Stelle e rane

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Lungo il corridoio nero, si potevano ammirare numerosi quadri raffiguranti il re Lucifero, intento a fissare con aria minacciosa i passanti. Nel suo impareggiabile narcisismo, si era fatto ritrarre lungo le epoche ed i secoli trascorsi. C'era chi favoleggiava di un dipinto nascosto, il più antico, che mostrava qualcosa che ormai stava svanendo dalla mente dei caduti, ovvero il re quando era la più bella creatura del Paradiso.

Keros attendeva il demone sotto il ritratto in cui compariva pure lui, poco più che neonato, in braccio a Lucifero , che fissava accigliato l'osservatore cingendo il piccolo, in atteggiamento protettivo.

"Sei pronto?" domandò il re, e Keros annuì.

"Prima di andare..." continuò il demone, incamminandosi lungo il corridoio "...qualche piccola regola. Innanzitutto cerca di obbedire, se ti dico di tornare a casa non voglio sentire lagnanze di alcun genere. In secondo luogo, ti porterò in una zona non frequentata dagli umani, ma non si sa mai. Se ne dovesse comparire uno, cerchiamo di non farci notare. Oggi non ho voglia di perdere tempo con la stupidità di quelle scimmie glabre. Punto tre, se si materializza qualche angelo, non ti spaventare. Ricorda che ci sono io, penso io a quei fastidiosi cosi piumosi".

"Capito" annuì di nuovo il bambino.

Seguì il re, aggrappandosi alla coda, impaziente. Al loro passaggio, demoni vari si scansavano allarmati. Il piccolo trovava sempre divertente quella scena. Raggiunsero una stanza che Lucifero aprì con una chiave.

"Un giorno imparerai anche tu come muoverti al di fuori di qua. Per ora, non prendere iniziative" ammonì il signore dell'Inferno.

Il re in realtà non aveva bisogno di quella stanza specifica per uscire dagli inferi, ma il suo ingresso oltre quella soglia era un chiaro messaggio ai suoi sottoposti: non ci sono, non rompete le palle e rilassatevi. Prese in braccio Keros, che si era messo un vestito semplice di colore scuro per confondersi nella notte.

"L'inferno ha tante porte" spiegò il Diavolo, indicando complicati simboli in terra, racchiusi in forme circolari "Ma noi siamo liberi di muoverci anche senza passare per esse. Più diventerai potente e più ti sarà facile aprire nuovi percorsi. Ora ti porto in un luogo dove vado quando proprio non ne posso più e voglio stare da solo".

Il bambino vide gli occhi del re illuminarsi e sotto i suoi piedi comparve un complicatissimo disegno. Svanirono entrambi da quella stanza vuota e piena di simboli, per materializzarsi in aperta campagna. L'erba era molto alta, la notte illuminata da un piccolo spicchio di luna. Il demone tenne il bimbo in braccio e gli ordinò di fare silenzio. Annusò l'aria e si concentrò su ogni suono. Si udiva il frinire dei grilli ed il lento sciabordio di un fiume. Quando si convinse che non ci fossero pericoli, lasciò Keros a terra. Il bambino era avvolto dall'erba e rise per il solletico.

"Ecco le stelle" le indicò Lucifero e Keros spalancò gli occhi, affascinato.

"Come sono belle!".

"Vero? Pensa che brillano da miliardi di anni in cielo".

"Almeno loro sono più vecchie di te?".

"Che domanda impertinente...".

"Ma io da grande potrò venire nel mondo umano?".

"Certo. Poi dipenderà da cosa farai da grande. Sai che i demoni hanno tanti ruoli...".

"Ed io potrò fare quello che voglio?".

"Certo".

"Voglio fare il demone custode ".

"Indubbiamente saresti originale...".

"E questo cos'è?" domandò ancora il piccolo, riferendosi al canto del grillo.

Il re iniziò a spiegare pazientemente ogni cosa. La lingua dei demoni era complessa, ma il piccolo si impegnava e tentava di ricordare tutto. Poi il bambino fu distratto dall'ennesimo suono nuovo.

Keros  ☆completa☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora