4 - sono maledetta

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Appena rientro a casa tiro dei calci al vento per lanciare le scarpe nuove, comprate da Laura, lontane dai miei piedi doloranti, seguite dal sacchetto di carta in cui ci sono i vestiti di D'Ambrosio che dovrò lavare.
Mi sto trascinando verso il divano quando Jubra appare di fronte a me, è fasciata in un tubino così stretto che mi chiedo se respiri.
«Mamma mia, che brutta faccia» osserva con una smorfia «Stasera non riuscirai a conquistare nessuno se no-»
«Stasera non mi muovo da qui» ringhio  «Sono stanchissima, voglio solo il mio pigiama e morire in silenzio»
«Ma io sono già pronta per un aperitivo»
«Buon per te»
Quindi mi lascio cadere come un corpo morto sul mio russell e schiocco le dita per mettermi in tenuta da notte.
Mi viene quasi da piangere quando vedo che una magia mi è riuscita e mi bacio da sola i polpastrelli, sotto gli occhi disorientati di mia cugina.
Allontanando la mano dal viso, lo sguardo mi cade sul polso, che analizzo attentamente in cerca di qualche taglio.
Quello che è successo nello studio del giovane D'Ambrosio è davvero strano e non so darmi una spiegazione, ma ora sono davvero troppo stanca per pensarci e, nel giro di pochi secondi, mi addormento.

Ho dormito 16 ore.
16.
Non ho mai dormito così tanto.
Si vede che provare tutti quegli incantesimi senza riuscirci mi ha stremata.
Sono in cucina che preparo dei toast con della musica in sottofondo, dalla stanza degli ospiti esce un ragazzo completamente nudo che non ho mai visto.
La sua pelle nera è tirata nel punto degli addominali e si accorge di me dopo svariati secondi, quindi si copre le parti intime lasciate al vento e mi chiede imbarazzato dove si trovi il bagno. Glielo indico con un gesto della mano e seguo il movimento delle sue natiche con gli occhi.
«Però!» commento a mia cugina che sbuca fuori dalla stanza in intimo.
«Bello, vero?» mi fa l'occhiolino e le alzo il pollice in su, dopo aver sistemato un toast nel suo piatto.
«Fai colazione con noi?» urlo al nuovo ospite, ma Jubra scuote la testa rapidamente per negare.
«Sì» risponde il ragazzo uscendo dalla toilette. Mia cugina salta giù dallo sgabello, si affretta a recuperare le cose del poveretto e lo spinge verso l'uscita senza dargli il tempo di cambiarsi, gli dà la mano, lo ringrazia e dopo un a mai più serra la porta d'ingresso con più mandate.
E ora che me ne faccio di tutti questi toast?
«Senti, J» le dico quando si siede di nuovo vicino a me «Ierihopersoipoteri»
Tutto attaccato, senza respiro.
«Che vuol dire che hai perso i poteri?» si gira allarmata.
«Solo per un arco di tempo, mentre ero nel palazzo del mio nuovo cliente» quindi le racconto tutti i miei incantesimi falliti e per una volta la vedo davvero concentrata.
Così concentratata che mi mette ansia.
«Ma, quando sono rientrata qui, è tornato tutto normale» concludo, lei si alza pensierosa e si mette a rovistare tra i miei libri di magia.
«Potrebbe essere il palazzo» dice mentre sfoglia un volume sulle architetture stregate.
«In che senso?» è in questi momenti che invidio tantissimo Jubra per aver studiato assiduamente il nostro mondo.
«Ci sono alcune strutture, in cui le fondamenta sono state costruite con mattoni ricoperti di sale» mi spiega «Era una tecnica segreta usata dai cacciatori di streghe espulsi dal loro ordine e resi vulnerabili. Per proteggersi, almeno nelle loro case, hanno studiato questo metodo: così da renderci umane quanto loro»
«Ah» è l'unica cosa che esce dalla mia bocca.
«Ma se non sbaglio era una tecnica usata in Germania»
«Lui è tedesco» le ricordo e lei mi guarda come se fossi scema.
«Ma dubito lo abbia costruito lui quel palazzo»
Ha ragione, mi sono rimbecillita tutta di colpo?
Poi però mi viene in mente l'avventura con l'ascensore.
«Allora non posso essere stata io a far andare l'ascensore a 100 chilometri orari»
«Già» conferma mentre si accarezza la fronte «Chiama Laura e dille di venire qui»
«Che c'entra Laura?»
«Uno: dovete lavorare. E due: le farai fissare un appuntamento con il tedesco in un posto dove sappiamo che la magia non viene limitata. Così scopriremo se è davvero il palazzo»

Alle undici Laura arriva nel mio attico, lavoriamo seriamente per un'oretta, poi mi ricorda che alle 15:00 devo essere in Università a presentare un workshop che farò tra qualche settimana. Quindi, seguendo il piano di mia cugina, le chiedo di fissare un appuntamento con il giovane D'Ambrosio nel bar di lusso dove ho incontrato suo padre la prima volta.
Io e la mia parente stiamo apparecchiando per il pranzo, Laura si preme le tempie mentre continua a chiedere un giorno disponibile al segretario del tedesco.
Mi sto innervosendo io per lei.
Quante cose ha da fare questo stupido biondo per non avere un'ora di tempo?
UNA!
Quando, per la seconda volta, la vedo scrollare il calendario al mese successivo, perdo il controllo e le strappo il telefono di mano.
«Due mesi?» strillo alla persona dall'altra parte «Stiamo scherzando? Mi serve un'ora!»
«S-signorina Macagi» balbetta l'assistente dall'altro lato «Mi rattrista informarla che il signor D'Ambrosio è molto impegnato e ch-»
«Manco fosse la regina d'Inghilterra» ringhio «Mi passi il suo capo, subito»
Dopo un breve momento di silenzio l'uomo torna a parlare: «Sono desolato ma il signore è in riunione e non può essere disturbato»
«Se non vuoi che io ti disturbi la vita fino a renderla impossibile, ti consiglio di disturbare la sua fottuta riunione»
Jubra mi fa cenno di calmarmi e poi si indica la gola, probabilmente la mia vena del collo sta per esplodere.
In sottofondo, però, sento la voce profonda di Emanuele: «Ma che vuole ancora questa? Che rompicoglioni! Dille che non ci sono e basta!»
La rabbia mi offusca la ragione e lancio il mio cellulare contro il muro, distruggendolo completamente.
Laura e Jubra mi guardano con gli occhi fuori dalle orbite.
«Non lavorerò più per quello stronzo» sentenzio, poi mi siedo al tavolo per mangiare con calma, come se non fosse successo nulla «Volete mangiare o state lì a fissarmi?»
E senza proferire parola prendono posto intorno al tavolo.

The Prince and The WitchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora