4 - Una festa, un presagio

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"La ricrescita... devi tingerti i capelli, Portia Kora!" la sgridò Lea Des il mattino dopo, avvicinandola in malo modo alla luce che entrava dalla finestra.

"Devo proprio? Nessuno guarderà me" rispose acida lanciando uno sguardo di sotto, verso l'ampio ingresso che era appena stato invaso dalla famiglia dell'Ambra. La fidanzata di Lubren Zero parlava poco ma i suoi occhi non lo lasciavano neppure per un attimo. Anche se non era esperta nelle relazioni, Portia Kora era dolorosamente consapevole del desiderio della ragazza nei confronti del giovane Arcano. Di sicuro doveva sentirsi la più fortunata dei Quattro Tule, con quel sorriso falsamente mesto e le guance arrossate sulla carnagione olivastra.

I capelli di Amei Reda erano scuri e lucidi, lisci e di un tono genuino, non come i suoi, mossi, incontrollabili e pallidi. Crescevano così in fretta che era costretta a tingersi la radice ogni settimana. Si chiedeva come fosse possibile, per ogni abitante di quella parte di mondo, nascondere le sue vere fattezze e amalgamarsi in modo così lugubre.

"Amei Reda, vieni con me: ti mostro  il giardino di cenere" si fece sentire il timbro basso di Lubren Zero, mentre accoglieva la piccola mano della fidanzata tra le sue. La coppia era così ben assortita che le teste dei parenti della ragazza s'inclinarono con delizia, per godersi lo spettacolo di tanta bellezza. Lea Des lasciò  la figlia ribelle sul pianerottolo e si apprestò a scendere le scale per raggiungere quel quadretto idilliaco, gongolando apertamente.

"Volete che vi accompagni? Sono appena sbocciate le calle giganti e..."

"Madre, ti ringrazio" la interruppe Lubren Zero con un lieve sorriso. "In relatà vogliamo stare un po' da soli, per conoscerci meglio."

Mentre Amei Reda tratteneva il fiato e Lea Des commentava la sua svista a favore degli ospiti, gli occhi dell'Arcano si sollevarono verso la balaustra.

Portia Kora li osservava dall'alto, senza dire una parola; le mani intorno al legno erano così strette da far sbiancare le nocche e le narici fremevano di rabbia. La cosa più umiliante di tutte fu scoprire che Lubren Zero, colui che non osava più chiamare fratello, sembrava in grado di cogliere ogni sua sfumatura di dolore.

Se perfino lui aveva dato un nome a quel sentimento furioso, se la sua gelosia era così devastante... Come avrebbe potuto guardarlo in faccia?

L'ultimogenita della casa dell'Ambra seguì lo sguardo del suo bellissimo fidanzato e scoprì che la sorella di quest'ultimo li guardava con livore ingiustificato. Scelse di attendere che l'Arcano l'accompagnasse all'esterno, nel mite giardino color cenere, prima di chiedergli una spiegazione.

"Portia Kora è un po' gelosa. Da quando nostro padre è scomparso in missione si è legata parecchio a me."

"Eppure il venerabile Sarje Ques Nam in realtà  non è il suo vero padre. E tu non sei suo fratello" precisò lei, prendendolo a braccetto. "Hai scelto tu questo segreto per sigillare le nostre promesse..."

"E infatti, confido nella tua discrezione" le suggerì dolcemente, accompagnandola nel sentiero turchese che impallidiva come un acquerello tra i fiori grigi. "Lei ormai sa che non è una Ossidiana. Eppure è necessario che faccia parte della famiglia."

"Perchè?" Si fermò per guardarlo meglio, sollevando il mento per scrutare nei suoi occhi iridescenti. "Perchè la proteggi... e perchè il segreto del nostro fidanzamento riguarda proprio lei?"

Lubren Zero accostò le nocche al viso tiepido della ragazza e vi depositò una carezza a fior di pelle. "Perchè, mi chiedi, mia cara?" temporeggiò abbassandosi sulle sue labbra. "Per me lei è la cosa più preziosa, ecco perchè." Senza curarsi del vero significato della sua stessa dichiarazione, l'Arcano della famiglia più potente del Tule si appropriò delle labbra innocenti della sua futura sposa. Le divorò per il puro piacere di sottometterla, e fu così facile, così naturale quando avvertì le ginocchia della giovane cedere, che si sentì di colpo vuoto. L'unico fremito che manteneva in vita il suo cuore depresso, la scintilla che metteva in luce la sua cinica corazza, fu lo sguardo di due occhi brucianti e disperati che lo spiavano da lontano. A decine di metri di distanza, al piano superiore della magione e nascosta tra le tende, un'anima piangeva in silenzio.

Portia Kora - Il confine dell'OssidianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora