Capitolo II

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'Dodicesima Casa'La casa dei Pesci era caratterizzata dalla presenza insistente delle rose, esse emanavano un dolce profumo talmente letale da poter uccidere al minimo respiro. La casa era caratterizzata dalla presenza di due statue ai lati del portico su cui si ergevano due pesci, uno in argento e l'altro in oro. Nella dodicesima casa regnava la calma ed il silenzio, nella grande sala all'ingresso della casa, Aphrodite e Cardinale stavano prendendo il solito the, Amor stava contemplando la sua bellezza di fronte lo specchio. Albafica era appena tornato dall'allenamento così andò a farsi il bagno. La quiete venne interrotta dallo schiamazzare dei due bambini che abitavano in quella casa a seguire le urla di Alrisha che li rimproverava. Alrisha fece il suo ingresso nel salone, in armatura, tenendo sul braccio sinistro Shijima e trascinando con la mano destra Antares dal colletto della maglia, che con le braccia conserte non aveva intenzione di camminare solo per fare un dispetto a sua 'madre'. -Antares, por favor te detienes- (Antares, per favore smettila) -No, no quero lavarme. No es por los hombres fuertes como yo.-(No, non voglio lavarmi. Non è da uomini forti come me) - Te lo he dicho en tu lengua porque tenia que escucharme y comprender-(L'ho detto nella tua lingua perché devi ascoltarmi e capire) - Sin embargo no quero hacer el baño- (Comunque il bagno non voglio farlo) I presenti nel salotto non capirono una sola parola, non conoscendo la lingua. Guardarono Alrisha stupiti e confusi. Alrisha dal canto suo odiava essere disobbedita, sapeva che Antares odiava farsi il bagno ma non lo avrebbe fatto andare a letto pieno di sudore e fango. Disturbato da tutto quel baccano, Albafica finì di lavarsi e mettendosi l'accappatoio uscì dal bagno per capire la provenienza di tutto quel chiasso. In un primo momento i bambini smisero di lagnarsi diventando improvvisamente silenziosi, Alrisha alternò il suo sguardo da Albafica ai bambini, non riusciva a capire l'improvviso silenzio. -Avanti ragazzino, non c'è niente di meglio di un bagno caldo nelle tue condizioni. - Disse Albafica accarezzando dolcemente la testa di Antares; si avviò in camera sua per vestirsi lasciando Alrisha ed i bambini in corridoio. Non riusciva a comprendere l'improvviso silenzio dei bambini ed il suo gesto affettuoso nei confronti del ragazzino, non era da lui essere affettuoso e spingersi anche ad una minima carezza. Lui non amava il contatto fisico, non per disgusto ma per paura, paura di poter nuocere o addirittura uccidere qualcuno a causa del suo essere. L'unica cosa che chiedeva adesso Albafica era solo un po' di pace ed una birra, aveva bisogno di schiarirsi le idee. Andando nel salotto trovò Aphrodite intento a bere una tazza di the sulla poltrona accanto la grande finestra. - Mi sembri alquanto turbato mon ami. - - No affatto. Cosa te lo fa intuire?- -Il fatto che tu stia ammirando da più di cinque minuti un punto impreciso del pavimento. Cos'è? Il fatto che una donna abbia abitato ed abiti qui ti turba?- - No. Non è questo. D'altronde è un bene che una donna sia anche nella casa dei Pesci.- - C'est la vie, mon ami. Ma so che c'è dell'altro. Quando sarai pronto vuoterai il sacco.- Albafica rimase colpito dalle parole di Aphrodite. Non lo conosceva molto bene ma sapeva il necessario. Il fatto che tutti abitassero lì non li obbligava a conoscersi nel profondo e né a diventare amici di vecchia data. Ognuno era libero di fare ciò che più gli garbava. Non c'erano costrizioni. - Beh, fra meno di due ore ci sarà la cena. Vado a prepararmi, a dopo mon ami- - Aprhodite?- - Sì?- - Mi spieghi perché ti ostini a parlare in francese se sei di origini svedesi?- A quella domanda il cavaliere scoppiò in una grassa risata, sbalordito dalla domanda del suo collega. -Lo parlo solo per eleganza. Ha una cadenza più dolce a confronto dello svedese.- Detto ciò si avvio verso la sua stanza per prepararsi lasciando Albafica da solo nella sala. Era questo il momento che aspettava Albafica, completamente solo come i primi tempi in cui era diventato un cavaliere della Dea Athena. Non aveva bisogno di ritirarsi in camera per cambiarsi per la cena, era già pronto quindi aveva tutto il tempo per riflettere. Dopo aver fatto il bagno ai due bambini e dopo averli vestiti e profumati, Alrisha aveva bisogno di un po' di tranquillità. Quelle due piccole pesti erano peggio di uno scontro a sorpresa contro gli Specters, erano un pieno di energia. E lei li amava per questo, li adorava sin dal primo momento. Mancava poco all'inizio della cena e lei non era ancora pronta, così si alzò per prepararsi il più in fretta possibile. Non voleva esagerare nel mettersi un vestito elegante o sfarzoso, era una semplice cena assieme gli altri, così decise di indossare un vestito in maglina nera, lungo sino ai piedi con spacco sul lato destro lungo il polpaccio. Mentre stava spazzolando i capelli, bussarono lievemente alla porta. -Avanti, è aperto.- -Ma cherie, noi stiamo andando. Sei pronta?- -Sì, ho appena finito.- Aphrodite guardò ogni centimetro del corpo sinuoso di Alrisha. Era una donna davvero splendida, anche se i piani di Aphrodite andavano nel verso opposto. Tese il braccio verso Alrisha così che potesse accompagnarla . Intanto Albafica e Cardinale erano sulla gradinata ad aspettare che gli altri li raggiungessero. Nessuno dei due aveva intenzione di parlare o di provare a conversare. Entrambi erano uomini di poche parole, certamente per Albafica era strano non aver intrapreso una conversazione ma non ne aveva intenzione, se Cardinale gli avesse rivolto la parola molto probabilmente non gli presterebbe minimamente attenzione. Preferiva stare per conto proprio, anche durante il giro di ronda. La Dea Athena sapeva che Albafica preferiva agire da solo. Tutto fu interrotto dall'arrivo dei cavalieri mancanti, cioè Alrisha accompagnata sia da Aphrodite che da Amor. Entrambi si contendevano il posto da accompagnatore, in tutto ciò Alrisha avrebbe preferito fare da sola ma non voleva sconfortare i due cavalieri, così prese entrambi a braccetto in modo da non suscitare litigi. Avendo avuto ognuno ciò che voleva, si avviarono tutti verso la casa del Sagittario per la cena. La casa del sagittario era in stile classico greco, le colonne d'ordine corinzio adornavano l'entrata su cui si ergeva un enorme portone in legno. La scalinata in marmo era divisa dalla statua raffigurante il simbolo del Sagittario, una creatura metà uomo e metà cavallo munito di arco e freccia, un posto molto accogliente così come i cavalieri che la abitano. Il cavaliere del Sagittario, sin dai tempi del mito, è uno dei cavalieri più devoti alla Dea Athena. Alrisha conosceva solo Demetra, cavaliere del Sagittario della nuova generazione; l'aveva conosciuta al Grande Tempio durante la sua formazione da cavaliere. Dal primo istante, Alrisha sapeva di potersi fidare di lei, la considerava come una sorella. Dal primo incontro nacque una fervida amicizia, anche Demetra considerava Alrisha come una sorella, lei era l'unica che la conosceva davvero nel profondo, avevano una sintonia unica. -Finalmente siete arrivati, vi aspettavamo.- un uomo dai capelli color miele prese parola. -Sisifos, da quanto tempo. È bello rivederti- Sisifos era il cavaliere del sagittario prima di Aiolos. Un uomo dal cuore d'oro e dall'animo coraggioso. Albafica lo conosceva bene, dopo la sua morte anche Sisifos ebbe i suoi problemi e sensi di colpa. Ancora adesso era strano ritrovare tutti i suoi compagni di guerra che sapeva fossero morti, sacrificando la loro vita per la salvezza dell'umanità. La tavola era imbandita di ogni leccornia possibile: arrosto, fettine di pollo, spaghetti, zuppa di verdure, insalata di riso, salumi; per non parlare dell'abbondanza di vino e birra per la felicità di tutti gli uomini. Alrisha prese posto accanto Demetra ed Antares, tenendo in braccio Shijima. La cena proseguì in armonia con il sottofondo di chiacchiere e risate. Alrisha aveva dedicato tutta la sua attenzione ad i suoi bambini: Antares, stranamente, era stato tranquillo mangiando tutto con gusto; Shijima aveva mangiato unicamente dal piatto di Alrisha aspettando che fosse lei a dirle di mangiare. Tutte le attenzioni di Alrisha non erano passate inosservate, Asmita della Vergine, pur essendo cieco dalla nascita, aveva sentito l'animo di Alrisha e della bambina sulle sue ginocchia. Era proprio quella bambina che lo incuriosiva. Il suo animo era incredibile, immacolato, somigliante a quello di Shun di Andromeda. Proprio in quel momento Shijima scese dalle ginocchia di Alrisha, attirata da un'aura pacifica. Alrisha la guardò senza dire una parola, Shijima era una bambina molto introversa e non si allontanava molto spesso da lei, ma quando lo faceva era perché era sicura del fatto suo. Shijima si fece spazio per riuscire a trovarsi di fianco Asmita della Vergine. -Perché hai gli occhi chiusi?- Le chiese la bambina con un filo di voce; Asmita si volse a lei sorridendole, mettendole una mano sulla testa. -Sono così da quando sono nato .- -Perché?- -Perché gli dei hanno voluto donarmi una qualità in più.- Shijima tese la mano verso il viso di Asmita, le sue piccole dita toccarono delicatamente le palpebre del cavaliere. Asmita era in completo imbarazzo. Nessuno mai aveva provato a dargli un solo gesto affettuoso. - Presentati alla sesta casa, quella della Vergine. Io sarò lì a meditare.- Detto ciò si alzò, prese la mano della bambina conducendola gentilmente da Alrisha. Pur non vedendo con gli occhi, Asmita usava gli altri sensi, non aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse.

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