2•Quando James si arrabbia nemmeno Potter riesce a fermarlo.

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Il giorno dopo le cose sono migliorate, anche se poco. Sento sempre i soliti bisbigli e ricevo le solite occhiatacce, i soliti insulti, ma James mi fa compagnia.

Mi chiedo come faccia un ragazzo carino come lui a stare con una come me. Insomma, io sono la ragazza emarginata e lui è il ragazzo sexy che tutte vorrebbero, perché è venuto a parlare proprio con me? Che abbia provato pietà? Che stia davvero giocando con me? In ogni caso spero, per tutto il tempo in cui giocherà con me a fare il buon amico, di sentirmi meglio, almeno un po'.

«James..» dico mentre lui inizia a tossire facendomi alzare gli occhi al cielo. Non capisco proprio perché gli dia così fastidio. «Harry..» dico mentre un sorriso di vittoria perfetto compare sul suo viso. «Come mai mi stai seguendo?»

«Perché siamo amici?» Dice lui facendo sembrare la cosa ovvia.

«Gli amici non ti stanno attaccati al culo per tutto il giorno.»

«Allora siamo migliori amici!» esclama attirando l'attenzione di tutti. Mi prende a braccetto e mi trascina non so dove. Perché mi ha rivolto la parola questo pazzo? Non poteva capitarmi una ragazza dolce e simpatica da avere come amica?

Entriamo in non so quale aula, dove dentro ci sono già in paio di persone che James saluta.

Questo ragazzo conosce proprio tutti....

«Ma quella non è Cristal?» chiede uno a bassa voce. «L'emarginata?»
Non mi sorprendo. Ormai è diventato il mio soprannome.

Fate pure come se non ci fossi. Tranquilli. Non sento nulla, sono sorda.

«Ehy Faber.» alzo gli occhi al cielo. «Vieni, ti presento i miei amici.»

Faccio un passo indietro mentre loro mi fissano con uno strano miscuglio di emozioni. Leggo chiaramente dai loro occhi che non vogliono avere a che fare con me.

Scuoto freneticamente la testa per poi uscire di corsa dalla porta. Cosa voleva dimostrare facendo così? Voleva rendermi meno sola? Più amici hai, più questi ti pugnalano alle spalle.

Ho imparato la lezione e non la ripeterò.

«Cristal! Ehy, aspetta!» James mi ferma subito e mi fa voltare verso di lui mentre attorno a noi le persone si fermano a guardarci.
«Mi spieghi che ti prende?» mi chiede preoccupato. «Non li vuoi conoscere perché parlano male di te?» mi chiede centrando in pieno. Annuisco abbassando lo sguardo a terra. A quel punto lui fa una cosa che non mi sarei mai aspettata che qualcuno facesse: mi abbraccia. Posa il mento sulla mia testa e mi stringe a sé.
«Non lo farò più.» sussurra.

Non gli rispondo, ma ricambio l'abbraccio come meglio posso.

Non mi importa se mi stanno guardando anche ora, ormai lo fanno sempre, e dopo tanto ho di nuovo un amico.... o almeno credo che lo sia...

«Ci vediamo dopo, nella pausa pranzo ok?» mi chiede allontanandosi da me. Annuisco mentre lui entra nella sua classe salutandomi con un cenno della mano.

Io ora ho un'ora buca, così decido di dirigermi verso la biblioteca, che al contrario di come scrivono nei libri è praticamente vuota e impolverata. Qui dentro ci sono solo quattro persone ad occhio e croce. La signora dietro la scrivania che custodisce la biblioteca e tre ragazzi che probabilmente sono qui per pulire per punizione, chissà cosa avranno fatto.

Prendo il libro che avevo cominciato a leggere tempo fa, mi siedo in un tavolo e riprendo la lettura.

Leggiamo per sfuggire a questo mondo, o almeno lo faccio io per sfuggire dallo schifo che sto passando. Non tutti vengono emarginati, in pochi raccontano, in tanti mentono. Io faccio parte di un'altra categoria: quella delle emarginate che anche se raccontano qualcosa non vengono aiutate.

'Buongiorno Cristal, che cosa posso fare per te?' Chiese dolcemente una donna sulla trentina d'anni.
'Ecco... sono venuta qui per parlarne di un problema che mi sta tormentando da un paio di mesi...' dissi con la solita flebile voce tormentandomi le mani dall'agitazione.
'Certo, dimmi pure. Per ogni problema esiste sempre una soluzione, e noi la troveremo anche per te, come abbiamo fatto con altri ragazzi che sono venuti qui a chiedere il nostro aiuto.' Disse con un sorriso tanto falso da sembrare dipinto sopra un espressione seria.
'Vengo... vengo spesso presa in giro e bullizzata... mi hanno ormai emarginata. I prof non vogliono nemmeno aiutarmi e mi hanno anche spostata in un banco singolo... in fondo alla classe...'
Lei annuì mentre il sorriso che aveva prima le morì sulle labbra lasciando spazio ad una espressione quasi arrabbiata.
'Vedremo cosa potremo fare. Sei stata coraggiosa a parlarci di questo problema. Andare al liceo deve essere piacevole per tutti, e lo sarà anche per te.'
'Grazie.' Dissi con un sorriso pieno di speranza e gioia. Mi alzai, strinsi la mano alla donna ed uscì dalla stanza con una speranza in più. Sarei stata bene, tutto si sarebbe risolto, nessuno avrebbe più riso di me e avrei avuto degli amici finalmente.

Vengo disturbata da uno dei ragazzi che inizia ad agitare lo straccio davanti alla mia faccia con un ghigno malefico sul viso.

«Oh scusa, ti avevo scambiata per un mobile vecchio da spolverare, sai, come quelli che ci sono qui.» Dice allontanandosi ridacchiando assieme ai suoi amici.

Dovevo aspettarmelo. Le cose non si sarebbero mai risolte, o almeno non si sarebbe risolto il mio problema. Le cose sembravano addirittura peggiorate da quando avevo parlato con quella donna che faceva parte di una specie di consiglio per gli studenti.

Ne fa parte tutt'ora, ma io non vado più a parlarci. Non avrebbe senso. A quanto pare è proprio perché non vengo più da lei che crede che si sia risolto tutto, ma non è così. Cavolo se non è così.....

Non posso avere un attimo di pace nemmeno in biblioteca, nemmeno qui, dove nessuno viene.

Rimetto il libro a posto rinunciando all'idea di entrare in un altro mondo ed esco.

Cammino per i silenziosi corridoi. Il suono dei miei passi riecheggia nella mia mente e infine la campanella suona. Tutti escono dalle classi travolgendomi e trascinandomi con loro fino a portarmi nella sala pranzo. Ora c'è la pausa pranzo.

Prendo il solito cibo e vado a sedermi in un tavolo vuoto che poco dopo viene raggiunto da James.

Mi rivolge uno dei suoi soliti sorrisi raggianti mentre io ne fingo uno.

Non riesce nemmeno a dire una parola che un altro ragazzo mi lancia del cibo addosso che non riconosco...
Qualcosa di appiccicoso come sempre che scombina i miei capelli. Realizzo poco dopo che si tratta di burro d'arachidi.

In un lampo fulmineo James si alza.

«Ora basta...» sussurra e inizia a picchiare il ragazzo. Guardo la scena sconvolta. Perché lo sta facendo?

«James...» dico talmente piano che non mi sente.

«Sei un figlio di puttana!» grida lui contro il ragazzo. «Hai idea di quanto sia difficile togliere quella roba dai capelli!? Per colpa tua deve andarci anche in giro, stronzo!» un pugno. «Sei un coglione.» Un altro. «Chiedile scusa. Bastardo di un Logan!» una folla si raduna attorno a loro, il ragazzo reagisce ribaltando la situazione, finché non arriva il preside.

L'inferno nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora