Maestri

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Il re stava osservando in silenzio Keros, che pasticciava con il cibo che aveva nel piatto. Erano soli nella grande sala da pranzo, con il lungo tavolo illuminato da candelabri scuri ed attorcigliati. Lucifero era seduto capotavola ed il bambino era alla sua destra, dinnanzi ad un piatto pieno per metà.

"Ho fame" esordì il piccolo.

"Mangia quello che hai davanti" gli rispose il demone, sorseggiando un po' di vino "Smettila di giocarci".

"Ma io ho fame di un'altra cosa!".

"Finisci quello e poi ne parliamo".

Il piccolo punzecchiò con il cucchiaio quel che aveva nel piatto, con una smorfia. Si voltò verso Lucifero e mostrò i piccoli denti da vampiro.

"No!" lo bloccò subito il re "Ti ho già spiegato che non puoi nutrirti spesso del mio sangue".

"Ma io ho fame! Voglio quello! Il sangue!" piagnucolò Keros.

"Non puoi. La smetti di fare i capricci?".

"Solo un po'! Dai! Poi farò il bravo".

"Non potrei mai chiederti di fare il bravo. A me basta che non rompi le palle al sottoscritto".

"Stronzo".

Lucifero alzò il calice verso il bambino, con un ghigno divertito, e tornò a concentrarsi su alcuni fogli che aveva fra le mani.

"Cattivo" incalzò il piccolo.

"Il più cattivo di tutti, cucciolo. Piuttosto... come vanno le lezioni con Asmodeo? Ti diverti?".

"Sì, ma è difficile".

"Fosse semplice, non servirebbe un maestro per imparare a dominare il fuoco".

"Oggi sei di cattivo umore".

"Un pochino, in effetti. Ma su, parlami. Che fate? Ci sono altri apprendisti assieme a te?".

"No, Asmodeo insegna solo a me. Adesso mi tratta bene, non mi guarda nel modo strano con cui mi guardava prima".

"Asmodeo è uno di quelli che giudica dalle apparenze. Ma ora che sa che usi il fuoco, come lui, ti vede sotto una luce nuova".

"Mi fa arrabbiare, perché così faccio le fiamme. Se no non riesco".

"Imparerai".

"Sì. Ed un giorno andrò da Mihael e gli darò fuoco al sedere".

Il re ridacchiò, notando poi con disappunto di avere il calice ormai vuoto.

"Ora di andare al lavoro" borbottò "E per te ora di andare a fare gli esercizi di grammatica. Un demone tentatore che non sa scrivere i contratti... non è credibile".

Keros annuì. Scese dalla sedia, decisamente troppo alta per lui. Affiancò Lucifero e tentò di nuovo di impietosirlo, mettendosi una mano sulla pancia e mugugnando. Sperava di convincerlo di essere quasi morto di fame.

"Ho detto di no!" sibilò il re, agitando leggermente la coda.

Il bambino abbassò la testa. Poi si voltò di colpo e tentò comunque di morderlo, saltando.

"Fame!" ripeté più volte, mentre Lucifero lo afferrava e cercava di fermare la sua irruenza.

"Finiscila!" lo sgridò il demone, bloccandolo con due mani "Smettila di agitarti come un tonno all'asciutto. Sei un tonno?".

"No, non sono un tonno...".

"E allora stai fermo".

"Fame!".

Keros  ☆completa☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora