Capitolo 12

337 22 4
                                    

"Non mi devi dire niente?"
Beccata
"Ehm... no?"
"Non fare la finta tonta, vi siete messi insieme?"
"Non ancora ufficialmente, ma sì, ci siamo messi insieme."
"Congratulazioni!!"
"Grazie mamma."
Poco dopo però iniziai a preoccuparmi seriamente:
"Mamma, papà come la prenderà?"
"Penso bene, in fondo lo conosce già."
"Lo spero..."
Dopo questa breve conversazione entrai velocemente in camera, dove mi stava aspettando una sorridente Victoria.
"Allora, com'è andata con tua mamma?"
"L'ha presa bene, domani dovrò dirlo a papà: ho un po' di paura di come potrebbe reagire"
"Tranquilla, vedrai che andrà tutto bene."
"Grazie Vic, sei un'amica"
Detto questo ci addormentammo abbracciate.
La mattina dopo mi svegliai piuttosto tardi e mi accorsi che Victoria non era più al mio fianco. Subito mi spaventai: era domenica e i ragazzi sarebbero dovuti partire.
Corsi in cucina, dove trovai mia madre intenta a preparare la colazione.
"Mamma, hai visto Vic?"
"È andata a prendere i ragazzi, tra poco arrivano. Fra parentesi: quella valigia è tua"
Aspetta un attimo, PERCHÈ LA VALIGIA?
"Ma mamma, a cosa mi serve?"
"Lo scoprirai tra un attimo, preparati che stanno arrivando."
Questa storia sta diventando sempre più strana...
Non feci in tempo a ribattere che suonò il citofono, quindi corsi in camera dove indossai una tuta intera a righe bianche e azzurre e una maglietta bianca con un paio di sandali blu. Poi mi truccai velocemente e corsi in salotto, dove mi aspettavano i miei quattro compagni di viaggio insieme a mio padre, al quale mamma aveva accennato qualcosa riguardo al mio fidanzamento.
Gli raccontai allora tutta la storia, poi salutai i miei genitori con un abbraccio e uscii dalla porta di casa mia.
"Ho paura!"
Esclamò Victoria appena fummo sul treno.
"Tranquilla, andrà tutto bene."
La tranquillizzai io, sperando vivamente che fosse così.
Chiamai Eleonora, che essendo malata non sarebbe potuta partire con noi ma ci avrebbe raggiunti il prima possibile, per sapere come stesse, poi chiacchierai un po' con i ragazzi (e in particolare con Ethan) fino all'arrivo alla stazione di Roma.
Ci accolsero il padre di Vic e una donna misteriosa, che mi presentarono come la manager del gruppo.
Ci avviammo a mangiare qualcosa, poi la bassista mi chiese di accompagnarla in bagno.
"Stai bene?" Le chiesi con apprensione: non mi ero assolutamente dimenticata che fosse incinta.
"Sì, solo che non so come dirlo a papà e a Marta."
"Esattamente come lo hai detto ai ragazzi."
"Grazie, sei un'amica. A proposito: lo sai vero che prima o poi tu ed Ethan dovrete ufficializzare la cosa?"
"Piano Vic, stiamo insieme da neanche quarantotto ore!" Cercai di scherzare io, ma ero preoccupata.
Ha ragione lei: prima o poi dovremo ufficializzare la cosa.
Tornammo al tavolo, dove Victoria mi prese la mano: aveva paura e si vedeva.
Gliela strinsi per trasmetterle un po' di coraggio, poi la ragazza prese la parola: "Papà, Marta. Devo dirvi una cosa importante."
"Cosa, Vic?"
"Io... ecco... insomma... il fatto è che..."
"Victoria, cosa è successo?"
"Sono incinta."
I due ammutolirono. La prima a prendere la parola fu la manager, che le chiese se avesse intenzione di tenere il bambino oppure no.
"Penso di sì," rispose la bionda "me ne prenderò tutte le responsabilità."
"Ma tu non eri fidanzata?"
Ecco che crolla tutto...
"In teoria, ma quando gliel'ho... detto... mi ha l-la-lasciata..."
"Tranquilla, siamo tutti dalla tua parte, vedrai che andrà tutto bene."
"G-grazie..."
"Vic, ora smetti di piangere, non ci pensare." Intervenni io, riuscendo a strapparle un sorriso umido.
Pagammo il pranzo, poi Ethan mi prese da parte con una scusa e, imbarazzatissimo, mi disse: "So che è troppo presto, ma prima o poi dovremo dirlo a Marta. Vorresti essere la mia ragazza?"
Una serie di sentimenti contrastanti mi attraversò immediatamente: stupore, paura, ma anche una felicità enorme. Fu proprio per questo che, con la voce rotta dalla gioia e le lacrime agli occhi, gli risposi che sì, volevo essere la sua ragazza.
Tornammo dagli altri e, prima che qualcuno potesse chiederci dove fossimo stati, il batterista prese la parola: "Ehm... Marta?! Anche io devo dirti una cosa..."
"Dimmi"
"Io... insomma... hai presente quella ragazza di cui ti parlo sempre?"
"Sì, perché?"
"Io... ecco... è lei" disse indicandomi e diventando più rosso di un peperone maturo.
"Diciamo che prima, quando ci siamo staccati dal gruppo... beh... noi... ci siamo messi insieme ufficialmente..."
"Seee!!! Finalmente!!" Urlarono i tre Måneskin insieme alla manager.
Scoppiammo tutti in una sonora risata, poi ci incamminammo verso un luogo a me sconosciuto.
Chissà cos'hanno in mente...

L'incontro che mi cambiò la vita -MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora