Prologue

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Il Golden Gate se lo aspettava diverso, da bambino.
Se lo aspettava dorato, brillante al sole. O almeno, questo era quello che gli aveva raccontato zio Adam.
Fu una grande delusione scoprire che in realtà era un ammasso di ferraglia colorata di rosso.
Ricordava ancora di quando da bambino stava appiccicato al finestrino impaziente di vederlo e scoprire la esorbitante quantità d'oro, per il cui furto stava già progettando qualcosa.
Poi, pouf, il sogno scompare.
Niente oro, niente furto. Niente furto, beh, niente ricchezza.

Però non si perse d'animo.
Zia Ally gli aveva raccontato che la nuova casa era fantastica.
Non vedeva l'ora di arrivare.
E stavolta, al suo arrivo non c'era affatto una delusione.
Era una casa grande e soleggiata, con un bel giardino. Lì, lui e il suo amico dai capelli dorati e i grandi occhioni azzurri, si sarebbero potuti divertire un mondo insieme.

Lui e Armin.
Era sempre stato così.

Armin era tutto per lui.
E lui era tutto per Armin.
Era tutto...ma non abbastanza.

Vedete, Eren sin da bambino credeva nei sogni.
Aveva sempre continuato a crederci.
Però poi è cresciuto.
È cresciuto e ha scoperto che i sogni sono solo realtà create della nostra fantasia per farci sentire meglio.
I sogni non si avverano. O meglio, non tutti. Non voleva perdere del tutto la speranza.
Sognava di superare i suoi esami d'università con pieni voti, sognava di fare carriera come medico lì a San Francisco e chissà, magari trasferirsi a New York un giorno.
Però il suo più grande sogno, quello che si teneva dentro sin da piccolo...ecco, quello era irrealizzabile.

All'età di quattordici anni aveva scoperto di nutrire dentro di sé il piccolo seme del suo piccolo sogno. Che poi man mano è cresciuto in un fiore stupendo. Un candido Tarassaco, o più comunemente conosciuto, dente di leone.
Ma, aspettate.
Un fiore?
No, fermi.
Non è un fiore.
I denti di leone, loro non sono dei fiori.
I denti di leone sono erbacce.

Questa è stata la cruda realtà che lo ha colpito a 17 anni.

Ha tentato di disfarsi dell'erbaccia cercando la bellezza in altri fiori.
Rose, margherite, tulipani...
Ma era tutto inutile.
Le erbacce sono difficili da estirpare.
E incontrata la difficoltà, decise allora di lasciarla lì.
L'erbaccia giaceva morente nel suo torace, di fianco al cuore.
Non l'avrebbe estirpata. Non ci avrebbe più provato. Non voleva, non poteva. Estirparla voleva dire lasciarla andare. Lasciarla andare lo avrebbe ferito.

Teneva un'erbaccia appassita nel suo cuore, ed una meravigliosa campanula bianca al suo fianco.
Le campanule. Sono meravigliose, non è vero?
Questi fiori sono capaci di crescere dove altri non riuscirebbero.
Le campanule sono simbolo di speranza e perseveranza.
Però, la loro forma ricorda a qualcosa di più tetro.
La loro forma simile ad una campana ha dato vita ad una leggenda molto interessante.
La chiamano in Scozia the Old Man bell, la campanella del Demonio.
Si dice che chi senta il tintinnio di una campanula sia prossimo alla morte.

Mi chiedo come possa portare tale presagio un fiore così bello. Voi no?


autrice
We back people!
Mi è mancato scrivere, e di questo prologo vado fin troppo fiera 🥰
Non vedevo l'ora di tornare e quale occasione migliore se non il compleanno di Eren.
Happy birthday pretty boy, we miss you.

Bye Bibis ✨💜

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