Capitolo 7

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«Sei solo fatta, Lily» si era detta, parlando a bassa voce, «sei troppo fatta e questo sembra reale, ma non lo è, ora aprirai gli occhi e non ci sarà nulla», aveva continuato a ripetersi, con le palpebre abbassate.
No. L'idea che Yael fosse davvero di fronte a lei non era da prendere neanche in considerazione.

Aveva riaperto gli occhi e l'aveva trovato ancora lì, immobile, un sopracciglio biondo sollevato. Era buio, ma Lily poteva vedere la barba appena accennata, chiarissima. Poteva vedere le sue ciglia, totalmente bianche. E poteva vedere i suoi occhi, quelli erano il lato peggiore, perché sebbene Yael non avesse un aspetto sgradevole, era strano. Il colore delle sue iridi era di un azzurro innaturale, troppo chiaro, e aveva un riflesso che le parve violaceo, talvolta rossastro. 

Non sapeva se ci fosse di mezzo l'LSD, in quella situazione, ma era così assurda che le sembrava l'ipotesi più probabile. I suoi pensieri si erano interrotti bruscamente quando Yael aveva abbassato un po' il viso, accorciando la distanza che li divideva fino a dopo il limite. «Hai le pupille dilatate» disse, «hai preso qualcosa?»


Lily aveva scosso il capo e le era venuto spontaneo mentire, pur non risultando credibile, così come le venne automatico indietreggiare, affondare quasi con i piedi nella riva. Era scossa, sì, ma le avevano complicato i pensieri anche l'alcool e le sostanze della notte. Un cartoncino di LSD esaurisce il suo effetto dopo otto, se non addirittura dodici. Lily avrebbe voluto risvegliarsi da quello che le sembrava un lungo trip, nient'altro; quasi una paralisi del sonno di quelle che ti tengono lì inchiodato a morire di paura, mentre il tuo dannato corpo non riesce a muoversi, non riesce a svegliarsi e mettere una fine a quel gioco sadico della mente. 


Non sapeva che cosa dire, né che cosa fare. Aveva bisogno soltanto di riordinare i pensieri, ma sapeva che non sarebbe riuscita a farlo andando via da lì, sebbene fosse impellente il desiderio di scappare via e basta, tornare dagli altri e liberare l'ansia. 


Cercò di riordinare quei dannati pensieri. Non le aveva mentito troppo, Yael. Non sull'età, almeno. Sul fatto che si fossero già incontrati, invece, sì. Yael aveva senza dubbio mentito, si sarebbe ricordata di lui.

Il problema era uno solo: c'era anche Jason, in mezzo a quella questione. Ed era come se Lily lo sentisse, alle sue spalle, percepiva il suo sguardo lungo le vertebre della schiena. Non poteva andare via da quella situazione senza capire quello che c'era dietro al maledetto omicidio di Jason. Se esisteva un modo per trovare colui che le aveva strappato via la sua dipendenza e aveva fatto in pezzi tutto l'amore che c'era stato, doveva almeno fare un tentativo. 


«O-okay» balbettò, sforzandosi di respirare. «Ora non devi usare filtri, giusto? Chiunque tu stia cercando non può sapere quello che diciamo, quindi spiegami che cosa cazzo sta succedendo e, soprattutto, fammi capire che cosa diavolo vuoi da me.»


«Hai troppe domande, Lily. Non è così semplice e non saprei nemmeno da dove iniziare a spiegarti quello che c'è dietro. Sono anni che cerco Alexander e non sono mai riuscito a trovare la persona giusta con cui cercarlo. È complicato. Probabilmente non conosco molti dei suoi omicidi e aldilà del suo nome non so nulla di lui. Tu mi servi perché sei l'unica viva, l'unica che sono riuscito a rintracciare. Tu eri legata a Jason così come io ero legato a mio padre. Non so quasi nulla di Alexander, ma so perché uccide. Odia gli uomini che in passato hanno alzato le mani su delle donne. Probabilmente pensa di fare giustizia in questo modo malato e assurdo. Il fatto è che siamo rimasti solo io e te, capisci? Non riesco a trovarlo da solo, è da anni che ci provo e quella dannata chat non serve a nulla.»


Lily cercò a stento di assimilare tutto quelle informazioni, con la mente annebbiata e confusa, le gambe stanche. «Che cos'è quel virus?»

«Esiste da un paio di anni. All'inizio, quando io e alcuni amici conosciuti in rete l'abbiamo creata, abbiamo impostato un limite di chat. Erano solo quattro, poi abbiamo aggiunto altre persone e nel tempo la gente c'è stata, è andata via, talvolta è tornata. C'è chi si è inoltrato a fondo fra i pericoli che ci si potevano trovare, chi non si è mai fatto trascinare. E c'era Alexander. L'ha usata anche lui per anni. Era quello più competente in informatica e a un certo punto ha iniziato a mettere delle regole, impostare funzioni.»

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora