4 gennaio

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Buongiorno Bruno.
Sono qui che ti scrivo mentre il fabbro mi sta cambiando la serratura.
Oggi è il mio giorno libero.

Cambiare serratura era l'unica cosa che potevo fare, per sicurezza.
Poi mi monterà anche una specie di serratura aggiuntiva... Dice che posso stare sicura sul serio.
Voglio credergli.

Più tardi andrò dal dottore e gli chiederò qualcosa di più forte.
Lo so che volevo calare i farmaci, ma non credo di farcela in questo momento.

Ho il frigo vuoto.
Non ho potuto nemmeno offrire un caffè al fabbro. Che vergogna.

Bruno, non so come sentirmi.
L'ho sognato stanotte.
So che dovrei sentirmi spaventata, terrorizzata... ma non lo sono.

Mi sento... curiosa, ecco cosa.

Cammino in calzini felpati per poter sentire ogni singolo rumore che potrebbe venire dall'appartamento di sotto.

Eccomi, scusa, ma sono stata dal dottore e a fare la spesa.
Fuori è già buio.

Non si sente nulla venire da sotto, il portone e la lampadina sono stati riparati  e io sono qui da sola come al solito.

Il dottore mi ha detto di non mollare, che faccio progressi... E non mi ha voluto dare farmaci più pesanti.

Vorrebbe che facessi sport... E dieta... Se fossi normale mi metterei a ridere.

Dice che sono troppo magra.

Ma se sparissi, se ne accorgerebbe qualcuno? Forse Dora, magari.
Matteo...

Ora ti saluto e continuo a scrivere più tardi, devo mangiare qualcosa per prendere le pastiglie.

Sono tornata.
Matteo mi ha telefonato e non lo aveva mai fatto.
Voleva sapere come stavo e ha detto che una sua lontana cugina verrà a lavorare con noi per un po', per aiutare Dora.
Si chiama Marisol ed è sarta.

Appena messo giù il telefono ho sentito un rumore.
L'ho sentito molto bene, stavolta.

Qualcuno al piano di sotto ha spostato un mobile o qualcosa del genere.
Mi sono immobilizzata sperando di sentire di più, ma tutto tace ora.
Ho appoggiato l'orecchio al pavimento.

Sono le 23.40.

La mia serratura è chiusa, sono barricata dentro. Perfino i fermi delle finestre sono sigillati.

Sento come dei fruscii, un paio di passi... Poi il portone che si chiude... E basta.

Mi sono precipitata alla finestra,ma ho visto solo un'ombra allontanarsi dal lato del parcheggio.

Qualcuno è salito su una grossa auto scura e lucida, ma non sono riuscita a vedere il modello... Forse una Mercedes.

Appena sparito dietro la curva, mi sono sentita ancora più sola di prima.

Non so perché, ma mi sono ritrovata a scandere giù per le scale. Lentamente, sono scivolata al piano terra e dopo aver acceso la luce sono andata davanti alla sua porta.

Tutto taceva, era freddo, ma volevo vedere... Non so nemmeno io cosa.
Sul campanello nessun nome, la porta era pulita, tranne che per un lembo di carta bolla in basso. Sembrava si fosse incastrato mentre la chiudeva.

Forse era carta da imballo per un mobile o comunque qualcosa di fragile.
Chissà com'era il suo appartamento.
Spoglio? Maschile? Ultramoderno?
Cercavo addirittura un odore, qualcosa che caratterizzasse l'immagine che volevo farmi di lui... Ma l'unica scia vaga che sentivo era.. Come... Di un prodotto per i pavimenti. Fresco, ma chimico.

Come non detto, sono tornata di sopra con la coda fra le gambe.
Nessun cibo per la mia curiosità questa sera.

Dopo aver chiuso la porta dietro di me, mi sentivo spossata e forse erano le medicine.

Meglio dormire.
Buonanotte, Bruno.

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