1 gennaio

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Caro Bruno,
buon anno.
E' quasi mattina, ormai.
In questi giorni se chiudo gli occhi,vedo passare camicie, giacche e pantaloni.
Ho lavorato molto e fatto almeno tre ore di straordinario ogni sera: le altre si sono date malate, ma credo siano bugie.
Almeno loro hanno qualcosa da fare e persone da vedere, non sono arrabbiata: vogliono dire soldi in piu' per me e Dora mi ha addirittura detto che rendo piu' io che loro due messe assieme.
Certo, non posso cucire o rammendare, ma ho pensato che potrei anche impararlo.

Ora sono calma e posso scriverti tutto senza tralasciare nulla.
Sciocco, ogni volta che inizio a scrivere mi sento in dovere di mettere qualche frase di cortesia all'inizio.

Ieri sera sono uscita dal lavoro alle 20 e ho trovato Matteo ad aspettarmi fuori dalla porta dell'ingresso dei dipendenti.
Aveva un giubbotto rosso nuovo di zecca ed era piu' elegante del solito:aveva dei pantaloni scuri al posto dei soliti jeans strappati.
Era li'...apposta per me, voleva accompagnarmi a casa.
Non volevo essere scortese di nuovo e poi confesso che ormai mi sentivo piu' a mio agio con lui.
Era allegro, gentile e quando gli ho chiesto come mai a quell'ora non fosse gia' da qualche parte a festeggiare il capodanno mi ha detto:
"Perche' non ho nessuna con cui farlo"

Io non credo fosse fosse vero, ma diciamo che ho accettato volentieri il passaggio in una macchina calda visto che fuori si gelava e la panchina di attesa del bus era brillante di ghiaccio.

"Cosa farai questa sera?" mi ha chiesto.

"Credo quello che faccio ogni sera" gli ho detto calcandomi meglio il berretto di lana sulla testa.

"Lavoro a maglia, radio e minestrina in brodo?" ha scherzato

"No, il lavoro a maglia no" gli ho detto sorridendo (ti rendi conto,Bruno? ho sorriso a una battuta,io!)

Lui mi ha sorriso sghignazzando.
"E tu?"

"Beh, raggiungero' qualche amico al parco, piu' tardi. Mia madre fara' il solito cenone con le amiche e tornera' a casa brilla verso le 2,come sempre"

A quel punto l'educazione ha preso il sopravvento e senza fermarmi a pensare ho detto:
" Ok, io... non sono sicuramente granche' come alternativa,ma..."

"Si" mi ha detto subito.

"Ah...io... non...ok..." ho farfugliato

"Tranquilla, ho capito. Siamo da soli, possiamo mangiare una pizza insieme se vuoi, offro io. Poi me ne vado subito dopo, se sei stanca...ok?"

"Ok"
Mi aveva preso un po' in contropiede, ma l'alternativa era quella di prendere due pasticche,no?

Abbiamo preso una pizza da asporto nel locale vicino e per tutto il tempo ho sentito lo stomaco contratto come un pugno: stavo per farlo salire in casa mia.
Dopo aver passato il primo quarto d'ora cercando una scappatoia qualsiasi per non farlo,alla fine mi sono detta che dovevo smettere di pensare e basta.
Le persone normali non si fanno di questi problemi e non potevo davvero essere cosi maleducata con lui. Mi aveva scortato a casa l'ultima volta, mi dava passaggi in auto, si offriva di portarmi la spesa.
Insomma, era il  minimo.
E poi la casa era sempre lustra come uno specchio e la padrona sempre strafatta di farmaci.

"Guarda che non giudichero' il tuo appartamento, puoi rilassarti. Hai visto la mia camera, no?" ha detto leggendomi quasi nel pensiero mentre aspettavamo la pizza davanti al negozio e lui si fumava una sigaretta.
Vedevo le volute bianche che uscivano dalla sua bocca che si confondevano col vapore del suo fiato nell'aria gelida.
Mi guardava con aria calma e un po' sbarazzina.

"E poi,guarda, mi fumo questa e poi basta, non avrai bisogno del posacenere" tenendola in alto fra due dita.

Gli ho sorriso.
Iniziava a essermi davvero simpatico.
Ma qui arriva il fatto curioso: quando siamo arrivati al portone, mentre Matteo reggeva le pizze, ho fatto per infilare la chiave, ma la porta si e' aperta da sola.
Ho pensato ci fosse il mio vicino, ma era deserto e la luce era fulminata.

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