Capitolo 3

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I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono.
Shining - Stephen King


Lily aveva fissato il suo riflesso nello specchio, incerta. Sapeva di non poter andare alla festa con Sally con dei jeans sbiaditi e la t-shirt di uno di quei gruppi metal e inquietanti che ascoltava da anni, perciò decise di infilarsi dei pantaloncini sopra alle calze a rete – che le avrebbero conferito automaticamente un'aria "da festa" – e s'infilò un top nero, per poi rinchiudersi il corpo in una felpa del medesimo colore. L'avrebbero scambiata per un'ombra con i capelli scuri e la pelle bianca e spettrale.

Sorrise di fronte allo specchio. Da adolescente si odiava per le sue gambe, le vedeva troppo diverse rispetto a quelle che spulciava nei profili di Instagram o in televisione.

Jason le diceva sempre che era bellissima e che le sottili smagliature sulle cosce non erano un problema, erano solo una realtà non sfiorata dai filtri di Photoshop.

Scosse il capo nel tentativo di cancellare Jason dalla sua mente. Doveva divertirsi. Voleva dimenticarsi dell'università, della bambina albina e soprattutto dell'hacker che le aveva infettato il computer.

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Sally arrivò con un'ora di anticipo, suonando ripetutamente il campanello e annunciando così la sua presenza rumorosa e sempre allegra, nonostante gli abiti gotici e mescolati talvolta ai colori pastello. Quella sera aveva racconto i capelli in due codine basse, legandole con dei fermagli con su dei teschi.

«Cos'è, un miraggio? Sei davvero già qui?», la salutò Lily, tenendo nella mano rimasta la matita dell'eyeliner in mano. «Non riesco a truccarmi con solo cinque dita», le confessò in seguito.

Sally non era troppo abile nel momento in cui si ritrovava a dover truccare un volto diverso dal suo. Lily cancellò per due volte le linee storte dell'eyeliner, poi si arrese e riuscì a mettersi da sola solo un po' di mascara.

«Quanto sei brava in informatica?», le chiese quando il risultato allo specchio le sembrò decente, visto che con uno sguardo all'orologio aveva constatato che avevano ancora mezz'ora di tempo, prima di avviarsi.

«Zero», rispose Sally, «l'unica cosa che so fare è creare una cartella invisibile. Sono utili se vuoi nasconderci qualcosa».

Lily sospirò. «Il mio computer ha preso un virus», spiegò. «Compare una casella nera e c'è qualcuno, lì dietro, che continua a spiarmi dalla webcam».

«Coprila! Stai scherzando? È davvero inquietante», affermò subito l'altra.

«L'ho fatto», la fermò. «Il fatto è che continua a controllare quello che faccio, mentre ti inviavo i messaggi per dirti dell'incidente ti avevo anche accennato qualcosa sul malfunzionamento del computer, ma lui ha continuato a cancellare i messaggi».

Sally spalancò gli occhi. «Dovresti fare un salto dalla polizia».

Lily sentì che una parte di lei non aveva alcuna voglia di farlo. Perdere tempo in centrale, ore a spiegare di quell'accaduto, quando probabilmente le avrebbero risposto che doveva farsi sistemare quel rottame piuttosto che fargli perdere tempo. «Ora sembra comunque aver smesso di scrivermi».

«Ti scrive? Devi assolutamente farmi leggere tutto», rispose Sally.

«Sì. Mentre scaricavo un film ho preso quel virus, è tipo una cartella piena di file. File che contengono solo riquadri di colori diversi. Di solito, quando lui scrive, si apre un rettangolo nero e io posso rispondergli, è tipo una chat, ma quando lui decide di chiuderla si cancellano i messaggi».

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora