L'orlo dello yukata azzurro frusciò lieve sopra il pavimento ancora una volta, mentre i piedi nudi di Shinoa camminavano nel piccolo salotto dell'appartamento di Gekkouin.
Yoichi aveva deciso di concentrarsi su quello spettacolo ridondante e monotono: era l'unico modo (o quantomeno, il più disponibile e rapido) che il suo cervello sembrava aver trovato per tranquillizzarsi e non pensare troppo a tutto quello che era successo nell'arco di un pomeriggio.
Se n'era andato da casa di Shiho poche ore prima, e si era diretto spedito a casa di Gekkouin; non gli piaceva l'idea di dipendere da qualcun altro, ma in quel momento non sapeva cosa fare, non aveva un tetto sopra la testa e non riusciva a stare a casa Kimizuki più di così. Gekkouin gli aveva detto che la propria porta sarebbe sempre stata aperta per lui, qualora avesse avuto bisogno, e Yoichi sapeva che era così perché era sempre stato così: perciò, aveva concluso di poter stare da lui per il più breve periodo possibile.
Tuttavia, quando era arrivato davanti alla sua porta, era successo qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Ed era tutta colpa sua, davvero.
«Sì, sì, è al sicuro da Gekkouin. Direi che per ora possiamo lasciar correre, meglio parlarne nei prossimi giorni~»
Yoichi si concentrò solamente per pochi istanti sul tono di Shinoa, che stava parlando al cellulare in modo calmo mentre, dall'altra parte, riusciva a sentire la voce di Shiho che arrivava ovattata ma chiaramente nervosa.
Ripensandoci a mente più o meno fredda, mentre osservava l'orlo dello yukata di Shinoa ondeggiare a poca distanza dal tatami su cui era accovacciato, Yoichi non riusciva a concludere altro se non che tutto quello che era successo fosse nato dal fatto che, per l'ennesima volta, era stato un incosciente che aveva considerato poco la vita degli altri.
Non aveva considerato che Shiho potesse essere così agitato dalla sua scomparsa, perché gli aveva lasciato un biglietto in cui gli aveva spiegato perché se ne andava e gli aveva assicurato che sarebbe stato al sicuro; e in effetti era comprensibile che Shiho si fosse preoccupato, perché l'aveva trovato in mezzo a una strada da principio, e forse non aveva pensato che avrebbe potuto andare da Gekkouin.
D'altra parte, non aveva avvisato Gekkouin che sarebbe andato lì, forse dando per scontato che sarebbe stato disponibile a riceverlo in ogni momento; per uno strano scherzo del destino non aveva neppure suonato il campanello, perché un'altra persona gli aveva tenuto aperto il portone d'ingresso del condominio dopo che gli aveva spiegato che stava andando da un amico.
Quindi, era arrivato davanti alla porta di casa sua senza che lui sapesse nulla della sua possibile presenza lì.
Ed era stato perfettamente evidente fin da quando Yoichi era stato a pochi passi dall'uscio chiuso.
Probabilmente per via dei suoi sensi un po' acuiti dalla sua parte lupo, Yoichi aveva sentito anche troppo chiaramente dei gemiti di entità assolutamente inequivocabile provenire dall'interno dell'appartamento.
Dei gemiti femminili.
E qualcuno maschile.
Due voci che conosceva bene. E che aveva già sentito in circostanze simili, sebbene a distanza di diversi anni l'uno dall'altra.
Gekkouin e Shinoa.
Si era fermato a poca distanza dalla porta, pietrificato. Inevitabilmente, il suo cervello aveva iniziato a correre, mentre le sue orecchie si riempivano di quei rumori: perché Gekkouin stava facendo sesso con Shinoa? Shinoa non stava con Mitsuba? Dov'era Mitsuba ora? Era d'accordo? Oppure Shinoa e Gekkouin avevano una relazione clandestina e si piacevano a vicenda? Era solo sesso? O Shinoa avrebbe lasciato Mitsuba? E inoltre, perché a lui stava capitando di nuovo di sentire Shinoa in quelle condizioni?
Tuttavia, il suo stupido cervello aveva deciso di non fermarsi lì: invece, aveva preso a proiettargli in testa possibili immagini di quei due intenti a consumare il loro amplesso, senza che lui riuscisse davvero a fermarle perché sembrava non fosse più in grado di esercitare una volontà abbastanza forte sulla propria coscienza.
Era confuso. La testa gli girava, le sue orecchie captavano ancora i gemiti di entrambi, e quelle immagini non smettevano di scorrere nella sua testa.
Alla fine, aveva perso la forza nelle gambe per un attimo.
Aveva urlato, mentre si sbilanciava in avanti e, senza riuscire a riprendere il controllo del proprio corpo in tempo, finiva con le mani contro la porta in un semplice riflesso del proprio corpo per evitare di schiantarsi malamente con tutta la testa.
I gemiti si erano fermati di colpo.
In quel momento, aveva sentito solamente il silenzio intorno a sé, e il cuore che batteva talmente tanto che sentiva le pulsazioni nelle orecchie, le palpitazioni contro la cassa toracica, il respiro corto e affannato.
Un fruscio, mentre era ancora addosso alla porta. Poi un altro. Poi altri, più veloci, uno dietro l'altro, uno che si sovrapponeva all'altro.
Si era sollevato con uno scatto dalla porta, facendo forza sulle proprie gambe per rimanere in piedi – ma non era riuscito a richiamare abbastanza forze da scappare prima che Gekkouin aprisse la porta.
«Mh? Ma non è ovvio, Kimizuki? Ha trovato due ragazze molto carine e ha voluto offrire loro da bere, semplicemente~»
Yoichi sbatté le ciglia mentre sentiva, dall'altra parte del telefono, Kimizuki blaterare qualcosa di poco chiaro e mettere giù il telefono di colpo. Sollevò lo sguardo giusto per vedere Shinoa sorridere, e poi digitare qualcosa sulla tastiera.
Accanto a lui Mitsuba sospirò, avvolta nel suo yukata arancione con dei fiori gialli – era identico a quello di Shinoa, eccetto che per i colori.
Mitsuba era, in effetti, assieme a loro anche mentre Gekkouin e Shinoa stavano facendo sesso: quando Gekkouin aveva aperto la porta, Yoichi l'aveva intravista semi-addormentata su un futon, nella camera accanto al salotto, poco distante dal futon su cui invece aveva visto Shinoa che si stava coprendo alla bell'e meglio con il proprio, di yukata.
Yoichi non aveva avuto molto tempo per capire quello che era successo e perché quelle due fossero lì, ma aveva rapidamente fatto un paio di supposizioni mentali: Gekkouin era stato assieme a delle ragazze anche quando lui era molto più piccolo, e per quanto avesse cercato di non farsi mai troppo rumore, Yoichi aveva il sonno talmente leggero che a volte finiva per sentirlo e rimanere sveglio. La cosa era stata problematica, più che altro, quando erano arrivati i periodi di calore, che erano anche quelli in cui Gekkouin tendeva a fare più sesso, mentre nel resto dell'anno stava abbastanza per fatti propri; il sentirlo avere quegli amplessi gli aveva fatto venire voglia, e quando era stato troppo aveva finito per parlargliene disperato, cercando di capire come fare a farli smettere.
Da quel momento, Gekkouin non aveva mai più fatto sesso mentre lui poteva essere nelle vicinanze.
Ma Yoichi sapeva che era un tipo che piaceva: era affabile, alla mano, bello da guardare, prestante fisicamente, e nonostante l'apparenza da teppista era gentile e galante con le ragazze; sapeva che da quando era arrivato a scuola si era già portato a letto alcune ragazze, perché ne aveva sentito parlare per corridoi. Non sapeva se si trattasse delle dirette interessate o di amiche; in ogni caso, la voce si era diffusa.
Quindi, lì dentro avrebbe potuto esserci qualunque ragazza della scuola. Eppure, c'erano Shinoa e Mitsuba. Insieme.
Non era difficile intuire cosa avessero fatto; il punto era perché. Erano sue amiche, stavano insieme, a entrambe piacevano le ragazze probabilmente più dei ragazzi, perciò perché?
Ma non aveva fatto in tempo a chiedere: era nel più completo imbarazzo, come del resto lo erano anche Gekkouin (sorprendentemente, ma Yoichi poteva intuire che fosse perché non voleva farsi sentire di nuovo in quelle situazioni da lui), Shinoa, e Mitsuba più di tutti quando si era svegliata.
Quindi, era solo entrato con tutte le borse, quando Gekkouin aveva insistito perché non rimanesse fuori e aveva preso le sue valigie di peso.
Poi, era suonato il telefono di Shinoa.
Era Shiho, preoccupato per lui, che aveva letto il biglietto e si chiedeva dove fosse.
Yoichi, ancora in quel momento, non sapeva come sentirsi. Erano successe decisamente troppe cose nel giro di troppo poco tempo.
Si sentiva in colpa con Shiho. Si sentiva a disagio per quello che aveva sentito. Si sentiva strano a stare vicino a Mitsuba, che a parte lo yukata non aveva addosso nulla. Si sentiva in imbarazzo al sentire la porta del bagno che si chiudeva, dopo che Gekkouin ci si era rinchiuso per qualche minuto. Si sentiva fuori posto perché aveva interrotto qualcosa... e quella non era casa sua.
Nemmeno quella di Shiho, del resto.
Però... lì c'era qualcosa di diverso.
Forse perché Shiho aveva sempre cercato di farlo sentire a casa propria. Forse perché non si sarebbe mai portato qualcuno a casa con cui fare del semplice sesso e basta...
Certo, aveva lui. Non aveva bisogno.
Era l'unica cosa cui era stato un po' utile. E anche quello si era rivelato qualcosa che non avrebbe dovuto fare.
E comunque, quella situazione non era stata voluta da Gekkouin. Era sicuro che se l'avesse avvisato, lui non si sarebbe fatto trovare lì con nessuna ragazza, perché non voleva metterlo in imbarazzo e non voleva mettere in imbarazzo la partner.
Ed era una fortuna che lì avesse trovato Shinoa e Mitsuba, in fondo. Se avesse trovato qualche altra ragazza avrebbero potuto nascere dei problemi.
«Avete litigato?»
La voce di Mitsuba interruppe il silenzio che si era creato tra di loro e iniziava a diventare pesante.
Yoichi sollevò lo sguardo verso di lei, un po' sorpreso che fosse stata la prima a parlare.
«Uhm... No, non proprio...» rispose poi, e abbassò la testa. «E... in effetti mi... mi dispiace essere piombato qui senza nemmeno avvertire e interrompendo... beh... insomma...». Yoichi lanciò un'occhiata a Mitsuba, che era diventata color porpora e aveva rapidamente distolto lo sguardo, e sentì le orecchie farsi decisamente più calde. «Avrei dovuto avvisarti, Gekkouin... scusate...»
Gekkouin rimase in silenzio per qualche secondo, e dalla posizione da cui Yoichi sentì arrivare il suo sospiro intuì che aveva appena scambiato un'occhiata con Shinoa. Si chiese a malapena perché, ancora completamente a disagio per la situazione.
Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene e a sparire davvero dalla circolazione...
«Beh, no, non serve scusarsi con me.» replicò Gekkouin. Yoichi percepì un lieve fruscio, e intuì che si stava massaggiando la nuca con fare pensieroso come ogni tanto faceva. «Ti ho invitato io a venire qui quando avessi voluto, anche senza avvisare; non ho certo intenzione di rimangiarmi quello che ti ho detto. Però non so se per loro valga la stessa cosa...»
Yoichi si sarebbe aspettato un commento da parte di Shinoa quasi subitaneamente – ma, sorprendendo tutti, fu Mitsuba la prima a parlare di nuovo, pur con un tono scocciato.
«Beh, non che sia la prima volta che Yoichi sente Shinoa...»
Yoichi arrossì fino alla punta delle orecchie, a quel commento. I gemiti che aveva sentito in quella grotta erano ancora un ricordo vivido, e passavano leggeri nella sua testa come allora gli erano passati nelle orecchie.
«Eh?!» commentò Gekkouin, sorpreso.
«N-Non è stata una cosa volontaria!» si schermì immediatamente Yoichi, alzando lo sguardo verso di lui e vedendo che, in effetti, era davvero esterrefatto.
«Il che mi fa domandare ancora di più come sia succ-»
«Mitsu, sei gelosa~?» li interruppe Shinoa con un tono scherzoso.
Yoichi e Gekkouin la guardarono per un secondo, poi si voltarono verso Mitsuba e aspettarono una risposta; dal canto proprio, tuttavia, lei si limitò a lanciare un'occhiata piuttosto indecifrabile a Shinoa (anche se forse lei era riuscita a decifrarla), e poi a voltarsi verso Yoichi.
Che si ritrovò a pensare che era stranamente carina, con i capelli sciolti che le cadevano sulle spalle e lo yukata addosso.
Doveva averlo scelto Shinoa per lei. Sembrava il tipo cui piacevano quel genere di cose... e anche in grado di tirare fuori un lato del genere da una persona normalmente sportiva come Mitsuba.
«Se non avete litigato, come mai sei qui, allora?» gli domandò.
Yoichi fu colto alla sprovvista da quella domanda. Mitsuba non solo stava ignorando del tutto l'osservazione di Shinoa, ma si stava anche interessando a lui.
Per l'ennesima volta, si sentì in colpa di non aver mai fatto entrare quelle persone nella propria vita.
Abbassò lo sguardo, e gli tornarono in mente tutte le sensazioni che aveva sentito durante quelle settimane successive alla litigata avuta con Shiho; tutti i pensieri negativi che aveva avuto, gli incubi, il dormire separati e il non sentirsi adeguato a stare lì con lui.
Non si meritava nulla di quello che aveva.
E non doveva fare l'ingordo.
«È una storia lunga...» azzardò, storcendo le labbra in una smorfia.
«Beh, siamo qui, se vuoi racc-»
«In realtà credo che sia il caso che andiamo tutti a dormire.» si intromise Gekkouin con una prontezza che Yoichi non riuscì a fare a meno di ringraziare, perché non se la sentiva davvero di coinvolgere gli altri nei propri problemi. «Domani avete scuola. È il caso che vi svegliate fresche e riposate.» aggiunse battendo le mani, mentre andava verso il piccolo angolo cucina del proprio appartamento e si metteva ad armeggiare col lavandino e un bollilatte.
«Detto dopo quello che stavamo facendo, mi sembra quasi ipocrita~» commentò Shinoa, sedendosi accanto a Mitsuba e stringendole il braccio con le proprie. Yoichi notò che Mitsuba si era per un momento irrigidita, e che non la stava guardando praticamente per niente.
«Più che altro, "avete"? Siamo a scuola tutti insieme.» commentò lei, rivolta a Gekkouin.
«Sarà che se ne è dimenticato, visti tutti gli anni che si porta sulle spalle...» commentò Shinoa.
«Ah-ha, probabile.» ribatté Gekkouin, puntando loro addosso un cucchiaino da tè. «E visti tutti gli anni che mi porto sulle spalle, fate le brave e obbedite a chi è più anziano. Usate la mia stanza e andatevene a dormire, su. Io posso saltarlo un giorno di scuola, voi è meglio che non lo facciate se non volete che si diffondano strane voci di corridoio.»
«Come se non ci fossero già~» considerò Shinoa.
«Guarda che molti hanno intuito che stiamo insieme.» commentò Mitsuba.
Yoichi esitò, e vide le braccia di Shinoa fare lo stesso. Mitsuba, invece, osservava stoicamente Gekkouin, con un'espressione risoluta in viso e nessuna esitazione in quello che aveva detto.
«...In realtà mi riferivo alle voci di corridoio su Gekkouin...» considerò Shinoa.
Per la prima volta, Yoichi la vide in difficoltà a rispondere sarcasticamente a qualcosa.
E considerando tutta la situazione e quello che sapeva di loro (non troppo, ma abbastanza), per qualche ragione non faticò troppo a immaginare perché.
Scrutò per un momento Mitsuba, nonostante tutto sorpreso che lei fosse così ferma nella propria posizione di fidanzata di Shinoa. E istintivamente si chiese se Shinoa fosse d'accordo con quella storia o se, invece, fosse una forzatura che Mitsuba stava applicando per qualche ragione. Si chiese se Shinoa volesse essere considerata così, o se non fosse un peso per lei. Del resto, stava facendo sesso con Gekkouin fino a poco prima...
«Quali, quelle che si chiedono se ci sia del tenero tra lui e Yoichi e che lui si porti a letto così tante ragazze per coprire la cosa?» domandò Mitsuba pacatamente, guardandola per la prima volta.
Yoichi spalancò gli occhi, e fu quasi certo che dietro di sé Gekkouin avesse esitato nella propria presa sul cucchiaino.
«Ma di che diavolo-» azzardò.
«Non è così!»
«Vallo a far capire a chi vi vede sempre insieme e sempre abbracciati.» commentò Mitsuba, accomodandosi meglio sul pavimento. «E adesso che da casa di Shiho – con cui molti sospettavano avessi una relazione, fattelo dire, Yoichi... Adesso che ti sei trasferito qui, le voci diventeranno ancora più marcate, di sicuro.»
Yoichi arrossì vividamente, e cercò con lo sguardo Gekkouin che, da parte propria, stava guardando stralunato Mitsuba.
«Mi... mi dispiace, non volevo...»
«Non scusarti, che vuoi che me ne freghi delle voci, finché non danno problemi a nessuno dei due!» esclamò Gekkouin.
«Infatti non è granché importante.» replicò ancora Mitsuba, facendo spallucce. «Ma credi davvero che vedendo me e Shinoa insieme, e te e Yoichi insieme, penseranno che io e Shinoa siamo state qui stasera per fare sesso con te e che Yoichi è arrivato per caso nella stessa sera? È più facile pensare che Yoichi sia scappato da casa di Shiho e sia venuto qui per stare con te. E in ogni caso, anche se pensassero che siamo state tutte e due a letto con te, nessuno se ne farebbe un gran problema: nel tuo letto ci è passata più o meno la stessa quantità di persone che è passata nel giaciglio di Yuu, all'interno della scuola. Anche se credo che al momento, se dovessimo stilare una competizione, Yuu sarebbe in vantaggio perché gli vanno bene sia maschi che femmine... e perché è in questo paese da decisamente molto più tempo di te.»
«Perché stiamo parlando di questo?!» esclamò Gekkouin. «E, aspetta, Yuu è quel ragazzino che sbava dietro al biondino?!»
«Già.» commentò Mitsuba, annuendo.
«Non sembra decisamente il tipo da portarsi a letto così tante persone!»
«Ti sorprenderebbe sapere quante ci sono state anche solo nella nostra scuola.» considerò Mitsuba, prendendo ad attorcigliarsi una ciocca di capelli sul dito.
«Così sembra quasi che volessi andarci anche tu, Mitsu~» commentò Shinoa, stringendole di più il braccio.
Mitsuba le lanciò un'occhiata che non sfuggì a Yoichi. E che gli sembrò un po' arrabbiata. Un po' tanto arrabbiata, per i suoi standard.
Fu abbastanza sicuro che Shinoa avesse colto quella sfumatura nell'occhiata; ma se anche l'aveva fatto, non si smosse di mezzo centimetro.
«Chi lo sa. Forse. Se avesse avuto bisogno nel periodo del calore, magari gli avrei dato una mano.».
Era palese che stesse facendo del sarcasmo e che lo stesse facendo in riferimento a qualcosa che Yoichi non comprese, quantomeno non sulle prime: era troppo concentrato, in realtà, a considerare quanto quell'osservazione l'avesse colpito.
Fare battute del genere non era nemmeno da Shinoa, che parlava apertamente di argomenti con connotazioni sessuali senza troppi peli sulla lingua; Mitsuba, al contrario, di solito era silenziosa e timida, mentre in quel momento stava parlando tantissimo e sembrava essere irritata per chissà cosa. Cioè, in realtà non era così difficile per lui cogliere la ragione della sua irritazione, o quantomeno intuirla (Yoichi si stava, in realtà, ancora chiedendo se ci avesse visto giusto o se più probabilmente avesse solo preso un abbaglio); ma vederla così comunicativa e, non solo, vederla così aggressiva era decisamente strano. Mitsuba non aveva mai brillato per capacità di socializzare nel loro gruppo, un po' come lui, e si faceva spesso gli affari propri; ma in quel momento non aveva in mano il proprio telefono, non stava tenendo lo sguardo basso e non stava zitta.
Ci doveva essere qualcosa di particolare sotto.
E fu solo in quel momento, che Yoichi realizzò il contenuto della frase.
"Se avesse avuto bisogno nel periodo del calore, magari gli avrei dato una mano."
Era una frase decisamente troppo specifica, per non essere un riferimento a qualcosa.
E in effetti, ora che ci pensava...
«Ah-ha, magari non sarebbe male~» commentò Shinoa, ridestandolo da quelle considerazioni.
Mitsuba sbuffò. «Dubito sarebbe comunque interessato a noi, visto che ha occhi solo per Hyakuya.»
«Però ci stai pensando, eh Mitsu~?»
Mitsuba non fece in tempo a rispondere, che Yoichi parlò senza nemmeno rendersi del tutto conto di quello che stava per dire, se non dopo aver detto la frase.
«È per questo che siete qui?» fece.
Shinoa e Mitsuba si voltarono verso di lui, sorprese per qualche ragione.
Quando Yoichi realizzò quello che aveva detto, concluse che in effetti sì, era sorprendente che lui dicesse così esplicitamente qualcosa del genere.
Sentì le orecchie diventare bollenti, e abbassò lo sguardo imbarazzato.
«I-Intendo... per...»
«Chi vuole un tè?!»
Gekkouin parlò a voce anche fin troppo alta considerando l'orario e la dimensione dell'appartamento, e fece saltare tutti e tre sul posto.
Si voltarono all'unisono a guardarlo, sconvolti. Pareva che, in effetti, dietro l'espressione decisa con cui stava puntando loro il cucchiaino da tè che aveva in mano anche poco prima, ci fosse parecchio imbarazzo. O quantomeno disagio.
«Guarda che Yoichi non è più...» azzardò Mitsuba.
«Mitsu, non dirlo! Se glielo dici collassa definitivamente, non vedi che è già completamente incrinato come un muro vecchio di duecento anni?»
Yoichi le scrutò per un momento, ma non azzardò ad alzare di nuovo lo sguardo verso di lui. Era sicuro che l'avrebbe messo ulteriormente in imbarazzo, se l'avesse fatto.
Certo, era ovvio. Era talmente preso dalle proprie cose che non se n'era ricordato, ma stava per arrivare il periodo del calore... e Gekkouin per qualche ragione lo sentiva sempre un po' prima di lui.
«Posso avere un tè?» domandò, a voce bassa e alzando un po' le spalle. «Per favore.»
Voleva andarsene.
Stava per rovinare l'ennesimo periodo di calore a Gekkouin.
Finalmente aveva una casa in cui stare per conto proprio e senza rotture... ed ecco che arrivava lui, nel bel mezzo di un rapporto sessuale o due, a rompergli le scatole.
Non era in grado di fare qualcosa di buono.
Per nessuno.
«Yoichi, non è un problema...» fece Gekkouin. Forse gli aveva letto nel pensiero, o forse si riferiva al tè. Non lo sapeva con certezza. E forse non voleva nemmeno saperlo.
Voleva solo sparire e non dare più fastidio a nessuno.
«Un tè anche per noi!» esclamò Shinoa, e Yoichi vide con la coda dell'occhio che stava ancora stringendo il braccio di una scocciata Mitsuba che guardava altrove e non lei. «Non dovresti preoccuparti troppo. Sono sicura che Gekkouin se la caverà egregiamente durante questo periodo~»
«E non fare affermazioni che sembrano dare a intendere che me la caverò con te!» sbottò Gekkouin con uno sbuffo, mentre armeggiava con i pentolini. Poi iniziò a borbottare, intanto che preparava le tazze. «Ma guarda te... non c'è più rispetto per gli anziani, in questo Paese... Gioventù sconsiderata e poco rispettosa... E sì che quando ero giovane gli anziani erano riveriti...»
«Non sembri un anziano.» ribatté Mitsuba.
«E ti ricordo che hai scelto tu di spacciarti per uno studente della stessa età di Yoichi, il che ti rende anche più piccolo di Mitsu secondo i nostri standard scolastici~» la seguì a ruota Shinoa.
«Questo non significa che voi non lo sappiate!» esclamò Gekkouin.
«Oh, andiamo, decisamente non sembri un vecchio di duecento anni~ Dovresti prenderlo come un complimento!»
«Li porti bene. E molti vecchi di duecento anni vorrebbero che gli venisse detta la stessa cosa.» fece Mitsuba, che per qualche ragione sembrava riuscire a stare dietro a Shinoa anche se sembrava arrabbiata con lei. Erano decisamente affiatate.
Yoichi le invidiò per un attimo – giusto il tempo perché Gekkouin sbuffasse con fare fintamente risentito e loro si voltassero verso di lui, di nuovo.
«Gekkouin se la caverà, ma tu, Yoichi?» fece Shinoa.
Yoichi trasalì e guardò entrambe per un lungo attimo.
In effetti, considerando che era troppo preso dalle proprie cose, non aveva pensato a quello.
Non era stato di certo il suo primo pensiero... e del resto non c'era un vero preavviso di quando arrivava il calore. Si sapevano solamente i periodi, a grandi linee.
Abbassò lo sguardo, pensando per la prima volta alla questione dopo tanto tempo. Con Shiho, semplicemente, quando arrivava lui finiva per sciogliersi un po' di più. Una volta avevano anche saltato scuola per un giorno ed erano rimasti a letto a farlo senza quasi alzarsi; un'altra avevano pensato di replicare la cosa, ma Yoichi aveva insistito per andare a scuola ed era stata una giornata d'inferno per tutti e due.
Storse le labbra, mentre ci ripensava.
Chissà se a Shiho quei momenti piacevano un po' di più di tutti gli altri perché lui si scioglieva e, quindi, si sentiva meno in colpa delle altre volte a saltargli addosso.
Si strinse nelle spalle.
«Non lo so... lo lascerò passare, penso. Come facevo quando ero assieme a Gekkouin, prima di venire qui.» considerò.
Per un attimo, nella piccola stanza che faceva da salotto, cucina e corridoio tutti assieme, regnò il silenzio.
«Sai cosa penserà Kimizuki, no?» commentò Mitsuba.
Yoichi si strinse di più nelle spalle, e annuì. «Sì, beh... basterà che senta il mio odore, anche da lontano, per capire che non è come pensa lui. Quello non mi preoccupa...»
«Ma se Gekkouin ti sta sempre appiccicato-»
«È diverso!» esclamò Gekkouin, avvicinandosi a loro con un paio di tazze e porgendole a Yoichi e Mitsuba. Yoichi se la strinse tra le mani cercando di non scottarsi, ma beandosi del calore che la tazza sprigionava. «Anche se gli sto addosso, non avrà lo stesso odore che avrebbe se facessi sesso con lui. E, posto che non succederà mai...» porse la terza tazza a Shinoa, e poi si sedette per terra accanto a Yoichi. «Non vedo dove sia il problema. Facendo così Yoichi ha platealmente rifiutato quel tipo come suo Alpha, quindi lui non può recriminare niente anche se sta con me.»
«Oh, quindi dici che non vedremo liti teatrali in mezzo ai corridoi?» fece Shinoa. «Niente spargimenti di sangue? Niente zanne che escono? Niente tensione sessuale irrisolta tra te e Shiho?»
«Di che cazzo stai parlando-»
«Il calore è il momento ideale per avere di questi pensieri!»
«A me piacciono solo le ragazze!» esclamò Gekkouin. «Poi se lui si sente attratto da me nel periodo del calore deve rivedersi un attimo le priorità!»
«Eh? Perché?» domandò Mitsuba.
«Perché è un Alpha.» replicò Gekkouin come se stesse dicendo una cosa ovvia. «E da me si sente minacciato per svariate ragioni, tra cui il fatto che sono palesemente più vecchio e forte di lui, e conseguentemente il fatto che non si sente al sicuro!»
«Che vuoi dire...?» domandò Shinoa.
«Dici che Kimizuki sa che sei un lupo?»
«Magari non logicamente.» fece Gekkouin, scrollando le spalle. «Ma istintivamente ha capito che non mi vuole intorno e che non si sente a suo agio con me, perché sono più forte e più maturo. È anche per questo, che lo scoccia così tanto che Yoichi stia con me: sa di non poter vincere.»
Yoichi storse le labbra, e annuì mentre le ragazze guardavano lui.
Lo sapeva. Sapeva benissimo tutto quello che stava succedendo a livello istintivo nella testa di Shiho, al vederlo assieme a Gekkouin. Sapeva perché era così arrabbiato che lui frequentasse Gekkouin: era perfettamente consapevole di non essere in grado di vincere. E forse era arrabbiato anche perché pensava che Yoichi lo facesse apposta.
In più, sicuramente non capiva.
Gekkouin si era presentato come suo fratello, peraltro gemello a giudicare dal fatto che stavano nello stesso anno; perciò era assolutamente strano che due gemelli avessero attitudini così diverse. Forse temeva che Yoichi gli avesse nascosto ancora qualcosa sul proprio passato. Forse temeva che anche Yoichi potesse essere così. Forse temeva che Yoichi fosse così perché schiacciato dalla troppa forza del fratello gemello.
In ogni caso, sicuramente non capiva.
E ciò lo faceva arrabbiare.
«Ma comunque, mi sono presentato come suo fratello, perciò è decisamente improbabile che pensi che nel periodo del calore cediamo a certi impulsi.» commentò ancora Gekkouin. «Su quello si può stare tranquilli.»
«Quindi dici che conviene sviluppare il plot della GekkouShiho?» domandò candidamente Shinoa.
«Non- Che diavolo state dicendo?! Non sviluppate proprio niente, oh!»
Yoichi si portò il tè caldo alle labbra, e per un attimo inspirò l'odore mentre, al suo fianco e davanti a lui, Gekkouin e Shinoa continuavano a discutere sulla questione di qualche cosa strana che lui non capiva del tutto.
In quel momento, non aveva nemmeno voglia di capire.
Non riusciva a pensare ad altro che al fatto di aver abbandonato Shiho in un momento così delicato per lui.
E, insieme, non riusciva a fare a meno di pensare che fosse stata la scelta migliore.
Vederlo e non poterlo toccare perché non riuscivano a parlarsi... oppure, al contrario, finire per toccarsi e fare sesso sentendosi in colpa, Shiho perché aveva paura di costringerlo, Yoichi perché si stava concedendo pur sapendo che non era la maniera in cui lui avrebbe voluto... non sarebbe stato decisamente il massimo.
Ma in ogni caso Shiho non gli sarebbe saltato addosso. Piuttosto avrebbe passato il periodo del calore nel posto più fresco possibile finché non fosse finito tutto, senza neanche sfiorarlo.
Gli scappò un debole sorriso che nessuno vide, nascosto dietro la tazza da tè.
Era stata inconsapevole, ma aveva fatto una buona scelta.
Shiho era una brava persona. E si meritava decisamente di meglio di lui.
Yuu si sentiva bollente.
Non era tanto per la temperatura ancora abbastanza calda della fine di settembre. E nemmeno perché stava correndo in continuazione da una parte all'altra della scuola per dare una mano con la preparazione del Festival scolastico d'autunno.
Certo, quei due fattori sicuramente non aiutavano.
Ma Yuu aveva caldo per ben altre ragioni.
La fine di settembre per i lupi significava periodo del calore.
E già doverlo passare a scuola era una tortura bella e buona.
Dover fare avanti e indietro dal comitato studentesco per il festival, il cui capo era il presidente del consiglio studentesco, e dover costantemente vedere Mika (e quindi trattenersi dal saltargli addosso perché avrebbe rischiato di fargli parecchio male dato che era una bestia incapace di controllarsi troppo in quel momento) era estremamente frustrante, quando l'unica cosa che gli girava per la testa erano gli ormoni.
Perciò, cercava di stargli il più possibile lontano. Lo salutava, ci scambiava il minimo sindacale di chiacchiere e poi scappava. Letteralmente. Andava ad appendere qualche cartellone, o ad aiutare con qualche striscione, e si era persino messo in mezzo alla preparazione del maid cafè che avrebbero gestito le ragazze della classe di Shinoa: aveva dato una mano con le ricette visto che era abbastanza bravo a cucinare, e si era impegnato ad andare a prendere la stoffa con cui i ragazzi della classe avrebbero cucito i costumi per le ragazze.
In tutto quello aveva anche da gestire la staffetta cui il club di atletica avrebbe partecipato, ma mischiandosi ad altri club: se avessero corso tutti insieme avrebbero sicuramente vinto stracciando gli altri, perciò per quell'anno Yuu aveva proposto che ogni membro del gruppo di atletica gareggiasse assieme ai tre membri schierati per ognuno degli altri club scolastici. Lui e Nobuo, il ragazzo che con lui era arrivato ai nazionali, non avrebbero corso per non sbilanciare troppo il risultato.
Il club se la cavava senza troppi problemi, fortunatamente: avevano preso quella storia della staffetta come la possibilità di fare nuove conoscenze con altra gente della scuola – o per lanciare un banchetto di scommesse tra di loro su chi avrebbe vinto. In ogni caso, erano motivati e Yuu aveva concluso che fosse una buona cosa, a patto che scommettessero penitenze in allenamenti successivi e non soldi.
Era un capitano che accettava solamente cose lecite nel suo club, lui.
Sbuffò, mentre gli veniva in mente che se Shinoa avesse sentito i suoi pensieri gli avrebbe detto che in realtà barava, con quella faccia che ogni tanto era da schiaffi. E si appoggiò stancamente a un davanzale delle finestre in corridoio, prendendosi una pausa dal portare altri due striscioni da una parte all'altra della scuola.
Odiava quel periodo.
In realtà se fosse stato solo il festival scolastico l'avrebbe trovato anche divertente; ma erano anni che passava la preparazione del festival a cercare di contenersi nel periodo del calore – anche se poi finiva sempre per esplodere anche più volte con Makoto, e meno male che c'era lui. Ogni tanto era successo anche dentro la scuola, dopo le lezioni. Ogni tanto proprio nell'aula del comitato studentesco, di solito sulla scrivania e ora stava pensando a come sarebbe stato se la stessa cosa fosse successa con Mika e fantastico, era fottuto, letteralmente fottuto almeno mentalmente.
Trattenne per un attimo il fiato, cercando disperatamente di far andare via quell'immagine dalla propria testa.
Non riusciva ad avere tregua. Mika gli tempestava il cervello durante la giornata, perché non aveva occasione di parlarci troppo – no, in realtà le occasioni ci sarebbero anche state, solo che lui le rifuggiva come se fosse braccato da qualcosa – e perché cercava di non avere pensieri poco casti su di lui; Mika gli tempestava il cervello durante la sera, mentre cercava di distrarsi correndo (poco: in quel periodo finiva per scaldarsi troppo e non riusciva a fare più di tre chilometri senza sentirsi bollente. Ma almeno cercava di tenersi allenato) e mentre si faceva la doccia, e poi mentre andava in camera e faceva i compiti, e poi quando andava a letto.
Si svegliava pensando a Mika. Passava la giornata pensando a Mika. Si addormentava pensando a Mika.
E per quanto in un altro contesto quella cosa sarebbe stata molto romantica, il modo in cui pensava a Mika era talmente incentrato sul sessuale, in quel momento, che era terribilmente frustrante.
Aveva bisogno di fare sesso.
E per quanto sarebbe stato piacevole farlo con Mika, non voleva che la sua prima volta fosse basata sul fatto che lui fosse in calore.
Però aveva bisogno di fare sesso.
E stava sinceramente pensando che forse farlo con qualcun altro non poteva essere considerato troppo tradimento. Del resto lui e Mika non si erano mai detti che stavano insieme ufficialmente: si stavano frequentando, si baciavano, e poi si baciavano anche con la lingua, e poi facevano cose tipo petting o sesso orale o masturbazione reciproca sul divano di Mika.
Yuu sospirò scornato, all'ennesimo pensiero erotico in mezzo al corridoio.
Se fosse andato avanti così gli sarebbe venuta un'erezione ben visibile in mezzo alla scuola, e non era decisamente il caso.
Era stato stupido: avrebbe dovuto prevedere che il periodo del calore sarebbe arrivato di lì a breve, e che fare quelle cose con Mika lo avrebbe destabilizzato e gli avrebbe fatto desiderare di più. Avrebbe dovuto aspettare almeno dopo il calore, a fare quelle cose con Mika. Così avrebbero avuto più tempo per arrivare anche al rapporto sessuale completo, e al calore successivo magari lui sarebbe stato disponibile a...
No, che andava a pensare, quanto cazzo poteva essere perverso.
Sbatté la testa contro il vetro della finestra con uno sbuffo contrariato verso sé stesso.
Aveva caldo, ma fortunatamente la finestra era fresca. Almeno quella.
Aveva bisogno di fare sesso. Aveva talmente voglia che era abbastanza sicuro di aver tenuto lo sguardo fisso per un po' troppo tempo su qualche ragazzo e su qualche ragazza, nelle ultime ore. E anche nei giorni precedenti.
Forse rimorchiare una ragazza non sarebbe stata una cattiva idea almeno per sfogarsi una volta. Le ragazze avevano bisogno di meno preparativi dei maschi, spesso. E ad alcune piaceva anche fare sesso in maniera non troppo dolce, quindi non avrebbe dovuto preoccuparsi troppo di andarci piano.
Oppure poteva stare sotto con qualche ragazzo... ma forse sarebbe stato doloroso, visto quanto era sensibile in quel momento.
Ma Mika...
No, no, non poteva chiedere a Mika di scoparlo. Non voleva che la loro prima volta fosse così.
Stava già espirando pesantemente e considerando se ricordava qualche ragazza cui piaceva il sesso non troppo dolce, che sentì una presenza accanto a sé.
«Fresca?»
Conosceva fin troppo bene quella voce. E non era sicuro di riuscire ad avere a che fare con la sua proprietaria.
Ma era anche abbastanza sicuro che lei non l'avrebbe mollato facilmente.
Sollevò la testa da quel poco di sollievo che il vetro della finestra gli forniva, e sospirò.
«Abbastanza.» rispose. «Cosa fai qui, Shinoa?»
Shinoa sorrise con fare furbo e gli mostrò dei volantini del club di Arte. «Devo tappezzarci la scuola. Diventerà tutta un dipinto dalle tinte pastello, ripetuto come un pattern sui muri! Tipo quando fai l'impostazione per ripetere un'immagine piccola sul desktop di un pc, ma meno sgranata e più carina!»
Yuu sospirò scornato.
Ma il suo sguardo si concentrò per un momento forse un po' troppo lungo sul fisico di Shinoa.
E si ricordò che lei e Mitsuba parevano avere una relazione in cui sperimentavano molte cose. O almeno credeva di ricordarsi così. E anche se non fosse stato, forse avevano voglia di sperimentare...
Oh no. Stava scadendo negli stereotipi da maschilista eterosessuale represso sulle lesbiche.
"Shinoa non è lesbica.", aveva detto però Mitsuba una volta.
Quindi forse lei aveva voglia di...
Oh no. Stava scadendo pure negli stereotipi più beceri sui bisessuali quando lui stesso lo era.
Doveva trovare una soluzione, e al più presto.
«Non ci pensare, Yuuichiro~» fece lei con un tono quasi divertito, e alzando lo sguardo sulla sua faccia – o santi dèi, per quanto tempo l'aveva tenuto fisso sul suo corpo?! Questo andava contro tutto quello che gli avevano insegnato i suoi genitori, contro la persona che avrebbe voluto essere! – Yuu vide che lei stava sorridendo e aveva un sopracciglio inarcato.
Gli aveva sicuramente letto nel pensiero in qualche modo. Non che quello sguardo lasciasse adito a qualche dubbio...
«A-A cosa?» domandò lui, tentando di schermirsi.
«A me e Mitsuba insieme. O prese singolarmente. A darti una mano con questo periodaccio sicuramente molto stressante~» replicò lei abbassando un po' la voce, e rendendola così mille volte più allusiva. «Non è un po' contro una mentalità femminista e progressista nei confronti del sesso, delle donne, delle donne lesbiche e delle persone bisessuali che pensavo che tu avessi, Yuu? Mi deludi~»
Yuu si sentì avvampare al viso, e sospirò ancora più frustrato. Non ultimo, perché così sentiva ancora più caldo.
«Scusa...!» esclamò senza trovare nemmeno la forza di cercare di difendersi un po'. «È solo che... è sempre così terribile, e la mia testa va da sola, e appena ti ho visto mi è tornato in mente pure che Mitsuba ha detto che a te piacciono anche i ragazzi e la mia testa ha pensato che... Non volevo davvero, aaaargh! Mi dispiace! Non intendevo pensare che siccome ti piacciono anche i ragazzi magari avresti potuto starci perché ti manca qualcosa, non lo penserei mai, né penserei che tu e Mitsuba siate insoddisfatte perché vi manca un ragazzo nel mezzo...!»
«Eppure l'hai pensato. Significa che è quello che pensi davvero, sotto sotto?» lo punzecchiò lei.
«Noooooo, no, no no no no!» esclamò Yuu, esasperato. «Neanche per sogno! E poi non l'ho pensato, è solo che...!»
Si bloccò, quando sentì qualcosa di tiepido scivolare lungo la guancia.
Sussultò, sconvolto.
Non gli capitava più da un sacco di tempo...
Vide Shinoa spalancare gli occhi e assumere un'espressione esterrefatta, a guardarlo.
«Uh...? Yuuichiro?» lo chiamò. «Ehi? Che ti prende?»
«Non lo so, io...!». Yuu si affrettò ad asciugarsi con la manica della divisa, facendo un po' fatica per via del fatto che stava ancora reggendo gli striscioni, e ancora più frustrato e imbarazzato da quello che stava succedendo.
Vide Shinoa frugare tempestivamente dentro la tasca della gonna. «Oddio! Oddio, ho fatto piangere Yuuichiro Amane!» esclamò, porgendogli il fazzoletto. «Presto, prima che i tuoi infiniti corteggiatori vedano questa scena e mi ammazzino perché pensano sia stata colpa mia! ...Perché non è stata colpa mia, vero?!»
Yuu la scrutò per un secondo, sconvolto dal notare che lei sembrava un po' agitata, per quanto stesse cercando di nasconderlo. Tuttavia, decise che era meglio non farglielo notare: era strano vederla così, ma forse era solo per via della situazione inusuale che si era trovata davanti.
«Non riesco a prenderlo, ho ancora questi cosi in mano!» la rimproverò invece.
«Ma se te li asciugo io sembra che stiamo insieme e Mika si ingelosirà!»
«Mika non è qui, puoi farlo!»
«Mika è dovunque, glielo dirà chiunque passi per di qui! Sembra una scena davvero equivoca, Yuu, perché stai cercando di far ingelosire Mika?!»
«Non sto cercando di farl- Aaaaaaaah, al diavolo!». Yuu si passò la spalla della camicia sulla faccia per quello che riuscì, e si asciugò quelle poche lacrime che aveva sul viso. «E non lo so se è colpa tua, non so nemmeno perché sia successo!»
«Non poterti sfogare sessualmente è talmente frustrante da farti sembrare un incel etero che piagnucola su internet di quanto le donne dovrebbero dargliela perché è un bravo ragazzo...» fece lei, ritirando il fazzoletto.
«Che diavolo è un incel?!»
«Involontariamente celibe.» replicò. «Cosa che tu non sei. O sei?»
Yuu esitò a quella domanda. La scrutò per un secondo, in dubbio sulla risposta da dargli.
«Beh, non sono sposato.» dribblò alla fine, issandosi gli striscioni tra le braccia e riprendendo a camminare. Non poté esimersi dal costatare che, fortunatamente, non era passato nessuno di lì che potesse sentirli; erano in un corridoio secondario che non usavano in molti, e la maggior parte degli studenti era fuori a sistemare le bancarelle per il festival che sarebbe avvenuto di lì a un paio di giorni.
Shinoa lo seguì a ruota, coi volantini in mano.
«Diplomatico, non c'è che dire~» rispose Shinoa. «Questo significa che Mika non te l'ha ancora dato, uhm...»
«Shinoa.»
«Che c'è? State insieme, no? Avete limonato al Tanabata, no?» fece lei con innocenza. Yuu si sentì arrossire alle orecchie, e concluse che almeno non era caldo da altre parti. «Oh no. Non ti avrà mollato perché ti ho telefonato?! Se è così però è veramente spregevole, è meglio per te che sia finita in fretta, non voglio che tu stia insieme a una persona che ti vuole esclusivamente per sé senza che tu possa pensare ai tuoi ami-»
«Non ci siamo lasciati perché non ci siamo nemmeno messi insieme!» esclamò Yuu con veemenza, e parecchio stancamente. Shinoa con le sue congetture era asfissiante... e probabilmente era l'origine per cui ultimamente aveva iniziato a farsi dei viaggi mentali assurdi pure lui, in certe situazioni. A furia di sentirla si prendeva a pensare come lei... forse.
O forse era solo scemo.
«Oh.» commentò Shinoa con tono più tranquillo, quasi pensieroso. «Quindi limonare non rende ufficiale il mettersi insieme per voi due, mh.»
Yuu sospirò. «Non lo so se stiamo insieme... non ne abbiamo parlato. Semplicemente... passiamo del tempo insieme,» fece, scrollando le spalle per non ripetere la perifrasi che gli stava venendo in mente – ovvero che "stavano insieme", in effetti, «ogni tanto ci baciamo, e... e basta...»
Non era del tutto sicuro di voler dire a Shinoa che avevano fatto anche altro. Ma soprattutto non doveva pensarci, altrimenti si sarebbe sicuramente eccitato... e Shinoa non era certo il tipo da non volere i dettagli su una cosa del genere.
«Ooooh... solo baciati? Da agosto? Te la stai prendendo comoda...» commentò infatti.
«Che significa prendersela comoda-» fece Yuu. «Da quello che so è la sua prima relazione in assoluto, non voglio certo correre per forza... Anzi...»
«Ma come. Rinnega la relazione che io e lui abbiamo avuto?» fece Shinoa, con tono affranto. Yuu sobbalzò e la guardò, per un attimo confuso da quel puntare di nuovo su quell'argomento; ma gli ci volle solo un attimo per capire che stava recitando. «Tutto quello che abbiamo passato insieme...» aggiunse lei, facendo finta di piagnucolare.
«Smettila, lo so che non siete mai stati insieme.» replicò Yuu con un sospiro. Anche perché immaginarsi Mika e Shinoa insieme come fidanzati era probabilmente la cosa più strana che avesse mai provato a immaginarsi... e di cose strane ne aveva provate, nella propria mente.
«Appunto, vedi che nega tutto!» esclamò lei, singhiozzando per finta. «E sta con te... Dovrò guardare avanti anche io...!»
«Già, tipo mettendoti con Mitsuba?» ironizzò Yuu, sollevando gli occhi al soffitto per un attimo.
«Oh, a lei di sicuro non dispiacerebbe.» commentò lei, scrollando le spalle. «Oh...!» esclamò prima che Yuu potesse chiederle cosa intendesse con quelle parole e perché avesse parlato solo di Mitsuba, come se fosse una cosa che non riguardasse entrambe. «Ooooh!» la sentì esclamare ancora, voltandosi verso di lui con gli occhi che le brillavano. «Quindi ora anche tu e Mika rientrate nella categoria degli "stanno insieme ma non stanno davvero insieme" in cui rientriamo anche io e Mitsu, e Shiho e Yoichi! Siamo tutti una grande famiglia in questo senso!»
Yuu sussultò, quando sentì nominare Yoichi e Shiho. Era passata quasi una settimana da quando Yoichi se n'era andato da casa del loro Alpha, e non li aveva visti parlarsi nemmeno una volta; solo, ogni tanto lanciarsi occhiate a distanza, mentre Shiho passava davanti alla loro classe ad esempio.
Non sapeva bene come sentirsi al riguardo: aveva spesso pensato che la relazione tra Yoichi e Shiho fosse un po' troppo pendente verso la forza di Shiho a scapito di Yoichi, quindi aveva desiderato più volte che si lasciassero o quantomeno Yoichi riuscisse a prendere le distanze; ma dopo quello che aveva sentito dire a Shiho durante il Tanabata, non sapeva bene cosa pensare. Shiho aveva evitato in tutti i modi di avere una relazione con Yoichi perché si preoccupava per lui; e i suoi intenti erano stati davvero buoni e gentili nei confronti dell'altro, per quanto i modi con cui aveva cercato di raggiungere il proprio obiettivo non fossero dei migliori. Fare più volte sesso con una persona che potrebbe innamorarsi di te da un momento all'altro non era certo un'idea geniale per allontanarla... o forse sì, dato che si trattava di Yoichi che, sicuramente, aveva bisogno di ben più di mero sesso.
Eppure, dopo quella sera Yuu si era chiesto più volte se fosse stato solo semplice sesso. Gli intenti di Kimizuki erano stati gentili, esattamente come aveva sempre detto Yoichi; e se era stato così gentile negli intenti e Yoichi lo sapeva o, quantomeno, lo aveva intuito, allora forse... non era l'unico campo in cui Kimizuki sapeva essere gentile.
Scacciò dalla testa l'immagine di loro due che facevano sesso mentre la sua testa cercava di figurarsi a tradimento quando Kimizuki potesse essere gentile e amorevole in quei frangenti nonostante il carattere burbero che aveva – un po' perché faceva strano, un po' perché anche un'immagine del genere rischiava di eccitarlo.
Quello che contava, comunque, era che Kimizuki aveva cercato di salvaguardare Yoichi il più possibile dal finire bruciato... e forse non solo perché non voleva responsabilità.
Era probabile che si fosse sbagliato per tutto quel tempo, e che Kimizuki per Yoichi nutrisse dell'affetto che andava un po' oltre il rapporto di Alpha e Omega.
Eppure, forse proprio quando se ne stava rendendo un po' conto, era stato improvvisamente piantato da Yoichi.
Che se ne era corso a casa di Gekkouin.
Che sembrava essere suo fratello (Yuu aveva ancora dei dubbi: erano così diversi in tutto), ma che probabilmente Kimizuki non vedeva di buon occhio tanto quanto non vedeva Makoto di buon occhio. C'era... qualcosa in Gekkouin, che probabilmente intimidiva Kimizuki e, quindi, lo faceva innervosire. Aveva quell'aria sicura di sé e forte, e al contempo affettuosa e affabile... un'aria dominante, quasi da Alpha, e delle caratteristiche che sicuramente Shiho avrebbe voluto avere e che si rendeva conto di non possedere.
E probabilmente Yoichi, dentro di sé, si rendeva conto di tutto questo. Era troppo sensibile e attento per non accorgersene.
Eppure, se n'era andato da Kimizuki... e si era rifugiato da Gekkouin.
In un certo senso, non sapeva se volontariamente o involontariamente, aveva ferito Kimizuki due volte nello stesso momento. Voleva credere che Yoichi l'avesse fatto involontariamente, ma... una parte di lui continuava a dirgli che Yoichi capiva cosa stava accadendo nella testa di Kimizuki. Almeno un po'.
Forse, però, non l'aveva fatto apposta. Forse, semplicemente, dopo quello che era successo al Tanabata, non sapeva che altro fare.
Si era convinto, in quella settimana, che era andata così. Del resto Yoichi parlava ormai poco anche con lui; e sembrava sempre triste e chiuso in sé stesso, come se ci fossero un sacco di cose che non andavano nella sua vita.
E ora che ne sapeva un po' di più, non era strano pensare che fosse davvero così.
Yuu storse le labbra, mentre ci ripensava.
Non aveva mai capito un cavolo del suo branco. Non aveva mai capito davvero Yoichi, e non aveva mai capito davvero Shiho.
Loro, invece, si conoscevano abbastanza da capire quello che passava nella testa dell'altro... abbastanza da cercare di proteggersi a vicenda e insieme farsi male.
Yuu sentì un brivido lungo la spina dorsale, e strinse gli striscioni al petto.
Improvvisamente, si sentiva solo.
Improvvisamente, sentì una grande voglia di andare da Mika e farsi almeno abbracciare un po'.
Sapeva che probabilmente sarebbe andata a finire male, e non l'avrebbe fatto davvero, ma... ne sentì parecchio il bisogno.
...Eppure, si sarebbe sentito solo anche con Mika.
Lui era immortale.
Mika era un mortale.
Così come lo erano Shinoa e Mitsuba, che non avrebbero capito quel senso di solitudine e paura che lo attanagliava in quel momento. Un po' perché gli avrebbero detto che tutti gli volevano bene. Un po' perché non comprendevano l'immortalità.
Lui era un immortale.
E senza una famiglia altrettanto immortale che volesse farsi capire da lui.
...Aveva davvero senso, tutto quello che stava facendo?
Improvvisamente, sentì il bisogno di parlare con Makoto.
In quel momento, era ciò che più vicino al concetto di "famiglia" aveva.
Almeno, loro due si ascoltavano. Almeno non si allontanavano a vicenda... Almeno, Makoto non si allontanava da lui.
«Yuuichiro?» lo richiamò Shinoa, destandolo dal desiderio di incontrare Makoto o, quantomeno, parlarci al telefono: era tornato a Tokyo, anche se ogni tanto andava e veniva dal loro paese per cercare di sistemare ancora la questione del branco che era sotto il suo comando.
Forse, se l'avesse chiamato, avrebbe anche avuto voglia di farci altro.
...Forse, in effetti, Makoto si stava facendo qualcun altro in quel momento.
Forse doveva prendere, andare a Tokyo da lui e darsi a delle sane scopate per un paio di giorni. Tutti quei casini gli stavano facendo fondere il cervello.
Scrutò per un momento Shinoa, con un mezzo sospiro. «Sì?» domandò.
«Che ti prende? Sei diventato serio tutto d'un colpo.» commentò lei, inclinando la testa di lato.
Diamine, anche lei era carina.
...Doveva decisamente smetterla di pensare a quelle cose. Non mancavano molte ore prima di tornare a casa. Avrebbe saltato la corsa per quella sera e si sarebbe dato a un'altra attività fisica piuttosto impegnativa. Da solo.
«Nulla, stavo solo pensando... Che significa che tu e Mitsuba non state insieme?» fece, tornando ad assumere un'espressione sconcertata nel momento in cui ripensò a quello che Shinoa aveva detto. «Mi pareva foste stabili, da quello che Mitsuba diceva...!»
Shinoa sbatté le ciglia, poi scrollò le spalle ed emise un piccolo "eeeh..." mentre tornava a guardare avanti a sé.
«Sì... insomma, più o meno...» rispose. «Ci stiamo frequentando.»
«Da due anni?»
«È una frequentazione molto intensa e impegnativa!» replicò lei, sollevando il mento e sorridendo. E per qualche ragione, in quel momento Yuu ebbe la chiara sensazione che lei stesse nascondendo qualcosa, dietro quel sorriso.
Forse... Shinoa era in difficoltà? Proprio lei?
E anche lei, però... sembrava non volersi affidare a lui.
O sì? Altrimenti perché avrebbe accennato a quelle cose su lei e Mitsuba? Se avesse voluto, sarebbe stata perfettamente in grado di nasconderle...
Voleva capire.
E al tempo stesso, non era sicuro che Shinoa lo avrebbe permesso.
Non era sicuro di essere pronto ad essere allontanato di nuovo.
«Ma nessuna delle due si è sentita di definire meglio la relazione in questo tempo.» disse ancora Shinoa, scrollando le spalle mentre lui la guardava. «Non a parole, insomma, a fatti eravamo ben chiare...»
«Shinoa, ti prego, non alludermi a niente di sessuale, già faccio fatica a contenermi-» ribatté Yuu, sollevando gli occhi al soffitto. Doveva continuare a parlare dei suoi problemi sentimentali: l'avrebbero distratto. «Ma quindi ora sembra che Mitsuba sia intenzionata a fare un passo in più...?»
Shinoa annuì solennemente. «Sì. Ha intenzione di sposarmi.»
Yuu sospirò. «Non siete un po' troppo giovani...?» domandò, stando al gioco e sperando che quello gli avrebbe permesso di capire qualcosa in più.
«Vero? È quello che le ho detto anche io! Dovrebbe godersi la gioventù, invece di pensare a cose così adulte così presto!» esclamò Shinoa, alzando un volantino all'aria come a enfatizzare quello che stava dicendo. «E invece vuole stringersi in un legame così forte, così tendente al covalente, ed è così giovane! È uno spreco dell'età più bella della sua vita!»
«Perché parli solo di lei? Ha pure un anno più di te...» commentò Yuu, storcendo le labbra.
«Mi preoccupo per lei!»
«Eeeeeeh... Ma tu guarda, sembra quasi l'atteggiamento che avrebbe una fidanzata bella e buona...»
Shinoa esitò, e Yuu la vide appoggiare il volantino sopra il resto della pila e scrutare per un attimo di fronte a sé.
«In ogni caso, siamo tutti e sei nella stessa situazione ora, a quanto pare~» disse.
Yuu sospirò a quel suo voler cambiare discorso. Ma gli ci volle un secondo, per decidere di lasciar perdere la questione e darle invece corda; anche se avesse cercato di cavarle qualche parola, se lei aveva deciso di non parlare non l'avrebbe fatto.
In ogni caso, si preoccupava anche per loro. Forse chiedere a Mitsuba sarebbe stato più produttivo.
«Yoichi e Kimizuki rientrano in questa situazione?» domandò, guardando avanti a sé e considerando che, in quel momento, sembravano una coppia di comari pettegole. «Mi sembrava di aver capito che Yoichi l'aveva lasciato.»
«Mh, sì, può sembrare così, ma sono convinta che sia solo una cosa momentanea.» considerò Shinoa, annuendo; Yuu riuscì a vederla fare quel gesto per via dei diversi centimetri che li separavano. «Altrimenti non si spiegherebbe perché sono rimasti tutti e due a casa oggi, senza andare a cercarsi un partner~»
«Aspetta un momento, come fai a esserne così sicura-»
Shinoa sorrise con fare furbo. «Intuito femminile~»
Yuu sospirò, considerando che in effetti era qualcosa di abbastanza peculiare. Nessuno dei due era costretto a starsene da solo, e il fatto di non cercarsi un partner per quelle giornate pur non avendone ufficialmente nessuno faceva parecchio strano. Avrebbero passato un inferno durante quel periodo del calore, e stando a casa sarebbero stati ancora peggio che a stare a scuola... e tutto perché non volevano tradirsi, per qualche ragione.
Era assurdo, ma per qualche ragione non riusciva a dare torto alla versione di Shinoa.
«Piuttosto, tu come farai?» domandò lei. «Se non hai intenzione di farlo con Mika...»
«Certo che non ho intenzione di farlo con lui, ma scherzi?» esclamò Yuu, stringendo al petto gli striscioni che iniziavano a scivolargli dalle braccia e facendo il proprio ingresso nel cortile in cui si stava allestendo il festival. «Per ora me la sto cavando la sera... e ho intenzione di proseguire finché non sarà finita l'ennesima rottura.»
«Oh, tranquillo. Il prossimo sarà molto più semplice, a occhio e croce~ A meno che tu non voglia portarlo vergine all'altare, in questo caso sappi che patirai le pene... anzi, il pene dell'inferno.»
Yuu sbuffò. «Non lo so, non dipende da me...!» commentò a voce non troppo alta, in modo da non farsi sentire: la maggior parte delle persone era riunita lì nel cortile, e a camminare in mezzo agli studenti lì all'aperto si rischiava che qualcuno venisse a sapere qualcosa di troppo... e non voleva smascherare la propria relazione con Mika, comunque si potesse definire. Lui non avrebbe avuto problemi, ma Mika... sembrava non essere ancora del tutto pronto a farlo.
«Certo che dipende da te!» commentò Shinoa. «Arrivate dal dunque prima del prossimo periodo, e il gioco è fatto!»
«No, se non vuole arrivare al dunque prima del prossimo periodo.» ribatté Yuu, arrossendo un po' e distogliendo lo sguardo, imbarazzato. «Non ho certo intenzione di forzare la mano.»
«Oh, andiamo... Vuoi passare un altro periodo così? Che sei, masochista?»
Yuu sospirò. «Se sarà necessario, sì.» rispose, un po' affranto ma con decisione, cercando di non pensare troppo a come avrebbe potuto essere il calore successivo se lui e Mika fossero davvero arrivati al dunque prima di febbraio... gli sarebbe piaciuto, ma non voleva calcare la mano e non voleva che lo facessero in funzione dei suoi calori. Poteva aspettare... per Mika poteva farlo.
«Oh cielo.» commentò Shinoa. «Ma lo sa che sei così cotto? Ha sentito più o meno la tua temperatura in questo periodo?»
«Non ha sentito nulla-» esclamò Yuu, stringendosi nelle spalle.
«Mh? Nulla nulla? Nemmeno un abbraccio?»
«Cosa credi che succederebbe se lo facesse?»
Shinoa sbatté le ciglia, mentre si fermava e lo guardava. «Neanche un abbraccio? Un bacino?»
«No! Non riuscirei a controllare la cosa!» replicò Yuu con veemenza, cercando di non farsi sentire.
Shinoa sembrò riflettere per un attimo sul contenuto di quella frase.
«Quindi... lo stai evitando?» domandò.
«Esatto. È l'unica maniera.» confermò Yuu, annuendo.
«Però... lui sa perché lo stai facendo, no?»
Yuu esitò. «Certo che...». Esitò maggiormente, senza finire la frase.
Era uno studioso di lupi. Lo sapeva di sicuro.
...Ma era anche vero che non gli aveva detto nulla.
E tuttavia, doveva saperlo.
...Era intuibile.
...No?
Era ovvio cosa stava passando, no?
«Non gliel'hai detto? Sul serio?» gli chiese Shinoa.
«Beh, ma è ovvio, no?!» esclamò lui. «Insomma... sicuramente lo sa!»
«Ah, beh, sì, certo, di sicuro~» commentò Shinoa, annuendo con condiscendenza. «Sì. Sì, è logico che sappia. Del resto ha avuto tante di quelle relazioni~»
Yuu sussultò. «Dici... dici di no?»
«Ma no, certo che no, dico che capisce sicuramente benissimo!» esclamò. «Sicuramente non si starà sentendo vittima di una seduzione immediatamente combinata a un abbandono dopo che avete romanticamente limonato sulla spiaggia con tanto di fuochi d'artificio sullo sfondo, sicuramente no~ Sarebbe troppo per chiunque, certo, sperare in qualcosa di più dopo una scena del genere...»
Yuu trasalì, mentre Shinoa diceva quelle parole.
C'era qualcosa... qualcosa che Shinoa non sapeva.
Qualcosa che aveva avuto luogo sul divano di Mika.
Qualcosa che si addiceva molto di più al concetto di "sedotto e abbandonato".
Sentì un sudore freddo pervadergli tutto il corpo.
Si poteva dire, in quella situazione, che se l'era scopato.
Non perché la sua intenzione fosse quella, ma perché sembrava così: sembrava che lo avesse corteggiato per un sacco di tempo, finché Mika non aveva abbassato quelle enormi difese che si era costruito intorno pur di non farsi coinvolgere; e una volta ottenuta la sua fiducia e magari un po' di sentimento da parte sua, l'aveva limonato sulla spiaggia dandogli qualche speranza in più, e poi se l'era scopato sul suo divano.
E dopo quello, aveva iniziato a evitarlo.
Certo, c'era una buona ragione. Ma Mika la sapeva?
O si stava sentendo davvero "sedotto e abbandonato"?
Yuu deglutì a vuoto.
Forse era abbastanza freddo da aver analizzato la situazione e aver capito cosa stesse succedendo.
Forse non era ancora così coinvolto da essersi sentito ferito.
Forse... forse non aveva interpretato così male tutte le volte che Yuu era scappato con qualche scusa quando lui aveva tentato di avvicinarlo.
Forse.
Forse, certo...
Ripensò a quello scorcio che aveva visto della sua espressione, mentre si voltava per scappare a dare una mano a qualcuno. Non era né offeso né triste né arrabbiato... non ancora.
Però era confuso.
E forse si sentiva un po' solo e combattuto.
E certo, ora che aveva abbassato le difese lui lo mollava così...
«Merda!» sbottò, fermandosi di colpo in un punto del campo e probabilmente alzando un po' troppo la voce. Intravide qualcuno voltarsi verso di lui con fare sorpreso e confuso, ma non vi badò molto; lanciò un'occhiata a Shinoa, giusto in tempo per vederla sorridere con fare affabile e sentirsi un po' meno solo, e un po' più capito.
Sentì un calore allo stomaco. Non troppo forte, ma avvolgente e tranquillizzante.
Forse, in fondo, non era così solo come pensava.
Shinoa, del resto, era lì.
E improvvisamente, sentì che forse anche per Yoichi e Kimizuki si trattava solamente di un momento. Forse, quando si fossero ripresi, avrebbero ricominciato a parlare e a capirsi meglio.
Forse, se si fosse messo in azione lui, ci sarebbero riusciti prima.
Del resto, per essere capiti era necessario capire, prima di tutto.
Per essere uniti, era necessario fare uno sforzo in prima persona.
E Shinoa ogni tanto, in qualche modo che spesso non capiva se non quando ormai era cosa fatta, glielo ricordava.
Ma non poteva certo tenere unito un branco che si stava sfaldando completamente, se non sapeva nemmeno parlare con la persona cui teneva di più in quel momento.
Spiegarsi. Comprendersi. Scusarsi. Cercare di capirsi.
Doveva farlo prima di tutto con Mika.
Si diresse a grandi passi verso il gruppetto che stava sistemando gli striscioni e con una rapida occhiata concluse che c'erano abbastanza persone, e che potevano fare a meno di lui per montarli.
«Scusate! Mi sono improvvisamente ricordato di avere una cosa urgentissima da fare!» disse, affrettandosi a lasciare loro gli striscioni. «Ve li lascio. Scusate!»
Uno dei ragazzi gli disse rapidamente di non preoccuparsi e che sarebbero bastati loro; Yuu annuì, grato, e tornò da Shinoa giusto per un attimo.
«Io ora vado.» disse. «Ma tu poi finisci di spiegarmi quella storia con Mitsuba, okay?»
Shinoa sorrise, divertita. «Solo se mi dai qualche resoconto un po' dettagliato di come Mika bacia.» fece, con fare allusivo. Aveva capito (da quanto, poi?) che lui e Mika erano probabilmente andati oltre il bacio, ma non ne aveva la certezza; Yuu sollevò gli occhi al cielo, ben intenzionato a lasciarla nel suo limbo.
«Penso che possiamo negoziare questa cosa, perché voglio tenermi quei dettagli solo per me.» replicò, facendo per avviarsi.
«Beh, ma tanto abbiamo avuto una relazione, qualcosa so~»
«Allora non ti servono i dettagli!» esclamò Yuu, mentre prendeva a correre verso l'edificio scolastico e la salutava con un cenno della mano.
L'ultimo dettaglio che vide di lei, prima di voltarsi completamente, fu che ridacchiava divertita.
Sorrise, mentre andava verso la scuola.
Prima di tutto, doveva chiarire le cose con Mika.
...E nel mentre, doveva stare ben attento a non saltargli addosso.
Quando Shiho riaprì gli occhi, si ritrovò davanti l'immagine sfocata della finestra della propria camera.
Era quasi del tutto chiusa: aveva lasciato solo uno spiraglio aperto in modo da far passare un po' di aria e di luce, pur coprendo quest'ultima con la tenda in modo che non gli colpisse la faccia quando si svegliava.
Per il resto, l'intera veranda della sua casa – no, forse era meglio definirla "casa sua", ormai... – era nella più completa penombra.
Il che era comunque un magro toccasana visto il suo stato: si sentiva debole, scottava e continuava a sudare.
Era probabilmente quella che Narumi, tempo addietro, aveva definito come "febbre".
I lupi si ammalavano piuttosto raramente, data l'elevata capacità di guarigione e il sistema immunitario molto efficiente; tuttavia, durante il calore aumentava la possibilità che fossero soggetti a stati di debolezza dovuti all'essere suscettibili agli agenti interni ed esterni. In alcuni individui abbastanza sensibili, questo finiva per provocare uno stato di prostrazione che era quasi simile alla febbre dovuta all'influenza umana. Non si era davvero malati... ma i sintomi erano simili.
Certo, si sarebbe aspettato succedesse a qualcuno come Yoichi, non a lui.
Non voleva certo essere cattivo nei suoi confronti, ma Yoichi era un soggetto sensibile: era stato evidente fin dal primo momento in cui l'aveva visto. E in effetti una volta gli era capitata una febbre di quel genere, durante il primo calore che avevano avuto quando era arrivato a casa sua: Shiho aveva passato la giornata a fare appello al proprio autocontrollo per non saltargli addosso, e si era preso cura di lui finché non era stato meglio. Si era chiesto più volte cosa fosse successo per renderlo così sensibile quando fino a due giorni prima non lo era; Yoichi gli aveva risposto con voce debole che forse l'essersi saltati vicendevolmente addosso il giorno prima l'aveva scombussolato un po'.
Era comprensibile. Era stata la prima volta per entrambi, e Yoichi era molto più debole di lui.
Emise un sospiro scornato, cercando di non ricordare. Forse l'ennesimo orgasmo e l'ennesima dormita l'avrebbero fatto stare meglio, ma stava diventando terribilmente frustrante.
Aveva bisogno di fare sesso.
Sentì un brivido pervadergli le braccia e il torso, ed espirò lentamente cercando di calmarsi.
Narumi gli aveva anche spiegato che un Alpha poteva essere più suscettibile alla febbre di un Beta o un Omega, durante il periodo di calore, se finiva per non fare sesso con nessuno.
Che era esattamente quello che stava succedendo.
Si era indebolito a quella maniera perché non stava facendo sesso con nessuno.
E sì che, prima di essere morso e diventare un lupo... non aveva mai nemmeno pensato troppo ai rapporti sessuali.
Certo, erano qualcosa che succedeva, prima o poi; prima o poi sarebbe successo anche a lui così come stava succedendo ai suoi compagni di classe. Era assolutamente normale... e lo sarebbe stato anche per lui. Prima o poi.
Non aveva mai avuto intenzione di andare troppo in cerca di qualcosa del genere, insomma.
Poi era stato morso.
Era stato un lupo altrimenti innocuo; non l'aveva attaccato perché voleva fargli attivamente del male, ma per difendersi da un potenziale pericolo quando Shiho aveva tentato di avvicinarsi e capire cosa non gli andasse.
Ricordava quella scena.
Il lupo guaiva in mezzo a dei cespugli, poco distante dalla scuola.
E lui si era avvicinato. Incautamente, forse; ma era convinto che i lupi in Giappone fossero estinti da tempo, perciò inizialmente pensava che si trattasse di un grosso cane e voleva cercare di aiutarlo; complice il fatto che avesse avuto un cane di taglia grossa fino a un paio di anni prima, aveva pensato di potercela fare senza troppi problemi.
Sembrava che il lupo fosse ferito a una zampa. E quando l'aveva visto, si era messo in posizione difensiva.
Shiho non aveva fatto in tempo a cercare di avvicinarsi troppo e tranquillizzarlo, che il lupo gli era saltato addosso e l'aveva morso a una mano.
Successivamente, dopo la sua prima trasformazione, gli si era avvicinato un ragazzo all'uscita della scuola.
Era il lupo che l'aveva morso.
Era stato lui a introdurlo al branco di Makoto Narumi, e nel frattempo a scusarsi mille e mille volte per averlo reso uno di loro.
Tuttavia, già dalla prima trasformazione Shiho aveva capito che voleva diventare un lupo a tutti gli effetti. Essere in grado di trasformarsi quando voleva, vivere liberamente come un lupo se fosse stato possibile e se l'avesse voluto.
Ricordava di aver chiesto a Narumi come fare, mentre lui, che aveva capito di avere a che fare con un Alpha, gli stava illustrando le principali dinamiche del mondo dei lupi in modo che lui fosse pronto per entrare a farne parte ed eventualmente creare un branco tutto proprio; non aveva mai esplicitato di ritenerlo un Alpha, ma Shiho era sicuro che avesse capito.
Quando gli aveva fatto quella domanda, Narumi l'aveva scrutato per un momento con uno sguardo di biasimo che Shiho non si sarebbe mai dimenticato nella propria vita; era bastato un attimo per imprimerglielo nella memoria, assieme alla sua risposta.
"No. Non ho intenzione di dirti come si fa."
Shiho digrignò i denti, mentre risentiva di nuovo quella frase nella propria mente, esattamente con lo stesso tono e la stessa cadenza di due anni prima.
Era quasi del tutto certo che quell'infame di Narumi fosse in grado di trasformarsi a proprio piacimento; non aveva delle prove, solo delle sensazioni che glielo facevano sospettare. Il fatto che sapesse come si faceva non faceva che avvalorare la sua tesi che Narumi fosse un lupo completo.
Eppure, gli aveva tolto dalle mani la possibilità di essere come lui. Biasimandolo per quel desiderio, per di più.
Si sentiva sicuramente minacciato dalle sue potenzialità. Si sentiva minacciato da un Alpha che avrebbe potuto raccogliere e prendersi cura di un branco molto più grande del suo. Perché, Shiho ne era certo, il fatto che lui avesse un branco così grande e fosse perfettamente in grado di farsi rispettare dipendeva anche dalla sua forza, sia fisica che caratteriale, e dall'aura che sprigionava rispetto e carisma da tutti i pori; e non si poteva ottenere qualcosa del genere senza essere un lupo completo.
Voleva essere come lui.
Sarebbe stato meglio di lui.
Se solo avesse saputo come diventare del tutto un lupo...
Se solo avesse potuto diventarlo del tutto...
Allora finalmente avrebbe potuto essere libero. E rispettato. E ascoltato.
E invece eccolo lì, disteso sul letto in un bagno di calore e sudore.
Era abbastanza sicuro che Narumi non avesse mai sperimentato una sensazione del genere. Il suo branco moriva ai suoi piedi, e anche i membri più etero del gruppo avrebbero ponderato l'idea di farsi una scopata con lui se lui l'avesse proposto. Non che ne avesse bisogno, sicuramente; le persone da portarsi a letto non gli mancavano di certo.
Lui invece ne aveva solamente una... e non era lì.
Digrignò i denti, e strinse la federa del cuscino mentre sentiva il calore intensificarsi dall'interno.
Fare sesso con qualcuno di diverso da Yoichi gli avrebbe fatto molto strano, in quel momento: non si sarebbe sentito a proprio agio con nessun altro.
In realtà non immaginava che si sarebbe sentito a proprio agio nemmeno con Yoichi, pur avendo capito che si trattava di un lupo da quando l'aveva raccolto dalla strada; il fatto che fosse un suo simile non significava certo che potesse fidarsi di lui da un momento all'altro.
E Yoichi, in effetti, pareva averla pensata alla stessa maniera.
Solo che poi era arrivato il suo primo calore. Il primo in assoluto.
Non aveva idea di cosa gli stesse succedendo. Aveva avuto paura di quello che gli stava succedendo. Aveva inizialmente pensato di essere malato, ma non si sentiva debole; solo, aveva dentro di sé una voglia che non aveva mai sentito prima, e guardare i corpi dei ragazzi a scuola era stata una tortura.
Non capiva bene nemmeno lui cosa desiderasse.
Si era spaventato. Parecchio.
Aveva passato la giornata a cercare di capire cosa gli stesse succedendo. Senza riuscirci.
Poi era tornato a casa assieme a Yoichi, quella sera.
Yoichi che pareva sentirsi poco bene. Yoichi che tremava un po', mentre camminavano fianco a fianco. E rimaneva nel più completo e tombale silenzio come spesso succedeva.
Yoichi che aveva addosso un odore di sudore e di caldo. Aveva su di sé il proprio lieve profumo che Shiho aveva già imparato a riconoscere – e che in quel momento, per qualche ragione, l'aveva fatto impazzire.
Non aveva ragionato più molto. Ricordava di averlo preso per mano, di aver sentito il contatto della propria pelle con la sua e di aver sragionato ancora di più.
Aveva improvvisamente capito cosa voleva.
Voleva toccarlo. Voleva toccarlo di più.
Aveva avuto caldo. Troppo.
Gli era saltato addosso non appena avevano chiuso la porta di casa.
L'odore sottile e caldo di Yoichi gli riempiva le narici, arrivandogli al cervello e attivandogli qualcosa che fino a quel momento non aveva mai sperimentato in vita propria.
Le sue labbra erano bollenti contro le proprie. La sua voce era sottile e, Shiho lo capiva anche senza averne mai sentito in vita propria, eccitata. La sua pelle scottava sotto le sue mani, ed era umida di sudore.
«Merda...»
Shiho si rese conto solo in quel momento che doveva essere stato in dormiveglia per una somma di minuti abbastanza lunga da lasciare che la propria mente vagasse da sola per quei ricordi senza riuscire a controllarli.
Si era svegliato perché aveva sentito i boxer tirare dolorosamente contro la sua pelle.
Era eccitato. E parecchio.
Represse un ringhio scornato, e si alzò debolmente a sedere mentre dava una rapida occhiata in giro.
Vedeva un po' di più del solito, senza occhiali. Ma non come quando era un lupo.
Abbastanza, comunque, per vedere che le lenzuola erano pulite e per capire che non aveva intenzione di lavarle perché non sapeva controllare i propri istinti e i propri pensieri.
Ringhiò sommessamente e si alzò in piedi, arrancando verso il bagno.
Yoichi, e il suo collo un po' scoperto perché aveva allentato la cravatta della divisa.
Aprì l'acqua fredda della doccia.
Yoichi e la sua bocca semiaperta quando si era scostato. Il fiato corto e caldo. Le sue labbra umide e rosee.
Si ficcò nel box doccia e chiuse la cabina, finendo sotto il getto con ancora la maglietta e i boxer addosso.
Yoichi e la sua voce debole e tremante, mentre riusciva solo a mormorare "per favore... il letto...".
La sua mano che tremava nella propria, mentre Shiho ce lo trascinava.
Il suo odore. I suoi ansiti. La sua eccitazione, palpabile anche mentre camminavano.
Il suo corpo magro e delicato, piccolo e fragile.
Gli faceva venire voglia di proteggerlo.
Gli faceva venire voglia di farlo tremare e urlare. Di piacere.
Di vedere quell'atteggiamento remissivo e debole cambiare, lasciarsi andare, non pensare più ai problemi per un po'.
Di vedere un altro Yoichi.
Uno che fosse solamente suo. Che solo lui avesse il privilegio di vedere.
Queste cose erano subentrate quasi subito.
Non appena l'aveva spinto seduto sul letto, e gli aveva tolto la giacca, la cravatta e la camicia della divisa.
L'aveva visto nudo. Un po' timido. Parecchio eccitato.
Yoichi gli aveva gettato le braccia al collo e l'aveva baciato senza pensare troppo, e Shiho si era sentito in diritto di non pensare più troppo a propria volta.
Non sapeva come avevano fatto. Ricordava il suo corpo caldo contro il proprio, stretto tra lui e il letto; ricordava la sua bocca contro la propria, i denti che aveva affondato nel collo di Yoichi e il sapore caldo della sua pelle; i suoi gemiti acuti e non troppo forti, le unghie affondate nella sua schiena spogliata chissà quando della camicia; i pantaloni tolti a malapena, quelli di Yoichi lanciati per terra; le sue gambe allacciate contro i suoi fianchi, strette fino a quasi fargli male.
La sua voce che si alzava sempre di più, mentre lui gli affondava dentro. Non aveva idea se fosse dolore o piacere – sapeva solo che per un momento, al primo urlo di Yoichi, se l'era chiesto; ma Yoichi non l'aveva fermato, gli aveva solo affondato le unghie nella schiena. E Shiho era andato avanti dopo solo un momento di esitazione.
Era caldo. Il suo corpo piccolo tremava ed era bollente, dentro e fuori. Era sudato, ma aveva un buonissimo odore.
Gli si stringeva contro, i muscoli contratti e i gemiti sempre più acuti.
Shiho ringhiò, quando venne.
Per un attimo non vide più nulla; sentì solo il proprio fiato corto, la propria fronte contro le piastrelle della doccia e l'acqua, fredda ma non abbastanza da farlo stare meglio, che continuava a martellargli le spalle e la schiena.
Quando socchiuse gli occhi, vide i boxer finiti sul piatto della doccia – non ricordava quando li avesse tolti, ma non lo considerò per niente strano, sapendo com'erano i periodi del calore – e la mano con cui si era masturbato già lavata dall'acqua che gli scorreva addosso.
Sospirò scocciato, la maglietta che ormai gli si era appiccicata al petto e gli dava fastidio.
Anche se forse sarebbe stata una buona cosa tenerla su: magari l'avrebbe rinfrescato un po'.
Se la tolse e la appoggiò sul lavandino per usarla dopo, lasciando invece i boxer in un angolo del piatto; si diede una veloce ripulita, ora in grado di pensare un po' più lucidamente di poco prima.
Quando ebbe fatto, chiuse l'acqua per non sprecarla.
Ma non riuscì a muoversi.
Gli tremavano le gambe per l'orgasmo e la debolezza messe assieme. In qualche maniera era riuscito a non cadere a terra, ma non era sicuro che sarebbe durata ancora per molto.
Sospirò e si appoggiò alla parete della doccia, lasciandosi scivolare con la schiena contro il muro, fino a sedersi sul piatto marmoreo e freddo.
Aveva caldo.
Stava un po' meglio di prima fisicamente, e riusciva a pensare più lucidamente.
E ciò lo faceva stare peggio in un altro senso.
Quella era stata la prima e unica volta in cui non si era sentito in colpa a fare sesso con Yoichi.
Sospirò e chiuse gli occhi.
Ricordava di aver pensato quanto fosse stato intenso. Bello. E questo nonostante Yoichi fosse... quello che era.
Non pensava di poter essere attratto da lui: Yoichi era tutto ciò che non aveva mai pensato di volere in una persona. Era debole, sottomesso, timido e remissivo; tutte qualità che non apprezzava.
Eppure, da quando l'aveva conosciuto, aveva voluto avvicinarsi e toccarlo. Anche solo un po'.
Non aveva del tutto idea di cosa gli fosse successo; ma capiva che Yoichi non era così perché lo voleva lui, ma perché, semplicemente... era successo.
E quel momento... quel momento in cui avevano fatto sesso per la prima volta... era stato così intenso per entrambi da mostrargli uno Yoichi diverso dal solito.
Uno Yoichi che non si controllava come faceva sempre. Che si lasciava andare, fino a graffiarlo, fino a essere capace di gemere e godere di qualcosa. Uno Yoichi che non era triste, che non si sentiva solo, che non si sentiva a disagio.
Sentì un brivido pervadergli le membra, al ricordo dei suoi gemiti e della sua pelle calda e sudata.
Aveva voluto vederlo di nuovo.
Era stato stupido, ora se ne rendeva conto; ma per un periodo – un lungo periodo – aveva pensato che, per quanto Yoichi e lui non fossero compatibili dal punto di vista caratteriale, e non sarebbero mai potuti stare insieme stabilmente all'interno di un branco perché erano troppo diversi, forse poteva farlo stare un po' meglio.
Dopo un sacco di tempo, aveva pensato di poter fare qualcosa per qualcuno.
Aveva cercato di farlo stare a proprio agio non solo nel letto, ma anche fuori; si era reso disponibile ad ascoltarlo, a prendergli ciò di cui aveva bisogno, a non farlo sentire da solo e un peso.
Inizialmente, sembrava funzionare.
Ma era andata bene solo per le prime settimane.
Dopo, Shiho si era accorto che qualcosa iniziava a non andare; che Yoichi non lo contestava minimamente, che si sentiva in debito e in difetto pur cercando di non farglielo pesare. Aveva notato che faceva attenzione a come si muoveva, a cosa faceva, a quanto mangiava, a quello che indossava e a quanto lo indossava. Aveva notato i suoi sguardi su di sé quando era girato di schiena. Aveva notato il suo accettare di fare sesso con lui anche se non sembrava troppo in vena.
E aveva concluso che sì, era logico che succedesse. Lui per Yoichi era l'unica persona così disponibile. Era ovvio che finisse così.
Ma non voleva. Né per sé, né per lui.
Perciò, aveva posto la regola del sesso senza coinvolgimento emotivo. Aveva cercato di allontanarlo un po', in quel modo. Aveva sperato che Yoichi lasciasse perdere; che col tempo quei sentimenti scemassero, a furia di fare sesso senza essere coinvolti se non fisicamente e per l'affetto che un po' aveva iniziato a legarli assieme.
E invece, aveva solo peggiorato la situazione.
Non era quello che voleva, davvero: non aveva previsto quello sviluppo. Pensava che Yoichi fosse una persona con tendenze romantiche, che a non vedere del romanticismo dall'altra parte prima o poi si sarebbe stancato e si sarebbe arreso. Aveva pensato che servisse solo un po' di tempo.
E invece... invece...
Shiho si rivide davanti l'espressione disperata di Yoichi durante quella sera al Tanabata.
Gli occhi lucidi. Il corpo che gli tremava.
L'espressione che si faceva, momento dopo momento, sempre più vuota.
Il corpo che, nel mentre, si rilassava.
E poi, lui che scattava.
E poi, il suo biglietto, scritto con la sua calligrafia curata e precisa.
Il biglietto in cui gli diceva che non voleva dargli ulteriori problemi, e che era meglio per entrambi separarsi.
Era stato un idiota.
Yoichi era innamorato di lui, e lui l'aveva ripetutamente ferito e fatto stare male.
Era stato... un pessimo Alpha. Un pessimo coinquilino. Un pessimo...
Cosa diavolo era lui per Yoichi?
Cos'era Yoichi per lui?
Digrignò i denti, mentre si stringeva i capelli della frangia.
Chissà cosa stava facendo Yoichi in quel momento.
Probabilmente era da solo. A casa di Gekkouin. E molto probabilmente aveva la febbre come lui.
Non faticava a immaginarselo, tremante e debole, tutto sudato e steso in maniera disordinata su un futon, nella penombra di una camera piccolissima che forse era quella di Gekkouin. La bocca aperta a cercare aria fresca, gli occhi chiusi e una pezza bagnata sulla fronte, che forse gli era stata messa da Gekkouin stesso.
Non riusciva nemmeno a essere geloso di lui, in quel momento.
Anche se si era più volte chiesto cosa diavolo avesse Gekkouin più di lui.
Anche se si era più volte immaginato Gekkouin che lo stringeva, lo abbracciava, lo faceva sorridere e rilassare.
Anche se gli si stringeva lo stomaco ogni volta, al pensiero che Gekkouin riuscisse così facilmente dove lui aveva faticosamente tentato senza riuscire.
Ma in quel momento, non era geloso di lui.
In quel momento, riusciva solo a pensare che Yoichi era da solo a patire la febbre.
E che forse era meglio così. Se fossero stati insieme in quel momento, si sarebbero sentiti in colpa e a disagio entrambi. Eppure avrebbero avuto bisogno entrambi dell'altro.
Sarebbe stato sicuramente terribile per tutti e due.
Espirò lentamente, mentre sentiva un brivido lungo la schiena.
Non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di Yoichi in preda alla febbre.
Voleva fare qualcosa per lui.
Ma sapeva bene di non potere nulla.
Yoichi si era allontanato e considerava giusto non vedersi più troppo. Se non incrociandosi per i corridoi della scuola. Se non per via di Yuu.
Aveva sciolto lui il suo branco, eppure Shiho non riusciva a biasimarlo per il suo gesto.
Strinse i capelli, e si accoccolò un po' su sé stesso contro il muro della doccia.
Gli mancava.
Non ce l'aveva con lui.
Voleva solamente chiarire le cose.
Voleva solamente parlargli.
Chiedergli scusa per quello che aveva fatto. Spiegare perché.
Essere perdonato.
In quel momento in cui era ancora preda del calore, ma riusciva a pensare abbastanza lucidamente, riusciva a pensare solamente a due cose.
La prima era il bisogno del suo corpo di fare sesso o, quantomeno, sfogarsi sessualmente.
La seconda era che non vedeva l'ora che arrivasse la fine di quel periodo.
Non solo perché così sarebbe finita quella tortura.
Ma perché in quel modo sarebbero tornati entrambi a scuola.
E lui avrebbe potuto, finalmente, cercare un modo per parlare con Yoichi.
Avrebbe potuto, finalmente, provare a chiedergli scusa.
Perché, in realtà, rimanere lì impotente dopo tutto quello che era successo era una tortura ben peggiore di avere una forte febbre durante il periodo del calore.
«...Quindi, in realtà, mi ha detto che aveva intuito qualcosa, e che non c'era problema! Mi ha solo detto di dirglielo, se succede di nuovo qualcosa di simile!»
Shinoa sorrise mentre ascoltava la voce agitata ed insieme entusiasta di Yuu al telefono.
Gli aveva mandato un messaggio, subito dopo averlo visto correre via dal cortile per andare a parlare con Mika, e si era raccomandata di fargli sapere come andava. La situazione del branco era momentaneamente compromessa per via della rottura tra Shiho e Yoichi, e lei aveva avuto il sospetto che Yuu si sentisse un po' solo; perciò, aveva pensato fosse una buona cosa evitare almeno a lui quella sensazione.
Yuu l'aveva contattata probabilmente subito dopo aver parlato con il russo, proprio mentre lei se lo stava immaginando tutto imbarazzato e con lo sguardo basso a spiegargli cosa gli stesse succedendo e a scusarsi mille volte per non essersi spiegato.
Yuu non lo poteva sapere, ma non era una cosa strana che Mika avesse capito: sapeva bene come funzionavano i lupi e sapeva quando erano i periodi del calore. Del resto, spesso i cacciatori approfittavano proprio di quel periodo per mirare alle proprie vittime... e Shinoa era sicura che Mika avesse fatto anche quello, in passato.
Non era nemmeno strano, peraltro, che si fosse mostrato comprensivo con lui; per quanto sembrasse inaspettatamente preso da Yuuichiro, Shinoa dubitava volesse davvero andare fino in fondo con lui. Quantomeno a breve. Anche se aveva dei forti dubbi anche sul lungo termine.
Per l'ennesima volta si chiese se quella relazione tra Mikaela e Yuuichiro fosse una buona cosa, o se rischiasse di far sbandare entrambi.
Ma non poteva certo separarli in quel momento; sembravano davvero troppo presi l'uno dall'altro, Yuu in particolare. Poteva solo stare a guardare lo sviluppo degli eventi.
«Beh, non dovrebbe accadere di nuovo~» chiosò con un sorriso. «Basterà che arriviate al dunque prima del prossimo ciclo~»
«Shinoa, dannazione!» esclamò Yuu all'altro capo.
«Che c'è? È vero, no?» replicò lei. «Te lo sei limonato sulla spiaggia, adesso limonagli qualcos'altro e magari non in un luogo pubblico~ Anche se posso capire che sia eccitante il solo pensiero...»
«Shinoa!» urlò lui, spingendola a spostare il cellulare per un momento dall'orecchio. «Ti ho detto di non parlarne! Lo sai che non è il momento giusto!»
«È sempre il momento giusto, Yuuichiro~» replicò lei divertita, e intanto sollevando lo sguardo.
Sbatté le ciglia, quando incontrò qualcosa davanti a sé.
Per un attimo rimase ad ascoltare il sospiro di Yuu nell'interfono. E poi, sentì distrattamente che diceva "comunque ti devo ringraziare. Non avevo pensato che potesse venire fuori una cosa del genere, e chiarire con lui mi ha fatto bene..."
Shinoa sbatté le ciglia ancora una volta.
«Gli ormoni ti hanno dato troppo alla testa... Capisco che non sia facile pensare lucidamente, specie per uno che non lo fa già normalmente.» commentò annuendo, con un mezzo sorriso. Ridacchiò lievemente al suo "ehi!" scocciato, poi proseguì. «Ma ora devo andare. Il dovere mi chiama. Altre teste vuote da salvare, sai com'è.»
«Ah...! Ehi, non mi hai detto niente di Mitsuba però!»
Shinoa strinse lievemente le labbra. «Chissà, chissà~» fece. «A domani, Yuuichiro.»
«Domani ti caverò fuori di bocca qualche parola in merito, Shinoa! Sappilo!»
Shinoa ridacchiò. «Non sarebbe meglio se cavassi fuori di bocca qualcos'altro a qualcun altro?» fece.
Sentì un suono esasperato da parte sua, e chiuse la telefonata con un sorriso.
Poi sollevò lo sguardo verso la ringhiera che delimitava degli appartamenti sopraelevati, all'interno di un piccolo condominio rinchiuso da una cancellata e persino munito di cortile interno.
Un uomo dai capelli scuri e la pelle olivastra la stava osservando coi propri occhi viola.
Un uomo dai capelli bianchi, la pelle chiara e un ciuffo di capelli più lungo che scivolava sopra l'occhio sinistro la stava osservando coi propri occhi azzurri.
«Ooooooh. Siete arrivati prima del previsto!» li salutò, agitando lievemente la mano.
L'uomo dai capelli bianchi ridacchiò, mentre rispondeva al saluto. «Non vedeva talmente tanto l'ora di vederti che ho creduto di morire, da quanto ha premuto il piede sull'acceleratore della macchina~»
Shinoa sorrise e si incamminò verso le scale che portavano di sopra.
«Oh, ma 'sta zitto.» replicò l'uomo coi capelli neri. «Se eri tu che non vedevi l'ora di dormire in un posto che non fosse la macchina.»
«Mi stai davvero biasimando per questo, Guren?» fece l'altro, inclinando la testa da una parte. Shinoa si trovò in una posizione tale da poter vedere, per via di quel movimento, le tre lunghe cicatrici lineari sopra l'occhio destro, che andavano dalla fronte allo zigomo. «So che dormire in macchina può essere eccitante, ma ultimamente non facevi altro che lamentarti di quanto ti facesse male la schiena.»
«La vecchiaia che comincia a farsi sentire~» commentò Shinoa, raggiungendoli. «Forse è ora di trovarsi un marito più prestante e scattante, Shinya?»
Shinya non fece in tempo a rispondere, che Guren inarcò un sopracciglio e affondò le mani nelle tasche dei pantaloni.
«La vecchiaia deve essere contagiosa allora, perché il primo a lamentarsi del fatto che fosse scomoda è stato proprio lui.»
Shinoa inarcò un sopracciglio quanto lui, e osservò Shinya mentre apriva la bocca e la richiudeva dopo un momento di esitazione. Era visibilmente imbarazzato.
E Shinoa sapeva che c'era solamente un motivo, perché succedesse quello.
«Oh~» commentò con un mezzo sorriso, spostando intanto lo zaino su una sola spalla ed estraendo un mazzo di chiavi. «Siamo sicuri che Shinya si lamentasse di quanto fosse scomoda la macchina e non di quanto, visto l'ambiente un po' ristretto, fossi un po' troppo irruento tu, papà?»
Vide suo padre, Guren, boccheggiare alla stessa maniera in cui aveva boccheggiato Shinya fino a poco prima.
E nel mentre, Shinya ridacchiò alle sue spalle.
«Ehi, che ti ridi-» lo richiamò Guren, voltandosi verso di lui, non senza un certo imbarazzo.
«Fa sempre ridere il tuo imbarazzo quando tua figlia parla di sesso, Guren...!»
Shinoa sorrise, mentre apriva la porta. «Devo dedurre che sei passato dal ritenermi sorella al ritenermi tua figlia, Shinya? Perché eri in imbarazzo anche tu...» commentò, e mentre spalancava l'uscio trattenne il fiato e si voltò verso di lui. «Non dovrò chiamarti "papà 2" ora, vero?!»
«Ma se a momenti non chiami nemmeno me "papà"!» esclamò Guren con uno sbuffo mentre Shinya ridacchiava ancora, sebbene un po' in imbarazzo per le sue osservazioni. «Perché devi sempre parlare di quel genere di cose? Perché non possiamo semplicemente dirti "ciao, mi sei mancata" come una famiglia normale, ogni tanto?!»
Shinoa inarcò un sopracciglio. «Oh, andiamo, sarebbe decisamente strano, dato che noi non siamo una famiglia normale.» commentò. «Del resto ti sei sposato mio fratello, rendendo al contempo lui mio patrigno e te mio cognato... Non posso fare a meno di pensare quanto sia strano. Il pensare a voi due che fate sesso è meno sconvolgente di quando mi avete detto che vi sareste sposati e avete stravolto l'albero genealogico...»
Guren sospirò, scrollando la testa e alzando le mani come in segno di resa. «Mi arrendo. È questa?» chiese, indicando con un cenno della testa l'appartamento di cui Shinoa aveva aperto la porta.
Shinya sbirciò a propria volta da dietro di lui, e Shinoa vide immediatamente i suoi occhi illuminarsi.
«È questa.» disse con un sorriso, scostandosi per farli entrare. «Come già sapete, la mia è casa è due appartamenti più in là due piani più sopra, perciò cercate di non fare troppo casino quando ci date dentro; una ragazza deve riposare ed essere in perfetta forma ogni giorno.»
«Gli stai dicendo di imbavagliarmi, quindi?» scherzò Shinya mentre varcava la soglia e si lasciava a un'espressione ammirata mentre guardava l'interno.
«Potrebbe essere un'idea vantaggiosa sotto più punti di vista.» considerò Shinoa annuendo.
«Saremo silenziosi, e non certo per le ragioni che state dicendo voi due.» li rimbeccò Guren, incrociando le braccia.
Shinoa sorrise e si sporse verso l'interno. «Non è molto grande.» commentò, mentre Shinya si guardava intorno. «Ha giusto un salotto, una cucina a vista lì, una camera laggiù e un bagno proprio lì.» fece, indicando ciascuna delle stanze cui si riferiva. «Però il bagno ha la vasca.»
Shinya si voltò verso di lei, gli occhi che brillavano di entusiasmo.
«Una vasca?» esclamò.
Shinoa annuì. «Potete farci il bagno assieme già da ora. Ed eventualmente qualcos'altro, se chiudete la porta non vi sentirò dall'altra parte de-»
«Ma chi vuole farsi il bagno insieme!» esclamò Shinya, togliendosi le scarpe e avvicinandosi alla porta del bagno. La spalancò di scatto, mentre Shinoa adocchiava suo padre che sbatteva le ciglia a quell'affermazione e inarcava un sopracciglio con fare sorpreso. «Oh! C'è davvero!» esclamò ancora lui, per poi sporgersi verso l'esterno del bagno e guardarli. «L'acqua e l'elettricità sono già collegate?»
Shinoa premette l'interruttore accanto all'ingresso con un sorriso.
Shinya osservò per un attimo le luci accendersi, e sorrise entusiasta.
«Shinoa, è stato un piacere rivederti, ma rimandiamo i convenevoli a un'altra volta, okay? Tipo più tardi. O domani. Adesso ho assolutamente bisogno di farmi un bagno, perciò ciao e grazie!»
Shinoa si lasciò scappare una mezza risata, mentre Shinya entrava nel piccolo bagno e chiudeva la porta dietro di sé, lasciandoli soli sull'ingresso.
«Sei stato scaricato per una vasca. Come ci si sente?» domandò al padre.
Guren sospirò. «È talmente entusiasta che ha dimenticato tutto ciò che gli potrebbe servire qui.» considerò, additando le due borse abbastanza grandi che giacevano accanto alla ringhiera.
«Oh, in realtà ho provveduto a tutto negli scorsi giorni.» replicò Shinoa indicando l'interno. «Ci sono gli accappatoi per entrambi, degli asciugamani, il sapone e lo shampoo... E poi ci sono delle pentole, qualcosa da mangiare, una tovaglia, i bicchieri, le posate... E i futon per dormire. Lo stretto indispensabile, ma...»
«Shinoa, ti amo!» urlò Shinya dal bagno.
«Ehi!» lo rimbeccò Guren. «Che devo essere, geloso di mia figlia?»
«Non lo so, ma sappi che non ho intenzione di scopare stasera! Voglio dormire in un futon e starmene bello pulito e al caldo, almeno per una notte!»
Guren sospirò. «D'accordo, d'accordo...» commentò, prendendo entrambe le borse e portandole in casa senza troppa difficoltà. Le appoggiò accanto all'ingresso, e si guardò intorno.
«Sei stato scaricato anche per un futon. Come ci si sente?» domandò ancora Shinoa, entrando dietro di lui.
Guren sospirò mentre guardava il lampadario, e poi si lasciò sfuggire un sospiro misto a un sorriso. «È parecchio stanco dall'ultimo viaggio. Iniziava a lamentarsi del fatto che puzzasse e fosse tutto indolenzito... Direi che va bene così.»
«Puzzate tutti e due.» commentò Shinoa annuendo, e chiudendo la porta dietro di sé.
«Grazie tante...»
«È la verità. Da quant'è che dormite in macchina e non vi fermate da qualche parte?» fece lei.
Guren sospirò. «Una settimana...?»
«Nove! Lunghissimi! Giorni!» esclamò Shinya dal bagno.
Guren mosse una mano come per dirle "come dice lui", poi scrollò le spalle. «Siamo rimasti impicciati in qualcosa di impegnativo e non siamo riusciti a fermarci da nessuna parte nemmeno per una notte. E siamo quasi senza soldi...»
«È un bene che io sia riuscita a pagarvi l'affitto e le utenze con la padrona di casa in anticipo, allora.» commentò Shinoa. «Ma vedete di farvi trovare pronti nei prossimi mesi. Ho già un paio di colloqui di lavoro per Shinya, e un paio per te.»
Guren sospirò. «Farsi aiutare così tanto dalla figlia... è imbarazzante.»
Shinoa sorrise. «Oh andiamo. Siamo una famiglia, no? In famiglia ci si aiuta a vicenda.» commentò. «E dato che io sono molto meno nomade di voi due, riesco a fare qualche lavoretto part-time dopo la scuola e a mantenermi~»
Guren le sorrise. «Grazie.» disse a bassa voce. «Sono sicuro che a Shinya farà piacere stare qui.»
«Dovrebbe fare piacere a entrambi~» considerò Shinoa, decidendo che era il momento di andarsene. «Ah! Ci sono anche delle ciabatte per tutti e due.» disse, indicando un punto davanti alla cucina. «Ma mettetevele quando vi siete puliti; puzzate, le potreste contaminare.»
«D'accordo... grazie.» fece Guren. «Coi lavoretti part-time che fai riesci davvero a comprare tutte queste cose e a pagarti la parte di affitto che non ti ho dato io ultimamente?»
«Beh, l'affitto è molto basso... sembra che queste case fossero abitate da fantasmi, quindi non ci vuole venire nessuno.» commentò lei, scrollando le spalle. «Alla vecchietta che possiede il mio e il vostro appartamento non sembrava vero trovare qualcuno che volesse vivere qui. Mi ha fatto un prezzo stracciato.» spiegò. «Quanto alle cose che ci sono qui... chi ha detto che le ho comprate?»
«Eh?» fece Guren. «E se no come le hai avute?»
«Le hanno portate gli elfi, ovvio.» replicò Shinoa con serietà.
Guren sbuffò. «Sul serio, Shinoa.»
«Tranquillo, tranquillo, è stato tutto molto legale e legittimo!» esclamò Shinoa, ridacchiando e andando verso la porta. «Ma ora vi lascio soli. Se non approfittate dei futon stasera deduco che approfitterete della vasca, e non sono interessata ad assistere~»
«Shinoa.»
Aveva già sentito il proprio nome pronunciato a quella maniera parecchie volte, in quella giornata.
Shinoa ridacchiò, e adocchiò l'anello di metallo chiaro che suo padre aveva sull'anulare sinistro.
Lo stesso che aveva anche Shinya.
Sorrise.
«E poi devo andare a lavoro!» disse. «Il mio turno inizia tra un'ora!»
«Avevi detto che era il tuo giorno libero...!»
«Lo so, ma devo coprire un turno di una collega che è stata male, e mi spiaceva dirle di no.» rispose lei, alzando le mani. «Parleremo un'altra volta di come vanno le nostre vite! Per ora concentratevi sulla vostra insieme, eh?»
Suo padre storse le labbra in una smorfia, ma annuì dopo un momento.
«D'accordo.» commentò. Shinoa riuscì a vedergli in viso un'espressione abbattuta, nascosta dietro la maschera da duro che di solito gli piaceva indossare per non far pesare a nessuno le cose.
E concluse che, sì, poteva anche dargli una piccola soddisfazione da padre.
«Prima però devo fare una cosa.»
Guren non fece in tempo a dire "mh?" che Shinoa lo stava già abbracciando.
Puzzava davvero. Ma non importava.
Sentire il fisico forte di suo padre contro di sé le era mancato più di quanto pensasse.
E a quanto pareva, era mancato anche a lui.
Sentì le sue braccia intorno alle spalle, caute a non stringerla troppo per non farle male.
Shinoa sorrise, sentendo un piccolo calore allo stomaco.
Una delle sue due famiglie era finalmente riunita, dopo tanto tempo.
L'angolino di mady
Ebbene sì, anche Shinoa ha un lato emotivo tenero e non è solo un concentrato di kink sessuali. XD
E non so voi, ma Shinya e Guren personalmente mi uccidono assieme, sono troppo scemi e carini (e poor Guren, circondato da scemi).
Per il resto che dire? Yoichi è sempre il solito involontario cockblocker ed è sempre più fragile e niente, mi viene voglia di abbracciare lui, Yuu che si fa le pare, Shiho che si sente solo e in colpa, Mitsuba che si sente esclusa, Shinoa perché sì e io boh non ce la posso fare davvero.
(Ma si può fangirlare così sui propri personaggi? Cioè, è normale, capita anche a voi o...?)
In ogni caso scusate se ci ho messo un po' a pubblicare il capitolo. E' stato un mese... stancante e si prospettano mesi anche più stancanti in tanti sensi e niente, spero di riuscire comunque a regolarmi anche per la scrittura senza avere troppissimi problemi (non ci giurerei, ma mi impegnerò.). Almeno ho più voglia di scrivere rispetto a qualche mese fa, quindi farò del mio meglio per aggiornare almeno mensilmente. ^^
Grazie a chi legge, a chi commenta, a chi mi sopporta e a chi mi aspetta nonostante tutto. Vi voglio bene. :3
mady
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Il Paese dei Lupi
FanfictionYuuichiro Amane è un comunissimo ragazzo liceale che vive in un normale paesino, con una famiglia tranquilla e amici e conoscenti che gli vogliono bene. La sua vita passa liscia come l'olio, costellata dei normali avvenimenti che possono coinvolgere...