Capitolo VIII

16 1 0
                                    


Dopo il piccolo incidente, Alrisha, contrariata, riprese l'allenamento con Antares. Non voleva terminare rendendo infelice il suo bambino. Sapeva che il suo cosmo non si era ancora manifestato, pur avendo ancora sei anni, doveva stimolarlo. Forse, facendo così il suo cosmo si sarebbe manifestato. Un passo per volta. – Basta così per oggi Antares. Continueremo domani.- disse congedando il bambino. Erano rimasti in pochi nell'arena. Era il momento perfetto per smaltire un po' di rabbia. –Sei ancora qui?- Alrisha si girò, all'udire quella voce, trovandovi Nikolaj, cavaliere dell'ultima generazione della casa dell'Acquario. –Perché sei in armatura?- chiese Alrisha guardando l'armatura splendere alla luce del tramonto –Cercavo qualcuno con cui combattere, ho bisogno di sgranchirmi i muscoli.- disse sorridendo beffardo. Alrisha gli sorrise di rimando, richiamo a sé l'armatura dei pesci, trasformandosi.

-Capiti a fagiolo, Nikolaj. Quando vuoi.- disse mettendosi in posizione. Il cavaliere dell'acquario non se lo fece ripetere due volte. Non era un vero e proprio scontro, anche se nessuno era deciso a risparmiare colpi. Erano entrambi al massimo della potenza, ed andando avanti il loro cosmo accresceva sempre di più. Nikolaj era stanco, sembrava davvero che Alrisha lo volesse cancellare dalla faccia della terra. Lei, al contrario di lui, non sentiva la stanchezza, anche se i suoi muscoli stavano implorando pietà. Aveva dato sfogo alla sua ira, non voleva fermarsi. Essendo allo stremo delle forze, Nikolaj smise di combattere. Mossa sbagliata. In un battito di ciglia si ritrovò sotto metri e metri di terra. –Ma ti è dato di volta il cervello, per caso?- gridò Nikolaj cercando di liberarsi, Alrisha non si mosse di un millimetro, aveva il braccio destro teso in avanti prendendo grandi boccate d'aria. Si era lasciata prendere troppo la mano. –Alrisha.- Albafica era dietro di lei, aveva assistito al combattimento. Sentendo le mani di Albafica sulle sue spalle, Alrisha si rilassò. Aveva esagerato,e lo sapeva bene. –la prossima volta, se so che non sei per niente tranquilla, mi ricorderò di non allenarmi con te.- disse il cavaliere dell'acquario, massaggiandosi il muscolo della spalla.

-Mi dispiace, Nikolaj. Avevo altro per la testa.- disse Alrisha con voce bassa. Nikolaj, capendo la situazione, se ne andò senza dire una parola. Alrisha cercava di calmarsi il più possibile. Allora Albafica l'abbracciò. La tenette stretta a se, contro il suo petto – Calmati rosa preziosa.- le sussurrò dolcemente continuando a cullarla. –Dovresti sentirti onorato.- disse Alrisha girando lievemente il viso verso Albafica –Perché?- chiese quest'ultimo. –Sei l'unico uomo in tutta la mia vita a cui ho permesso di fare un mucchio di cose che nessuno mai abbia fatto.- -Allora devo essere davvero molto fortunato.- disse Albafica lasciandole un bacio al lato delle labbra.

-Se ti chiedessi di venire nella stanza accanto la mia stasera per dipingerti, accetteresti?- Alrisha non si era dimenticata. Voleva dipingerlo. Voleva immortalare quella bellezza, così che potesse essere immortale. –Non pensavo volessi andare subito al sodo.- disse ridendo lievemente Albafica, ricevendo un leggero pugno da parte di Alrisha, che intanto era arrossita dall'imbarazzo. –No, ma che vai a pensare. È per dipingerti.- -Ah certo. Vieni tu a chiamarmi, così non mi lascerò prendere da Morfeo.- -Stasera dove siamo a cena?- -Nella prima casa, per la felicità di Sion .- disse Albafica ridendo leggermente. -Perché?- - Sion non ama avere la casa in disordine, ma non si può tirare indietro e lo sa.- il sole era ormai calato da un bel po', era ora di tornare alla dodicesima casa, farsi un bagno caldo e andare a cena.

- Alrisha sei pronta?- chiese Albafica sbucando dalla porta della camera di Alrisha trovandola seduta sul letto intenta ad allacciarsi le scarpe. Albafica guardò curioso quel modello di scarpe, nella sua epoca non esistevano, si usavano solo stivali o scarpe in puro cuoio. –Andiamo?- disse Alrisha schioccando le dita davanti agli occhi di Albafica, che si risvegliò dai suoi pensieri verso quelle scarpe ed anche l'abbigliamento di Alrisha. Lei lo guardò interrogativa, posandole le mani sui fianchi. Lui le tese una mano così da accompagnarla verso gli altri cavalieri che li attendevano.

Di fronte alle scale della dodicesima casa, Antares e Shijima, si attaccarono alle gambe della madre. Tenendo ancora la mano intrecciata a quella di Albafica, accarezzò delicatamente i visi dei suoi bambini, ultimamente erano diventati fin troppo affettuosi. Si staccarono dalla madre andando ad abbracciare Albafica, che in un primo momento non seppe cosa fare; ricambiò l'abraccio goffamente, Antares prese la mano di Albafica sorridendo, mentre Shijima prese quella di Alrisha.

La prima delle dodici case, quella dell'Ariete, era un luogo tranquillo e semplice. Le colonne che adornavano il perimetro delle mura, erano di ordine dorico. La scalinata in marmo di Carrara presentava due custodi in pietra, due grossi arieti dall'aria minacciosa stavano a guardia della casa. Arrivati alla prima casa, vennero accolti da Sion e Mu, alla loro vista Shijima corse verso Mu che l'abbracciò al volo –Shijima, non sono modi – disse Alrisha rimproverando dolcemente la bambina –Non ti preoccupare Alrisha, abbiamo stretto un ottima amicizia grazie ad Asmita.- dicendo così, il cavaliere dell'ariete andò a prendere posto tenendo la bambina accanto a se; - Dunque la cosa è ufficiale?- proruppe Sion guardando le mani intrecciate di Alrisha ed Albafica, lei arrossì iniziando a mordersi il labbro, lui fece un lieve cenno d'assenso non sapendo cosa rispondere. Non ne avevano ancora parlato in realtà. Capendo l'imbarazzo, Sion li invitò ad accomodarsi; tutto procedeva per il meglio, ogni volta che Albafica tentava di fare un gesto carino, Antares faceva di tutto per intromettersi. Era frustrante per Albafica, soprattutto quando tutti i cavalieri le si avvicinavano anche per salutarla.

-Non avevamo un conto in sospeso io e te?- le chiese Alrisha sussurrandogli all'orecchio, lui la guardò sorridendo, la invitò ad alzarsi cominciandola a condurre al di fuori della prima casa –Aspetta, i bambini non posso lasciarli qui.- disse riportandolo alla prima casa, non pensava avesse tanta forza, lo stava letteralmente trascinando.

-Dunque, avevo ragione.- Manigoldo del cancro sbucò alle spalle di Albafica. –Riguardo?-

-Il cavaliere dei Pesci che negli Inferi ci ha salvato il culo. -

-Eh va bene, avete vinto. Mi attirava.-

-Mmh ti attirava. Ed ora?-

-Ora cosa?-

-Devi fare il passo successivo- Albafica lo guardò interrogativo, passo successivo? –Devi accettarlo, questa non è solo attrazione, lo sai bene ma non devo essere io a convincerti, ma tu. - Manigoldo aveva ragione, rivolse lo sguardo verso l'oggetto dei suoi pensieri, una donna forte, determinata, bellissima, dolce, bellissima ed ancora bellissima.

PiscesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora