Capitolo 22

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Ci svegliammo presto quella mattina... o meglio, li svegliai molto presto ricevendo un biglietto di sola andata per quel paese.
Dopo averli convinti ad alzarsi (complice il fatto che io fossi già vestita) e aver fatto colazione ci preparammo e ci infilammo in macchina salutando Cracovia. Eravamo tutti carichi per un giretto in macchina in direzione di Breslavia.
Eravamo a metà viaggio quando iniziammo a sentire un certo languirono: era ora di pranzo.
Ci fermammo al primo supermercato disponibile, dove entrai e comprai cinque bocconcini di pane e qualche confezione di salame. Appena uscii mi guardarono tutti straniti, ma compresero le mie intenzioni appena il primo panino fu pronto.
Finalmente dopo tre ore di viaggio e tante risate dopo arrivammo a Breslavia, dove decidemmo di fare un giro della città prima di cena.
Eravamo appena arrivati in centro quando sentii un tonfo e un'imprecazione: Damiano era inciampato in uno degli gnomi di bronzo che si trovavano nelle strade della cittadina.

"Sembra che mi stia prendendo in giro!" Brontolò il ragazzo quando vide si cosa era inciampato: effettivamente rischiare di finire faccia a terra e poi scoprire che è per colpa di uno gnomo di bronzo che ti offre un regalo non deve essere diverten...

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"Sembra che mi stia prendendo in giro!" Brontolò il ragazzo quando vide si cosa era inciampato: effettivamente rischiare di finire faccia a terra e poi scoprire che è per colpa di uno gnomo di bronzo che ti offre un regalo non deve essere divertente come lo è invece da fuori.
Dopo questo piccolo imprevisto continuammo il giro per la città che era veramente bella nonostante fosse stata ricostruita completamente dopo la guerra.
Io giorno successivo visitammo ancora qualche via di Breslavia, ma ci avviammo presto verso Ponz, la prossima tappa del viaggio prima di arrivare a Danzica.
Arrivammo alla città verso sera, perciò andammo subito a cenare e a dormire. Eravamo tutti molto stanchi per il viaggio.
Il giorno successivo girammo per la città fino a mezzogiorno, perché volevo vedere l'orologio astronomico in funzione e ciò accadeva solo a quell'ora.
A quel punto ci avviammo verso Danzica, dove ci saremmo fermati due giorni.
La prima giornata la spendemmo a girare per il centro fino a sera, mentre la seconda ci avviammo in una cittadina vicina, Sopot, per poter vedere il Baltico.
Sopot era una specie di Rimini del nord, bella ma molto turistica.
Cenammo lì, poi tornammo a Danzica: io giorno successivo saremmo partiti per Varsavia.
Eravamo in macchina verso la capitale della Polonia quando inaspettatamente Thomas mi domandò qualcosa che mi fece rabbrividire: "Ci racconti qualcosa di te? Dopo quella volta con tua zia non ne abbiamo più parlato..."
E ora?
Sentii il mio cuore perdere un battito, non volevo raccontare tutta la mia storia ai ragazzi, ma sapevo che prima o poi questa richiesta sarebbe saltata fuori.
"Possiamo parlarne più tardi per favore? Solo perché non me l'aspettavo e non so come iniziare..."
"Non c'è problema, prenditi pure tutto il tempo che vuoi" Rispose Victoria con dolcezza: aveva capito che non era uno dei miei argomenti preferiti.
Nessuno parlò più di questo argomento fino alla fine del viaggio, ma quando arrivammo in albergo presi un respiro profondo e chiamai i miei amici.
"Vi devo parlare." Dissi semplicemente.
Ethan, che aveva capito subito dove volessi andare a parare e che conosceva già tutta la storia, mi prese la mano per farmi coraggio.
A quel punto iniziai a raccontare.
"Come avrete già capito non sono di Como" iniziai "ma sono nata a Cuneo.
Mamma è piemontese e papà era calabrese. Parlo al passato perché quando avevo cinque anni è morto."
Mi fermai un istante per asciugare qualche lacrima che iniziava a bagnarmi le guance.
"Se non vuoi parlarne non importa, scusa se ho insistito." Disse Thomas capendo la difficoltà in cui mi trovavo in quel momento.
"Tranquillo, posso andare avanti, è giusto che sappiate la verità.
Dicevo, da quel giorno io e mamma siamo rimaste completamente da sole.
L'anno successivo ho iniziato le elementari, ma in quel periodo mamma ha incontrato quello che io ora chiamo papà e l'anno dopo ci siamo trasferiti a Como. Tutto è filato liscio fino a quando avevo quattordici anni, perché poco prima dell'esame di terza media mio nonno si è ammalato. Con lui avevo un rapporto bellissimo ed ero l'unica persona della famiglia con cui stava volentieri in questo periodo.
A luglio di quell'anno è morto.
Penso di aver sofferto di più per questo che per la morte di papà.
Tutto è filato liscio da lì, ho iniziato le superiori, ho stretto nuove amicizie, ho imparato a godermi la vita. Quando avevate suonato il campanello quel giorno e fa di nuovo un periodo no: ero appena uscita da un incidente stradale (illesa ma sconvolta), la scuola stava per finire e avevo paura di qualsiasi cosa. Da lì è stato tutto più semplice, il pensiero di rivedervi era un motivo per andare avanti ogni giorno. Ora sono più tranquilla, anche perché tra tour e bambini non ho più molto tempo per pensare a cose tristi."
Ethan mi strinse in un abbraccio, le lacrime ormai scendevano senza controllo e nessuno aveva intenzione di parlare: con quelle rivelazioni li avevo sconvolti tutti.
Passammo tre giorni a Varsavia, poi tornammo a Cracovia dove comprammo alcuni souvenir per amici e parenti, poi tornammo in aeroporto e prendemmo l'aereo di ritorno, addormentandoci appena toccammo il sedile.
Arrivati a Roma fummo accolti dai famigliari dei ragazzi ed Ethan mi accompagnò dai suoi genitori: quella sera avrei dormito da lui.

L'incontro che mi cambiò la vita -MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora