Capitolo 5

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"Mamma sono a ca-" non feci in tempo a finire la frase: mia madre stava discutendo animatamente con un'altra persona che però, essendo girata di spalle, non riconobbi.
Quella voce non mi è nuova, però
I ragazzi erano dietro di me, nessuno di noi capiva cosa stesse succedendo quando notai il messaggio non letto da parte di mia madre, in cui mi diceva di non tornare a casa e di mangiare fuori aggiungendo che mi avrebbe spiegato tutto più tardi. Cercai il suo sguardo e con esso delle spiegazioni, ma in quel momento la figura misteriosa si girò e riconobbi l'ultima persona che avrei voluto vedere : mia zia, che non vedevo da più di due anni per mia scelta è che sicuramente non avrei pensato avrebbe avuto il coraggio di presentarsi qui a Como
Ecco perché mi sembrava di conoscere quella voce
Rimasi impietrita per qualche istante, poi corsi fuori dalla porta con le lacrime agli occhi, seguita dai quattro ragazzi e, prima che potessero dire qualsiasi cosa, feci loro cenno di seguirmi mentre mandavo un messaggio alla mia migliore amica.
Ele❤️
Ele ti prego, possiamo vederci a Como?
Rossy, che succede?
   Ti prego

                                  È arrivata mia zia
Vieni da me, ti aspetto
                                        Anche se ci sono i ragazzi?
Fa niente, penso che tu gli debba delle spiegazioni
                              Immagino di sì, arrivo
Nessuno diceva niente, non sapevano come calmarmi e ogni loro tentativo di instaurare un dialogo era subito stroncato da un mio "dopo vi spiego".
Dieci minuti dopo eravamo sotto casa di Ele, che mi aprì prima ancora che io potessi avvicinare il dito al citofono.
Salimmo le scale alla velocità della luce, io perché avevo bisogno di sfogarmi e loro perché non volevano sbagliare piano e in più volevano arrivare fino in fondo a questa storia.
Ancora in lacrime mi lasciai abbracciare dalla mia amica, che mi accompagnò in cucina e mi offrì un bicchiere d'acqua per calmarmi.
"Ora mi spieghi bene cos'è successo?"
"Non lo so nemmeno io, Ele, ero tornata a casa come al solito e quando sono arrivata ho visto mamma che litigava con... lei... e... e poi ho collegato quello al messaggio che non... avevo... letto..."
"Rossy, ora calmati, è tutto finito. Adesso spieghiamo la situazione a loro e poi andiamo ad aiutare tua madre, ok?"
"Non ti ci vedo in assetto da guerra, sai?" La presi in giro io
"Scema!" Mi rispose lei dandomi una leggera spinta.
"Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarci cosa sta succedendo?" Chiese Damiano, zittito subito da un'occhiataccia da parte degli altri tre.
"Venite con me" disse Eleonora
Devo ricordarmi di santificare quella ragazza
Dopo qualche minuto tornarono, sconvolti da ciò che avevano appena sentito e prima che io potessi ricominciare a piangere Ethan, che da quella mattina non aveva ancora detto una parola, ci propose di andare a prendere un gelato.
"Sei serio?" Chiese Damiano "lei sta piangendo e tu pensi al gelato?"
"È una buona idea, invece" ribattè la mia amica "così si distrae e si tranquillizza un po'"
Andammo perciò a prendere il gelato al bar vicino a casa mia, poi da lì tornammo da me, pronti ad affrontare il mio più grande incubo.
Arrivati sulla porta di casa mia, mi bloccai.
"Che succede?" Mi chiese Eleonora
"Ho paura" risposi io con un filo di voce
"Non voglio rivederla"
"Facciamo una cosa" rispose lei "rimaniamo qui finché non te la senti, poi apri ed entriamo tutti insieme"
Annuii semplicemente, cercando di calmarmi e in quel momento mi accorsi che la mano di Ethan aveva preso la mia, nel tentativo di trasmettermi un minimo di sicurezza. Mi girai e gli sorrisi, poi presi le chiavi di casa e, con una punta di divertimento nella voce, dissi loro: "In fondo ieri vi avevo detto che se voi foste stati i Måneskin io sarei stata Lady Oscar, no?"
Dopo una sana risata mi decisi a girare le chiavi nella toppa e ad affrontare mia zia.
Entrai in casa e vidi le due sorelle esattamente dove le avevo lasciate, con l'unica differenza che mamma adesso stava piangendo.
"Cosa hai fatto? Perché ci vuoi rovinare ancora la vita?" La diretta interessata si girò di scatto e cercò di avvicinarsi a me, ma io mi scostai bruscamente avvicinandomi di un passo a mia madre.
"Rossana, piccolina, volevo solo venire a salutarti"
"Vedo che hai anche un gran senso dell'umorismo", ribattei io, "hai avuto due anni per venire a salutarmi, perché proprio ora?"
"Certe cose non le puoi capire, sei ancora troppo pi-"
"Ho diciassette anni e le cose le capisco benissimo: se ho tagliato i rapporti con te è stata una mia scelta, mamma ha seguito quello che le ho detto io, lasciala fuori, è una questione tra me e te" la interruppi io, con una rabbia dentro che non pensavo mi potesse appartenere.
"Per due anni ho pensato ha quello che mi avevi fatto, che CI avevi fatto, perché il torto che ho subito io l'hanno subito anche mamma, papà e nonno"
"NON TIRARE FUORI  TUO NONNO ORA!" Urlò lei
"I sensi di colpa si fanno sentire, eh?" La punzecchiai io.
Non rispose alla mia provocazione, perciò io continuai "per quanto mi riguarda la questione è chiusa, la porta è quella, vattene."
Quella girò i tacchi e uscì dalla mia casa e sperai, anche dalla mia vita.
Dopo quella discussione che mi aveva lasciata senza voce tanto avevo urlato mi avvicinai a mia madre ancora "leggermente" sconvolta dalla mia determinazione nel mandare mia zia a quel paese e la abbracciai forte.
I quattro musicisti assieme a Eleonora si avvicinarono con cautela, prima di stringerci in un rassicurante abbraccio a sette.
"Mi dispiace, mamma" saltai fuori io a un certo punto.
"Per cosa, amore mio?"
"Per essere scappata, prima. Ero talmente sconvolta dall'apparizione di tua sorella che non sono riuscita a fare altro che scappare"
Mi guardò intenerita, poi mi sorrise e mi disse: "hai fatto qualcosa di unico, invece: nonostante lo shock iniziale ti sei ripresa, l'hai affrontata e l'hai mandata via, riuscendo a farla uscire di casa, cosa che io non ero riuscita a fare in ore di discussione e soprattutto hai fatto leva su un punto sensibile, facendole capire che non la perdonerai mai"
Sorrisi, poi guardai gli altri, osservai mamma e le dissi: "ora vai a vestirti, andiamo a fare un giro in centro tutto insieme"
"Sicura?" Fece lei "magari vuoi rilassarti un po' con i tuoi amici"
"No," risposi io, "hai bisogno anche tu di staccare... e poi io ho mangiato un gelato prima di tornare,ma ho l'impressione che tu abbia la pancia vuota"
Ridemmo tutti e, una volta che mamma fu pronta, ci avviammo tutto insieme verso il centro della mia città.

L'incontro che mi cambiò la vita -MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora