Capitolo 10 (parte 1)

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[NdA: Poiché su Wattpad la maggior parte di voi legge da telefono ho deciso di spezzare i capitoli, diversamente da come sono su EFP, dove li pubblicherò completi.] 


Lily era rimasta con le mani sugli occhi anche quando il video ormai era già finito e la finestra si era richiusa da sola. Aveva pianto per almeno trenta minuti, tremando e senza essere capace di mettere in ordine i pensieri. La sua testa continuava a ripeterle che aveva appena assistito allo spettacolo peggiore che un essere umano potesse ritrovarsi di fronte. Scossa si costrinse ad alzarsi da davanti alla scrivania. Nella chat bianca erano comparse delle parole, ma non trovò il coraggio di guardare lo schermo e tirò la spina della corrente. Aveva sporcato il pavimento con il vomito e non aveva nessuna voglia di mettersi a ripulirlo. Prese il cellulare, si pulì il lato delle labbra con il dorso della mano; le lacrime non smettevano di colarle giù dagli occhi. 


"Vieni da me?" aveva digitato con il cellulare che quella mattina Yael le aveva dato, per evitare che l'assassino scoprisse che i due erano ancora in contatto.
"Che succede?" rispose l'altro dopo una manciata di minuti.
"Vieni qua e basta." scrisse rapidamente. Abbandonò il telefono sul letto e si avviò in bagno. Afferrò una pezza bagnata e si costrinse a ripulire il vomito. Si infilò sotto la doccia, si rannicchiò in un angolo con l'acqua bollente che tentava di lavarle via i pensieri e non riusciva nell'ardua impresa.


Uscì dalla doccia mezz'ora dopo, si avvolse in un asciugamano celeste e tornò in camera.
Afferrò il cellulare per capire a che punto fosse l'altro. Aveva paura di ritrovarsi fuori dalla porta Alexander. Aveva ancora impressa a fuoco nella mente l'immagine del suo ghigno inespressivo e dei capelli neri e scompigliati che gli coprivano gli occhi e il naso. La pelle aveva un colore bluastro e pallido, irreale, ma non al livello di un fantasma.

"Stai diventando tu la stalker, comunque."
Una battuta fuori luogo e che non riuscì a farla sorridere, né a tranquillizzarla.
"Dove sei?"
"Sto arrivando, dammi il tempo. Ho dovuto lasciare Maddie a un amico."


Si infilò una maglietta di tre taglie più grandi e dei pantaloncini elasticizzati. Cercò di asciugare i capelli con un asciugamano, non aveva nessuna voglia di passare quindici minuti con il phon rumoroso in mano. Qualsiasi suono, anche i lievi brontolii delle tubature, la facevano scattare all'erta e riaccendevano la paura che non pareva intenzionata a dileguarsi.

Sobbalzò quando Yael suonò il campanello, interrompendo il silenzio della piccola abitazione di Lily. 

Si trascinò lungo il corridoio e girò la chiave dopo aver sbirciato nell'occhiello ed essersi assicurata che si trattasse effettivamente dell'albino. 


Gli tornò in mente il volto dell'assassino. Le era sembrato che avesse una maschera, nel riflesso che aveva visto nello specchio, all'interno del video di bassa qualità. Quando se l'era trovato di fronte, però, si era reso conto che era pieno di capelli neri attaccati al cranio e che aveva la pelle bluastra. Immaginava fosse per la risoluzione orribile.


Le tornarono in mente i suoi gemiti e si sforzò di ricacciare le lacrime in gola. Lasciò entrare l'altro, cercando di capire da dove iniziare per spiegargli senza vomitare ancora quello che succedeva in quello schifosissimo video.


«Che cosa diavolo è successo?» chiese infatti Yael, notando il suo viso bianco quasi quanto il suo. Aveva gli occhi rossi e gonfi, segno che aveva pianto a lungo. Gli si strinse il cuore a vederla in quello stato. Avrebbe voluto poter fare qualcosa per aiutarla, sapeva quanto era difficile quella situazione perché ci conviveva da anni. Era arrivato al punto da non provare più ansia e terrore al pensiero di un possibile incontro con colui che gli aveva tolto tutto.

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora