thirteen!

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Era sabato sera, si stava bene ed io ed Ally eravamo usciti a cena. Stavamo seduti nei tavolini esterni di un pub e sgranocchiavamo qualche patatina e bevevano le nostre Coca.
Lei rideva alle mie stupide battutine e io mi sentivo un idiota, ma mi divertivo.
Dopo un po' però mi incupii, mi dispiaceva mentirle su suo padre e sul mio e decisi di dirle la verità.
"Allyson, io devo dirti una cosa..."
"... che mi ami? lo so, me l'hai già detto Harry, sennò non saremmo qui ora." ridacchiò lei.
"No, Ally, è una cosa importante."
Lei si fece seria.
"Sta succedendo qualcosa di strano e forse pericoloso, che riguarda tuo padre, la sua compagnia e... mio padre"
"Io non capisco Harry, tuo padre? Ma non era un impiegato della Oscorp? Cosa c'entra con mio padre?"
"Ally mio padre, Norman Osborn..."
"Norman Osborn!? Perché non ci ho pensato prima! Il tuo cognome!"
Ci pensò un attimo e poi disse: "Harry, tu sei ricco." La sua era più un'affermazione che una domanda.
"Si ma vedi..." Non potei finire la frase che lei si infuriò: "Per tutto questo tempo ho creduto che tu fossi un ragazzo umile! È adesso scopro che sei un ricco snob figlio del più grande impresario di New York!! È fino ad ora non mi hai detto niente! Mi hai mentito, ti sei finto qualcun altro, un ragazzo umile, tranquillo, che mi faceva quasi pietà. Ed io che mi sentivo a disagio pensando a come tu fossi così felice anche senza tutti quei soldi e mi dispiaceva farti sentire meno importante, sminuirti. Ma è stata tutta una bugia!"
"Ally, se solo tu mi lasciassi spiegare..."
"E smettila di chiamarmi Ally! Basta Harry, ho bisogno... di un po' di tempo. All'improvviso mi sembrate tutti uguali voi ragazzi, tutti... falsi." E detto ciò se ne andò.
Restai lì, solo, con addosso gli occhi di tutti.
Non mi ero mai sentito così male in tutta la mia vita.
Come se non bastasse iniziò a piovere e arrivai a casa fradicio.

Mi fermai davanti alla grande porta di ingresso; mi sentivo a disagio ad entrare in quella casa, perciò andai in un altro posto. Andai da Mary Jane. I suoi genitori non c'erano perché erano a teatro.
Suonai il campanello e quando lei aprì la abbracciai e scoppiai in lacrime. Lei mi abbracciò e mi invitò ad entrare.
Mi fece sedere sul divano e mi offrì una tazza di tè caldo.
"Allora, raccontami bene cos'è successo." E io le raccontai tutto, includendo anche tutto il caso che stavamo seguendo io e Pete.
Inizialmente si arrabbiò perché non avevo detto la verità ad Allyson, ma poi, capendo che ero veramente dispiaciuto, mi abbracciò e mi sembrò come se mia mamma mi stesse stringendo fra le sue braccia. Infondo MJ era la mia migliore amica.
Quella notte mi fermai a dormire lì.

Il mattino seguente mi svegliai presto, prima di tutti, e me ne andai senza fare rumore.
Non sapevo dove andare; non me la sentivo di tornare a casa mia, almeno non subito.
E così mi ritrovai ad essere un vagabondo con un tetto che girava per New York alle sei del mattino.

Verso le sette, Peter mi chiamò: "Ehi ci sono novità, vieni da me, subito."
Mi avviai perché capii che se Peter era già sveglio a quell'ora della domenica, doveva essere qualcosa di importante.

𝙃𝙖𝙧𝙧𝙮 𝙊𝙨𝙗𝙤𝙧𝙣 - 𝙩𝙝𝙚 𝙤𝙩𝙝𝙚𝙧 𝙛𝙖𝙘𝙚 𝙤𝙛 𝙩𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙞𝙣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora