Volare

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Tornò il silenzio nell'ufficio del re, dopo la partenza di Mefistofele. Escludendo le grida di dolore delle anime, non vi erano altri suoni se non il ritmico avvicinarsi dei passi rapidi di Keros. Lucifero si concentrò su altre questioni, distratto dallo scalpiccio dei piedini del piccolo, che correva lungo il corridoio. Lo vide dirigersi in fretta verso l'unico sbocco senza porte, che conduceva ad una terrazza che si affacciava al giardino sottostante.

"Keros!" lo chiamò, allarmato.

Il re scattò in piedi e si mosse in fretta, gridando al bambino di fermarsi. Lo vide saltare di sotto e Lucifero spalancò le ali, gettandosi per recuperarlo. Erano molto in alto ma per fortuna il battito delle ali del demone gli permise di recuperare il cucciolo prima che si schiantasse. Lo strinse fra le braccia, ma non riuscì ad atterrare bene e si ritrovò a picchiare il terreno con una spalla e l'ala sinistra. Strinse i denti per non emettere gemiti di dolore ed allarmare il piccolo, che iniziò a protestare.

"Lasciami! Voglio volare!" si lagnò.

"Volare?" ansimò il demone, per la corsa e la botta.

"Sì! Gli altri bambini aprono le ali se cadono. E volano".

"Ma... Keros, tu non hai le ali. Non puoi volare".

Il mezzo demone si mostrò molto deluso da quelle frasi. Il re si rialzò, facendo cenno alle guardie, che erano accorse alle grida del loro signore, di non preoccuparsi. Con le ali, nascose allo sguardo il viso di Keros, che iniziava a rigarsi di lacrime. Una volta in stanza da soli, Lucifero mise seduto il bimbo su un tavolo e controllò non si fosse fatto male.

"Perché non ho le ali?" piagnucolò Keros.

"Non tutti le hanno. Lilith, per esempio, non le ha. C'è chi ha le ali, chi la coda, chi gli artigli... Tu hai i denti da vampiro, che molti altri non hanno. E vedi bene nel buio totale".

"Ma io voglio volare. Lo voglio tanto!".

"Ed io vorrei tanto piangere e non posso. Ma posso fare molte altre cose".

"Ma perché non puoi?".

"I caduti non possono piangere, è la loro maledizione. Le ultime lacrime le ho versate qui, prima che facessi costruire il palazzo. Appena precipitato dal cielo, avevo realizzato quel che avevo perso ed ho pianto. Però poi non ci sono più riuscito".

"E come mai dovresti piangere? Sei triste?".

"A volte sì, può capitare. Capita a tutti. Ma io non posso, e resta quel nodo alla gola...".

Keros si asciugò le lacrime ed abbracciò il re. Così facendo si accorse della ferita del signore infernale e fece un faccino mortificato.

"Ti sei fatto male per colpa mia. Mi dispiace".

"Keros, l'Inferno è pieno di gente che soffre...".

"Ma soffrono perché sono cattivi! Meritano di soffrire!".

"Io sono il più cattivo di tutti" mormorò Lucifero "Ed ora chiama Lilith, per favore. E tu vai a cambiarti, sei sporco di terra. Ti porto a vedere le stelle".

"Le stelle?".

"Sì. Se mi prometti di non piangere più davanti agli altri demoni. Con me e le tue mamme puoi farlo, ma con altri no. Mi hai capito?".

"Sì... Me lo avevi già detto...".

Senza dire altro, il bambino portò Lilith da Lucifero poi andò nelle sue stanze. La demone chiuse la porta dietro di sé.

"Dammi una sistemata, per favore" parlò il re, indicando la spalla e l'ala.

Lilith annuì. Lentamente aiutò il suo signore a togliere la lunga giacca scura e pulì la ferita.

"Siete fortunato..." mormorò "...da quell'altezza potevate anche rompervi qualcosa".

"Sono caduto da ben più in alto, mia cara".

Lei iniziò a bendarlo, con il necessario riposto in quella stanza.

"Il piccolo si è fatto male?".

"No".

"Lo avete protetto per bene".

"Questa notte lo porto a vedere il cielo stellato".

"Siate prudenti. Gli angeli ci sorvegliano".

Il re annuì. Era distratto. Forse era il momento di dire a quel bambino tutta la verità. Fin ora, visto che fra demoni non si usavano quasi mai i termini "papà" e "mamma", non aveva avuto grossi problemi. Ma forse era giunto il momento e la meraviglia per le stelle lo avrebbe aiutato. Keros sapeva tutto su Carmilla, ma null'altro riguardo il suo patrimonio genetico. Solo il signore dei demoni sapeva di chi fosse realmente figlio quel bambino.

"Con nessun altro cucciolo vi siete mai comportato così" constatò Lilith, finendo il bendaggio "Vado a prendervi una giacca nuova, così nemmeno si nota la fasciatura".

Quando tornò, Lucifero era ancora pensieroso.

"Lui è speciale" le disse "Unico".

"Confessatemelo. È vostro? È il vostro bambino?".

"Non geneticamente. Ma ho piena intenzione di crescerlo come tale, se me lo concederà".

"Capisco...".

Lucifero sorrise docilmente, e si chinò per baciarla, passandole una mano fra le cosce. Lei si accigliò, non gradendo molto che qualcuno prendesse l'iniziativa in quel modo. Poi il re le augurò la buonanotte, trovando Keros fuori dalla porta, pronto a vedere le stelle.

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