Capitolo 5

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Non è colpa di nessuno. A meno che non esista Dio, s'intende. Se Dio esiste, allora è colpa sua. E quando lo vedrò, ho intenzione di dargli un calcio nelle palle.
L'ombra dello scorpione - Stephen King 

Lily era tornata a casa mentre il cuore le batteva a mille. Per tutto il tragitto nell'autobus aveva continuato a pensare a quella dannata cartomante e alle sue disastrose previsioni. Non aveva trovato alcun senso a quelle parole, sebbene le rimbombassero in testa con sadismo. Il tragitto dalla fermata a casa sua le sembrò infinito, con la busta della spesa a impedirle di utilizzare l'unica mano sana. Riuscì a salire i primi gradini e ad appoggiare il sacchetto, rovistando nella borsa alla ricerca delle chiavi, quando lo sguardo le finì sul tappetino prima dell'ingresso. La scritta "Welcome" era stata coperta da una scatola nera. Lily si abbassò per aprirla e in quel momento l'assalirono un milione di paranoie. Aveva addirittura iniziato a pensare che all'interno ci fosse una bomba, quando aveva trovato il coraggio di sollevare il coperchio e appoggiarlo di fianco. Invece, una volta rivelato il contenuto, si spaventò comunque, ma nemmeno più di tanto. C'era il suo cellulare, lì, con lo schermo intatto; Lily aveva pensato anche che potesse esserci un cuore di maiale o qualcosa di macabro di quel tipo, più da film horror che da vita vera.

Si mordicchiò il labbro inferiore, indecisa; non sapeva se prenderlo o lasciarlo lì. Alla fine decise di recuperarlo. Ottenerlo le avrebbe facilitato l'esistenza. Inoltre, era un segno che l'hacker dall'altro lato dello schermo sembrava intenzionato a darle una tregua, con gli avvenimenti macabri.

Tornò dentro casa e mise a bollire altra acqua per cucinare i noodles istantanei. Era troppo difficile preparare qualcos'altro e immaginava avrebbe proseguito di pranzi pronti in tre minuti fino alla guarigione del polso. Lasciò il gas acceso e si avviò in camera, mentre accendeva il cellulare e costatava che fosse tutto al suo posto. Quella le sembrava una piccola vittoria contro di lui, la riacquisizione di un qualcosa che le apparteneva e di cui l'aveva privata. Si lasciò cadere sul letto, spulciando i messaggi di Whatsapp arrivati in tutti quei giorni e che parevano non essere stati aperti. Constatò che Yael era stato sincero, non aveva frugato fra le sue cose; almeno così pareva.

Decise di inviare un messaggio a Sally. "Ho recuperato il cellulare", le scrisse, e la risposta non tardò ad arrivarle.

"Come?"

"Storia lunga. Se passi da me più tardi te la racconto", disse.


"Ti faccio sapere", replicò Sally, e Lily non le rispose. Bloccò lo schermo del cellulare e, tirando un sospiro, prese posto di fronte al computer. Non le erano arrivati messaggi. Il nulla assoluto. E se questo avrebbe dovuto rincuorarla e farle pensare che fosse davvero finita, una parte di lei non credeva fosse così semplice e faticava a capire perché l'altro non la stesse cercando più.

Aprì la cartella, come se rovistandoci ancora all'interno potesse scoprire qualcosa di quella storia. Aprì un paio di rettangoli senza alcun risultato. Poi si fermò su quello colorato di giallo. Cercò di premerci sopra con il tasto destro, senza ottenere risultati, allora prese a pigiare tutti i tasti della tastiera, uno alla volta, annoiata, nella speranza che succedesse qualcosa. Solo quando arrivò alla lettera T qualcosa si mosse. Una volta cliccata, in basso si era aperta la casella in cui Lily scriveva, quando rispondeva all'hacker. Corrugò le sopracciglia e provò a digitare qualcosa, inviando una sfilza di lettere a caso. "gfjdgjfj"

Dall'altra parte nessuno rispose. Lily restò lì davanti a mangiucchiarsi le unghie e ad aspettare. Poi tornò in cucina per finire di preparare i noodles.

Afferrò una forchetta dal cassetto e si avviò di nuovo verso la camera da letto. Non aveva nessun messaggio e nessuna casella strana aperta, sullo schermo.

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora