Hunger Games 23

Capitolo 18

Mi sveglio tutta sudata dopo aver fatto un incubo, nel sogno ero di nuovo nell'arena, io e la mia spada e uccidevo tutti i tributi, anche Peter e Toby che mi imploravano di risparmiarli mentre invece io li uccidevo tutti e vincevo. Per il resto della giornata non ho fatto nulla, ho solo aspettato che venisse sera per essere ufficialmente incoronata vincitrice dei 23esimi Hunger Games. Infilo nuovamente l'abito nero della sera precedente, la coda la faccio io con il solito elastico e sono pronta per apparire davanti a tutta Panem. Mi siedo su quel che sembra un trono tutto scintillante e il presidente mi mette la classica corona da vincitrice, quest'anno è  scintillante come il trono nel quale sono seduta, si nota davvero tantissimo poiché oltre ad essere piuttosto scintillante è  anche di un colore bianco vivo che sul nero del mio vestito risalta davvero tanto. Il Presidente fa il classico discorso del quale non ascolto niente di niente ma ogni tanto annuisco per far vedere quanto sono presa e interessata a quel discorso. Per fortuna passa tutto piuttosto velocemente e alla fine vengo riaccompagnata nel mio appartamento al primo piano e mi butto sul letto cercando di dormire ma con la paura di fare altri incubi come quello di questa sera. Dopo una ventina di minuti riesco ad addormentarmi e, come previsto, faccio un brutto sogno. Nel sogno sto tornando a casa, nel distretto 1, ma al mio arrivo non c'è nessuno ad accogliermi, Betty mi dice che nessuno sapeva che sarei arrivata li quel giorno a quell'ora e quindi saranno a casa ad aspettare notizie, così scendo dal treno e mi dirigo da sola verso casa, nemmeno per strada c'è nessuno e quando arrivo davanti alla miacasa la porta è  aperta. La spingo cautamente ed entro piano, appena sono dentro chiudo la porta e saluti ma nessuno ricambia o viene a vedere cos'era quel rumore, vado in cucina e vedo mia mamma stesa a terra in una pozza di sangue, uccisa probabilmente da qualche ibrido, mi allontano svelta e grido ma poi mi tappo la bocca pensando che magari la cosa che ha ucciso mia madre era li per me, cammino verso la mia camera e vedo che è  tutta ribaltata e mia sorella giace apparentemente incolume accanto ad una delle colonne della casa, anche lei morta, mio padre però  non c'è. Corro fuori casa ed arrivo a casa di Derek, sfondo la porta con un calcio e sento il rumore di qualcuno  che piange, arrivo in salotto e vedo sua madre seduta accanto a Derek che piange e lui morto. Mi sveglio di soprassalto con le lacrime agli occhi, improvvisamente ho paura di tornare a casa come non la avevo mai avuta. Mi alzo e mi metto dei vestiti sportivi e comodi ed esco, è  mattina e la colazione è  già in tavola, mangiucchio qualcosa e dopo qualche minuto Betty e David si uniscono a me. -Tutti sanno che arrivo domani al Distretto 1 vero?- chiedo ad entrambi con tono un po preoccupato, loro mi guardano come se avessi fatto una domanda idiota e poi rispondo quasi in coro -Ma certo-, faccio un sospiro di sollievo e finisco la mia colazione in tranquillità. Il treno è  pronto a partire, abbraccio Matt e saluto il mio staff di preparatori e salgo sul treno che mi ha portato li assieme a David e Betty, la porta inizia a chiudersi ed io sto per gridare -Aspettate!- ma poi mi ricordo che Peter non c'è per tornare in dietro con me. Entro subito nella mia camera in attesa del pranzo che avviene poche ore dopo. Accendo la televisione e osservo i programmi post-HungerGames alla TV, sono tutti uguali, monotoni e noiosi e mi rivedo quasi in tutti, ogni canale si occupa di un tributo in particolare e appena finito ne fanno un altro per poi alla fine arrivare tutti quanti a me. Quando mi vedo uccidere il ragazzo delle frecce spengo la televisione disgustata. Faccio cena senza spiccicare parola e torno in camera mia per buttarmi sul letto comodo e pensare, fino ad addormentarmi, una sola ed unica cosa

Sto tornando a casa, sono al sicuro, non sono nell'arena, sono nel trenp che mi riporterà a casa, vedrò la mia famiglia, mi aspetteranno tutti, vedrò Derek e non sarò più sola.