five!

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Mancava mezz'ora alla cena con la dama da me salvata.

Mi preparai pensando che quel giorno non avevo praticamente visto Allyson e anche con Peter e Mary Jane avevo parlato poco.

Mi specchiai.
Non sono male, pensai, e se non avessi un occhio nero sarei anche meglio.

Indossavo giacca, una camicia e sneakers nere e bianche - il mio tocco di eleganza. Mi passai una mano tra i capelli sforzandomi fare un'espressione... sexy. Capii che non ero decisamente quel tipo di ragazzo.
Salutai mio padre e uscii. Passai da un fioraio e comprai un piccolo mazzo di orchidee.
Arrivai all'indirizzo sul biglietto. Mi fermai un attimo, respirai e poi suonai il campanello.

La porta si aprì e pensai che il mondo è tanto grande quanto piccolo perché alla porta mi si presentò vestita di un rosso scarlatto Allyson. Rimasi inebetito e lei se ne accorse e mi invitò ad entrare. Io mi scusai e le porsi i fiori.
Aveva una casa enorme, poco più piccola della mia. La madre appena mi vide mi salutò abbracciandomi e mi presentò al padre e ad un ragazzo poco più piccolo di me e ad una ragazza poco più grande di me.
Ci sedemmo a tavola, io mi misi vicino ad Allyson. Suo padre si chiamava Victor Joie ed era un ricco imprenditore, i fratelli invece Edward e Cecile e avevano rispettivamente un anno in meno e uno in più di me.
Il signor Victor mi scrutò seriamente e dopo un po' di silenzio imbarazzante, iniziò a parlare: "Allora Harry, parlaci un po' di te. Cosa fanno i tuoi genitori."
"Oh... beh... mia madre è morta quando avevo un anno e mio padre... - esitai un istante - lavora alla Oscorp."
"Ah alla Oscorp..." rispose lui "ho sentito dell'incidente accaduto tempo fa... ad un dottore, se non sbaglio, era diventato tipo una lucertola gigante se non erro? Ma per fortuna c'era Spider-Man - disse con un tono ironico e scocciato - a proteggere la città." poi finì " Non amo molto quel posto."
Nella stanza si era creato un clima molto teso così la donna, la signora Melanie, ruppe quel tremendo silenzio iniziando a parlare quasi a vanvera.

Dopo la cena Allyson mi propose di fare una passeggiata ed io accettai senza esitare.
Si stava bene fuori: era fresco, ma il giusto.
"Non ci siamo mai parlati" disse dopo un po' "noi due, intendo."
Alzai lo sguardo verso di lei: era veramente bella e mi sentii fortunato ad essere lì con lei.
"Già" dissi. Ci fu un po' di silenzio e poi dissi qualcosa per iniziare la conversazione: "Allora, Allyson Joie, eh."
"Già, in francese significa "Gioia", mio nonno era francese. E tu, Harry..."
Non si ricordava il mio cognome per fortuna, Osborn, terribile. Cambiai subito discorso.
Alla fine arrivammo all'interno di Central Park e ci sedemmo su una panchina.
Trovai tutto molto romantico, fin troppo.

Lei iniziò a raccontare qualcosa e poi si interruppe e mi fissò: "Accidenti, hai preso proprio una bella botta." disse sfiorandomi l'occhio nero. "Si, decisamente." dissi ridacchiando.
Restammo fermi e in silenzio sulla panchina e improvvisamente spuntò fuori una banda di delinquenti. Non erano armati, ma erano tanti. Cercai di difendere Allyson, ma ricevetti una calcio sugli stinchi che mi fece accasciare a terra. I malviventi la bloccarono e la perquisirono per trovare soldi o roba di valore. Le tolsero un braccialetto d'oro e lei urlò che quello valeva tantissimo per lei e si dimenò per liberarsi.

Io ero accasciato a terra e avevo appena ricevuto un altro calcio, pensai che sarebbe stata la mia fine e che non avrei nemmeno potuto salvare Allyson, ma in quel momento arrivò Spider-Man. Tirai un respiro di sollievo. In meno di cinque minuti li aveva già bloccati tutti nelle sue ragnatele.

Poi lui ed Allyson mi aiutarono a tirarmi su e mi sdraiarono su una panchina. Lei, sfatta, lo abbracciò e lo ringraziò piangendo. Ammetto di essere stato geloso di lui. Volevo dire qualcosa, ma il dolore mi bloccava. Quando Spider-Man se ne andò, Allyson si dedicò a me, mi accompagnò a casa sua e lì mi aiutarono.

Fu abbastanza imbarazzante.
Mi "curò" sua sorella, che apprezzava molto il mondo della medicina e, poiché si trattava soprattutto della schiena, mi fece togliere la camicia. Ora, io non dico di avere chissà quale fisico, ma un accenno di tartaruga addominale ce l'ho, inoltre il fatto di essere dolorante doveva avermi reso sexy perché lei arrossì e si morse il labbro.

Mi rilassava il modo dolce con cui mi metteva la pomata e tutti i vari medicinali sugli acciacchi.
Alla fine un maggiordomo mi riportò a casa. Ovviamente mi feci lasciare in una via a caso per non dare nell'occhio.
Giunto a casa, l'unica cosa a cui pensavo era che volevo dormire.

𝙃𝙖𝙧𝙧𝙮 𝙊𝙨𝙗𝙤𝙧𝙣 - 𝙩𝙝𝙚 𝙤𝙩𝙝𝙚𝙧 𝙛𝙖𝙘𝙚 𝙤𝙛 𝙩𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙞𝙣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora