Carillon

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Lo stesso sonno che ti accudisce, fantolo,
a me corrompe il cuore e riempie l'anima di nuvole
nasconde la tua luce e dolcemente m'incupisce;
niente è più triste e al tempo stesso vero
e inevitabile
mentre a stento, in quest'angolo nascosto,
riparo quel che mi è rimasto dall'alitar del vento

E questa tempesta è un incubo
che l'incubo dentro sé stessa ingloba
ché mormora in silenzio il nome tuo
mentre corrode lento la mia forma

Lo stesso suono che ti assopisce, subdolo
irrompe dentro al cuore e scempia l'anima di nuvole
confonde quella luce e lentamente poi svanisce
con te, è sì triste e al tempo stesso vero
e inevitabile
mentre al vento, in quest'angolo riposto,
quel ninnolo agitandosi non può farmi contento

E ciò che resta è un incubo
che nell'incubo della tempesta affonda
e rantola in silenzio il nome tuo
mentre si muove lento sulla tomba

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