Capitolo 4

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L'amore è il più antico degli assassini. L'amore non è cieco. L'amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L'amore è un insetto che ha sempre fame.
Christine - la macchina infernale - Stephen King


Lily non si sentiva per niente al sicuro, quella notte, seduta sul sedile del passeggero nella vecchia Land Rover grigia di Steve. Era ormai scoccata la mezzanotte quando aveva trovato Sally e le aveva detto che sarebbe tornata a casa con lui per riparare quel computer. Sally aveva fatto qualche velata allusione e aveva strizzato l'occhio verde contornato di troppo eyeliner. L'aveva salutata con un abbraccio e le aveva raccomandato di fare la brava. Lily aveva pensato che conduceva una vita da suora di clausura e non c'era nulla di cui preoccuparsi. Da quando era morto Jason aveva perso la voglia d'innamorarsi ed era sparito anche il bisogno di fare del sesso o di limonare e basta, per questo escludeva che con Steve sarebbe accaduto qualcosa, pur essendo entrambi rinchiusi fra le quattro mura della sua camera. 

«Vuoi qualcosa da bere?», chiese Lily, cercando di imporsi di essere una buona padrona di casa. Fortunatamente aveva messo tutto in ordine la sera prima e, anche se era rimasta la pentola in cui aveva bollito l'acqua per i noodles nel lavello, il resto era al suo posto.

«Hai dell'alcool?», domandò Steve di rimando, guardandosi intorno.

Lily annuì e aprì il frigorifero. Le era rimasta soltanto della vodka alla pesca troppo zuccherata, constatò, poi tirò fuori la bottiglia e l'appoggiò sul tavolo mentre prendeva un bicchiere alla volta, utilizzando solo la mano destra e sentendo lo sguardo dell'altro addosso. Svitò il tappo, sforzandosi di tenere ferma la bottiglia sul tavolo. «Ho solo della vodka». La versò piano, facendo attenzione, riempiendoli a metà. 

«Ti faccio vedere il rottame», si avviò verso la camera da letto, attraversando il corridoio stretto e claustrofobico.

«Non credevo fosse davvero messo così male», commentò Steve, seduto sulla sedia girevole e in attesa che lo schermo davanti a lui diventasse utilizzabile, superando la lenta accensione.

«Te lo avevo detto», sospirò Lily. «E aspetta di vedere quant'è strano quel dannato virus».

Il computer iniziò a produrre il solito ronzio fastidioso e lo sfondo si stagliò davanti a loro.

«Qui». Lily spostò il mouse sulla cartella, cliccandoci sopra due volte.

Steve osservò i nomi dei file e non ci trovò alcun senso, non conosceva quel linguaggio, spostò quindi il cursore sul primo e lo aprì, ritrovandosi davanti il solito quadrato bianco. «Non capisco, perché dovrebbe essere un problema?».

«Le altre cartelle aprono dei rettangoli di altri colori», rispose Lily, mandando giù un sorso di vodka.

Steve corrugò le sopracciglia, richiuse quella che aveva davanti e ne aprì altre, notando i colori cambiare ma, a parte quello, nulla di strano. Gli sembravano quasi delle semplici foto a tinta unita.

Richiuse la cartella e la spostò nel cestino, scivolò tranquilla al suo interno e Steve si apprestò a svuotarlo, insieme a una serie di altri file infilati là dentro giorni o settimane prima da Lily. Una volta cancellata la cartella, il virus era sparito. Non c'era più quel problema sullo sfondo e Lily tirò un sospiro di sollievo. "È finita", pensò.

«Che strano, anche io avevo provato a cancellarla così, ma non me lo faceva fare», disse invece, assecondando quella parte di lei che non si sentiva sicura per niente di quell'idea.

Steve levò il pezzo di post-it giallo appiccicato sopra alla webcam, accartocciandolo con le dita una volta constatato che la luce era spenta. «Visto? Non c'è più, non credevo sarebbe stato così semplice liberarsene».

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora