6 - Stanza numero 6

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Amei Reda era sgattaiolata nel corridoio, dopo aver seguito l'Arcano dell'Ossidiana attraverso il parco, mentre teneva tra le braccia sua sorella nel disperato tentativo di salvarle la vita. La sua sorellastra. Si corresse. Anche se in ogni nobile famiglia del Tule era considerata normale l'unione tra cugini di secondo grado, l'affetto che legava quei due era al limite della decenza.

Sentendo le voci attutite nella stanza del dormitorio numero 6, Amei Reda depose il palmo della mano destra sulla porta, concentrandosi per vedere attraverso il pannello di legno. Un'immagine sfuocata dai contorni frastagliati le mostrò Lubren Zero che abbracciava Portia Kora, stringendola a sè mentre le accarezzava i capelli. Sembrava così sollevato e al tempo stesso turbato, con gli occhi chiusi e la fragile ragazza contro il suo petto, che stentò a riconoscere il giovane Arcano che sondava tutti col proprio cipiglio austero e la sua inflessibilità.

L'avrebbe mai abbracciata con quel trasporto, una volta sposati? Non seppe rispondersi, si accorse invece che la testa del suo fidanzato si era mossa per guardare nella sua direzione e i suoi occhi più chiari dell'oro si erano adombrati... Possibile che...

"Sei tu la fidanzata di Lubren Zero, la figlia del diplomatico dell'Ambra?" le chiese una voce sottile alle sue spalle.

Amei Reda sobbalzò e la visione oltre la porta svanì di colpo. A distrarla era stata una ragazza non molto alta e piuttosto banale, la stessa che aveva raggiunto l'Arcano in giardino per chiedergli aiuto. Si chiese come avesse fatto, quella ragazzina un po' sovrappeso con l'espressione preoccupata, ad arrivarle alle spalle senza farsi accorgere.

"Io sono Sabbia degli Alamari, la migliore amica di Portia Kora... almeno credo" riprese senza badare al suo mutismo non troppo educato. "Perchè non proviamo a entrare? Voglio sapere se sta bene..."

"Da quello che ho visto è fuori pericolo" si fece finalmente sentire lei. Come in ogni membro dell'Ambra, la capacità di vedere attraverso gli oggetti inanimati scorreva insieme al suo sangue. Tutti conoscevano i doni delle ventotto famiglie che controllavano i Quattro Tule. La sua superiorità di rango la spinse a incrociare le braccia al petto e a sollevare il mento di fronte a quella sconosciuta.

"Non ho capito il tuo nome" si fece sentire la suddetta Sabbia ignorando il suo sguardo di sfida. "E forse non vuoi dirmelo" continuò addolcendo la voce  mentre accarezzava la porta della sua camera. "Ma non fa niente... sono troppo contenta di sapere che lei sta bene."

"A quanto pare, la piccola Portia Kora ha più di un ammiratore!" ribattè Amei Reda incapace di trattenersi. "Deve avere non poche qualità, se perfino il venerabile Arcano è caduto nella più nera disperazione per lei". Altre parole acide le risalirono in gola, ma si morse un labbro per arginare la rabbia.

"Hai ragione, è facile volerle bene!" commentò la stolta sbattendo le ciglia scurissime. "Pensa che il tuo fidanzato non è neppure il suo vero fratello" continuò sollevando un sopracciglio quasi in modo complice. "Eppure guarda come ha reagito all'idea di perderla... "

"Smettila subito!" sibilò Amei Reda tra i denti per non farsi scoprire. "Come fai a saperlo, te lo ha rivelato lei?"

"Non è stato necessario" le rispose Sabbia cambiando tono ed espressione in modo repentino. "So leggere molto bene la gente, ma le persone mi sottovalutano sempre."

Amei Reda indietreggiò nel corridoio deserto. Di colpo si sentiva vulnerabile, nuda di fronte allo sguardo di quella che avrebbe dovuto essere una semplice populana. "Non puoi... se hai il tatto non puoi ancora avermi letto... non senza prima toccarmi... e non fare un passo in più!" la minacciò sollevando la mano in aria per tenerla lontana.

"Non possiedo quel dono, ma anche se ce l'avessi non avrei certo bisogno di toccarti per capire di che pasta sei fatta, signorina Amei Reda dell'Ambra" chiarì Sabbia senza muoversi di un passo. "Avverto che le tue mire per gli Ossidiana sono di natura economica e che vuoi ottenerne il prestigio, e fin qui niente di originale..." continuò con le mani dietro la schiena come una brava studentessa. "Ma è il tuo odio per Portia Kora che mi preoccupa. Non so come dire ma... ho come l'impressione che le farai la vita impossibile se sposerai l'Arcano."

"Non aggiungere altro" le intimò Amei Reda oltraggiata. "Le tue parole non contano niente, lo vuoi capire? D'accordo, sei ricca e i tuoi genitori sono conosciuti a Città Cremisi. Hai delle qualità che tieni nascoste, e allora? Non sei comunque degna di respirare la mia aria." Raddrizzando la schiena, la ventenne dagli occhi vibranti fece un passo nella sua direzione.

"Avevo ragione, sei perfida" sentenziò Sabbia, quasi addolorata. "Non mi dai altra scelta: devo costringerti a rompere il fidanzamento con Lubren Zero". Scosse la testa e guardò in basso con aria dispiaciuta. Amei Reda di contro, dovette tapparsi la bocca con la mano per non riderle in faccia.

"Ma cosa mi tocca sentire!" disse divertita. "Siamo già fidanzati e ci sposeremo tra sei mesi. Chi sei tu per impedirmi l'alleanza con gli Ossidiana?"

"Sono come te" rispose Sabbia con candore. "Ognuno ha i suoi tempi di sviluppo e da quello che vedo, tu sei davvero molto tardiva... Ma non importa, un gameide già maturato riconosce subito un suo simile."

"Co... cosa?" sibilò l'altra trattenendo il fiato. "Come ti permetti, tu... sporca ragazzina! Mi accusi di far parte del terzo sesso? Osi dire che nascondo i tratti misti dei gameidi?" si difese, mantenendo però una voce bassissima. Era così atterrita  che la sua schiena s'ingobbì e la linea delle labbra pallide s'incurvò dolorosamente.

"Lo dici come se fosse qualcosa di grave! I nobili sono troppo schizzinosi riguardo l'evoluzione del terzo sesso: tratti maschili e femminili in un unico essere indefinito che cambia a seconda della propria volontà." Sabbia fece spallucce e guardò in direzione della porta, ancora chiusa ma non per molto. "Volevate tenerlo nascosto a Lubren Zero, pur sapendo che i vostri figli non potrebbero ereditare il suo titolo, perchè un Arcano deve essere maschio al cento per cento."

"Non hai prove" sibilò Amei Reda con le lacrime agli occhi e i pugni stretti. "E poi... quando sarà il momento sceglierò di mantenere le fattezze femminili e nessuno saprà." La follia aveva ormai invaso i suoi pensieri, mentre rovistava nell'elegante borsetta a tracolla. Presa dal furore, si avventò su Sabbia che indietreggiò squittendo come un topolino. "Devo solo farti stare zitta... E sai qual è il modo più veloce?" sussurrò trattenendola per il braccio prima di sollevare in aria una lama sottilissima.

"Non arriviamo a tanto" tuonò la voce dell'Arcano, scura di potere eppure incolore, mentre l'uscio della stanza numero 6 si apriva con un sinistro cigolìo. 

Amei Reda lasciò la sua vittima appena in tempo per risparmiarle un dolore inimmaginabile e sussultò, colta in fallo. Indietreggiando e negando con la testa, appoggiò i palmi lungo la parete e fece cadere l'arma, chiedendo perdono con gli occhi inondati di lacrime.

"Lubren Zero... mio caro... lascia che ti spieghi!" tentò di rabbonirlo.

"Ho già sentito quello che dovevo, signorina dell'Ambra. Da questo momento il nostro fidanzamento è nullo."

Portia Kora - Il confine dell'OssidianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora