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CAPITOLO 11: ALL'IMPROVVISO

Punto di vista del Dott. Reid

[26 gennaio 2010]

La mia stanchezza svanisce immediatamente, e vengo pervaso da una scarica di adrenalina quando sento qualcuno bloccare la porta di casa mia. Faccio per voltarmi e mi allungo verso la fondina, ma prima che possa appropriarmi della pistola, sento che qualcuno mi afferra per i capelli. Il mio tentativo di difendermi è vano, e sento che la mia tempia viene spinta contro lo stipite della porta, producendo un forte suono.

Il mio corpo si fa insensibile per un momento, la mia vista è disturbata da macchie nere, e mi fischiano le orecchie. In questo momento di debolezza, sento la mano del mio assalitore afferrare la mia pistola e gettarla in salotto. La sento collidere con il pavimento di legno, ed il suono mi fa riprendere i sensi.

Una forte presa mi cinge i bicipiti ed il petto, limitando la mia possibilità di contrattaccare. Vengo sollevato da terra e prendo a scalciare nel vuoto, sperando che la forza della spinta della parte inferiore del mio corpo sia sufficiente per far perdere l'equilibrio al mio assalitore. Odo la voce baritona dell'uomo mormorare qualcosa in tono confortante, ma non riesco a comprendere le sue parole poiché lo spesso strato di sangue che cola dalla tempia mi finisce nell'orecchio. Mi faccio sempre più stordito dal mio agitarmi e dalla perdita di sangue, ma so che gli infortuni alla testa sanguinano copiosamente anche se questi ultimi sono minori.

Sento la fredda aria della notte sulla pelle, indicandomi che il mio assalitore mi ha trascinato all'esterno, e quando apro gli occhi capisco che è così. Continuo a scalciare mentre scendiamo le scale, facendomi male ai polpacci ed alle caviglie contro le scale di metallo.

Mentre guardo la porta semi aperta del mio appartamento da lontano, mi sovviene che il settanta percento degli attacchi avvengono di spalle, e che non avrei dovuto lasciare che la mia stanchezza predominasse sui miei istinti. Nonostante la mia ammonizione mentale, non interrompo la mia rappresaglia — al contrario, combatto con più forza.

Invece che usare solo le gambe per sospingere il mio peso, porto in avanti anche le spalle, facendo tutto il possibile per liberarmi dalla presa dell'uomo. Tento anche di portare le spalle al suo mento, ma si è posizionato dietro di me in modo da essere immune ad ogni mio attacco mentre mi trascina via.

L'accelerazione del mio battito cardiaco fa pulsare la mia ferita alla tempia, e più sangue fuoriesce dalla stessa. La mia testa prende a pulsare in sincrono con i passi dell'uomo, i quali si stanno facendo affaticati sotto al mio peso.

La mia vista si fa nera ai bordi, e continuo a combattere il mio assalitore nonostante la debolezza causata dal colpo inflittomi. Sento che viene aperta una portiera, e prima che possa fare qualsiasi cosa, vengo gettato in un veicolo.

Quando atterro sul pavimento dello stesso, la mia nuca colpisce la portiera di fronte a quella dalla quale sono stato forzato all'interno, facendomi perdere i sensi. 

spencer |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora