Durante l'ora successiva, Portia Kora fu abile a nascondere la propria preoccupazione. Affiancata dal veterano Geroni Mars e dalla nuova guardia, un uomo silenzioso di nome Tempra Mui, l'ultima indegna erede dell'Ossidiana varcò la soglia dorata della libroteca del paese.
Lo spazio era vasto e luminoso e lo sfarzo della famiglia del Papiro, che ne era la diretta responsabile, si mostrava in ogni piccolo particolare.
Sviluppandosi in alto e usando le arti antiche come sostegno, l'edificio imponente s'innalzava come un'enorme spirale, tra scalini, balaustre luccicanti e migliaia di libri pronti per essere consultati. Come insetti rispettosi, i visitatori dai tetri abiti color pece sfilavano con calma di fronte agli scaffali fitti, donando all'ambiente una sacralità degna del Grande Tempio.
Anche se amava quel posto, la ragazza dai nervi a fior di pelle non era lì per leggere. Il messaggio della sua vecchia compagna di stanza era arrivato nel momento meno opportuno, ma non poteva assolutamente essere ignorato.
Troppe cose richiedevano di essere approfondite nella sua vita, eppure Portia Kora sentiva la necessità di focalizzarsi nelle cose che ancora possedeva, come la certezza di avere ancora un'amica. Da quello che le aveva raccontato diversi anni prima, Sabbia degli Alamari aveva continuato a far fiorire l'azienda di tessuti di famiglia, trasferendosi nella bucolica Città Blumare. Oltre a questo, non sapeva molto su di lei, così provò una fitta di rimprovero per se stessa: avrebbe dovuto mostrarsi più solerte e scriverle più spesso.
Orientandosi verso la caffetteria a pianoterra, fece cenno alle guardie di rilassarsi. Ovviamente non le diedero ascolto, seguendola a distanza ravvicinata fino ai tavoli disposti sotto un gazebo dai riccioli classici in ferro battuto.
Tra i fiori odorosi nelle varie tonalità dell'azzurro, Sabbia l'attendeva saltellando sulla sedia con l'espressione felice. Era rimasta la stessa di sempre: una ragazza gentile e frizzante dal sorriso contagioso. Quando si alzò di scatto per salutarla con un cenno della mano, Portia Kora notò che non era da sola. Un ragazzo dalle spalle esili e gli occhi dorati imitò i suoi movimenti, mettendosi in piedi e guardando proprio nella sua direzione.
Una volta raggiunta la sua ex compagna di classe, le due si abbracciarono con affetto, scambiandosi sorrisi che ammiccavano a marachelle del passato e momenti felici.
"Sei diventata ancora più bella, Portia Kora!" si fece subito sentire Sabbia, trattenendola ancora un po' per le mani. "Scusami se ti ho avvertito con così poco anticipo. Visto che ero qui in città, dovevo fare di nuovo le presentazioni..." Con un cenno del capo, le indicò il ragazzo taciturno che sembrava irrigidirsi a ogni secondo che passava.
"Di nuovo?" ripeté lei, interdetta. Era sicura di non aver mai visto quel tipo magrolino, seppur affascinante, che la scrutava come se fosse stata un essere pericoloso.
"Adesso sediamoci" propose la sua amica. "Quello che ti diremo non è affatto facile da digerire, ma ti conosco e so che capirai."
Come esordio non le piacque affatto, soprattutto perché il suo accompagnatore non aveva un'aria proprio rilassata.
"Si può sapere che cos'è questa storia?" si fece sentire, ormai stanca di quella giornata interminabile.
"Non sei cambiata per niente" le rispose a sorpresa lo sconosciuto, usando un timbro appena più profondo di quello di un ragazzino.
"Ma se nemmeno ti conosco!" fu felice di correggerlo Portia Kora, passando in rassegna sia lui che Sabbia, in attesa di una spiegazione.
"Sono io: Amei Reda" pronunciò il giovane visibilmente a disagio. "Anche se ho preferito cambiare nome dopo... la scelta di genere. Adesso mi chiamo Aram Reda."
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Portia Kora - Il confine dell'Ossidiana
ParanormalIn un mondo monocromatico, dove chiome scure e regole ferree scandiscono la vita nei quattro Tule, la piccola Portia Kora si sente un'estranea. Crescendo, il distacco della sua famiglia adottiva e la forte attrazione verso Lubreen Zero, l'Arcano che...