Mi chiamo Rosette Lydia Christopher, ma per gli amici sono Rose e sono di origine Canadese. Ho 19 anni e mi sono appena trasferita a New York City dove andrò a vivere con mia zia Lucinda per un po' di tempo, visto che devo ancora trovare un appartamento. Sono una ragazza mediamente alta e non mi definisco né grassa né magra. Ho i capelli biondi tinti, originariamente bruni e gli occhi celesti. Mi sono trasferita a N. Y. A causa dei miei continui attacchi di panico. Ho sempre vissuto con questi attacchi, infatti prendo delle medicine ogni giorno, un tempo riuscivo a sconfiggerli, ma, da qualche anno sono peggiorati. Mi sembra che qualcuno mi stia sempre seguendo e osservando. Il mio ex psichiatra mi diceva che era tutto frutto della mia immaginazione e che erano causati dalla morte dei miei genitori. I miei genitori Maria Custode e Romèo Cristopher sono morti in un incidente d'auto quando avevo 15 anni. Posso dire che ho passato la mia infanzia magnificamente, ma della parte più importante della mia vita, l'adolescenza, non posso dire altrettanto. Mia zia mi disse che se n'erano andati con un sorriso, ma la domanda su cui rifletto ogni giorno è: "perché non abbiamo trovato i loro corpi?" Alcuni dicono che sono stati carbonizzati dall'esplosione della macchina, altri dicono che sono stati portati via dai lupi, ma sinceramente io non credo a ciò che dicono, credo soltanto a me stessa. Non sono mai stata una ragazza popolare, ero la solita secchiona della classe. Nessuno voleva mai essere mio amico o amica perché sono soggetta agli attacchi di panico. In tutta la mia vita ho avuto solo una migliore amica, si chiamava Gem... ed era più grande di me.. ci eravamo conosciute circa 10 anni fa, d'estate a Londra, in quel tempo c'erano ancora i miei genitori perciò i miei attacchi di panico erano molto rari. Era stata l'estate più bella della mia vita, peccato però che era durata soltanto tre mesi... mi manca terribilmente... non so che fine ha fatto, ma sono sicura che lei non mi ha dimenticato, e questo mi da la forza di continuare a vivere. Il mio sogno più grande, oltre a guarire da questo disturbo, è quello di rivedere almeno un'altra volta Gem.
"Rosette!!" sentii una voce chiamarmi e quando mi girai vidi una persona che si mise a correre e si buttò fra le mie braccia stringendomi forte.
"Z-zia soffoco" dissi senza fiato.
"Oh, scusami" disse staccandosi di dosso per poi sorridermi.
"Mi sei mancata tantissimo zia" dissi e lei sciolse quell'abbraccio per stringermi le mani.
"Non chiamarmi zia, mi sento vecchia così, chiamami Lucinda. Sei diventata bellissima in questi ultimi quattro anni..
"Grazie" dissi stringendo un po' di più le sue mani per la felicità di rivederla e.. anche un po' per il complimento.
"Vogliamo andare a casa?" mi chiese gentilmente.
"Certo" dissi.
Mentre camminavamo sentii di nuovo quella strana sensazione. Mi sentivo osservata, c'era qualcuno che stava tenendo gli occhi fissi su di me...iniziai ad aver paura.
"Z-zia" la chiamai spaventata, stavo per avere un attacco di panico.
"Respira piccola, respira profondamente" mi disse cercando di calmarmi capendo cosa mi stava succedendo.
Mi girai e per poco non ebbi un infarto, lo vidi, lo vidi! Nell'ombra, una figura che mi stava osservando.
"Calmati Rosette, non c'è nessuno, ci sono solo io" disse accarezzandomi i capelli riuscendo a calmarmi un po'.
Era da tanto che qualcuno non mi trattava con tanta dolcezza.
"Respira, brava, così... tutto bene?" mi chiese e io la ringraziai con un sorriso annuendo.
"Andiamo adesso?"
"Si.." Lucinda prese le mie valigie e le mise nel bagagliaio, raggiungendomi poi in macchina.
"Sei pronta per una nuova vita?" mi chiese ancora sorridendo. In quella frase intercettai anche un altro messaggio.
"Lo spero.."Finalmente siamo arrivati, il tragitto dall'aeroporto fono a casa è durato circa un'ora e per fortuna in questo lasso di tempo mi sono calmata.
La casa di Lucinda è molto grande, una villa, e rimango incantata dalla maestosità della casa.
"è bellissima!" dico spalancando la bocca per lo stupore.
"Tu dici? Sono contenta che ti piaccia, non vedo l'ora di farti vedere la tua camera." Dice per poi aprire la porta.
La casa è molto moderna.
"Bellissima.." sussurro.
"Buon pomeriggio" dice una voce e quando mi giro vedo un maggiordomo non molto anziano che poi fa un inchino.
"B-buon pomeriggio anche a voi." Dico imitandolo. Perché lo sto imitando?
"Alec ti prego, lei è Rosette Cristopher, da oggi in poi vivrà anche lei qui" dice mia zia poggiandogli una mano sulla spalla.
"La piccola Rosette?" chiede il maggiordomo . Non è la prima volta che lo vedi, ma eri troppo piccola per ricordare qualcosa. Ah, Alec, potresti portarci il tè fra un'ora sulla terrazza, per favore?"
"Certo, come desidera" dice Alec per poi andare via.
"Vieni Rosette" dice mia zia. Nono mi sono nemmeno accorta che stavo fissando il vuoto e lei si era spostata di stanza.
"Eccomi zia"
Mi fa vedere il salone, la stanza da pranzo, la cucina dove stavano preparando il pranzo, credo, la sala da musica, la biblioteca e la mia camera.
"Wow, questa è veramente la mia nuova camera?"
"Si, ti piace?"
"Se mi piace? L'adoro! Grazie zia!" dico abbracciandola.
La mia stanza è bellissima, rispecchia perfettamente il mio carattere. Ha le pareti di un blu chiaro, quasi azzurro cielo, il letto è più grande di quanto immaginavo e sedendomi ho avuto la sensazione di essermi seduta su una nuvola. C'è anche una piccola libreria, proprio come piace a me.
"E l'armadio?"
"Guarda là dentro" dice indicandomi una porta, anzi sembra proprio un armadio!
"Oh mio Dio! Una cabina armadio?! L'ho sempre desiderata!" aprendola mi accorsi anche che tutte le mie cose erano già state sistemate.
"Ti piace? Mi fa piacere, ma adesso devo andare. Ho un servizio da fare, fai come se fossi a casa tua, anche se effettivamente adesso lo sei." Dice salutandomi con un bacio sulla guancia.
"Ciao, a più tardi"
Finalmente succede qualcosa di bello. In quest'ultimo periodo sono stata più stressata del solito, soprattutto quest'anno con l'esame di maturità che si avvicina, ma adesso mi sono ripromessa di rilassarmi.
"Signorina?" sento una voce maschile, quella di Alec.
"Mi dica" dice sorridente girandomi verso di lui.
"Il tè è pronto, se vuole seguirmi l'accompagno da Miss Lucinda"
"Certo, ma per piacere Alec, non chiamarmi signorina, il mio nome è Rosette, oppure chiamami direttamente Rose"
"Rosette va più che bene" dice mostrando un piccolo sorriso e indicandomi il corridoio da percorrere.
"Dove stiamo andando?" chiedo incuriosita.
"Nel giardino"
"Abbiamo un giardino dietro casa?!"
"Esatto, a vostra zia piace prendere il tè lì, dice che è un ambiente piuttosto rilassante"
Usciamo fuori e per poco non svengo. Il giardino, anche se un po' piccolo, è meraviglioso. L'erba è tagliata perfettamente e qualche fiore cresce emanando un profumo delizioso.
"Sono qui!" urla mia zia.
La raggiungo e noto che mi stava aspettando, visto che il tè è già sul tavolo.
"Ti piace?" mi chiede.
"L'adoro!" dico per poi prendere un sorso della bevanda aromatizzata alle rose, il mio preferito. Mi sembra di vivere un sogno.
"Questo era il tè preferito di tua madre. Sai, siete due gocce d'acqua.. rivedo in te la mia sorellina" dice con un tono un po' malinconico.
Lo so...
Ogni volta che mi guardo allo specchio riesco a vedere mia madre. Anche se lei era una donna molto più bella e forte di carattere, mi piace pensare che le assomiglio almeno un pochino. Noto poi le cameriere che si muovono da una parte all'altra del giardino, facendo i loro compiti.
"Scusa, posso farti una domanda un po' impertinente?"
"Certo, dimmi tesoro"
"Quante cameriere hai?!"
Mia zia scoppiò a ridere mentre io mi confondevo sempre di più.
"Piccola Rosette, la mia casa è sempre stata molto grande, anche quando vivevano i miei figli e il mio defunto marito, e io non sono mai stata molto brava nelle faccende di casa, così ho deciso di dare un lavoro ai più bisognosi."
"Che intendi con 'dare lavoro ai più bisognosi?"
"Vedi, tutte le cameriere che lavorano qui?- annuisco- erano ragazze povere che vivevano per strada prima di venire qui, con il passar del tempo ne ho radunate così tante che non posso fare più niente!" dice ridendo, ma sinceramente io non ci vedo niente di divertente nelle disgrazie altrui...
"Ma adesso dove vivono?"
"Qui a casa, c'è un lato un po' più nascosto, a sud, dove c'è il dormitorio delle cameriere e quello dei camerieri"
"Mmh... sei sempre stata una donna tanto furba quanto sfaticata, riesci a trovare il lato vantaggioso anche nelle situazioni peggiori"
"Non è vero, sono una donna bella, giovane, intelligente e altruista" dice vantandosi.
"Si, certo, come darti torto"
"Mi stai prendendo in giro signorina?" dice con tono di sfida ma allegro.
"Può essere" dico facendo spallucce per poi scoppiare un una fragorosa risata.
"Mi fa piacere che ti stai ambientando velocemente" dice per poi prendere il cellulare che aveva iniziato a squillare per rispondere.
"Pronto? ... si.... Adesso? ... si, ho capito, vengo subito" dice mia zia al telefono.
"Scusa Rosette ma devo andare urgentemente in ufficio, pare che ci sia qualche problema, ci vediamo direttamente questa sera"
"Non ti preoccupare, dopo pranzo andrò a riposarmi un po', sono stanca, durante il viaggio non sono riuscita a dormire"
Per colpa di quel grassone sovrappeso che russava come un orso in letargo.
"Ok, a stasera" dice per poi sparire alla mia vista.
Ok, adesso che faccio?!
Nemmeno il tempo di pensarci che noto un cameriere che mi fissa in modo strano.
"C-ciao" dico spaventata per la sua comparsa improvvisa.
"Volevo avvisarla che il pranzo è servito, se mi vuole seguire" dice indifferente, ma guardandomi sempre in quel modo strano.
"Certo" dico alzandomi per seguirlo, che strano ragazzo...
I suoi capelli sono neri e spettinati e possiede degli occhi di un colore verde magnetico.
Verde speranza!
Mi servirebbe un po' di speranza nella mia vita.
"Come ti chiami?" Chiedo non sapendo ancora che quella domanda avrebbe cambiato completamente la mia vita.
"Harold."
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Stalker|| Harry Styles
FanfictionSapete quella strana sensazione che fa venire la pelle d'oca, ma alla fine è solo frutto della vostra immaginazione ? Beh a me capita più spesso di quanto immaginate. Vi siete mai sentire osservate, ma quando vi giravate non c'era nessuno ed avete p...