Apparenza

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Simadè intrecciava e pettinava con cura i capelli del suo signore. Li stava adornando con perle dorate e trecce complesse. Keros, seduto in silenzio davanti allo specchio della propria stanza, lo lasciava fare. Il demone, mentre il principe si trovava lontano per addestrarsi, era vissuto a palazzo ed aveva imparato tutto il necessario per servire al meglio l'erede al trono. Oltre alla capigliatura, Simadè aiutò Keros ad indossare la lunga veste regale, allacciando con fiocchi e catene il complicato intreccio che la chiudeva.

"Rispondimi sinceramente, Simadè" parlò Keros, scegliendo un orecchino.

"Parlate pure, altezza" fu la risposta del servo.

"Nella vita... conta l'apparenza. Dico bene?".

"L'apparenza?".

Il principe sospirò, mentre l'Incubus ne contornava pesantemente gli occhi di nero, rendendoli lievemente spettrali.

"Non conta quel che siamo veramente..." riprese Keros "L'importante è mostrare agli altri quel che vogliono vedere. Giusto?".

"Mio signore... Sinceramente non comprendo del tutto da dove possa scaturire tale ragionamento ma... suppongo abbiate ragione. Le persone attorno a noi si aspettano determinate cose, determinati atteggiamenti. Insomma... Io non posso mettermi a correre nudo per le sale reali, per esempio".

"E ti piacerebbe farlo?".

"Non ci ho mai pensato...".

Keros non parlò e continuò a specchiarsi, trovando strano quel suo aspetto dopo il tempo trascorso fra gli angeli.

"Se posso avere l'ardire di riportarvi un esempio..." riprese l'Incubus, finendo di sistemare i capelli "...durante i miei giorni di servizio qui a palazzo, mi è capitato di avere a che fare con il re. Ed in alcune situazioni, era chiaro che gli mancavate molto. Era una persona diversa da come si mostra al popolo. E voi lo sapete meglio di me. Per governare, mostra il suo lato freddo e crudele. Però in realtà non è solo così, ha molte sfaccettature. Questo vale un po' per tutti".

"Il popolo si aspetta da me che io sia un principe...".

"Suppongo di sì, altezza".

"Bene. In questo caso... Mostrerò loro il principe migliore che possa esistere!".


Camminando lungo il corridoio, con il lungo strascico regale che frusciava sul pavimento lucido, Keros riconobbe alcuni suoi colleghi di addestramento. Era lieto di vedere che fossero riusciti ad entrare nel corpo delle guardie regali. Vedendolo, salutarono rispettosamente e si misero sull'attenti. Il principe tentennò, provando il desiderio di scambiare quattro chiacchiere. Ma capì che gli impegni regali erano ben più urgenti.

Scortato da Asmodeo, Keros raggiunse l'ufficio dove Lucifero svolgeva le sue pratiche. Con la corona poggiata immediatamente sul tavolo, perché lo infastidiva sulle orecchie, il principe iniziò a leggere alcuni documenti. Azazel, con un inchino, si mise a spiegare quali fossero le questioni più importanti da sbrigare e quali invece potevano essere momentaneamente accantonate.

"Abbiamo appena ricevuto una richiesta dalla città alleata di Gehenna" spiegò il demone messaggero, mostrando la missiva "Richiedono approvvigionamenti. A quanto pare il loro raccolto non è stato buono".

"La nostra città è ben fornita?" chiese Keros, osservando la lettera ed il timbro del demone che la governava.

"Sissignore. Certo" annuì Azazel.

"Allora mandate quanto richiesto. Gli alleati vanno sempre trattati bene".

"Provvedo immediatamente ad inviare l'ordine. Necessito solo del sigillo regale...".

Keros  ☆completa☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora