18 Settembre

1 0 0
                                    

Caro Bruno,
Va tutto bene.
Sono stata dal medico che dice che la mia vita procede bene e mi ha addirittura fatto i complimenti.
Sospetto lo abbia fatto solo per tirarmi su, spronarmi.
Ha detto anche che dovrei provare a socializzare con qualcuno, qui.
Io ho usato come scusa il cambio di città, e bla bla...a lui ha insistito.
Dice che dovrei aprirmi.

Ma lo so, lo so.
È solo che non mi va.
Devo confessare di essere stufa di lui: e mi pesa, mi domanda, mi prescrive, mi consiglia.
Sono tutte cose che io so!!
Una vita normale l'avevo anch'io, cosa crede?
La vedo la differenza fra il prima e il dopo!
Ma ora il cibo sa di cenere, respirare e guardare avanti è sfocato e lavorare è l'unica cosa che mi tiene a galla.
So benissimo che la mia è depressione, la riconosco, la detesto, ma non ho le forze per oppormici, al momento.
E se fosse un buon dottore forse non sarebbe meglio dirmi di rilassarmi e provare a migliorare con calma?

Comunque ora sono le 20.30 e sono appena uscita dal lavoro.
Ho fatto due ore di straordinario anche oggi.
Il fatto che voglia sempre farne da quando ho iniziato ha insospettito Dora, che oggi mi ha chiamato nel suo buco-ufficio.
Ha detto, in sintesi, che sono brava e le fa piacere che io voglia fare ore in più, ma ha iniziato a chiedere perché, per come... Qualcosa dovevo dirgli.
L'ufficio era caldo, polveroso e io mi stavo rilassando troppo sulla sedia, forse perché ero stanca dopo 7 ore in piedi.

Le ho detto che per una disgrazia, son rimasta sola.
Che una volta avevo genitori e un marito, ma che ora sono completamente sola.
Non ho voluto aggiungere altro.
Non potevo dirle che la sfortuna si è accanita su di me e le sono bastati 3 minuti di lavoro per distruggermi.

Stirare è un conforto.
Lavare e rimettere a nuovo i vestiti è un conforto.
Il profumo che fanno è un conforto.
Far tornare come nuovo qualcosa che era appallottolato e sporco è di conforto.

Poi non è vero che non socializzo, insomma.
Con Rodika vado d'accordo, anche perché siamo vicine come età.
Anzi, mi piace quando sono in turno con lei.
È solare, allegra e completamente incosciente.
Va con amici in discoteche, cene, locali vari e non le importa di avere un figlio a casa che l'aspetta.
Ecco, questo mi fa irritare se ci penso.
Ma sono affari suoi.

In ogni modo, Dora si è mostrata contrita e non ha aggiunto altro se non un 'mi dispiace' e un 'fai tutte le ore che vuoi'.
Bene.

Stasera c'è vento e si sente l'acqua che sbatte sul moletto sotto le finestre.
Io son qui con qualche candela accesa perché trovo inutile accendere la luce e mi sento abbastanza rilassata.

Va beh, dai, ho paura, diciamola tutta.
Sento di nuovo qualche movimento di sotto e allora io mi fermo, non accendo elettrodomestici e nemmeno le luci.

Ma chi sarà...?
Quando scendo di sotto, alla fine della rampa di scale c'è solo un corridoio e una porta bui e senza niente.
Non vedo materiali o imballaggi accatastati, nulla.
L'ingresso di quell'appartamento è in fondo vicino a un ingresso secondario che dovrebbe servire anche a me, ma che non ho mai utilizzato perché mi incute timore.
La luce è solo fuori ed è rotta da quando abito qui.
Entrare nel buio, dal buio e da un parcheggio vuoto e scuro non mi va proprio.
Io sono abituata a entrare dal portone sul molo perché il passaggio è più stretto, meno frequentato e più illuminato: lungo tutto il molo c'è un camminamento illuminato e il mio portone ne è l'ultima tappa prima del muro della fabbrica.
Chi mi ha venduto la casa diceva che sarebbe stato tutto un pullulare di locali affacciati sul porto, di qui a pochi anni.
Non so se sperarlo.

Questa è una piccola città poco distante da quella dove stavo prima e avere il mare così vicino non è male.
Certo, non ne ho la fetta migliore, fra scarichi di barche, gabbiani, personaggi loschi... Però penso sempre che a te, Bruno, potrebbe piacere.
Tu sei sempre stato attratto dal decadente, dalla musica jazz e dai locali,quindi potresti apprezzare tutto questo.
Forse lo frequenti anche, questo posto.. E io non lo so.
Dopo tutto, questo diario non ti arriverà mai.
Non so se ci sei, se mi hai mai cercato dopo la disgrazia visto che ho spento il mio telefonino e deciso di trasferirmi dando un colpo di spugna a tutto.

Sono sparita per tutti, non avercela con me.
L'unica maniera per andare avanti era ripartire e cercare di farlo dove potevo posare lo sguardo senza essere aggredita dai ricordi.

Ma ora qui, nel mio rifugio grigio di cemento e vetri opachi, credo che il bagaglio più grosso sia dentro il mio cuore e basta.

Paradise LaundryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora