Prologo

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L'amore non è quello che i poeti del cazzo come McKuen vogliono farvi credere.
L'amore ha i denti, i denti mordono, i morsi non guariscono mai.
Il corpo (Stand by me) - Stephen King


Quella sera Lily era annoiata e la noia porta spesso gli umani a fare cose di cui il giorno ci si pente. Di notte non puoi mai immaginare quanto alcune azioni possano cambiare il presente e il futuro, anche se poi non c'è mai nulla per chi desidera cancellare il passato. Quello rimane sempre uguale, statico e doloroso. Il presente si ribalta in poco tempo, si aggroviglia, si complica anche in alcune notti che iniziano banali.

Lily aveva spostato la freccetta del mouse sul tasto "scarica", aspettando che la connessione si sbrigasse. Ci impiegò diversi minuti e restò immobile e scocciata di fronte al desktop, in attesa. Poi, vedendo che la linea del caricamento avanzava con eccessiva lentezza si sollevò dalla sedia girevole e si infilò in cucina per prepararsi una tazza di tè.

Lasciò l'acqua a bollire e tornò nella sua stanza disordinata per controllare il caricamento. Stava solo cercando di scaricare il nuovo episodio di una serie tv in maniera illegale e sempre più complicata, da quando iniziava a circolare quella dannata legge contro i film in streaming e la pirateria. Sbuffò nel constatare che ci avrebbe impiegato ancora parecchio e se ne tornò in cucina, afferrando il telecomando per fare zapping sui canali in televisione. 

Si fermò per un momento a pensare che la vita era triste, ci si era ridotti a guardar scorrere delle storie ipotetiche sugli schermi per cancellare la noia di una routine sfiancante e sempre uguale. Per questo si apprezzavano i thriller o gli horror, perché regalavano il brivido, quel lieve terrore che faceva battere forte il cuore all'improvviso e poi ti lasciava espirare con sicurezza. Affiorava, semplice, la certezza di essere sopravvissuti e di essere incolumi sul divano di casa. Oppure si apprezzavano le storie romantiche perché erano un buon meccanismo utile a contrastare la solitudine. Le commedie perché la vita di tutti i giorni è cupa e bisogna smorzare un po' l'angoscia.

Lasciò scivolare una bustina di tè nella tazza e tornò in camera dopo essersi resa conto che tutte quelle riflessioni sulla vita e sui film le avevano fatto passare la voglia di sprecare il suo tempo davanti a una pellicola patetica. Le era anche passata la voglia di guardare quel dannato episodio.

Si sentiva piuttosto triste, quella sera. Era trascorso un anno dalla morte di Jason e aveva ricevuto anche troppe chiamate dai suoi genitori. "Sto bene", ripeteva, anche se dentro sentiva ancora il peso delle lame che le avevano tagliuzzato le interiora e bruciavano, facevano male ogni giorno.

Prese posto sulla sedia davanti alla scrivania e spostò la freccetta sul download per bloccarlo.

 Provò a cliccare più volte sull'icona rossa per eliminarlo, ma senza alcun risultato. Tirò un paio di pugni sulla tastiera, poiché di solito riusciva almeno in quel modo a far funzionare quel dannato computer troppo vecchio, ma nemmeno questo riuscì a sbloccarlo. Al contrario, il file prese a scaricarsi in maniera più rapida, mentre i megabyte scorrevano veloci e si accumulavano in una casella posta sullo sfondo. 

Dopo alcuni secondi e un sorso di tè la finestra bianca del download si chiuse da sola, lasciandole davanti solo quella banale cartella scaricata. La aprì per controllare se alla fine quel dannato episodio era riuscito a scaricarlo oppure no, ritrovandosi davanti solo una serie di file che non avevano nomi concreti, solo una sfilza di codici senza significato. Un brivido freddo le percorse la spina dorsale. Era al buio ed era sola, in casa, e quell'episodio bastava per far schizzare al limite la sua paranoia. Lily non riusciva mai a mantenere la calma, si agitava subito per tutto e agiva d'impulso, cercava di capire ciò che non le sembrava interpretabile. 

Curiosa di conoscere il contenuto di quei file, e in parte sicura che si trattasse di uno di quei film che tanti anni prima si scaricavano su Emule riempiendo i computer di filmati a luci rosse piuttosto che dei veri titoli cercati, cliccò due volte sul tasto del mouse e attese, mentre il processore impolverato del rottame girava a fatica e produceva un ronzio fastidioso.

Doveva comprare un computer nuovo, quello diventava impossibile da gestire. Era da parecchi mesi, ormai, che la piccola luce della webcam rimaneva sempre accesa, anche quando spegneva il computer. Era l'ennesimo problema da sopportare, l'ennesima particolarità di quel catorcio vecchio e maltrattato.

Si aprì un riquadro nero e che, dopo alcuni secondi di caricamento, si rivelò un file di testo vuoto, bianco. Chiuse e ne aprì un altro per cercare di capire cosa diavolo avesse scaricato e si ritrovò davanti a una finestra nera, vuota. Sospirando ripeté il procedimento per altri file a caso nell'elenco e alla fine decise di chiudere quella cartella per sempre e infilarla dritta nel cestino. 

Trascinò l'icona, concedendosi un sorso di tè poiché si era calmata e il suo computer non sembrava dare più problemi, ma quando lasciò la presa sul mouse la cartella tornò al suo posto, ricomparendo immobile sul desktop. Lily sbuffò e ritentò l'impresa, fallendo. Una volta lasciato nel cestino il file non ci entrava davvero, ritornava al suo punto sullo sfondo.

Abbandonò il computer acceso e se ne tornò in cucina. La tecnologia era davvero noiosa ed era stufa di buttare il suo tempo fra il rottame e i film pessimi che giravano in televisione nell'ultimo anno. Una persona qualunque alla giovane età di diciotto anni sarebbe uscita di casa per aderire a una delle feste stupide del sabato sera al college. A Lily pareva che fosse ormai passato il periodo in cui poteva concedersi un po' di spensieratezza e buon umore. Era stata la morte di Jason a cambiare tutto. 

Scosse il capo, rifiutandosi di far tornare quei pensieri, e decise di rollarsi una canna. Almeno sarebbe riuscita a tranquillizzarsi e a dormire un po'. L'aspettava un esame scritto, il giorno dopo, e non era riuscita a studiare granché.

Si portò il filtro alle labbra e tornò in camera, sistemandosi davanti al computer per mettere un po' di musica. Digitò qualcosa su Youtube, in attesa che il catorcio si muovesse, poi le venne da sobbalzare sul posto quando si aprì una casella nera – come quella che aveva aperto poco prima – al centro. Iniziarono a comparire una serie di lettere, che in seguito formarono una frase sempre più chiara e macabra.

"Non dovresti fumare quella merda."

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora