
Nel farlo passò accanto a Nana, il pesce che gli aveva pescato Yuu durante il Tanabata: nuotava placido nella sua boccia, posta su un mobile poco distante dall’entrata, il fondale arricchito da piccoli sassolini colorati e da alghe che Yuu aveva insistito per comprare in modo da abbellire il suo ambiente; Mika aveva deciso il suo nome dopo un’accurata riflessione, e aveva optato per quella parola che riconduceva al giorno in cui Yuu gli aveva fatto quel regalo[1] – ma Yuu sembrava essercisi affezionato, perché le volte che passava da casa sua (che ultimamente erano sempre più aumentate, con la scusa dello studio) non mancava di salutarlo e giocarci un pochino.
Mika lo scrutò solamente per un secondo, mentre gli passava vicino; ma quel secondo bastò a ripensare al momento in cui Yuu gliel’aveva mostrato nel sacchetto, con un sorriso raggiante e un’espressione entusiasta – lo stesso momento in cui aveva pensato che forse avrebbe potuto occuparsi di un essere vivente, e che forse non era solo in grado di ucciderli.
Mentre tornava a guardare Yuu dopo quella rapida riflessione, si rese conto che era quello che voleva fare anche con lui.
Prendersi cura di lui. Trattarlo bene, non trascurarlo, non usarlo ma, anzi, valorizzarlo.
Perché lui era stato il primo, in tanto tempo… a fargli credere che potesse essere qualcosa di diverso da quello che era.
Qualcosa che, forse… era anche meglio dell’eroe che voleva assolutamente essere e del cui ideale si era convinto di rincorrere.
Era quello, che voleva fare in quel momento.
Ed era per quello… che stava facendo quelle cose con Yuu.
Lo vide arrossire un po’ di più rispetto a prima e tentennare mentre lui lo fissava. Lo vide boccheggiare di nuovo, e poi fare per distogliere lo sguardo – Mika lo interpellò prima che lui lo facesse completamente, intuendo in anticipo il suo gesto.
«Amane.» fece. «Mi assicuri che quello che ti stavo facendo prima non ti stava dispiacendo?»
Yuu sgranò gli occhi mentre lo fissava, ed esitò solo per un momento.
«Ma… ma no! Ma no, Mika!» esclamò nel suo tono così sinceramente sorpreso che Mika riusciva ad associare solamente a lui. «Non mi stava dispiacendo! Che ti salta in testa?! Cioè… ecco, non… non dovresti pensare a certe cose! O forse è colpa mia?!»
Mika sorrise, e tirò internamente un sospiro di sollievo.
«No.» rispose pacatamente. «Mi era solo venuto il dubbio, per via della tua insistenza sui fazzoletti.»
Yuu lo guardò con tanto d’occhi; abbassò per un secondo lo sguardo sui fazzoletti, e poi tornò su di lui.
«Oh.» fece. Poi Mika lo vide sorridere, e scuotere la testa con un po’ di imbarazzo. «Ma no, Mika, non era perché mi dispiaceva…! È perché serve qualcosa con cui pulirsi, dopo… certo, nel caso tu voglia finire, ovviamente!»
Mika sgranò gli occhi per un istante, colto alla sprovvista. «Oh… era per quello.»
«Ma certo!» esclamò Yuu, sorridendo entusiasta e battendo la mano accanto a sé sul divano. «Non avrai davvero pensato che non mi stesse piacendo? Cioè, sì, evidentemente, dato che me l’hai chiesto ed eri serio…»
Mika accettò il suo invito e si sedette sul proprio divano stringendo il pacchetto di fazzoletti tra le dita. Forse era sembrato uno stupido? «Beh, sì. L’ho pensato.»
«Aaaaah! Non-non avevo intenzione di prenderti in giro! Lo so che è la tua prima volta, lo capisco che tu non abbia idea di cosa cavolo si faccia in queste situazioni e delle reazioni dell’altro, è normale!» esclamò Yuu, alzando le mani. «Davvero! Scusa! Ma tranquillo, se qualcosa non mi piace ti fermo! Anche se dubito che qualcosa che mi faccia tu potrebbe non piacermi, ma… in caso ti fermo! Cioè, non per chiederti dei fazzoletti s’intende, mi stava piacendo, è solo che ho pensato che avrei potuto sporcare e non volevo, è la mia stupida fissa per la pulizia e l’ordine, scusa!»
Mika lo scrutò per un lungo momento, sbattendo per un paio di volte le ciglia.
Quindi quella volta che aveva spostato le cose sul mobiletto accanto all’ingresso…
Si lasciò sfuggire un lieve sospiro, e sentì le proprie labbra e le proprie spalle rilassarsi lievemente.
«Quindi era solamente per quello?» chiese.
«Sì! Sì, certo! Era solamente quello, Mika! Non farti venire idee strane tipo che non mi stava piacendo, perché non era assolutamente così! Davvero! Mi dispiace di avertelo fatto pensare!»
Mika inclinò lievemente la testa di lato, e non poté fare a meno di pensare che quel modo di fare era così da lui.
Si era comportato in maniera simile – pronunciando una serie di parole esclamate e poco controllate e molto affrettate – già dal primo momento in cui si erano incontrati, in quella sala del consiglio studentesco… e non riusciva a credere di aver pensato che fosse irritante, allora.
Forse non l’aveva pensato poi così tanto, in effetti…
Ricordava di averlo trovato un po’ tenero e ingenuo. Certo, nella sua maniera cinica di guardare un potenziale bersaglio, ma… ricordava di aver notato quanto fosse un ragazzo allegro e bonaccione, e di aver pensato che fosse difficile che fosse davvero un lupo, e che sarebbe stato un peccato se si fosse ritrovato a doverlo…
«Quindi,» proferì, per distrarsi da quel pensiero che rischiava di rovinare fin troppo l’atmosfera che si era creata, e che non voleva rovinare, perché era assolutamente sicuro che Yuu avesse aspettato quel momento per mesi, letteralmente, e già ora lo stava rovinando con la sua inesperienza che gli causava preoccupazioni a quanto pareva pure inutili. «possiamo continuare?»
Lo vide diventare rossissimo e sbattere le ciglia per qualche attimo, ripetutamente. Poi socchiudere la bocca, in un’espressione imbarazzata e col fare di chi non sapeva cosa dire.
«Sì. Certo.» esalò con poco fiato, mentre abbassava lo sguardo e Mika gli poté vedere le punte delle orecchie rosse nascoste dai ciuffi di capelli un po’ in disordine. «Mi… dispiace di aver rovinato l’atmosfera… forse era meglio essere più spontanei e lasciare più correre e…»
Mika sorrise lievemente mentre lui non lo guardava, al pensiero che lui temeva di aver rovinato l’atmosfera.
«Non ti devi preoccupare, Amane. Anzi,» disse, inclinando di più la testa in modo da fargli notare che stava cercando il suo sguardo: Yuu, per tutta risposta, sollevò il proprio e lo guardò attento, un po’ dispiaciuto, un po’ speranzoso. «lo trovo gentile. Ti sei preoccupato per me… e per il mio divano.». Era stato così da lui, e in quel momento era carino… ma doveva trovare il modo per dirglielo ma non con quelle parole, in modo da non illuderlo eccessivamente. «Lo apprezzo. Perciò non dispiacerti.»
Lo vide arrossire ancora un po’, ma poi sorridere e annuire con il suo solito entusiasmo.
«Grazie, Mika.» fece. E, mentre Mika annuiva come a dire che non c’era problema, lo vide avvicinarsi col viso al suo – ma senza entrare in contatto.
Mika lo scrutò solo per un momento. Poi, fece un lieve movimento del collo, in modo da avvicinarsi a lui senza baciarlo effettivamente.
Subito dopo, sentì le labbra di Yuu sulle proprie.
Si ritrovò di nuovo a baciarlo e a farsi baciare da lui, e poco dopo di nuovo contro i cuscini del divano come si era ritrovato ormai chissà quanto tempo prima, schiacciato dal suo corpo caldo e la testa circondata dalle sue mani tiepide che lo accarezzavano dolcemente tra i capelli, mentre le dita stringevano ancora il pacchetto di fazzoletti.
Gli piaceva. Era così avvolgente e dolce che non riusciva a non pensare a quanto fosse bello.
Voleva che lo fosse ancora di più.
Approfittò di un momento in cui Yuu si scostò per riprendere fiato e sistemarsi meglio sopra di lui in modo da non schiacciarlo troppo, cercò di contenere la sensazione di leggerezza alla testa che lo stava prendendo per via di quel bacio, e decise che era il caso di parlare in modo da capire.
«Amane… mi spieghi perché i fazzoletti…?» fece, a bassa voce; era ben poco distante dalla sua bocca, non c’era bisogno di ripetere la frase con tono più alto – anche perché, probabilmente, non ci sarebbe riuscito, da quanto l’aveva lasciato con poco fiato.
«Ah, uhm…» fece lui, sistemandosi meglio sopra di lui in modo da non pesargli addosso. «Ecco… per pulire quando hai finito…» disse; pareva confuso anche lui, forse perché avevano entrambi troppo caldo. «E… uhm… perché eventualmente puoi usarlo per coprire mentre… ehm… aspetta, ti faccio vedere, è meglio…»
Mika seguì con lo sguardo la mano di Yuu che prendeva un fazzoletto dal pacchetto, poi prendeva la sua e la conduceva verso il proprio membro, non senza tremare un po’. Trovò ammirabile come lui riuscisse a essere lucido nonostante fosse una situazione in cui Mika stesso faticava a rimanere consapevole di tutto ciò che stava succedendo attorno a lui e dentro di lui; era persino riuscito a pensare di coprirsi la punta dell’erezione con il fazzoletto, come gli mostrò in quel momento, in modo da non sporcare nulla o quantomeno sporcare il meno possibile. Non era sicuro che sarebbe stato un pensiero così comune, con un’altra persona o in un’altra occasione.
«Ecco… così.» fece Yuu a bassa voce, come se fosse subentrata una certa timidezza nell’interagire con lui che andava oltre il semplice imbarazzo che spesso aveva. «Ora puoi… uhm, continuare… se vuoi…»
Mika sbirciò per un attimo la situazione, per quanto potesse farlo in quella sottile fessura che era la distanza tra i loro corpi. Premette un momento il fazzoletto sulla sua punta – lo sentì sospirare di piacere e sollevando lo sguardo vide che aveva chiuso gli occhi e tremava un po’, pur reggendosi coi gomiti in modo da non cadergli addosso.
Eppure, aveva un dubbio.
Tolse cautamente e con calma il fazzoletto e non lo distanziò di molto: abbastanza perché non stesse a contatto con la pelle del suo membro. Poi, prima ancora che lui potesse realizzare bene quello che stava facendo, premette sulla sua punta con il pollice della mano libera.
«Ah…!»
Lo vide chiaramente tendersi con la schiena sopra di lui, inarcandola un po’ mentre rabbrividiva e, intravide con la coda dell’occhio, irrigidendo un po’ i muscoli delle braccia per sostenersi.
Decisamente, così gli piaceva di più. E avrebbe rischiato meno di sfregare contro la sua pelle facendogli male.
Tenne il fazzoletto vicino alla sua erezione per essere pronto quando fosse venuto, e decise che tornare a toccarlo direttamente col palmo della mano contro la sua pelle fosse la soluzione migliore. E in effetti, Yuu sembrò apprezzare: Mika lo sentì teso sopra di sé e ai lati delle spalle, dove aveva appoggiato i gomiti che, pur di reggersi e non scollarsi da quella posizione, si erano irrigiditi e tremavano per lo sforzo.
Così come tremava la sua voce mentre lui ansimava e, a tratti, chiamava il suo nome con un tono che non gli aveva mai sentito, per quanti ne avesse sentiti da parte sua: era coinvolto, roco e a tratti mozzato dal suo fiato corto.
«Mika…» lo sentì biascicare – sentì chiaramente la propria spina dorsale attraversata da un impulso che gli arrivò fino al cervello e all’inguine quasi contemporaneamente, perché udirlo con quella voce lo portò a sentire i pantaloni un po’ più stretti di poco prima. «Mika-ah…!» mugolò ancora, quando Mika premette sulla sua punta quasi inavvertitamente, troppo colto alla sprovvista dalle sensazioni che solo sentirlo così gli stava scatenando. «Il… il fazzoletto… Mika…»
Mika sussultò e in un attimo riprese coscienza di quello che stava succedendo.
«Ah, sì!» esclamò a voce anche troppo alta rispetto a quanto avrebbe voluto. Sbirciò verso la sua erezione e si affrettò ad appoggiare il fazzoletto sulla sua punta mentre continuava a toccarlo piano – fece appena in tempo: Yuu sembrava essersi trattenuto a giudicare dalla sua espressione concentrata, perché non appena riprese a sfiorarlo e coprì la sua punta Mika sentì il fazzoletto macchiarsi di liquido caldo mentre lui gemeva un’ultima volta, e ben più intensamente delle altre.
Mika si sentì arrossire, mentre la sua testa sembrava aver registrato quell’ultimo gemito e decideva autonomamente di riproporglielo a oltranza intanto che Yuu riprendeva fiato.
L’aveva… masturbato. Era abbastanza sicuro che quella fosse la parola giusta. E l’aveva fatto venire, e quel tono… sperò solamente che significasse che gli era piaciuto.
Però non riusciva a non trovare bello il pensiero di averlo fatto sentire bene e di averlo coinvolto così tanto.
…E per qualche ragione, quel suo sentirsi bene comportava che i pantaloni gli stessero sempre più stretti e lui sentisse sempre più caldo.
Si fece istantaneamente più attento quando lo vide riprendersi abbastanza da sollevare gli occhi nei suoi e sorridere.
Pareva soddisfatto. O almeno, Mika aveva imparato ad associare espressioni simili a quella, in Yuu, alla soddisfazione.
Non era come quando aveva vinto la gara ai nazionali… lì era più entusiasta e allegro.
Era più come… quando l’aveva baciato sulla spiaggia la seconda volta.
«Stai bene?» lo sentì chiedere a bassa voce – Mika non fece quasi in tempo a guardarlo in faccia quando gli pose quella domanda, che lui si era già abbassato e aveva ripreso a baciarlo sul collo.
Era una sensazione talmente piacevole che gli faceva girare la testa.
«Io…?» domandò, cercando di non palesare troppo il fatto che gli stesse piacendo. Non sapeva nemmeno perché non lo stesse facendo, ma sentiva che poteva andare bene così. «Sì… direi di sì…»
«Fantastico…» mormorò lui contro il suo collo, prima di baciarlo ancora. «Ti sei sporcato da qualche parte? Ho sporcato?»
Mika sbatté le ciglia, confuso. «Solo… il fazzoletto… un po’ la mia mano, ma… non fa niente…» rispose, esitando come decisamente non era solito fare. Tutto quello era superfluo, però, e lo sapeva bene. «Tu, piuttosto? Stai bene?». Quello era più importante.
Lo sentì ridacchiare, e annuire contro il suo collo. «Sto benissimo, Mika. Grazie.» rispose. «Sto talmente bene che vorrei…»*. Lo sentì esitare per un momento, e poi percepì il suo sorriso contro la pelle. «No. Niente.» tagliò corto, lasciandolo confuso sia da quella frase lasciata a metà, sia col bacio che gli depositò ancora sul collo, sia per via di quel tono che era incredibilmente sicuro di sé, decisamente più di quanto Yuu fosse abitualmente con lui. Forse perdere un po’ i freni inibitori con un orgasmo lo faceva diventare così? Mika non ne era sicuro, ma era abbastanza convinto che la cosa non gli dispiacesse per nulla. «Sei stato bravo, davvero.» continuò Yuu, baciandolo ancora. «Perciò, ora…»
Mika sussultò, quando lo sentì scostare le sue mani con le proprie e, subito dopo, armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni molto più abilmente di quanto avesse fatto lui, e slacciarla nel giro di qualche attimo – Mika fece appena in tempo a rendersi conto del fatto che Yuu volesse fargli qualcosa, che si ritrovò con l’erezione liberata dalla stretta e coperta solo dall’intimo.
Per un attimo, provò delle sensazioni anche troppo contrastanti.
Da un lato, il suo corpo bramava di sperimentare la stessa cosa che aveva fatto lui a Yuu; voleva provare lo stesso orgasmo, lo stesso coinvolgimento, stare bene grazie a lui.
Dall’altro, gli tornò in mente quello che Ferid aveva fatto a Crowley quella volta che li aveva visti.
Esitò, combattuto.
Non voleva usarlo.
Ma non era sicuro che gli sarebbe piaciuto…
«Mika…» lo richiamò Yuu a voce bassa, lo sguardo sollevato a cercare i suoi occhi.
Mika lo scrutò nei suoi occhi verdissimi, per un attimo confuso e combattuto – ma gli ci volle poco, per sentirsi dentro qualcosa.
Yuu poteva farlo.
Non avrebbe fatto qualcosa che non voleva.
Poteva fidarsi di lui.
«Va bene.» mormorò, scostando le mani dalla posizione in cui erano prima e buttando il fazzoletto a terra. «Non ho idea di come sia, ma… Se sei tu, va bene.»
Vide un brillio, negli occhi di Yuu, mentre sorrideva entusiasta a quelle parole – fu giusto un momento prima che lui portasse le mani ad abbassargli anche i boxer e, nel farlo, sfiorasse una zona che Mika scoprì essere terribilmente sensibile, tanto da fargli sfuggire un gemito di piacere subito dopo la scossa che avvertì alla testa.
Subito dopo essersi ripreso da quella scarica di adrenalina, vide che Yuu era intento a sistemarsi un po’ meglio sul divano e, intanto, guardava la sua erezione; Mika distolse lo sguardo, colto da una sensazione di imbarazzo nei riguardi delle proprie parti intime. Non era la prima volta: non aveva mai voluto guardarsi troppo in quelle zone nemmeno quando se n’era dovuto occupare da solo. Non gli piacevano particolarmente, e gli creava disagio guardarsele troppo perché si sentiva un po’ un maniaco.
Tipo Ferid.
Trattenne uno sbuffo di disappunto al realizzare che stava pensando a lui in un momento come quello – ma durò solamente un attimo, perché subito dopo sentì una sensazione calda intorno alla base che rispondeva alla forma delle dita di Amane, e una sensazione più umida e più calda, ma più transitoria, sulla punta.
«Ah…!» gemette, di piacere misto a sorpresa.
Si voltò di scatto verso Yuu, guardandolo confuso non appena riuscì a metterlo a fuoco per bene.
Ma non riuscì a dire nulla: Yuu sollevò lievemente la testa e lo guardò con occhi sinceramente innocenti, nonostante avesse appena tirato dentro la bocca la lingua che aveva sicuramente usato per toccargli la punta, e quella era una cosa su cui Mika si era informato e che considerava relativamente perversa, perciò come diavolo faceva Amane a rimanere così maledettamente puro anche dopo aver fatto una cosa simile?!
«Ti dà fastidio?» gli domandò subito, sollevando un po’ la testa. «Se preferisci, uso solo le mani…»
Mika boccheggiò per un secondo, in cerca delle parole giuste da dire.
Non ne aveva.
Perciò, disse le prime che gli passarono per la testa.
«Che stai facendo…?» biascicò.
Yuu lo scrutò per un secondo con un’espressione sorpresa. «Eh? Pensavo lo sapessi… Ho sentito che hai un buon odore qui, ho pensato che ti fossi pulito perché pensavi che una cosa del genere potesse succedere, e quindi mi sono detto che forse poteva piacerti e l’ho fatto…»
Mika lo fissò con tanto d’occhi, sconcertato dal fatto che avesse potuto trarre conclusioni simili solamente usando il naso.
Conclusioni che non erano molto distanti dalla realtà, in fin dei conti.
Sapeva che esisteva anche quella pratica, o meglio, si era informato in merito insieme al resto; e aveva pensato che Amane potesse volerlo fare, quindi aveva concluso che mantenere una pulizia un po’ più accurata di quella che già manteneva abitualmente avrebbe eventualmente potuto facilitargli la cosa. Se proprio voleva.
Distolse lo sguardo con uno schiocco della lingua. «Ti ho già detto che non ho idea di come ci si senta a fare queste cose.» spiegò, cercando di mantenere la calma per quanto, lo sentiva nelle orecchie, il suo cuore battesse all’impazzata e non sembrasse accennare a smettere. «E poi, che significa che “mi sono pulito perché pensavo che una cosa del genere potesse succedere”? Io mi lavo tutti i giorni, Amane.» precisò, scocciato e tentando di mascherare la cosa sotto una facciata un po’ meno incentrata su di lui.
Forse gli avrebbe anche fatto piacere, ma qualcosa gli diceva che era troppo.
«Ah, sì, non ho detto questo! Lo so che sei sempre pulito, lo sento!» esclamò Yuu con veemenza. «Solo che, ecco, qui era un odore… più buono di quello che mi aspettavo. Forse sei solo tu…»
Mika lo sentì ridacchiare in maniera imbarazzata, e voltò la testa per tornare a guardarlo mentre faceva un’espressione sorridente ma, in realtà, intuì che si stesse un po’ vergognando.
Sentì una stretta al cuore, per qualche motivo.
Strinse il bordo del cuscino che non si era nemmeno accorto di aver afferrato, quasi, e sospirò.
«Credo sia qualche profumo di qualche fiore. Non lo so, ho preso le salviette più economiche che mi sono capitate sottomano e non ci ho prestato troppa attenzione.» capitolò, distogliendo di nuovo lo sguardo.
Non lo vedeva, ma per qualche ragione fu sicuro che Yuu avesse sollevato la testa e stesse intimamente scodinzolando contento.
«Il che non significa che io voglio che tu lo faccia.» ci tenne a precisare, facendo una piccola smorfia con la bocca. «Ma solo che intuivo che ci fosse la possibilità che tu volessi farlo, di certo non mi aspettavo volessi farlo oggi, ma ho capito che con te non si può mai sapere, quindi ho preferito partire prevenuto e…»
Trattenne per un secondo il fiato e si interruppe di colpo, quando mentre stava parlando si voltò verso di lui.
Era rossissimo in faccia, e lo stava fissando con un’espressione che non sapeva definire.
No, non lo stava fissando: lo stava ammirando.
Per un attimo non riuscì più a capire cosa volesse dire fino a un momento prima – e concluse rapidamente che non avesse molta importanza, davanti a uno Yuu simile che pareva così attratto, innamorato, felice e lusingato da una cosa tutto sommato stupida e banale che lui aveva fatto.
«Ti piacerà, Mika! Promesso!» lo sentì esclamare all’improvviso – gli ci volle un attimo per realizzare le parole, e in quello stesso attimo Yuu abbassò di nuovo la testa e, stavolta Mika lo vide, gli leccò la punta dell’erezione.
«Ah…!» esclamò Mika, più per il piacere che per la sorpresa, e si aggrappò di più al cuscino mentre Yuu non sembrava minimamente intenzionato a lasciarlo stare. La sua lingua scivolò ancora sulla sua punta, e poi ancora, in piccole curve che già da sole stimolavano abbastanza il suo cervello da fargli perdere il controllo che di solito aveva e, Mika si sentiva come se non fosse più sé stesso, gemere di piacere in maniera decisamente più sentita di quanto si era aspettato o di quanto gli fosse già successo.
Le sue dita calde stringevano delicatamente la base e gli accarezzavano l’asta dal basso; la sua lingua scorreva sulla punta e poi più giù, scivolando sulla sua pelle per brevi tratti che Mika trovava estenuanti da quanto erano piacevoli, accorti e terribilmente stimolanti non solo per il suo cervello, ma pareva per il suo intero corpo che, a quanto sembrava, ne voleva ancora.
Aveva caldo.
Aveva caldo, la camicia gli stava troppo appiccicata e stretta, e non vedeva più Yuu.
Poi, all’improvviso, la sua lingua smise di toccarlo.
Mika socchiuse subito gli occhi che non si era accorto di aver chiuso, e cercò di mettere a fuoco ciò che gli stava davanti, stordito da quelle sensazioni: si trovò di fronte la faccia di Yuu e, subito dopo, sentì del fresco sul petto e sul collo.
«Meglio?» domandò lui mentre lo scrutava con fare attento; Mika si rese conto solo dopo un lungo momento passato a guardarlo e a considerare che Yuu era lì di fronte a lui, serio e accorto, e per qualche ragione ancora più bello del solito, che Amane si era scostato dalla sua erezione per slacciargli parte della camicia e allentargli la cravatta, in modo da farlo respirare meglio.
Stordito da quell’insieme di cose, ma fortunatamente messi insieme abbastanza pezzi da capire la situazione, annuì. «Sì. Grazie.»
Yuu sorrise. «Ho pensato che tra poco avresti potuto avere caldo.»
Mika non fece quasi in tempo a dire “eh?” che Yuu si abbassò di nuovo con un sorriso furbo che non si sarebbe mai aspettato di vedergli in viso in quelle situazioni, e leccò una parte alta della sua asta con buona parte della superficie della lingua e non solo con la punta – Mika rabbrividì e gemette, ma fu ancora più intenso quando percepì l’intera parte alta della propria erezione scivolare completamente dentro qualcosa di caldo e umido.
La sua bocca.
Stava scivolando nella sua bocca.
«Ah…!». Si aggrappò al cuscino mentre lo sentiva scorrere sempre di più sopra la sua erezione – era terribilmente piacevole per quanto strano: non avrebbe mai pensato di sperimentare una sensazione simile. Sentì la lingua di Yuu muoversi lievemente per continuare a leccarlo e, intanto, la sua testa che andava su e giù pian piano. «Aaaah… Amane…»
Non sapeva nemmeno più cosa gli stesse succedendo. Si sentiva smarrito, anzi voleva essere smarrito se significava esserlo a quella maniera. Era piacevole, caldo… e il suo corpo non voleva che smettesse, la sua testa non c’era più, il cuscino era il suo unico appiglio a qualcosa di tangibile e al fatto che fosse sul divano, ed era tanto labile che per lunghi tratti lo stringeva senza nemmeno rendersene conto.
Tutto ciò che contava era la lingua e la bocca di Yuu – no, tutto Yuu, perché sentiva i suoi capelli ogni tanto contro l’inguine, e la sua mano che lo accarezzava, e il suo corpo caldo in mezzo alle proprie gambe, e nel frattempo si sentiva sempre più caldo e sudato, la voce che si articolava in gemiti e parole sconnesse e voleva, ne voleva ancora, ne voleva di più.
Ci avrebbe pensato solamente quando avesse ripreso abbastanza conoscenza da ragionare di nuovo lucidamente, ma probabilmente fu proprio perché quelle sensazioni furono così intense rispetto a quando faceva da solo, che non si accorse che stava per venire. Era tutto così stimolante, bello, intenso e diverso dal doverlo fare solo perché altrimenti essere eccitato per troppo tempo sarebbe stato un ostacolo e gli avrebbe fatto male, che anche la sola lingua di Yuu che lo stimolava gli dava sensazioni ben più coinvolgenti e forti degli orgasmi che aveva provato da solo, e la sua testa sperava che non finisse mai, che si intensificasse e basta.
Perciò, si rese conto dopo, non lo avvertì. Era troppo impegnato a gemere di piacere e a sentire quelle sensazioni farsi sempre più intense, e la testa era sempre più persa.
Forse qualcuno negli appartamenti accanto al suo udì il gemito forte che probabilmente gli uscì quando ebbe l’orgasmo. Di sicuro, lui sentì quel groviglio di sensazioni tattili, di cuore che batteva all’impazzata, e di caldo e di piacere, talmente intensamente in testa che per un attimo non riuscì più a pensare a niente.
Quando riaprì gli occhi, gli faceva quasi male la testa da tanto era leggera e girava.
Ci mise qualche istante a mettere a fuoco Amane, davanti a lui; quando i suoi occhi riuscirono a vederlo nitidamente, poté costatare che lo stava studiando attentamente, piuttosto vicino al suo viso.
«Stai bene?» gli domandò con tono preoccupato.
Mika sbatté le ciglia, confuso. Non ne era così sicuro, ma…
«Sì… sì, credo di sì.» disse, a voce ben più bassa di quanto si sarebbe aspettato. Si accorse di avere il fiato corto solo quando parlò, e nel frattempo scrutò Yuu in viso. «Va… va tutto bene? Ho… fatto qualcosa che non va?»
«Cosa?! No, certo che no!» esclamò Yuu, allontanandosi e muovendosi, come a volerlo controllare meglio. «No, mi chiedevo solo se… se stessi bene, per un attimo ho temuto che fossi svenuto, ma non eri pallido, solo…»
Mika lo scrutò sorpreso. Era agitato, per quanto sembrasse cercare di mantenere la calma.
«Sto bene, Amane. Davvero.» disse. Aveva ancora poco fiato e si sentiva ancora caldo, ma pian piano la sensazione di coinvolgimento e piacere stava scemando, lasciando spazio a un languore che non era nemmeno così spiacevole. «Mi sento solo un po’… stordito, credo.»
Yuu lo osservò per un lungo momento dall’alto, ma rimase fermo.
«Vado a prenderti dell’acqua.» disse con tono deciso. Mika non fece nemmeno in tempo a rispondere (non che lo volesse, in realtà), che Yuu si alzò di tutta fretta e andò spedito verso la cucina, e fu proprio in quel momento che Mika notò che aveva i pantaloni ancora slacciati, anche se tirati su in modo che non cadessero. Non troppo.
Sbatté le ciglia, e abbassò la testa a controllarsi mentre sentiva il frigorifero venire aperto. Era ancora mezzo spogliato, con i pantaloni slacciati, i boxer un po’ calati, la camicia aperta e la cravatta allentata.
Si chiese se fosse una buona idea rivestirsi quando, forse, aveva avuto un principio di svenimento. Forse era meglio respirare un po’ e recuperare un regolare battito cardiaco; perciò, si limitò a tirarsi su l’intimo e a riallacciare i pantaloni, senza stringere la cintura. Fortunatamente, anche così non premevano sul suo addome.
Sospirò e chiuse gli occhi. Amane doveva essersi preoccupato parecchio, se non si era nemmeno rivestito a dovere nonostante fosse quasi spogliato quanto lui.
Certo, non era svenuto. E non aveva fatto tutti quei versi.
Anche se quelli che aveva fatto erano stati terribilmente piacevoli da sentire…
Socchiuse gli occhi, e incrociò un pezzettino del suo profilo mentre lui si muoveva dentro la cucina.
Era bello.
Lo aveva pensato diverse volte in quel pomeriggio, ed effettivamente era così: era bello. Non riusciva a togliersi quella sensazione dalla testa.
Era talmente bello quando gli sorrideva, di quei sorrisi che faceva solamente a lui, che Mika pensò che non voleva davvero lasciarlo.
Ma avrebbe dovuto, prima o poi.
Forse.
Forse no.
Forse avrebbe potuto…
Mika deglutì a vuoto, quando lo vide uscire dalla cucina e avvicinarsi a lui, con due bicchieri in mano e una bottiglia sottobraccio.
No.
Non avrebbe potuto stare con lui.
Avrebbe significato nascondergli tutto… o dirgli tutto.
Nessuna delle due cose sarebbe stata giusta nei suoi confronti… nessuna delle due cose l’avrebbe reso felice.
E pur di renderlo contento, lui si era cacciato in una terribile situazione da cui sarebbe stato difficilissimo districarsi.
Yuu non sapeva niente di lui, se non menzogne che Mika aveva studiato attentamente quando e come dirgli.
E quel momento trascorso insieme, quel momento in cui aveva perso il controllo e l’aveva lasciato a lui…
Era stato bello.
Ma avrebbe dovuto assolutamente essere un fugace, piccolo momento di felicità apparente.
Yoichi chiuse l’ultimo dei tre sacchetti di plastica che contenevano le sue cose con una smorfia sulle labbra.
Era bastato un anno e mezzo, perché da un semplice zaino e un solo sacchetto, i suoi averi finissero quasi per raddoppiare.
Aveva dovuto raccogliere tutto ciò che era suo, e si era reso conto che aveva molto di più di quando era entrato lì: due paia di scarpe invece di una, la divisa scolastica, quattro magliette, due maglioni, due paia di pantaloni, i libri di scuola, dei quaderni, un piccolo astuccio con due penne, due matite e una gomma, due asciugamani personali, un accappatoio, due pigiami, quattro pezzi di biancheria intima, tre paia di calze, uno spazzolino.
In quell’anno e mezzo, Shiho e i suoi amici gli avevano regalato tutte quelle cose dopo aver saputo che aveva poco, dal momento che nella versione che aveva inizialmente fornito loro era scappato di casa con lo stretto indispensabile; alcune cose di ciò che aveva erano vestiti smessi di Shiho, dato che non aveva così tanti soldi da permettersi di comprargliene troppi che fossero nuovi; un paio di magliette, un maglione e un paio di pantaloni gli erano stati dati da un’insistente Ayako, che gli aveva detto che Yuu non li metteva più e che avrebbe potuto accettarli – Shiho aveva lavato quei vestiti almeno tre volte, prima di dirsi soddisfatto del non sentire quasi più l’odore del suo Beta addosso a Yoichi.
Shinoa e Mitsuba gli avevano regalato calze e biancheria nuova, un costume, e anche un asciugamano. E lo yukata che aveva messo durante il Tanabata.
Sollevò lo sguardo, incontrando il vestito azzurro accuratamente ripiegato sul divano: era l’ultima cosa da mettere via.
Strinse lievemente le labbra mentre si avvicinava a prenderlo, nel più completo silenzio, e si chiese per l’ennesima volta se quella fosse davvero la decisione giusta.
Shiho l’aveva sempre trattato bene. Forse avrebbe dovuto fare lo sforzo di parlargli. Forse avrebbero potuto chiarirsi.
Ma chiarire cosa, poi?
Shiho era sempre stato chiaro, in merito alla loro relazione: non doveva esserci nulla di sentimentale, da nessuna delle due parti.
Lui l’aveva tradito dal principio, e nel mentre l’aveva portato a compiere gesti che non avrebbe mai voluto fare.
Strinse di più le labbra e represse la voglia di piangere, mentre stringeva il tessuto dello yukata e lo tirava a sé.
Non c’era niente da chiarire. Doveva solamente andarsene di lì.
Ripose il vestito nello zaino con cura e cautela, e richiuse la cerniera.
Poi, si sollevò in piedi e si guardò intorno.
Non c’era nessuno lì dentro, oltre a lui.
La taverna della casa Kimizuki era ordinata in maniera precisa; nella cucina a vista le pentole e gli utensili erano posti ciascuno in un posto prestabilito, il fornello era pulito e splendente, il lavandino e le altre superfici erano linde. Yoichi sapeva che dentro il frigorifero ogni cosa era riposta con cura in degli specifici scaffali; che il congelatore era regolarmente sbrinato e pulito; che le pentole e le padelle dentro gli armadietti, i piatti e i bicchieri dentro la credenza, le posate dentro i cassetti, erano tutti perfettamente ordinati secondo uno schema preciso.
Il divano era sistemato a dovere. Il pavimento pulito. Il letto rifatto accuratamente, tutte le mattine.
Yoichi sapeva che i lupi avevano la tendenza a essere molto ordinati e puliti, ma Shiho era molto più metodico della media.
E sapendo questo suo essere abitudinario e preciso in ogni cosa che faceva, Yoichi era scappato da scuola saltando il club di Arte ed era venuto a casa mentre lui era a fare la spesa.
Aveva raccolto le proprie cose che già la sera precedente aveva individuato, e le aveva messe rapidamente nelle borse e nello zaino, in modo da partire prima possibile e non incrociarlo per strada mentre lui tornava dal supermercato poco distante da lì.
Sicuramente Shiho avrebbe comprato da mangiare per due, come sempre.
Ma andava bene lo stesso: avrebbe potuto conservare quello che aveva preso, cucinarlo in un altro momento, mangiarlo solamente lui.
Yoichi sospirò, e dette un’ultima occhiata a quella piccola taverna che l’aveva ospitato per tanto tempo.
Poi, si mise lo zaino in spalla e prese le borse tra le mani, lasciò le ciabatte che Shiho gli aveva prestato all’ingresso e si mise le scarpe.
Uscì di casa e chiuse la porta a chiave, facendo poi scivolare la chiave nella fessura sotto la porta, verso l’interno.
In tutto quell’ordine che era abituato a tenere, Shiho avrebbe notato subito quell’elemento di disturbo che non avrebbe dovuto essere lì.
Quella chiave, e il biglietto bianco scritto con inchiostro nero che Yoichi aveva lasciato sul tavolo della cucina, spiegandogli perché se n’era andato, dicendogli di non preoccuparsi, scusandosi per quanto male gli avesse causato.
E, ovviamente, ringraziandolo di cuore per tutto quello che aveva fatto per lui.
*Spoiler non necessario ma che mi sentivo di mettere in caso voleste saperlo:
Yuu vuole solamente slacciargli la camicia e palparlo un po’. XD
[1] Nana: in giapponese significa “sette”, che è il giorno in cui avviene il Tanabata (7 luglio in gran parte del Giappone, 7 agosto in alcune parti del Giappone tra cui quella in cui vivono i protagonisti.)L'angolino di mady
Ehilà a tutti, e buon Natale!
Pubblico solo ora perché ahimè sono stata di corsa tutto questo periodo, ma avevo promesso il regalo di Natale e spero lo gradiate comunque!
Come avete passato il Natale? Mangiato? Ricevuto regali? Spero bene. Io ho sentito pochissimo lo spirito natalizio quest'anno, ma spero l'anno prossimo vada meglio. ^^
E niente, questo è l'ultimo capitolo che pubblicherò quest'anno, perciò fatemi sapere se vi è piaciuta questa lime infinita e intanto io vi auguro Buon Anno a tutti! Che sia pieno di cose belle!
Alla prossima!
mady
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Il Paese dei Lupi
Fiksi PenggemarYuuichiro Amane è un comunissimo ragazzo liceale che vive in un normale paesino, con una famiglia tranquilla e amici e conoscenti che gli vogliono bene. La sua vita passa liscia come l'olio, costellata dei normali avvenimenti che possono coinvolgere...