Quattro anni erano passati dal funerale che nessuno avrebbe potuto dimenticare.
Non solo l'ultimo Arcano degli Ossidiana aveva lasciato il posto al giovane Lubren Zero, ma la sua dipartita aveva macchiato la nipote di una sorta di maledizione. Da quel giorno i cugini la ignoravano, le zie la guardavano con sufficienza e il resto della parentela torceva il naso al suo passaggio.
Ovviamente nessuno osava farlo in presenza di Lubren Zero, che ignorava il disprezzo della famiglia per la sorella.
Portia Kora era troppo orgogliosa per pretendere un suo intervento e troppo riservata per chiedere un chiarimento sulle proprie origini; così le giornate si sommavano diventando mesi e a ogni stagione, il suo corpo cresceva e la sua mente esigeva risposte.
A quindici anni, Portia Kora era presidente del gruppo studentesco e si stava specializzando nello studio dei principali idiomi dei Quattro Tule. Sognava di diventare il braccio destro di Lubren Zero, seguendolo nei suoi viaggi diplomatici come interprete. Il suo posto era a fianco dell'Arcano, lo sapeva da sempre, e non solo perché lui era l'unico ad essere dalla sua parte: tra loro c'era un'intesa senza nome. Un'intesa che comprendeva notti silenziose in cerca di una madre instabile che soffriva di sonnambulismo, festività insopportabili da programmare e decisioni prese di soppiatto, a lume di candela, perché nessuno sospettava che la migliore confidente dell'Arcano fosse la giovane sorella adottiva.
Per questi motivi, il cinque di sestile fu un giorno particolarmente doloroso e per lei sancì l'inizio della fine.
Un pomeriggio come tanti.
Lo avrebbe detto chiunque si fosse attardato nei giardini azzurri del parco degli Ossidiana.
La processione per il Santo patrono del Tule del Nord era appena iniziata e la gente si era riversata sulle strade principali di Città Cremisi, indossando i mantelli scuri sulle miriadi di chiome corvine che dondolavano assecondando ogni passo, in preghiera. Ornamenti carichi di fiori recisi e canti salmodiati accompagnavano in un unico accordo l'incarnazione del patrono, che quell'anno aveva preso possesso del corpo di una ragazzina dalle lunghe trecce scure e gli occhi color del grano.
Portia Kora aveva assistito alla processione con lo sguardo incantato, nascosta dalle turbinee del giardino che circondava la villa.
Gli Arcani delle sette famiglie storiche della città seguivano lo spirito incarnato del patrono, a piedi nudi, indossando l'effigie al collo sopra la divisa antracite.
Lubren Zero era il più alto, il più giovane e il più prestante. A ogni passo catturava lo sguardo di ogni ragazza, donna o anziana, lasciando dietro di sé una scia di sospiri rispettosi.
Era fiera di lui, del suo portamento e di come camminava a testa china, pur mantenendo la sua dignità.
Si sentiva orgogliosa per ogni suo successo, per ogni loro riunione segreta, prima di dormire, dove stabilivano gli impegni del mattino dopo e decidevano le priorità.
Oltre alla carica di consigliere dello Status, Lubren Zero era a capo del controllo degli oltrequando, supervisionando il censimento degli alieni che popolavano le riserve del Tule del Nord.
Portia Kora aveva conosciuto degli oltrequando semiliberi alle dipendenze delle famiglie nobili; nella sua testa li aveva catalogati come arroganti selvaggi che vestivano in modo eccentrico e mostravano senza vergogna le loro capigliature variopinte.
"Che volgarità!" aveva dichiarato una volta la vecchia zia Cleme Nitze, tappandosi la bocca col suo fazzoletto da polsino.
Nessuno poteva esibire in pubblico il colore naturale dei capelli. Glielo aveva insegnato sua nonna, fin da bambina. Ogni individuo, nella sacralità della sua casa, li tingeva di nero o di castano scuro senza farne parola con nessuno. Rivelarlo a voce alta era proibito.
Oltre alla mania per il decoro e alle vesti cupe, il popolo dei Tule rendeva omaggio agli Spiriti erranti e ai guardiani dei confini.
Per questo, la grande vasca di ceramica bianca situata al piano superiore della villa era l'emblema del potere della famiglia.
Il confine dell'Ossidiana era una semplice e datata vasca da bagno, che se riempita d'acqua fungeva da portale. Una sorta di ponte che univa due luoghi lontani, un passaggio che proprio quel giorno sarebbe stato usato per ricevere ospiti.
SEI PRONTA, PICCOLA MIA? Le aveva sussurrato nonna Sumia Heri con il potere della mente.
Da quando il vecchio Arcano era morto, la vedova aveva iniziato a insegnarle il linguaggio telepatico, senza farne parola con nessuno.
ARRIVO SUBITO. VOGLIO SOLO ASPETTARE LUBREN ZERO AL CANCELLO.
La nonna acconsentì con un cenno della testa e la lasciò da sola, percorrendo il sentiero a ritroso. La treccia che dondolava sulla sua spalla aveva la stessa tonalità della notte, poiché neppure agli anziani era permesso d'invecchiare. Tutto ciò che si avvicinava al bianco era considerato osceno.
Portia Kora si voltò verso il cancello principale, speranzosa, senza temere un'attesa troppo lunga. Avrebbe aspettato per ore il suo personale eroe.
Lubren Zero tornò a casa poco dopo.
Le spalle ampie varcarono il cancello sormontato da rose rampicanti e il suo passo non provocò che il minimo rumore sui ciottoli del girdino. Uno dei suoi poteri era la capacità di vedere al buio e muoversi liberamente nell'ombra, così colse Portia Kora di sorpresa, facendola sobbalzare.
"Mi stavi aspettando da molto?" le chiese abbassandosi per guardarla bene in faccia. Per lui era uno spasso prenderla in giro.
"Solo da dieci minuti" gli rispose arrossendo al buio. Sapeva che gli occhi color limone del fratello avrebbero scorto ogni sua reazione, quindi non si curò di reprimere uno sbuffo. "Perché provi gusto a farmi paura?"
"Non volevo spaventarti, stavo solo mettendo alla prova i tuoi riflessi."
"I miei riflessi non hanno bisogno di allenamento, alla fine noi donne dobbiamo restare a casa e sfornare bambini. Sei tu quello che va in missione, ricordi?"
Nel dirlo, Portia Kora ripensó per un attimo al padre scomparso, scacciando via l'amarezza appena in tempo per reagire alla presa ferrea dell'Arcano.
Issandola sulla spalla come un sacco di granaglie, Lubren Zero punì giocosamente lo spirito ribelle dell'ultima della famiglia.
"Non ti ci vedo proprio chiusa in casa a ricamare, sei troppo impaziente" dichiarò salendo i gradini dell'entrata.
"Sarò una brava madre, cosa credi?" si risentì lei, scalciando prima di essere rimessa a terra.
L'Arcano la guardò con dolcezza inaspettata e senza preavviso le accarezzò la guancia. "Non ho dubbi, piccola mia. Dico solo che nel tuo futuro vedo l'avventura."
Portia Kora deglutì a vuoto.
"La tua è un'ipotesi o hai avuto una vera e propria visione?" volle sapere riferendosi alle capacità dell'uomo che la guardava dall'alto.
Lui sorrise. Fu un sorriso enigmatico, che dipinse una nota d'ironia in quei lineamenti perfetti e virili.
"Sei troppo sveglia per la tua etá, Portia Kora" commentò raddrizzando la schiena e suonando il campanello. "Dovresti essere anche un po' più ordinata però." Le lunghe dita si mossero con eleganza per afferrarle la ciocca liscia della frangia.
"Si vede molto?" chiese lei avvampando d'imbarazzo. Di sicuro, la ricrescita alla radice mostrava almeno due centimetri del suo biondo platino.
"Abbastanza da meritarti l'appellativo di trasandata da parte di mamma."
Non aveva dubbi in merito: la madre era sempre pronta a puntarle addosso la sua disapprovazione.
"Perché tanta premura? Chi deve passare dal confine questa sera?"
A quel punto era chiaro che aspettassero un ospite speciale: la vasca era stata riempita fino all'orlo e la cuoca cucinava senza sosta dall'alba.
Mentre seguiva l'Arcano dentro la villa maestosa che li aveva visti crescere, si ritrovò ad affrettare il passo e a ripetere la domanda.
"Lubren Zero, vuoi rispondere per favore? Chi è l'ospite speciale che stiamo per ricevere?"
La figura imponente si voltò, sollevando una mano in aria per mettere a tacere la madre che stava sopraggiungendo per interromperli.
"Te lo dico subito, piccola impicciona" sorrise con una punta di dolore nello sguardo. "Stiamo per ricevere la visita degli Ambra, la famiglia della mia fidanzata."
A quella notizia, un'onda di sofferenza s'infranse sulla sua persona, come un liquido lutto pronto a inghiottire ogni traccia di luce dentro di lei.
La sua fidanzata? Continuava a ripetere nella sua mente.
"Chi... Quando?" farfugliò sentendo le gambe e il cuore pesanti in ugual misura.
"Si chiama Amei Reda. Ci siamo fidanzati quando mi hanno nominato Arcano, ma ti sei addormentata quando ne abbiamo parlato, durante il banchetto."Colpito dal pallore della ragazza, Lubren Zero fece due passi nella sua direzione e le accarezzò una spalla senza trovare altre parole da dire.
Lea Des raggiunse il figlio e sorrise eccitata.
"Su, Portia Kora, non fare quella faccia" minimizzò aggrappandosi al gomito dell'Arcano. "È una ragazza bella e istruita, inoltre si sono già incontrati durante la fiera delle semi... sbaglio o vi siete baciati di fronte all'altare?" continuò interpellando un accigliato Lubren Zero.
"Madre, smettila" sibilò lui indicando col mento la quindicenne che li osservava imbambolata.
Un demone senza nome stava iniziando a germogliare in lei velocemente.
Il concetto era basilare: Lubren Zero era un ragazzo di ventitré anni, aveva una sua vita, un futuro, dei sogni.
Ma una fidanzata?
Certo, perché non avrebbe dovuto?
Fu come aprire una porta.
Lui era un uomo con un'identità sessuale, esistevano donne che aveva e avrebbe amato e una ragazza fortunata che gli avrebbe dato dei figli, un giorno.
Avrebbe dovuto aspettarselo: chi era lei per smuovere obiezioni?
Una ragazzina allevata come sua sorella, ma trattata da tutti come un elemento indesiderato.
"Piccola, ti senti bene?" si fece avanti il colpevole del crollo che la stava devastando.
Forse era consapovele del suo dolore, forse capiva che gli occhi castani di quella creatura si stavano bagnando di lacrime a causa sua. L'afferrò giusto in tempo per evitare che il cedimento delle gambe la facesse piombare sul pavimento.
"Perché?" sussurrò la ragazza a occhi chiusi, aggrappandosi con disperazione al suo collo. "Per quale ragione mi avete adottata?"
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Portia Kora - Il confine dell'Ossidiana
ParanormalIn un mondo monocromatico, dove chiome scure e regole ferree scandiscono la vita nei quattro Tule, la piccola Portia Kora si sente un'estranea. Crescendo, il distacco della sua famiglia adottiva e la forte attrazione verso Lubreen Zero, l'Arcano che...