seven!

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Un giorno, dopo scuola, Pete mi invitò a casa sua per "studiare", sapevo già che avremmo passato il pomeriggio a giocare ai videogiochi. Mangiammo in un locale vicino a scuola, poi prendemmo la metro.
"Mia zia mi ha comprato l'ultimo della serie League of Thunder; ho fatto un paio di partite ed è una roba ASSURDA! È fantastico lo devi provare!" mi disse dopo un po'. "Grande, dobbiamo assolutamente giocarci!" replicai.
Era da un sacco di tempo che non andavo a casa di Peter e che non giocavamo insieme, non vedevo l'ora.

Fu così che passammo il pomeriggio a "studiare".

May non c'era, sarebbe stata fuori tutto il giorno perché era andata a trovare un'amica che abitava lontano.

Verso le sei me ne andai. Uscii e sentii il rumore di sirene della polizia.

Misi una mano in tasca per prendere il telefono e chiamare uno dei miei maggiordomi, ma il cellulare non c'era: l'avevo dimenticato a casa di Peter. Tornai indietro e visto che sapevo che la porta non era chiusa a chiave.

"Scusa Pete se torno così di fretta ma ho..." Mi fermai improvvisamente perché non potevo credere ai miei occhi: Peter era lì davanti a me, adesso immobile, con addosso la tuta di Spider-Man.
"S-sei tu" dissi incredulo, "tu sei Spider-Man!"
"Harry io..."
"Per tutto questo tempo mi hai mentito, a me, il tuo migliore amico. Sapevi che ero triste perché Allyson ha una cotta per... te e non hai detto niente."
"Harry, non potevo, l'ho fatto per proteggerti, mi spiace..."
"Basta con tutti questi "mi spiace", basta! Sono stufo di queste menzogne! Mary Jane lo sa?"
"Si" disse lui a testa bassa.
Ero infuriato, così presi il mio telefono e mi avviai verso l'uscita, ma prima che potessi andarmene Peter disse in tono serio: "Mi dispiace Harry, ma non potevo fare altrimenti." detto ciò si mise la maschera e uscii dalla finestra.
Andai a casa a piedi, ero troppo triste e arrabbiato, pensai di non potermi fidare di nessuno: anche MJ lo sapeva e non aveva detto nulla a me, il suo migliore amico.

Arrivai a casa e andai subito sul mio letto. Piansi e dopo un po' mi addormentai.

Verso le nove mi risvegliai, mi asciugai le lacrime che mi erano rimaste in viso e andai verso la cucina per mangiare qualcosa.

Passando vicino allo studio di mio padre sentii che stava parlando al telefono: "... si si, la chiave sarà nel mio studio, nel cassetto sotto la scrivania, passa domani verso mezzogiorno, non ci sarà nessuno... Harry? No, lui non ci sarà, sarà ancora a scuola a quell'ora. Non ci sarà di intralcio, tranquillo. Io sarò alla Oscorp, mi raccomando conserva la chiave in caso di emergenza. Ora devo andare, ciao."

Mi ero nascosto per non far vedere che stessi origliando, ma urtai qualcosa e mio padre urlò "Chi va là!?" così dovetti rispondere: "Ehm niente papà, sono io, stavo andando in cucina e ho sbattuto contro qualcosa, sono ancora un po' assonnato eh eh..."
"Fa' più attenzione!" rispose lui in tono serio.
Era tutto molto strano: decisi che avrei preso quella chiave e avrei capito a cosa servisse.

𝙃𝙖𝙧𝙧𝙮 𝙊𝙨𝙗𝙤𝙧𝙣 - 𝙩𝙝𝙚 𝙤𝙩𝙝𝙚𝙧 𝙛𝙖𝙘𝙚 𝙤𝙛 𝙩𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙞𝙣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora