3 gennaio.

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Caro Bruno, è fatta.

Quello che temeva Doria da un pezzo si è avverato: le due assenteiste si sono licenziate proprio il 2 gennaio e ora saremo solo io, Doria e Marisa. 

Non è nemmeno pensabile che saremo sufficienti, quindi stamattina Dora, dopo aver smesso di lanciare improperi, ha affisso il cartello di ricerca personale e ha mandato Matteo a fare altrettanto in tutto il centro commerciale.

Io oggi ho fatto il turno intero e per un po' sarà così, ma non mi pesa. Anzi, meglio.

Quando Matteo ha finito di affiggere cartelli, stamattina, mi ha guardato complice e mi ha chiesto se volevo un passaggio. Erano le quasi le 21.30 ed ero stanchissima, perciò ho detto di si.
Non avrei voluto.

Avrei voluto mettere un po' le distanze, ma per qualche motivo non ero riuscita a declinare.

Pensa che appena arrivati sotto casa,mi ha dovuto anche svegliare.

'Tranquilla, conosco una ragazza che forse verra' a lavorare con voi' ha detto sorridendo 'non dovrai sempre sfiancarti cosi''

'Oh, no, a me non dispiace' ho farfugliato

'Come mai? Hai così bisogno di soldi?'

Non sapevo che dirgli, mi stava guardando un po' di traverso e mi sono sentita presa in contropiede. Potevo considerarlo un amico e dirgli qualcosa in piu', in fondo...di che avevo paura? Che pensasse che ero fuori di testa? E' vero.

'No, io...mi piace lavorare. Mi serve ...tenermi occupata.'

Ha guardato fuori dal finestrino e acceso una sigaretta. 'Cosi' non pensi a nulla,mh?'

Ok. L'ho guardato. Sputava fuori da una virgola aperta di finestrino il fumo come se dovesse spegnere una candela lontana. Forse anche lui aveva i suoi pensieri, per quello capiva i miei.

Mi sono fatta audace. 'E tu cosa fai per non pensare?'

Lui si è girato a guardarmi di scatto, ma io ho abbassato lo sguardo rapida. 'Scusa, non volevo..'

'Io esco con persone stupide e faccio alcune cose stupide. Così tutti pensano che lo sia anche io.' ha sputato fuori in fretta e attaccandosi di nuovo alla sigaretta.

Vedevo il muscolo della sua mandibola pulsare in sintonia col pugno della mano destra chiuso sul cambio della macchina. Forse si stava arrabbiando. Ho pensato fosse il caso di andarmene.

'Io non penso che tu lo sia' ho detto raccogliendo la mia borsa e aprendo la portiera.

Sono tornata a casa quasi correndo e non mi sono resa conto che il portone era di nuovo aperto e la luce ancora rotta. Il cuore mi batteva e dava il tempo alla mia testa che mi diceva 'scema-scema-scema'. Un'interazione con esseri umani mi provocava questo? Stare senza medicine di giorno si stava rivelando rischioso per il mio sistema cardio circolatorio.

Sono entrata in casa, ma qualcosa mi sembrava strana: quanti giri di chiave avevo dato per entrare? Mi sembravano pochi...in genere la mattina ne davo 4. 

In casa le cose erano come le avevo lasciate, tutto a posto.

Mi sono spogliata e entrata in doccia ,ma continuavo a pensare alla serratura.

Poi,dopo,l'ho visto.
Era li, sul mio  cuscino.
Un quaderno scuro con la copertina rigida, e ti assicuro che non era mio.

Era disegnato a piume di pavone scurissime e sulle prime non ho avuto il coraggio di toccarlo.
La mia mente viaggiava ,il cuore batteva, il respiro era affannoso.

Chi poteva essere stato?
Chi poteva avermelo lasciato?
Cosa avevo fatto per provocare questo?

Ma dentro di me, in fondo, io lo sapevo. E forse lo sapevo già da tempo.

Mi sono asciugata, vestita, pettinata.
Il tutto con gli occhi incollati al quaderno.
Dentro, da qualche parte, questa cosa mi piaceva tanto quanto mi spaventava.

Le piume di pavone mi piacevano.
Il probabile contenuto mi faceva battere le tempie.
Immaginavo i suoi occhi e cercavo di associarli con la sua mano che scriveva qualcosa, forse i suoi pensieri.
Avrei dovuto traslocare?
Oppure cambiare città?
E se non fosse bastato?
In cosa mi stavo invischiando?
E nel peggiore dei casi, a chi potevo rivolgermi per un aiuto...?

Sono sola.

Sola.

Bruno, l'ho aperto.
La copertina era vellutata, liscia.
Le pagine all'interno erano bianche, intonse.
Non capivo.
Le ho sfogliate, cercando.
Nulla.

Poi un foglietto è uscito dalla copertina posteriore mentre lo buttavo sul letto.

' Se tu fossi un fiore '

E insieme a queste parole c'era un non-ti-scordar-di-me... stretto fra i due lembi di carta.

Non sapevo nemmeno come sentirmi.
Era stato lui.
Se mi fossi fermata a pensare a come era entrato mi sarei sentita male.

Mi sono stesa nel letto col biglietto fra le mani.

E ora, che cosa devo fare?

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