Shinjitsu. (parte 1)

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I ragazzi si alzarono felici, scambiandosi un bacio a stampo, sorridendosi l'un l'altro. Era fin troppo strana quella tranquillità e quell'allegria che dominava la casa quel giorno. Per quanto tempo ancora avrebbero potuto nascondere la loro relazione? E poi, il fatto che Jude e T/n non erano fratelli andava rivelato? Il regista si era già fatto queste domande più e più volte, ma sapeva che presto avrebbe trovato una soluzione a tutto. Scesero a fare colazione, chiacchierando allegramente con i genitori. Ad un tratto, a Jude passò per la testa l'affermazione fatta la sera prima dai genitori.

<Cosa dovevate dirci?> chiese con disinvoltura.

<Ah, già. Ci hanno comunicato la data della prima partita che vi coinvolgerà nel FFI!>

E così passarono il mese i due ragazzi: discutendo delle varie tecniche da adottare, pensando ai loro compagni, giocando partite di allenamento e, talvolta, scambiandosi momenti di riservatezza e dolcezza tra di loro. Fin qui (quasi) tutto "normale". Poi, una sera, qualcuno bussò alla porta. Era tardi nonostante fossero tutti svegli, ma ciononostante chi mai poteva essere a quell'ora? T/p andò ad aprire, trovando la figura di una donna che, accompagnata da colui che sembrava essere suo marito, non si presentò neanche, ma fece una richiesta strana e inquietante al tempo stesso.

<Dov'è?> chiese fredda e adottando un tono così fermo e glaciale da fa paura. Rimasero tutti sbigottiti da quella domanda, chi era quella donna? Il padre, con immensa calma riuscì a rispondere. <Chi state cercando, signori?> chiese accennando un sorriso, ma evidentemente i due presunti coniugi al di fuori della porta non sembravano essere tanto cordiali. Intanto, in casa regnava un silenzio leggermente preoccupante. Nessuno si mosse, i ragazzi e i genitori rimasero immobili, senza neanche far uscire un filo di voce, stavano tutti osservando quella strana coppia cercando di capire le loro intenzioni.

"Come mai quella donna ha usato quel tono di voce? Chi stanno cercando?" si continuava a ripetere il rasta, che, involontariamente, aveva fatto un passo avanti. Poi, la donna cominciò ad alzare il braccio destro, e puntò il dito verso di lui. <Sharp... Jude Sharp.>, pronunciò quella donna indicando il rasta, che, quasi leggermente spiazzato, fece un altro passo avanti. Fece per aprire bocca e pronunciare qualcosa, ma venne bloccato. L'uomo che stava fuori corse dentro casa e tappò la bocca di Jude con una mano, mentre con l'altra cercava di farlo stare fermo. <Sappiamo bene chi sei, non abbiamo bisogno di presentazioni. Nessuno ti conosce meglio di noi due, caro Jude.> continuò l'uomo.

Non si poteva negare: Jude era un po' spaventato, si notava; ma lo era ancora di più la c/c, che non aveva la minima idea di ciò che stesse succedendo. Il regista continuava a dimenarsi ed a lamentarsi mentre i genitori della ragazza si fecero sentire, alzando la voce. <Che cosa volete?! Lasciate in pace mio figlio!> urlarono. Ma i due presunti coniugi non rivolsero loro nemmeno uno sguardo. Intanto, si potevano notare le luci delle finestre altrui accendersi, e le persone scendere a controllare cosa stesse succedendo. Il rasta ad un tratto si addormentò, l'uomo dalla sconosciuta identità lo prese, e insieme alla moglie scapparono.

T/n scoppiò in lacrime, cercando di riaprire la porta e rincorrere l'amato regista, ma i suoi genitori la bloccarono, anch'essi molto dispiaciuti per l'accaduto, e le dissero di tornare in camera: l'indomani mattina avrebbero chiamato i carabinieri e avrebbero cominciato a scegliere un avvocato quantomeno razionale, capace di far riavere loro il ragazzo che consideravano un figlio ormai. Qualcuno però, aveva già avuto quest'idea, e fortunatamente era disposto ad aiutarli, dato ciò che aveva visto. Così, verso le 8 di mattina, la ragazza si alzò, piena di occhiaie e borse sotto gli occhi, fece una doccia fredda e corse dai genitori per fare qualcosa. Ma trovò una visita inaspettata.

<Avvocato Kobayashi?> chiese sorpresa, mentre l'uomo le porse la mano in segno di saluto. Bevve un sorso del caffè che aveva in mano e decise di risponderle nel modo più cauto possibile, poiché capiva come avrebbe potuto sentirsi la c/c. <T/n, giusto? Ieri sera sentivo delle urla... e sono sceso a controllare. Quando ho visto quella scena... ho deciso subito che una famiglia meravigliosa e di cui parlano bene tutti come la vostra meritava un aiuto più che professionale.> le rispose l'uomo, che era conosciuto da tutti come "l'avvocato più prestigioso di Tokyo, se non del Giappone".

Eppure T/n rimase spiazzata dalle sue parole, forse non riusciva a fidarsi ancora. "Chissà quanti soldi vuole questo..." pensò roteando gli occhi, ma l'avvocato era abituato a cose del genere,e allora optò per dirle la verità e provare a rassicurarla. <Ascolta T/n, so chi sono quelle persone, le conosco. So di cosa sono capaci, per questo voglio aiutarti, voglio aiutarvi, perché ve lo meritate.> spiegò lui accennando un sorriso. Lei, però, testarda com'era, continuò a darsi la colpa. "E' solo colpa mia... è colpa mia se Jude in questo momento non è accanto a me. E' solo colpa mia che ho permesso una cosa del genere... Aspettami, farò di tutto." si ripeté nella sua testa.




Shinjitsu ||JudexReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora