Capitolo 12 (parte 2)

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Lily sobbalzò quando sentì una chiave girare nella serratura e si affrettò per raggiungere l'ingresso, con la speranza attanagliata allo stomaco che da quella dannata porta sarebbe entrato l'albino. S'infiltrò nell'appartamento invece una ragazza un po' più alta di lei. Aveva i capelli rossi – tinti di rosso, perché era un colore troppo acceso per sembrare naturale – raccolti in una coda alta, una tuta di qualche taglia più grande addosso. Era struccata ed era bellissima, sebbene la stesse squadrando dalla testa ai piedi con aria stranita. «E tu che cosa diavolo ci fai qua?» chiese. 


Lily arretrò di un passo, lievemente confusa. Non l'aveva mai vista prima e quindi escludeva l'idea che potesse conoscerla. «Mi ha mollata qui Yael» rispose, e lo fece in maniera piuttosto vaga. Non sapeva quanto l'albino le avesse raccontato della loro storia dell'orrore. 


Controllò l'orologio appeso alla parete. Quarantacinque minuti e non era ancora tornato. Se voleva salvarlo doveva necessariamente coinvolgere l'unica persona che era con lei. Non avrebbe fatto mai in tempo, a piedi, anche se quantomeno era stata liberata e la porta di casa era aperta, quindi poteva sgattaiolare fuori dall'appartamento e cercarlo. 


«Dov'è andato?» domandò la ragazza. 


Quel quesito era un problema. Doveva dirle la verità? Yael se n'era andato senza spiegarle nulla, senza dirle come comportarsi qualora fosse arrivata Bonnie. Doveva dirgli che Yael era dalla cartomante, a causa del video di uno psicopatico che li perseguitava? «Non so dov'è... ma credo che sia in pericolo» le raccontò una mezza verità, aveva bisogno di vedere le sue reazioni e capire che cosa sapesse. Quando aveva rivelato a Steve dell'esistenza di Alexander, lui l'aveva ammazzato dopo soltanto una manciata di ore. Correva quindi il rischio di mettere in pericolo Bonnie, qualora ne avesse parlato? 

 
L'altra sbatté le palpebre un paio di volte. «Hai provato a chiamarlo? Come fai a sapere che è nei guai?» chiese.


«Lo ha lasciato qui» rispose solo per metà. L'altra non le diede il tempo di proseguire - fortunatamente. Si avviò in una delle camere della casa che erano rimaste inesplorate. A Lily venne spontaneo seguirla, notando che quella era senza dubbio la sua camera, anche lì dentro troneggiava il grande schermo di un computer fisso. Rovistò in alcuni cassetti, poi uscì di nuovo dalla porta e si fiondò all'ingresso, dove recuperò uno strano oggetto elettronico dalle tasche di un giubbotto appeso all'appendiabiti. 


Schiacciò un paio di pulsanti, poi tornò in camera. Anche lì Lily la seguì, cercando di capire cosa diavolo stesse facendo. 


Collegò il dispositivo al suo computer con un cavo, poi si sedette di fronte alla scrivania. Tamburellò con le dita sul legno per un po', dopo si alzò. 


«Rimani qua, appena ti compare il punto in cui si trova Yael sulla mappa chiamami. Quello che ho collegato è un GPS. Di solito lo portiamo sempre dietro, io e lui. È un maniaco del controllo, ma probabilmente, se ti ha portata qui, lo conosci già abbastanza e non devo darti spiegazioni. Ora ho bisogno di farmi una doccia, ho corso fino a poco fa» disse. 


Lily stava per ribattere, ma Bonnie si rinchiuse in bagno senza lasciarla protestare.

 
Si sedette frustrata davanti alla scrivania, in attesa. Una rotellina continuava a girare sullo schermo nero. Sapeva che era un lavoro inutile, quello che stava compiendo l'altra. Sapeva già dove si trovava Yael. 

Decise comunque di aspettare. 


La rossa tornò in camera dopo nemmeno dieci minuti, i capelli bagnati e solo un asciugamano intorno al corpo. 


Lily restò girata a fissare lo schermo, in imbarazzo. I modi di fare dell'altra la mettevano a disagio, soprattutto perché non la conosceva affatto. 

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora