d i c i a n n o v e

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CAPITOLO 19: O MORTE, OV'È IL TUO DARDO?

[30 gennaio 2010]

"Hotch!" esclama Penelope Garcia con fare emozionato quando la stessa si affretta nella sala conferenze il giorno successivo. "Ho trovato qualcuno che corrisponde al nostro profilo! Si chiama Adam Greenwood ed è stato riportato che si sia recato solo sporadicamente a lavoro da quando sono iniziati gli omicidi, mentre prima era al lavoro quasi tutti i giorni".

"Abbiamo un indirizzo?" domanda Aaron Hotchner quando la donna si getta su una sedia, sollevando lo schermo del suo computer.

"Sì, ma ecco il fatto: vive in un piccolo condominio. Non ha modo di avere privacy per uccidere le sue vittime lì" sbuffa Penelope, i suoi occhi analizzano ogni dettaglio sullo schermo.

"Quindi c'è una seconda location" Derek incrocia le braccia al petto, i suoi muscoli si contraggono.

"Non è una che ho trovato" ammette Penelope, scavando in ogni parte della sua vita che riesce a scovare.

"Beh, non è molto d'aiuto" ribatte Aaron, pentendosi però delle proprie parole prima di rivolgere uno sguardo di scuse a Penelope.

"È nato e cresciuto nella zona di Washington D.C." legge Penelope, sistemandosi i suoi occhiali viola sul naso. "Ha frequentato l'Accademia Preparatoria Calloway da quando aveva 14 anni, e non è molto risparmiosa, quindi sembra che i suoi genitori abbiamo avuto dei risparmi. Dopo le superiori è andato all'Università di Economia, ma ha finito per lavorare come uno degli addetti alle vendite presso un'azienda cartiera dopo un tentativo fallito di fondare un proprio business".

"C'è qualcosa nella sua vita che suggerisca ad una seconda location?" domanda JJ, chiedendosi se la scuola fosse ancora attiva.

"L'unico luogo oltre alla casa in cui è cresciuto e l'appartamento in cui risiede è l'Accademia, che è stata chiusa nel '93. L'edificio è però fuori dal raggio in cui è stato individuato Reid" ammette Penelope.

"Quanto è fuori?" domanda Rossi.

"Circa 25 chilometri" risponde lei, le rotelle nella testa dell'Agente si attivano.

"È improbabile, ma vale assolutamente la pena controllare" annuisce Hotchner alzandosi in piedi, ed il resto del team lo imita. "Garcia, ci mandi per favore le coordinate?"

"Fatto" risponde la donna premendo alcuni pulsanti sulla tastiera prima di chiudere lo schermo del computer, al che Aaron annuisce.

"Andiamo".

Punto di vista del Dottor Reid

Apro debolmente gli occhi, non mi ricordo quando ho perso i sensi. Mi sovviene però di aver sognato della bellissima Rosemary. Era così vivido, così reale, così tangibile...cerco di riportare la mente alla sensazione dei suoi capelli fra le mie dita e della sua mano sulla mia guancia, ma non riesco a percepire altro che il freddo pavimento sotto al mio fianco ed il mal di testa che mi assale la fronte.

Lascio che le mie palpebre si chiudano, le mie lunghe ciglia accarezzano le lacrime asciugate che si sono indurite sotto ai miei occhi. Tento invano di sollevare la testa, non essendo in grado di reggerla più di un istante. Un respiro tremolante oltrepassa le mie labbra quando realizzo quanto sono diventato debole.

In base alla luce che filtra dalle crepe nelle finestre serrate, deduco che sia tarda mattinata; significa quindi che ho dormito quasi tutto il giorno ieri, il che mi spaventa. Comincio a domandarmi quanto mi rimanga fino a quando verrò accolto nell'abbraccio confortante della morte.

"O morte, ov'è il tuo dardo?" sussurro citando la Bibbia, un libro che ho memorizzato completamente anni fa.

Abbasso lo sguardo, fissando il viso che si è trovato di fronte a me per tutto il tempo che ho trascorso sotto gli spalti. I suoi occhi permanentemente aperti sono stati ricoperti da una pellicola azzurra, che sovrasta le sue iridi che una volta erano marroni. Le mosche ricoprono la sua gola per l'intero, formando un muro sulla ferita aperta. L'odore che emana si confonde con quello degli altri, accarezzando il mio naso come un vecchio amico.

Serro gli occhi un'altra volta, sentendomi mancare nuovamente dopo aver bruciato il minimo di energia. Quando sto per perdere nuovamente i sensi odo un suono che mi spaventa e mi fa provare speranza allo stesso momento.

Un colpo di pistola.

Qualche minuto più tardi sento qualcuno esclamare, ma non riesco a distinguere le parole, ma localizzo il suono appena fuori dalla porta della palestra.

"Reid?" sento la voce di Derek Morgan che esclama, alla quale fa eco quella di Rossi.

Poco dopo la porta della palestra viene aperta con forza, e sento dei passi sul pavimento di legno. Odo Morgan grugnire ed imprecare all'odore terribile che aderisce ad ogni centimetro della stanza. Lui e Rossi si spostano nel mezzo della stanza ed alzano lo sguardo verso i corpi appesi al soffitto.

Mi cercano.

"Derek!" tossisco debolmente, sono appena in grado di sussurrare. "Rossi!"

Non mi sentono, e vedo Rossi chiamare il resto del team al cellulare.

"Andiamo ragazzino" sento dire da Derek alzando lo sguardo sui cadaveri appesi, "per favore non essere lì".

"Morgan!" piango, tossendo così rocamente che quasi svengo ancora. "Sono qui!"

Nonostante la mia voce sia un mero sussurro, Derek s'interrompe e mette una mano sulla spalla di Rossi.

"Hai sentito?" domanda Derek, e Rossi annuisce.

"Sembra che venisse da lì" dice l'uomo, e tiro un sospiro di sollievo.

Vedo Derek afferrare la pistola e la torcia, puntandole avanti a sé mentre avanza verso gli spalti.

"È qui!" esclama Derek quando la luce della sua torcia mette in evidenzia il mio corpo, correndo verso di me ed abbassandosi sotto al supporto di metallo. "Ci siamo, bel ragazzo. Resta con me!"

Nonostante stia esclamando, percepisco la sua voce distante, come se la stessi ascoltando da sott'acqua. Sento vagamente una mano sotto alla mia nuca, ed un'altra sul mio petto, quindi alzo debolmente lo sguardo su quello preoccupato di Morgan.

"Morgan?" sussurro, non riesco ad udire nemmeno la mia stessa voce.

"Sono io. Sei al sicuro" la sua bocca si muove, ma non sento che cosa dice. "Guardami, okay? Concentrati su di me, andrà tutto bene".

Lo vedo voltarsi ed urlare qualcosa a Rossi in merito ad un'ambulanza. Poi riporta l'attenzione su di me proprio mentre mi sento mancare, ed i miei occhi si chiudono. L'ultima cosa che ricordo è lui che cerca di urlare il mio nome mentre le sue lacrime affondano nei miei capelli. 

spencer |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora