Yoongi's pov
Sono seduto da quasi un'ora su questa cavolo di sedia, ad aspettare che i medici escano da quella benedetta sala.
Non mi permettono di avere notizie sul conto di Jimin, perciò ho chiamato sua madre. Spero arrivi in fretta, ho bisogno di sapere che il mio piccolo sta bene.
Dio, se solo non lo avessi lasciato solo. È vero, avevamo discusso, ma non dovevo allontanarmi. È colpa mia. Io sapevo della situazione. Credevo di riuscire a controllarla, ma non è stato così. Per colpa mia, lui è stato ferito.
Se ripenso alle mani di quel mostro sul suo corpo, al sangue e al suo piccolo viso tumefatto, sento la rabbia montarmi dentro. Giuro che, se mi dovesse capitare tra le mani quell'essere, non ci penserei neanche un secondo a spedirlo negli abissi più profondi.
Ho chiamato anche Tae e gli altri, a breve dovrebbero arrivare. Io continuo a muovere le gambe nervosamente e a torturarmi le mani, ancora macchiate dal sangue di Jimin, come una parte dei miei vestiti.
"Yoongi!" Un urlo, proveniente da destra, mi fa voltare di scatto.
La madre di Jimin, preoccupata e affannata, corre verso di me per poi strattonarmi.
"Perché glielo hai permesso?! Perché?! Dovevi proteggerlo!" Urla e piange contemporaneamente, non posso biasimarla. Ha ragione ad avercela con me, io l'ho messo in pericolo senza pensare alla gravità della situazione.
"Signora Park?" Un medico si avvicina a lei, probabilmente per parlare delle condizioni di Jimin.
"Sì, sono io"
"Come sta?" Chiedo subito, senza aspettare una qualsiasi risposta dal medico.
"Dunque, la situazione non è grave. Per fortuna non ha fratture o danni cerebrali. Presenta diverse lesioni, dovute allo scontro, ma niente di grave. Siamo riusciti a ricucire il taglio sul braccio, è stata la perdita di sangue eccessiva a fargli perdere conoscenza. Con una trasfusione si riprenderà. Il problema, però, credo sia un altro. Vede, il corpo di Jimin ha reagito così poiché era troppo debole" spalanco gli occhi e cerco di ascoltare ancora di più, se possibile. "Mi spiego meglio. A quanto risulta dalle analisi che gli abbiamo effettuato, suo figlio non presenta i valori nutritivi necessari per un corretto funzionamento del corpo. In parole semplici, la mancanza di cibo, ha portato il suo corpo a perdere le energie. Di conseguenza, anche svolgere delle piccole azioni, richiede un grande sforzo per lui e può comportare mancamenti.
Lei sa se suo figlio soffre di disturbi alimentari?" Chiede il medico, prima di afferrare una penna dal taschino, per appuntarsi qualcosa sulla cartellina che tiene in mano.
"Io sì" la interrompo, sapendo già la sua risposta. "Voglio dire, molto spesso l'ho visto non mangiare, ma ho sempre cercato di aiutarlo. Anzi, ultimamente mi sembrava che stesse migliorando. Ogni volta che siamo insieme, mangia senza dimostrare alcun ripensamento"
"È molto probabile che rigetti tutto ciò che mangia, successivamente ai pasti. Lo metterò in contatto con la psicologa del reparto di disturbi alimentari. Per ora, Jimin, si trova nella stanza venticinque. Sta riposando, ancora non sappiamo quando si sveglierà. Potrete visitarlo tra poco, ma vi chiediamo di non fare troppo rumore e di lasciarlo dormire." Ci avverte, prima di condurre la signora Park a compilare diversi moduli.
Io ritorno seduto sulla sedia e aspetto di poter vedere il mio piccolo. Ripenso alla sua voce, alla sua risata che mi riscalda il cuore e ai suoi splendidi occhi.
Lo amo da impazzire, non riuscirei a vivere senza di lui.
Credevo che i problemi con il cibo stessero migliorando, ma a quanto pare mi sbagliavo. Ha affrontato tutto da solo, senza chiedere il mio aiuto.
Penso alla possibilità di non riuscire più a vederlo. Magari, una volta sveglio, non vorrà più stare con me per via dell'accordo che avevo con sua madre.
Sento il panico crescere dentro di me. Non riesco a respirare correttamente, mi manca l'ossigeno. Passo le mani, nervosamente, sulle gambe. Inizio a respirare ancora più velocemente, la vista è annebbiata e i rumori sono ovattati. Porto le mani al viso e provo a fermare qualsiasi mio movimento. Faccio pochi respiri profondi, per poi tornare alla normalità. Appoggio la fronte sui palmi delle mani e piango silenziosamente, cercando di nascondermi da occhi indiscreti.
Piango, fino a che non sento le voci dei nostri amici, richiamarmi nel corridoio.
Corro verso Tae, mi lascio stringere in un forte abbraccio e crollo a piangere sulla sua spalla.
"È solo colpa mia...s-sono un m-mostro" singhiozzo leggermente. Cerca di tranquillizzarmi, passando una mano sulla mia schiena.
"Yoongi, stai tranquillo. Andrà tutto bene, non è colpa tua"
Non mi interessa se sto facendo la figura del poppante davanti a tutti, ma l'idea che Jimin possa stare male, mi rende totalmente instabile.Dopo circa un'ora, la madre di Jimin esce dalla stanza del biondo e si ferma davanti a me.
"Scusa per prima. Non dovevo dire quelle cose, la colpa è mia e di nessun altro. Dovevo avvertirlo, ma ho preferito tenerlo all'oscuro di tutto, credendo di proteggerlo. Sono io il vero mostro" alcune lacrime scendono dai suoi occhi, porta le mani al viso per asciugarlo, per poi rivolgersi di nuovo a me.
"Vai da lui, resta con lui finché non si sveglia. Sei l'unica persona che vorrebbe al suo fianco, ti prego vai" mi sussurra, lasciandomi dolci carezze sulla testa.
Annuisco e mi avvicino alla porta della stanza, sotto lo sguardo incuriosito degli altri.
Apro la piccola porta cigolante ed entro in quella camera spenta, ora buia per via delle tapparelle abbassate e delle tendine, sulla vetrata verso il corridoio, anch'esse chiuse.
Mi avvicino al letto e mi siedo su una piccola sedia affianco. Allungo una mano per accarezzargli il viso. Le sue guance, nonostante i lividi sul viso, sono ancora morbide e bellissime. Afferro la sua mano destra e gli lascio un bacio sulla fronte.
"Anche così sei bellissimo" sussurro, per poi appoggiare la testa lì vicino e rilassarmi.Mi sveglio quando sento qualcosa stringermi la mano. Alzo di scatto la testa, quando mi accorgo che si tratta di Jimin.
"Amore! Sei sveglio, piccolo mio. Stai bene? Come ti senti?" Mi avvicino un po' di più, lo vedo sorridere debolmente.
"Sono sveglio da un po'. Sono venuti a trovarmi anche gli altri, mentre dormivi" soffia fuori, flebile.
"Jimin, mi dispiace così tanto" inizio, ma vengo interrotto dal suo piccolo indice destro sulle mie labbra.
"Voglio solo sapere il perché, voglio che mi spieghi tutto" dichiara, prima di sistemarsi in una posizione più comoda.
"Ehm...va bene. Ti spiegherò tutto, ma è complicato. Quando io e Tae ci siamo trasferiti...anzi prima di trasferirci, abbiamo cercato qualche lavoretto da fare, per guadagnarci i soldi per vivere insieme. Una volta arrivati qui, io non avevo ancora trovato un lavoro, mentre Tae sì. Era esattamente il nostro primo giorno nella nuova città, eravamo appena entrati in casa, quando tua madre si è presentata davanti alla nostra porta. Mi ha spiegato la vostra situazione famigliare e mi ha offerto un lavoro. Mi ha chiesto di controllarti e proteggerti in caso di emergenza, in cambio di denaro. Io, ovviamente, ho accettato. Avevo bisogno di un lavoro disperatamente e la paga di tua madre era davvero ottima. Perciò, il nostro primo giorno di scuola, mi sono avvicinato a te. Tua madre non mi aveva imposto di diventare un tuo amico, lei mi aveva chiesto solo di proteggerti, io però volevo conoscerti." Prendo un grande respiro e continuo.
"Abbiamo iniziato a conoscerci meglio, siamo diventati amici, finché non ho iniziato a provare dei sentimenti per te. Sentimenti che, piano piano, sono diventati sempre più forti, quasi spaventandomi. Tua madre continuava a offrirmi soldi come ricompensa, ma io non li accettavo mai. Farlo, sarebbe stato come affermare, che tu non valevi nulla per me. Ho scoperto che persona magnifica tu sia e mi sono innamorato di te." Sorrido, ricordando il nostro primo bacio. "Quando mi hai raccontato dei messaggi, avevo sospettato che fossero di tuo padre. Tua madre mi aveva avvisato da poco del suo rilascio e, guarda caso, ti arrivavano messaggi minatori. In seguito ne ho parlato con lei. Ho deciso di continuare a proteggerti, non come lavoro, ma perché ti amo. Dopo hai scoperto tutto e abbiamo litigato. In quei giorni ho raggiunto picchi di ansia assurdi. In primo luogo, perché tu eri in pericolo costante e poi perché non riuscivo a spiegarti i fatti." Mi interrompo, per poi passare al pezzo più importante.
"È vero, all'inizio mi sono avvicinato a te per lavoro. Ma ti giuro, che tutto l'amore che ho provato e che ancora provo per te, è reale. Sei la mia vita Jimin, non smetterò mai di ripetertelo. Sei l'unico a conoscere alcune mie caratteristiche, ad esempio i gesti teneri e dolci. Sei l'unico con cui io abbia avuto un vero rapporto, che non fosse solo sesso. Sei l'unico che non mi stancherei mai di guardare, di ascoltare e di cercare di capire. Sei l'unica persona a cui io abbia mai detto 'ti amo'. Ed è così. Ti amo e, anche se non vorrai più avere a che fare con me, io continuerò ad amarti."
STAI LEGGENDO
𝐓𝐫𝐞𝐚𝐬𝐮𝐫𝐞 - 𝐘𝐨𝐨𝐧𝐦𝐢𝐧
Fanfiction|COMPLETATA| - IN REVISIONE "Jimin" "Ti prego no" "Jimin guardati." " Yoongi, per favore" "Guardati. Vorrei che tu potessi vederti con i miei occhi, perché fidati, sei lo spettacolo più bello che io abbia mai visto. Non farti questo" Jimin è un raga...