Capitolo 1

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Lily era stanca del college e degli esami, dei sensi di colpa che le attanagliavano le viscere di giorno in giorno e dell'orologio che non smetteva mai di ticchettare, appeso alla parete bianca della sua camera da letto. Controllò gli appunti disordinati sparsi sulla scrivania un'ultima volta, poi sbuffò e decise di staccare la spina. Non riusciva più a rimanere concentrata. C'era Jason e l'immagine del suo cadavere nitida e distinta a occuparle la testa, sebbene fosse trascorso ormai un anno da quella notte buia.

Lily era stata innamorata di Jason e il loro era stato un amore di quelli talmente intensi da scombussolare l'anima. L'aveva amato, all'inizio, quando le sembrava di essere in uno di quei film romantici che le piaceva tanto guardare. Quelli anche un po' trash, ambientati al college, con la ragazza sfigata di turno che ruba il cuore al giocatore di basket. Sì, le piacevano quei film; erano semplici, banali, e c'era il lieto fine. Lily sperava che la sua vita andasse in quel modo, con alti e bassi, ma a un certo punto sperava anche che si concludesse con un bel finale: tanti bambini a scorrazzare in giro per casa e un marito premuroso e gentile, uno di quelli che a San Valentino regala un mazzo di fiori freschi e un bacio.

Si era vista strappare via quella certezza quando Jason era morto. Aveva capito che il suo era un film romantico dalla vena thriller e il finale drammatico.

Avevano trovato il suo cadavere nella vasca da bagno con le interiora rigettate fuori dall'addome, il sangue a imperlare il pavimento bianco. E sebbene la sua morte fosse stata spaventosa non c'erano stati dubbi: era un caso di suicidio. 

Lo dimostrava la lettera lasciata sul lavandino e lievemente sporca di sangue, la sua calligrafia imprecisa e sgraziata, lo dimostravano le motivazioni.

"Sono pentito. Non volevo farle del male, è stato più forte di me. È sfuggito al mio controllo. Mi dispiace tanto, Lily. Avrei paura di ferirti ancora, se restassi con te".

Da quella notte Lily aveva cominciato a fumare erba per cercare di superare quella sofferenza infernale e le crisi isteriche. 

Era trascorso un anno dalla morte di Jason e si era rassegnata all'idea che non sarebbe tornato mai più, se non nei suoi sogni e con lo scopo di inseguirla, catturarla nella ragnatela dei rimorsi.

Il tempo aveva cominciato a scorrere, aveva continuato a farlo senza fermarsi mai e Lily stava meglio. Quella di Jason era una cicatrice – una di quelle che vedi in continuazione e senti ogni giorno impresse sulla pelle. Quelle gonfie, tirate, da tagli profondi e rimarginati con inerzia scrostando sempre il sangue raggrumato.

Jason era stato una cicatrice fino a quella notte, quella in cui si era sistemata davanti alla scrivania e la sua vita non era più stata la stessa.

Era rimasta a fissare il computer, scossa. Che diavolo gli stava succedendo? Cos'era quella bizzarra finestra nera?

"Non dovresti fumare quella merda."

Un brivido le percorse la spina dorsale, si guardò intorno. Si alzò per controllare fuori dalla finestra, che aveva aperto per non intossicare anche le pareti, ma nel buio del viottolo silenzioso non vide nulla. I lampioni erano spenti, segno che non si muoveva una foglia, lì fuori.

Tornò davanti al computer, dove si era composto un altro messaggio.

"Guarda che puoi scrivere, nel riquadro in basso."

Spostò le pupille in fondo al quadrato nero sullo schermo, dove le scritte la inquietavano, in rosso. Come se già quelle fossero un segnale di quanto fosse pericolosa quella situazione. 

Spostò la freccetta del mouse in alto a destra, nel tentativo di chiudere quella strana pagina che si era aperta senza input, ma quando provò a cliccarci sopra non riuscì a richiuderla. Sbuffò spazientita.

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora