10•Solo.

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Ero e sono ancora uno stupido.

All'epoca mi importava solo di stare affianco ad Harry, il mio unico migliore amico, ma nonostante i miei sforzi ho fallito miseramente.

Ero scontroso verso chiunque si avvicinasse o parlasse ad Harry, ma era solo perché pensavo che dopo lui non mi avrebbe più considerato. Avevo paura di rimanere solo e nonostante tutti quei tentativi disperati di tenermelo stretto alla fine l'ho perso.

Un finale molto ironico. A ripensarci ora non so se ridere o se intristirmi.

Eravamo così felici assieme, ma poi, dopo che si era ferito per proteggermi in una azzuffata contro tre ragazzi in gita, ho pensato che per colpa mia avrebbe rischiato ancora di venire picchiato.

Non avevo bisogno di essere protetto, ma Harry e la sua bontà si mettevano sempre in mezzo. Non potevo sopportare la cosa.

Ero invidioso, e forse lo sono anche ora, perché lui era sempre al centro delle lodi e dell'attenzione di tutti.

Se lui prendeva un voto alto tutti lo lodavano e lo riempivano di attenzioni, mentre se io facevo la stessa e identica cosa nessuno mi calcolava, anzi mi chiamavamo vanitoso o nerd.

Non capivo nemmeno perché lui continuasse a cercare di tornare da me. Io non volevo più stare con lui. Non volevo più essere la sua ombra.

Non potevo sopportare ancora i suoi tentativi di fare pace, così in terza media ho messo le cose in chiaro tastando il tasto più dolente per lui: parlando di qualcosa che solo io sapevo che gli facesse male: suo padre.

Ancora non capisco perché mi abbia parlato di suo padre nonostante fossimo nemici.

Era successo d'estate, quando avevamo dodici anni. Eravamo al parco e lui mi aveva preso in disparte per parlarmi appunto di suo padre.

«Che vuoi Harry?» Chiedo con disprezzo sbuffando. Mi sta impedendo di giocare a calcio con i miei amici.«Mi pare di averti già detto che non siamo più amici.»
«Ti prego... Ascoltami solo un attimo Logan. Ho bisogno di confidarmi con qualcuno di cui mi fido e che conosco da sempre.» Dice a testa bassa.
Sbuffo.
«Sbrigati allora!» Urlo assumendo un espressione furiosa. Si decide a parlare sì o no?!
«Mio padre... è finito in prigione.»
Dilato le palpebre cambiando la mia espressione da furiosa a sconvolta. Lui alza la testa e noto che sta piangendo.
«Haz... Che stai dicendo?» Chiedo sperando che sia una bugia o un sogno che ha fatto ieri sera.
«È la verità. Credimi Logan! Ti avevo già parlato delle grida che sentivo ogni giorno da parte di mia madre, no?»
Annuisco ricordandomi tutte le volte che mi diceva di avere paura a causa di suo padre e di quante volte io l'abbia consolato.
«Non ce la facevo più. Mia madre era a terra e sanguinava. Mi ha sussurrato di chiamare la polizia e così ho fatto...» Prosegue asciugandosi disperatamente le lacrime che gli scendono impetuose sul viso con una manica. «Sono entrati in casa e hanno ammanettato mio padre, mentre hanno soccorso e portato all'ospedale mia madre e me. Logan io non...» Non fa in tempo a finire la frase che si accascia per terra a singhiozzare.
Mi siedo a terra vicino a lui anche io lasciando per un attimo da parte la nostra guerra.
Gli metto un braccio attorno alle spalle.
«Senti... non è colpa tua se tuo padre è...»
«Lui è un merdoso!»
«Sì... quello. Comunque sia adesso tua madre sta bene, no?»
Lui annuisce smettendo di singhiozzare.
«Allora non ti devi preoccupare Haz. Qualunque cosa succeda sai che, anche se siamo nemici, puoi contare su di me.»

Era una frase senza senso. Come ci si poteva fidare del proprio nemico? Ero talmente preoccupato per Harry da dirgli quella frase? Cosa volevo dimostrargli in questo modo?

Non ho fatto altro che dargli una falsa speranza di poter tornare amici per poi spezzarla in terza media.

Ancora oggi mi pento di ciò che ho detto. Non riesco neanche a capire perché io abbia parlato proprio di suo padre. Era l'unica persona esistente nel mondo di cui non dovevo parlare di fronte ad Harry durante un nostro litigio. Invece, stupidamente, gli ho anche detto che era come lui.

Ormai è troppo tardi per chiedergli scusa, sono sicuro che lui mi odi. Non solo per la questione di suo padre, ma anche perché adesso ho preso di mira la sua nuova amichetta. Ronza sempre attorno a quella sfigata.

Forse è perché sono geloso del fatto che lei sia sua amica e io no, ma è un motivo infantile questo.

È stata colpa mia se ho perso l'amicizia di Harry. Lui mi ha dato mille altre opportunità, ma io ho rifiutato sempre.

Ed è forse per questo motivo che ho 'consolato' quella ragazza in biblioteca dicendole che deve diventare più forte, perché è proprio questo quello che deve fare.

Tutti siamo diventati più forti perché abbiamo affrontato una perdita enorme. Abbiamo sofferto, ma non abbiamo abbassato il capo, anzi, lo abbiamo alzato e abbiamo continuato ad andare avanti con il sorriso, anche se uno falso.

Se le lacrime potessero riparare tutto allora io dovrei già essere tornato amico di Harry da un pezzo.

Lo vedo passare davanti a me per andare dalla sua amichetta. Le nostre spalle si scontrano.

Ci voltiamo a guardarci per un istante, per poi proseguire ognuno per la propria strada.

Mentre spolvero i vari libri mi ripassando per la mente tutte le cose cha abbiamo fatto insieme. Sorrido.

Sono stato bene con lui, ma ormai entrambi stiamo voltando pagina, e a me sta bene. Non tornerò da lui strisciando, e la stessa cosa non la farà lui.

Ormai ci siamo voltati le spalle a vicenda, ma... non c'è un giorno che non pensi che lui possa spalancare la porta di casa mia per chiedermi di uscire a divertirci come un tempo assieme a lui.

Come sono incoerente. Lo odio, lo disprezzo, eppure gli voglio anche bene come se fosse mio fratello.

Mi toccherà tornare a recitare la parte del bullo mentre lui reciterà la parte dell'eroe. In fondo è sempre stato cosi: io sono il cattivo e lui è il buono.

L'inferno nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora